Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Elle Douglas    02/08/2015    0 recensioni
We don’t meet people by a c c i d e n t.
They are meant to cross our path for a r e a s o n
----
‘Nell’istante stesso in cui ti ho incontrata, in un caso del tutto fortuito e inaspettato, ho sentito che in te c’era qualcosa di cui avevo bisogno. Ma non era un qualcosa. Eri tu. Sin dall’inizio ho capito che tu eri una parte di me, ed e’ per questo che non ho piu’ intenzione di lasciarti andare. Io senza te sono incompleto e non voglio più esserlo.’
La ragazza non poteva credere a simili parole, a un simile sentimento tutto per lei.
Lei a cui era stato tutto negato.
Sorrise con gli occhi lucidi e il cuore che dentro il petto sembrava avere finalmente vita. Sorrise e sprofondo’ il viso nel suo petto e si ritrovo’ a sentirsi completa, dopo lunghi, estenuanti secoli.
--
Seconda parte di ‘I thought I’d lost you forever.’ | Gli avvenimenti narrati avvengono dopo la 4x11.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I thought I'd lost you forever'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO III
 
La vita pian piano ricominciò ad assumere il solito ritmo e le solite sfumature di sempre in quella piccola cittadina situata nel Maine, sconosciuta al resto del mondo.
Come sempre la prima meta del mattino da quelle parti era decisamente da Granny: era lì che, letteralmente parlando, la gente del posto si rimetteva al mondo al mattino presto ed era lì che alla solita ora e quasi sempre allo stesso tavolo potevi trovare Killian e quella che ormai era parte della sua vita. La sua metà e la sua anima gemella: Emma Swan.
I due solevano stare lì per un tempo variabile, tra risate, sorrisi e ammiccamenti palesi.
Killian era tornato quello di prima: lo stesso pirata dal sorriso sornione e splendido capace di stendere chiunque. Ormai il peggio era passato e quelle settimane di sofferenza e agonia che lo avevano contraddistinto e stretto in una morsa, erano solo un lontano ricordo che ormai aveva solo seppellito per non ritrovarlo mai più, e almeno così sperava.
Ed Esmeralda? Beh, Esmeralda ricominciava a riprendere i ritmi della vita e iniziava a riprendersi pian piano, perché si, si era svegliata, ma le premure nei suoi confronti non si erano mai davvero fermate, né da parte di Killian né tantomeno da parte di Belle, che continuavano imperterriti a starle dietro.
Una volta tornata in sesto, nessuno dei due in questione aveva voluto rimandarla a vivere nei boschi, nemmeno con Will nei paraggi.
‘Non lascerò nemmeno lontanamente che tu vada a stare in una radura lontana dalla città!’ aveva tuonato Killian nel sentire quella richiesta. A poco erano servite le sue promesse di avere Will accanto e di farsi vedere e sentire tutti i giorni con quell’infernale aggeggio che le aveva procurato Emma. Com’è che l’avevano chiamato? … il telefono parlante? Premevi un tasto e magicamente, anche lontanissimi, potevi sentire le voci altrui senza vederle.
Ancora non sapeva se definirla una benedizione o maledizione, pensò Esmeralda rimirandoselo tra le mani.
Stessa cosa aveva pensato Belle, che si era detta totalmente contraria alla cosa.
‘Non penso che appena uscita da una convalescenza tu debba startene isolata.’ Constatò in modo pacato quando gliene parlò. ‘E se ti venisse qualcosa di notte e nessuno di noi sarebbe lì con te? E se ti succedesse qualcosa?’ ed ecco che partivano i melodrammi in quarta con scene apocalittiche in cui lei si trovava nel mezzo.
Esmeralda adorava Belle, era davvero affezionata a lei, ma a volte credeva che con i troppi libri letti desse un po’ troppo di fantasia.
‘Ci sarebbe Will.’ Aveva ribattuto ella convinta e decisa mentre quest’ultimo le era accanto. Anche lui si era precipitato da lei appena saputo la notizia di ciò che era accaduto a casa dell’Oscuro.
‘Non per Will, ma non mi fido affatto a lasciarti lì.’ Aveva esordito il pirata in quella discussione che andava accendendosi.
