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Autore: Helena Kanbara    02/08/2015    1 recensioni
Kala aveva solo otto anni quando vide Dave per la prima volta. Gliel’aveva presentato Hannah, la sua migliore amica, un giorno in cui il sole non ne voleva sapere di uscire allo scoperto e loro due erano state obbligate a rimanere a giocare a casa. David era due anni più grande, era molto più alto di qualsiasi altro bambino della sua età e aveva un paio di occhioni verdi che subito l’avevano conquistata. Kala ricorda benissimo di aver pensato che, se proprio un giorno avesse dovuto sposarsi come le diceva sempre sua nonna Grace, allora non le sarebbe dispiaciuto sposare proprio Dave.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non chiedetemi come né perché.
Colpa di tumblr.
E di David Turko.
Questo Dave è, guarda caso, ispirato a lui.




 
It’s just that I like your hair you



 
Kala aveva solo otto anni quando vide Dave per la prima volta. Gliel’aveva presentato Hannah, la sua migliore amica, un giorno in cui il sole non ne voleva sapere di uscire allo scoperto e loro due erano state obbligate a rimanere a giocare a casa. David era due anni più grande, era molto più alto di qualsiasi altro bambino della sua età e aveva un paio di occhioni verdi che subito l’avevano conquistata. Kala ricorda benissimo di aver pensato che, se proprio un giorno avesse dovuto sposarsi come le diceva sempre sua nonna Grace, allora non le sarebbe dispiaciuto sposare proprio Dave.
Era cresciuta fino a quel momento con l’esempio dei suoi genitori, schiavi di un matrimonio di convenienza che li aveva logorati. Kala li sentiva litigare tutte le notti, mentre stringeva a sé il peluche di Bugs Bunny e pensava che mai e poi mai si sarebbe sposata, non se poi il matrimonio l’avrebbe portata a dover vivere in quel modo.
Ma quando conobbe David, pensò subito che non le sarebbe dispiaciuto poi più di tanto cambiare idea. Quella era solo la prima delle tante cose che avrebbe modificato di se stessa per potergli piacere almeno un po’.
 
