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Autore: ___Page    02/08/2015    0 recensioni
-Ma chi è?-
-Non lo so ma è veramente bello!-
Due ragazze sui diciotto anni, intente a studiare una taglia in particolare, attirarono la sua attenzione, facendolo ridacchiare nuovamente.
Sapeva che alcuni di quei giovani criminali erano dei bei ragazzi, anche se lui di estetica non capiva un tubo ma alcune ragazze all’Armata gli avevano spiegato chiaro e tondo come stessero le cose, e non dubitava che anche il fascino del fuorilegge contribuisse alla loro causa.
Allungò il collo, incuriosito, ma vedere qualcosa sopra a tutte quelle teste, da quella distanza e da seduto era praticamente impossibile, ma questo non gli impediva di ascoltare.
*Storia facente parte della serie "Back to life"*
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Back to life'
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WANTED 


 
Lanciò un’occhiata oltre il bordo del quotidiano, senza nemmeno realizzare che lo stava tenendo sottosopra, sbriciando ciò che stava accadendo a pochi metri da lui.
Un capannello di gente si era andato addensando in pochi minuti, aumento il volume del chiacchiericcio in quella fresca giornata primaverile e gli ci era voluto solo qualche istante per comprendere cosa stesse accadendo.
Era sempre così, quando le taglie dei criminali di maggiore spicco venivano aggiornate. La gente, assetata di novità, si riuniva a studiare le foto di quelli a cui, un tempo, aveva dato la caccia anche lui, e a commentare il prezzo a cui qualcuno si era permesso di valutare le loro vite.
Sbuffò una risata insieme a una nuvola di fumo, scuotendo appena la testa e considerando tra sé che il mondo sarebbe stato un posto ben più noioso senza la pirateria, anche se lui più di molti altri sapeva bene che c’era pirateria e pirateria.
I suoi occhi si adombrarono per un attimo nel lasciarsi andare ai ricordi di molti anni prima, ricordi che lo obbligavano spesso a fare un bilancio della sua vita e delle sue scelte e che, puntualmente, lo portavano a chiedersi se non fosse stato troppo vigliacco, se non avrebbe potuto fare di più, se davvero non aveva avuto alternative.
Si sentiva a volte come se lo avesse abbandonato.
-Ma chi è?-
-Non lo so ma è veramente bello!-
Due ragazze sui diciotto anni, intente a studiare una taglia in particolare, attirarono la sua attenzione, facendolo ridacchiare nuovamente.
Sapeva che alcuni di quei giovani criminali erano dei bei ragazzi, anche se lui di estetica non capiva un tubo ma alcune ragazze all’Armata gli avevano spiegato chiaro e tondo come stessero le cose, e non dubitava che anche il fascino del fuorilegge contribuisse alla loro causa.
Allungò il collo, incuriosito, ma vedere qualcosa sopra a tutte quelle teste, da quella distanza e da seduto era praticamente impossibile, ma questo non gli impediva di ascoltare.  
-Quattrocento quaranta milioni di berry?! Ma che avrà mai fatto?!-
Anche il biondo sgranò appena gli occhi, impressionato. Quella somma non era roba da poco.
-Ma come non lo sapete?!- si intromise un uomo sulla quarantina, notando le due concittadine e i loro sguardi rapiti dalla taglia del bel pirata -Fa parte delle undici supernove ed è uno dei criminali più pericolosi del Nuovo Mondo. Pare che voglia entrare nella Flotta dei Sette e per farlo ha promesso di consegnare i cuori di cento pirati- spiegò saputo l’uomo, sotto lo sguardo sgranato dei presenti -Lo chiamano il Chirurgo della Morte. So che può sembrare un bell’uomo ma fossi in voi non spererei di incontrarlo mai. Fidatevi di me, Trafalgar Law è un autentico mostro-
I bordi del giornale si accartocciarono tra le sue dita nell’udire quelle ultime parole che presero a rimbombare nella sua testa, togliendogli in un attimo la ragione.
Non era un tipo impulsivo, aveva imparato a non esserlo ma in quel momento la rabbia stava avendo la meglio, facendolo tremare in tutto il corpo mentre immagini e voci del passato gli riempivano la mente.
-La sindrome del piombo ambrato! Mettete l’ospedale in stato d’emergenza!!!-
-Perché lo hai portato qui?! Ci contagerà tutti!-
-Quelle chiazze… è… è… un mostro della città bianca!!!-
-Via da qui!!! Via!! Chiamate il governo presto!!!-
-Non sono più nemmeno umano Cora!!! Sono solo un mostro!!!-
Mostro… mostro… mostro…
Non seppe nemmeno lui come successe, non si rese neppure conto di essere inciampato mentre si lanciava verso il capannello di persone, abbandonando il giornale sulla panca, semplicemente fuori di sé.
La voce disperata di Law che, appena bambino, ripeteva quella parola in lacrime, fuggendo via da se stesso non gli permetteva di ragionare.
Come osavano?! Non sapevano neppure di chi stavano parlando!!! Forse che quell’uomo lo aveva conosciuto di persona?!?!