Will alzò le mani, e piegò la testa di lato nel rivolgersi ad Esmeralda come un ‘Te l’avevo detto.’
L’aria tutt’intorno si era fatta abbastanza tesa mentre tutti e quattro erano intenti a trovare una sistemazione. Esmeralda non riusciva a capire cosa potesse andare bene a quei due per accontentarli quando la proposta arrivò, quasi in maniera inaspettata.
‘E se…’ azzardò Belle con un sorriso di gioia. ‘E se venissi a stare da me? Si, insomma la mia casa è abbastanza grande per entrambe ed è terribilmente vuota, motivo per cui mi sento terribilmente sola. Killian e Will sarebbero i benvenuti per venire a farti visita ogni volta che vogliono e intanto potremmo farci compagnia a vicenda.’
Lo stupore negli occhi di Esmeralda era palese, accolse la richiesta con un gran sorriso mentre iniziava a pensarci seriamente.
‘Dici davvero?’ chiese quasi timida.
‘Certo che sì, è una casa enorme e se avrai bisogno di stare un po’ fuori c’è un grande giardino sul retro pieno di verde e alberi che ti sembrerà di stare nei boschi.’ La incitò la bibliotecaria.
Esmeralda pur conoscendola, restava ogni volta incantata per il suo grande cuore. Belle era, in assoluto, la donna più altruista e generosa che conoscesse. Era disposta anche a cambiare opinione sulle persone, a ricredersi se gliene davi atto ed era successo anche con Killian. Belle le aveva raccontato i loro trascorsi eppure a vederli ora nessuno lo avrebbe mai detto.
‘Solo che io… io non vorrei disturbare. Insomma tu hai i tuoi ritmi e non vorrei li stravolgessi per me e –‘
‘Dopo tutto quello che ti è successo, dopo tutto quello che mio marito ti ha fatto è il minimo che io possa fare. E poi non lo faccio solo per questo: siamo amiche da tempo immemore, ti ho salvata dalle grinfie di quel soldato a Parigi, dovresti saperlo che tengo a te tanto quanto Killian.’ Le fece notare.
Killian serrò la mascella in quel ricordo che le stava donando. Sapere così della sua vita lo rendeva nervoso e irascibile. Ruotò gli occhi guardando altrove e celando il suo stato d’animo a tutti, tranne che ad una. Per Esmeralda lui era un libro chiaro e distinto da leggere e interpretare, e viceversa. La fanciulla si alzò dal letto e sporse la mano verso la sua per afferrargliela. Non voleva che continuasse in quel deterioramento. La incrociò alla sua e sorrise appena sentii le sue dita chiudersi sulla sua pelle. Gli sorrise anch’egli.
Entrambi i presenti conoscevano, ormai, il rapporto intimo che vigeva tra i due per ciò che li legava perciò non si fecero domande per quel gesto improvviso.
Non c’era nessuna malizia in esso, ma solo un grande affetto reciproco che non potevano nascondere. Non ci sarebbero mai riusciti.
Esmeralda ci pensò un po’ su, mentre tre paia di occhi la guardavano frementi. Ella teneva lo sguardo basso così da non farsi influenzare da nessuno in quella scelta, solo alla fine alzò lo sguardo nel suo cielo per avere un consenso. Da lui a cui sembrava non andare bene niente quando si trattava della sua incolumità.
Sarebbe andato a trovarla in quella nuova casa, o non l’avrebbe fatto perché apparteneva al suo acerrimo nemico? Lo guardò e tutto si fece chiaro e cristallino, e quasi come se lui avesse udito le sue preoccupazioni, annui sorridendo. Poi guardò anche Will, lui che era divenuta la cosa più simile ad un migliore amico sin dall’inizio, e anch’egli condivise quella decisione.
Esmeralda era felice di aver trovato un compromesso capace di accontentare tutti e quattro e quasi si ritrovò a saltellare sul posto come una bimba.
‘Okay.’ Fece aprendo il suo sorriso. ‘Ci sto.’
Belle quasi corse ad abbracciarla per quella buona notizia, ma Esmeralda la bloccò.
‘A patto che né tu, né altri –‘ disse guardando torva la testa sopra la sua. ‘mi trattiate come una bambolina di pezza da tenere in casa e non stropicciare. Ormai sto bene e voglio aiutare.’
I tre si guardarono perplessi.
‘Aiutare come?’ Azzardò Killian guardando sotto il suo mento.
‘Non lo so, tipo se ci fosse – di nuovo –  difficoltà in città promettete di dirmelo senza usare mezze parole e sotterfugi e senza tenermi all’oscuro di tutto come qualcuno di voi ha già fatto.’ Di nuovo uno sguardo torvo colpì Killian in pieno orgoglio. Quello si portò una mano dietro l’orecchio imbarazzato quasi e messo alle strette.
‘Giuro, che sarà fatto.’ Pronunciò Belle dando valore a quella promessa, insieme a lei anche Will. L’ultima parola toccava al pirata a cui venne rivolto lo sguardo di tutti e tre.
‘Non sono più una bambina da proteggere Killian e se non accetti questo io…’
‘Okay.’ Sentenziò esausto l’uomo. ‘Okay. Qualsiasi cosa ci fosse – speriamo nessuna – sarai messa al corrente.’ Pronunciò a denti stretti, come se stesse pronunciando una condanna.
‘E in più…’ continuò imperterrita la fanciulla prima che Killian le lasciò la mano.
‘No, basta. Io ti ho già promesso il massimo, non puoi chiedermi altro.’ Fece alzando la mano in segno di resa. Esmeralda alzò gli occhi al cielo, divertita dalla sua costante preoccupazione.
‘La mia prossima richiesta non è per te.’ Lo rassicurò. ‘E per Belle.’ Disse indicandola.
‘Per me?’ Fece quella del tutto sorpresa.
‘Vige la stessa regola detta poc’anzi. Verrò a stare a casa tua ad una sola condizione, che tu ti faccia aiutare: In casa, e se ti serve in negozio o in biblioteca dato che sei sola anche lì. Non voglio starmene tutto il giorno in casa a non fare nulla, non ce la farei.’
Belle la guardò piena di orgoglio e gratitudine.
‘E’ una richiesta che posso accettare di buon grado. Le conseguenze di Tremotino vigono ancora, e Killian ne sa qualcosa.’ disse lanciandogli uno sguardo fugace che lasciasse intendere qualcosa che sarebbe stato spiegato dopo ad Esm. ‘.. e insieme a te potremo trovare una soluzione ai suoi danni magari. Più siamo e meglio sarà, e poi mi aiuterai sia in negozio che in biblioteca. Potremo alternarci.’
Esmeralda sorrise entusiasta di quell’esito.
Di certo se doveva restare in quella città non voleva rimanere a fare la bambolina da tenere a posto mentre il resto della popolazione si muoveva e faceva qualcosa per rimediare ai danni causati o non dal Signore Oscuro. Nel frattempo avrebbe anche aiutato Belle con le attività e a riprendersi da quella relazione andata male. Non l’avrebbe lasciata sola.
Non era un eroe e non voleva di certo diventarlo, voleva solo vivere la sua vita facendo quello che aveva sempre fatto: aiutare gli altri.
 
[…]
 
‘Sai che non devi farmi da balia, vero Killian?’ chiese la ragazza con gli occhi puntati sull’inventario, mentre sentiva i suoi occhi addosso come quelli di un falco.
Era lì da mezz’ora buona senza un reale motivo.
‘Io… io non ti sto facendo da balia.’ Chiarii il pirata colto sul fatto, un po’ in imbarazzo. ‘Sono solo venuto a salutarti.’
‘E la seconda volta in una sola mattina. Ricordi che oggi mi hai portato un caffè nonostante non sia tra le mie bevande preferite?’ chiese sarcastica alzando lo sguardo adesso, palesemente divertita. ‘Non avevi un appuntamento con Belle questa mattina? Dovete incontrarvi in biblioteca per quella questione, ricordi?’
‘Certo che ricordo, non c’è giorno che quelle immagini non mi assillino.’ Disse appoggiandosi ad un bancone e massaggiandosi le membra. ‘Se le fate sono in quel dannato cappello è solo colpa mia.’
Esmeralda posò la penna che aveva in mano e gli andò incontro.