No ovvio che no!
E quindi non si doveva permettere, nessuno si doveva permettere!!!
-Fatela finita!!!-
La sua stessa voce gli rimbombò nelle orecchie, mentre il silenzio calava a seguito del suo urlo e i presenti si giravano a guardarlo scioccati.
-Non osate giudicare uno solo di questi uomini!!! Voi non sapete niente di loro, niente!!! Li conoscete?!?! Sapete qualcosa di più delle storie che vi raccontano?!?! Non vi dovete permettere di dire neanche mezza parola su nessuno di loro!!!- ringhiò idrofobo stringendo i pugni, sentendo la voglia di tirare un cazzotto all’uomo che si era permesso di parlare per primo crescere in lui.
Fu una stretta decisa sul polso a farlo tornare in sé e voltare di scatto, per incrociare i suoi occhi limpidi e increduli, che lo guardavano con un accenno di rimprovero e un pizzico di preoccupazione.
-Cosa stai facendo?!?!- gli domandò sottovoce ma perentoria.
-Natsuki…- cominciò ma uno strattone lo fece ammutolire e si ritrovò a seguirla, anche se non troppo docilmente, fino a un vicolo lì vicino, mentre il brusio, ora rivolto a lui, riprendeva alle sue spalle.
La mora si voltò a fronteggiarlo, le mani sui fianchi.
-Vuoi farci scoprire?!?! Roci, cosa ti sfugge del concetto di “missione segreta”?!- lo rimproverò, studiandolo al contempo per accertarsi che stesse bene davvero, al di là del respiro affannato e della rabbia che riverberava nei suoi occhi.
Rocinante si passò una mano tra i capelli biondi, mugugnando rancoroso.
-Cos’è successo?- domandò Natsuki, tornando al suo tono materno.
Roci sollevò gli occhi su di lei, tentennando appena, prima di distogliere lo sguardo e prendere un profondo respiro.
-Stavano… Parlavano di Law- ammise, riluttante, cogliendola alla sprovvista.
Sporse il busto di lato, per lanciare un’occhiata alla piccola folla che non sembrava intenzionata a disperdersi.
-Niente cose carine suppongo- commentò, facendo semplicemente annuire il biondo e sospirando -Dobbiamo andare Roci, bisogna salpare al più presto- gli disse poi, facendogli capire che non era un consiglio ma che stava bensì riferendo un preciso ordine a cui non potevano sottrarsi.
Lanciando un ultimo soffio dal naso, Rocinante si avviò verso una parola verso l’altra uscita del vicolo, ravanando in tasca alla ricerca di una sigaretta. Fu solo quando si fermò un istante per accenderla che si rese conto che la sua compagna, nonché donna, non era la suo fianco.
Si girò a occhi sgranati e stranito, cercandola e guardandosi intorno.
-Ma…- balbettò, già pronto a tornare indietro, lo sguardo assottigliato dalla rabbia.
Sobbalzò appena nel vederla svoltare nuovamente l’angolo e tornare di corsa verso di lui, mentre le voci della folla alle sue spalle aumentavano ancora di più. Aveva un sorriso sul volto e un foglio arrotolato in mano, dettaglio a cui Rocinante non fece più di tanto caso, ancora intento a cercare di capire cosa le fosse preso d’un tratto.
-Beh?!- domandò quando la donna si fermò a pochi passi da lui.
-Ecco!- disse, tendendogli l’involto e increspando ancora di più le labbra.
Rocinante lo prese in mano con un’espressione interrogativa, prendendo a srotolare attentamente il pezzo di carta, quando la voce della mora lo distrasse nuovamente.
-Non importa quanti anni passeranno e se mai vi rivedrete. Non importa dov’è lui adesso e quanto siete lontani. Lo difenderai sempre. E trovo non ci sia niente di male in un padre che difende suo figlio. E ancor meno in un padre che è orgoglioso dei suoi risultati, quale che sia l’ambito in cui si distingue- osservò, guardandolo con amore e affetto e stranendolo ancora di più, prima di voltargli le spalle e proseguire.
Sempre più perplesso, il rivoluzionario finì di distendere il foglio, tenendolo con entrambi le mani, e perse un battito nel riconoscere la taglia di Law, con quel suo strafottente ghigno sulla faccia che conosceva a memoria. Deglutì a vuoto, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare, prima di sgranarli scioccato nel vedere un angolo della taglia prendere fuoco a causa della sua sigaretta.
Senza pensarci due volte, lasciò cadere il mozzicone a terra e soffiò per spegnere la fiamma che rischiava di divorare quell’importante e prezioso pezzo di carta, il suo One Piece, prima di tornare a studiarlo ancora qualche istante.
Sì, aveva ragione Natsuki, come sempre d’altro canto.
Non c’era niente di male a essere orgogliosi di quella taglia. E lui lo era.
E fu con questa consapevolezza a scaldargli il cuore che si ritrovò a ripiegare il foglio raffigurante Law e riporlo con cura tra la camicia e il proprio pettorale sinistro, prima di riprendere a camminare verso la sua meta con un nuovo sorriso sul volto.
 

 
  
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