‘Sai che non eri tu in quel frangente. Non hai nessuna colpa.’ E leggermente gli toccò una spalla in segno di conforto. ‘Vedrai che si risolverà tutto. Siamo in tanti e ce la faremo insieme.’ Lo incoraggiò, fiduciosa. Quella situazione era una delle più pesanti da tollerare, ma lei con i suoi sorrisi e i suoi modi, e la sua presenza rendeva il mondo giusto anche quando era totalmente sbagliato.
Come aveva fatto tutti quei secoli senza di lei? Si domandò il pirata sorridendo incontrando i suoi occhi.
‘Ieri notte io e Belle non abbiamo fatto altro che studiare e cercare una soluzione a riguardo, non ne siamo venuti a capo. E’ da giorni che non facciamo altro che cercare, anche su quella macchina infernale… ma niente.’ Esmeralda, intanto, era tornata dietro il bancone a svolgere le sue mansioni, ma con un occhio sempre su di lui.
Killian si accigliò al pensiero. Sarebbero mai riusciti a liberare le fate da quel maledetto cappello in cui erano imprigionate?
‘E non hai dormito per niente.’ Notò indicandola. ‘Avanti Esm! Non ti ho chiesto di perdere il sonno per questione che mi appartengono.’
‘… che ci appartengono.’ Lo corresse la fanciulla. ‘Ti ricordo che se non ti fossi messo in mezzo, a quest’ora sarei stata io ad aver fatto ciò che hai fatto tu e saremmo allo stesso punto di adesso, ma non credo che tu non ti preoccuperesti come io sto facendo. Qui ci sono delle persone da salvare e di chi sia la colpa poco importa dato che tu non eri che il braccio soltanto, la mente è stata solo una persona malvagia che finalmente non abbiamo più qui.’
Killian la guardò in quella nuova forza d’animo mai riscontrata mentre si chiedeva fosse la stessa che aveva, magari, in quel di Parigi.
‘Ed Emma? Cosa dice lei? Ha scoperto qualcosa?’ chiese la fanciulla desiderosa di avere buone notizie almeno da parte di qualcuno.
Per Killian era strano sentirla parlare di Emma con una tale leggerezza d’animo. Non che non lo volesse, ma prima ogni volta era una fatica per lei pronunciare anche solo il suo nome, quasi come dovesse portare un carico importante addosso. Lo poteva percepire, e invece ora ne parlava come se Emma corrispondesse a Belle. Come se fossero amiche da anni e anni.
Inutile dire che restava sempre sorpreso da quel tono e da quella predisposizione positiva, non che non le volesse amiche, certo. Ma prima Esm era così restia ne suoi confronti per ciò che ai suoi occhi rappresentava che non sapeva bene come reagire. Da parte sua c’era una totale sincerità e affetto che ne restava spiazzato.
‘Ehm… no. Ancora nulla, ci sta lavorando su. Pensa che magari con i suoi poteri si potrebbe fare qualcosa, ma pur provandoci lei e Regina sono riuscite a fare ben poco.’
Esmeralda, attenta, annui nello sconforto e nella preoccupazione per quelle povere persone.
‘Speriamo di risolvere presto questa situazione. Insomma ci sarà una via d’uscita.’ Esalò la fanciulla nei suoi pensieri. ‘Appena finisco qui, passerò in biblioteca.’ Promise la ragazza dando una rapida occhiata a ciò che le restava da fare.
‘Non ce n’è bisogno. Hai già fatto tanto questa settimana.’ Esmeralda lo rimirò torva.
‘Ricordi cosa avevamo detto? Non mi fermerò fin quando quelle fate non torneranno sane e salve qui a Storybrooke.’ Sentenziò con un’accesa determinazione.
 
--
 
Esmeralda fissava quello stupido cappello da più di mezz’ora convita, forse, di trovarvi delle risposte o di perforarlo lei stessa con lo sguardo, ma nulla. Per tutto il giorno aveva scandagliato tra gli scaffali, letto libri su libri, e tranne qualche piccola cosa del tutto futile e insignificante non aveva trovato niente. Niente che desse un minimo di speranza ai presenti, e tutto ciò la faceva sentire ancora più un inetta.
Si alzò, infine, dalla sedia stizzita portandosi una mano alla tempia, esausta.
‘Esm! Riposati un po’ dai! E’ da stamane che ci sei sopra, o peggio da ieri notte. Stai facendo già tanto.’ Le assicurò Killian andandole incontro, preoccupato della sua situazione.
Esmeralda non aveva toccato nulla. Se ne era stata lì per tutto il giorno chiusa nei libri determinata più che mai a fare la differenza, e a fare del suo meglio.
Ora gli dava le spalle, si sentiva amareggiata. Delusa. Triste. Nervosa.
‘No invece.’ Sbottò nervosa. ‘Io non riesco a far nulla, e non ci sono abituata a queste condizioni. A Parigi trovavo sempre il modo di fare qualcosa, e ci riuscivo anche se dopo giorni magari, ma ce la facevo. Qui no, non ci riesco e non vorrei che pensassi che cerco una soluzione per la gloria e la vittoria, io voglio davvero aiutare ma non ci riesco. Non ci riesco e mi sento totalmente inutile.’ Eruppe stremata tenendo gli occhi bassi lontani dal resto dei partecipi.
‘Esm…’ la richiamò Killian, che l’aveva subito raggiunta e aveva appoggiato una mano sulla sua spalla per farla voltare.
Ella si voltò lentamente, anche se non avrebbe voluto perché preferiva sbollirsi da sola piuttosto che sembrare la solita ragazzina in cerca di conforto. Non ne aveva bisogno.
‘Esm, ce la farai. Ce la faremo l’hai detto tu stessa a me stamattina e ora non puoi essere tu a scoraggiarti. Siamo in quattro a cercare una soluzione e ne verremmo a capo. Non sei sola, non devi avere tutto sulle tue spalle.’
‘Hai ragione.’ Esclamò la ragazza facendo un lungo respiro e chiudendo per un istante gli occhi. Poi si aprì in un sorriso prima incerto poi sempre più sincero.
‘Perché non vai a casa Esm? Qui ci pensiamo noi.’ Intervenne Belle da dietro quel lungo bancone, apprensiva come sempre.
‘E voi, qui?’
‘Io tra un po’ torno a casa, si è fatto anche piuttosto tardi e ho una certa fame.’
‘Si, e tra un po’ andrò via anche io. Domani sarà un’altra lunga giornata.’ Sentenziò Emma alzando il capo da uno di quei libri. ‘Non preoccuparti Esm. Andrà tutto bene.’
‘Lo so, è stata una reazione piuttosto eccessiva la mia. Vi chiedo scusa.’ Si giustificò, quasi timidamente.
‘No.’ Emma posò il libro e le andò incontro. ‘Non ti devi scusare di nulla, davvero. Stai facendo del tuo meglio qui, e sei di grande aiuto.’
‘Quando sono utile se ho dei poteri che non so usare? Perché magari potrei fare qualcosa se li potessi sfruttare… magari…’
Emma le sorrise, capiva il suo stato d’animo.
‘E’per questo che stai così?’
‘Come ti sentiresti se tu avessi qualcosa di utile che non sai sfruttare?’
‘Io ero come te. Ero esattamente come te, anche io avevo dei poteri che non sapevo di avere, che non sapevo sfruttare ma ho imparato. Il percorso non è stato dei più facili ma ora ne ho il pieno controllo.’
Esmeralda s’illuminò in quella visione, perché se anche Emma era stata come lei allora c’era speranza e magari, forse…
‘Che ne diresti di aiutarmi allora?’
Emma restò spiazzata da quella richiesta. Non sapeva bene cosa dire.
‘Io… non è una cosa facile e non saprei dove iniziare.’ Rispose del tutto sincera, non perché non volesse aiutarla ma perché per davvero non sapeva come fare.
‘Non mi sembra il caso Esm…’ intervenne Killian con la preoccupazione che riemergeva. ‘Sei uscita da poco da una situazione delicata e…’
‘… e se non fosse stato per ciò che ho fatto inconsapevolmente non sarei qui a fare tutto questo.’ Fece notare fulminandolo con lo sguardo.
Perché Killian non voleva che fosse al massimo delle sue potenzialità? Due persone con la magia erano meglio di una, e lei voleva imparare seriamente a controllarla.
Emma diede uno sguardo fugace a Killian, comprendendo le sue ragioni.
Ormai non aveva bisogno di altro per comprendere gli stati d’animo del suo uomo.
‘I poteri, la magia non è facile come credi. Una volta liberata potrebbe ritorcersi contro di te se non sai controllarla e allora che faresti?’
‘Potresti aiutarmi tu, ci sei già passata d’altronde…’ lasciò intendere speranzosa.
Emma era del tutto imbarazzata dalla situazione, non voleva dirle di no ma non voleva nemmeno esporla ad un rischio eccessivo. Insomma quando i suoi poteri erano venuti alla luce aveva dovuto allontanare tutto e tutti per non far loro del male, era stata male ed era arrivata al punto di volersene liberare per mano di Tremotino a cui aveva creduto e se non fosse stato per Elsa che l’avrebbe fatta desistere e ragionare sarebbe finita anche lei come le fate, che avevano preso il loro posto. E se fosse successo anche lei? Killian non glielo avrebbe perdonato, e poi dopo tutto ciò che aveva passato come poteva esporla ad un simile rischio? Era da pazzi.
Se non fosse stato per Elsa… quella frase le balenò in mente. Era stata Elsa ad aiutarla a domarli e ad usarli con cautela perché lei non poteva essere per lei ciò che Elsa era stata?
Non l’avrebbe messa in pericolo e qualsiasi cosa fosse accaduta le sarebbe stata accanto.
Le aveva detto che c’era un lieto fine per lei, e voleva trovarlo e forse non era quello ma sarebbe stato qualcosa che le avrebbe avvicinate magari e lei ed Esm erano così simili…
‘Okay.’ Sospirò decisa con gli occhi fissi sulla fanciulla che aveva dinanzi per non avere alcuna occhiataccia.
A Killian quasi prese un colpo, mentre Esmeralda era tutta una gioia.
‘Domani.’ Sentenziò la salvatrice. ‘Ci vediamo al molo domattina presto.’
 
Il molo al mattino era uno spettacolo assoluto con il sole che si levava e i colori che era intento a regalare al paesaggio tutt’intorno.
Esmeralda arrivò presto e aspettò Emma quasi sul ciglio del pontile di fronte al mare, lo stesso mare in cui per secoli aveva navigato con Killian.
Decise di sedersi lì in attesa, con le gambe abbandonate al vento e al vuoto, con un senso di spensieratezza a lei poco conosciuto che l’alleggeriva in qualche modo.
Si sentì diversa, cambiata, e matura e la cosa creava in lei un misto di paura e gioia insieme che erano difficili da distinguere. Tirava un po’ di vento quella mattina, e per il periodo in cui si trovavano continuava a fare un po’ freddo.
Sarà l’effetto delle Regina delle Nevi che non se n’è ancora andato, pensò la fanciulla in tutta risposta.
Ella si strinse di più a sé cercando di riscaldarsi, continuando a fissare il mare, e un sorriso le scolpì il volto mentre si perse nei ricordi.
I capelli erano simili ad una cascata nera scomposta dal vento e bagnata da quella luce magica. Bella e immobile come una dea, con i suoi occhi di mare: iridi smeraldo umide di lacrime, che l’aria asciugava troppo rapidamente per lasciarne anche solo un vago indizio.
Il peggio era passato eppure Esmeralda era ancora in quello stato d’allerta che la contraddistingueva. Si chiese se mai sarebbe riuscita ad essere tranquilla e in quel momento non ebbe nessuna risposta ben precisa.
Nella sua vita non era mai stata tranquilla, ogni volta puntualmente accadeva qualcosa e per qualche motivo quell’inquietudine continuava a far parte di lei.
Per qualche strana ragione quel senso di oppressione si fece spazio in lei.
‘Ehi Esm.’ La voce di Emma sovrastò il rumore del vento, arrivando fino a lei e facendola trasalire.
Si alzò di scatto e la raggiunse poco lontana.
‘Buongiorno Emma.’ Salutò Esm andandole incontro provando un sorriso incerto.
‘Ti ho spaventata? Io non volevo…’
‘Niente affatto, tranquilla. E’ che ogni volta il mare ha uno strano effetto su di me.’ Chiarì la fanciulla unendo le mani tra loro e guardando oltre la deriva.
La salvatrice annui, comprendendo e non aggiungendo altro.
Poi scosse la testa, quasi a cancellare tutto ciò che aveva rivisto nella mente, quella sensazione che aveva sentito nuovamente poco prima, per concentrarsi a dovere su ciò che avrebbe dovuto fare.
‘E allora? Perché ci siamo incontrate proprio al molo?’
‘E’ il posto più isolato che ci sia in città in questo periodo, e l’ultimo posto in cui potresti farti del male e fare del male.’ Disse Emma mentre le due iniziavano a incamminarsi verso un luogo prestabilito.
Esmeralda annuì, pensierosa.
Perché di punto in bianco sentiva di non volerlo fare? Forse era quella la paura che aveva sentito crescerle nel petto poco prima. Forse non era la cosa più adatta da fare, forse doveva fermarsi lì, era ancora in tempo. Più s’incamminava con la salvatrice più quel senso di oppressione cresceva esponenzialmente nel suo petto intenta a soffocarla.
Una parte di sé si stava opponendo a quella decisione.
La sua vita era sempre stata ‘normale’ senza poteri, e se fosse cambiata? E se quei poteri non facessero parte di lei come credeva e avrebbe forzato solo quella parte di sé e l’avesse sopraffatta?
E se fosse cambiata?
Mille domande le inondarono la testa facendola mancare, quasi.
Se la sentii scoppiare e di colpo si arrestò restando poco più indietro rispetto la salvatrice con lo sguardo nel vuoto.
‘Emma…’ la chiamò flebile.
La bionda si voltò, non capendo il motivo per cui fosse rimasta in quel punto.
‘Esmeralda, che c’è?’ le chiese in modo premuroso e gentile avvicinandosi.
Come gliel’ha avrebbe detto? Si era alzata presto per lei, per aiutarla e ora dopo tanto insistere stava cedendo. E se Emma l’avrebbe presa male?
Le sembrò che la testa le esplodesse.
Emma la osservava, ora seriamente preoccupata.
‘Esmeralda, sicura di stare bene?’ osservò la salvatrice toccandole un braccio per farla rinsavire.
‘Emma, ho paura…’ le lacrime le assediarono gli occhi mentre si stringeva le braccia intorno. ‘Io… io non so se voglio ancora farlo.’
Emma vide quella piccola donna in quelle condizioni e le partì l’istinto di abbracciarla.
Quante volte anche lei era stata esattamente il suo riflesso con quella paura palese negli occhi? ‘E lo so, lo so che sono stata io ad insistere, a farti alzare presto per me, ma ho questa paura che mi attanaglia e mi rende vulnerabile e non vorrei. E non lo sto facendo per egoismo, per codardia ma…’ quella improvvisamente prese a singhiozzare più forte.
‘Ehi. Ehi Esmeralda ascoltami! non ti devi incolpare di nulla, e non preoccuparti per me, non devi.’ Le disse aprendo uno dei suoi splendidi sorrisi raggianti. ‘Se non ti senti pronta, se hai cambiato idea non c’è nulla di male, è umano e tu sei umana e se non ti senti pronta allora non farlo. Cambieremo le cose anche senza poteri.' La salvatrice prese le sue mani e la guardò negli occhi. Non aveva mai visto i suoi occhi così da vicino, sapeva che erano molto simili allo smeraldo –molte volte ne aveva sentito parlare -, ma nessuna delle sue immaginazioni eguagliava la cosa.
Aveva uno sguardo del tutto ipnotico e difficile da dimenticare, notò la bionda.
Esmeralda si soffermò a pesare quella parola: umana.
Non si era mai sentita umana lei, non le era stato mai concesso. Da secoli aveva perso il senso di quella parola, probabilmente dai tempi sulla Jolly Roger. Non era mai stata definita umana, e non di certo per la bellezza lei da sola non si è mai classificata tale. Ma nessuno in vita l’aveva mai trattata e sostenuta come una persona.
‘Andrà tutto bene.’ Continuò la salvatrice. ‘Ci siamo io, te, Killian, Belle e chiunque altro in questa città. Siamo come una grande famiglia e ce la faremo.’
Esmeralda decise di fidarsi di quelle parole, perché Emma era la prima dopo tanti anni ad ispirarle un sentimento simile.
Decise di fidarsi con l’idea che la sua vita non sarebbe stata più la stessa che sarebbe cambiata e per una volta volle credere in meglio.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Elle Douglas