 
A partire dal giorno in cui lo conobbe, Dave cominciò pian piano a cambiare la vita di Kala – e Kala stessa – così tanto che lei a malapena se ne accorse, grata di poterlo avere accanto. Era arrivato come un tornado, coi capelli scompigliati e quell’aria da bambino col QI superiore alla norma che o te lo faceva amare follemente oppure odiare da impazzire. E Kala non riuscì mai ad odiarlo davvero, nonostante quanto certe volte lo desiderasse.
David cominciò subito a passare tutto il suo tempo insieme a lei ed Hannah, riempiendo le loro giornate completamente, tanto che presto le due amiche non rimpiansero più le domeniche al parco a giocare a campana o a nascondino. Perché mai uscire quando potevano restare a casa con Dave? Lui era sempre così interessante e sembrava così grande, così vissuto. Raccontava loro un sacco di roba e le ascoltava attentamente ogni volta che avessero bisogno di una spalla amica. Perché era quello che Dave era: un amico. Kala però lo capì troppo tardi.
Aveva sempre avuto di Dave questa visione distorta che mai la portò ad identificarlo come ciò che in realtà avrebbe dovuto essere: un conoscente, un compagno, un fratello. Per lei Dave era sempre stato molto di più, invece, e fu proprio questo il suo errore più grande. Dave era il suo supereroe, il suo cavaliere, il ragazzo più intelligente che conoscesse e anche – lei ci sperava ancora – il suo futuro marito. Non era mai stato né mai lo sarebbe diventato solo Dave, solo un suo amico. Perché per Kala era tutto questo e molto di più. Dave era quello che le leggeva Harry Potter la sera – un capitolo ogni giorno, poco prima di andare a letto – quello che la accompagnava a scuola in bicicletta e la aiutava coi compiti di fisica al liceo, quando Kala – esasperata dalla materia – era arrivata addirittura a credere che avrebbe perso l’anno a causa delle sue continue insufficienze. Dave era quello che le aveva medicato un ginocchio sbucciato, una domenica di agosto, quando Kala era caduta dalla bici e nel panico non aveva saputo chi chiamare né dove andare. Sapeva che se fosse tornata a casa coi capelli scompigliati, la bici distrutta e i pantaloni strappati e sporchi di sangue, sua madre l’avrebbe come minimo conciata peggio. Perciò corse da Dave, proprio come avrebbe fatto milioni di altre volte nel corso degli anni.
Kala corse da Dave quando le vennero le mestruazioni per la prima volta, pregandolo – per quanto imbarazzante fosse – di aiutarla a capire cosa diavolo le stesse succedendo; andò da Dave dopo aver perso la verginità col capitano della squadra di football, il quale credeva ai tempi le sarebbe rimasto accanto per sempre; e ancora si rifugiò tra le sue braccia quando proprio il ragazzo a cui aveva deciso di donare una cosa tanto importante per lei come la sua purezza, la lasciò, dovendosi trasferire al college. Dave l’aveva ascoltata ed aiutata ogni benedetta volta, ma non aveva mai fatto altrettanto. Non si era mai confidato con lei, non le aveva mai scritto poesie – non come ne scriveva ad Hannah. Ma Hannah era alta e bionda e bellissima: che Dave le dedicasse sonetti era scontato. Chi mai invece avrebbe potuto scrivere qualcosa su di lei, bassa e con le forme tutte nei punti sbagliati, i capelli sempre in disordine e gli occhiali che puntualmente le ricadevano sul naso? Nessuno. Nemmeno Dave.
Cominciò a darsi queste spiegazioni quando vide che David non si comportava allo stesso modo, con lei ed Hannah. Perlomeno non più. Durante i primi anni della loro conoscenza le cose erano uguali per tutti: erano semplicemente tre bambini che si erano incontrati per caso e che col tempo avevano imparato a volersi bene, tutti allo stesso modo. Ma col liceo cambiarono un sacco di cose. Dave diventò ancora più alto di quanto già non fosse e ancora più bello, proprio come successe ad Hannah, che diventò una delle cheerleader più ambite della scuola – nonché la più carina. E Dave notò questo cambiamento, proprio come lo notò Kala. Le ruotava attorno come un satellite al suo pianeta, le dedicava poesie e canzoni, la toccava di continuo. Tutte cose che con lei non aveva mai fatto. Ma Kala era già troppo innamorata per potersi rendere conto della realtà dei fatti e soprattutto per accettarla.
 
 
Kala capì che amava David quando il suo senior year giunse al termine, chiuso in bellezza dal prom al quale lei – com’era prevedibile che fosse – si presentò priva di accompagnatore, stretta in un vestito color prugna appartenuto anni prima alla madre che la faceva sentire ancora peggio per quanto le stava male. Hannah aveva invitato David al ballo e lui aveva acconsentito subito: nonostante fosse impegnato col college, aveva mollato tutto per poterla accompagnare, curandosi anche di rassicurare Kala, dicendole che avrebbe accompagnato anche lei, in realtà - che ci sarebbero andati tutti e tre insieme. Ma Kala sapeva che David fosse lì solo per Hannah: se lo sentiva. E il bacio che li vide scambiarsi solo poche ore dopo, al centro della pista da ballo, confermò tutte le sue supposizioni.
Non poté far altro che scoppiare a piangere sotto gli occhi dei suoi due migliori amici, e il solo ripensare a Dave come ad un suo amico le provocò una fitta al cuore tanto forte che i suoi singhiozzi aumentarono a dismisura, attirando l’attenzione di tutti. Compresa quella di Dave.
Kala ricorda ancora distintamente di averlo visto che lasciava il fianco di Hannah per correrle in contro, mentre le chiedeva che cosa avesse con gli occhi più preoccupati del mondo. E Kala non seppe cosa rispondergli mentre faceva fondere il nocciola delle proprie iridi col verde foglia di quelle di Dave e pensava che mai e poi mai gli avrebbe detto la verità. Ecco perché finse di essere ubriaca.
« È solo che mi piacciono i tuoi capelli », gli aveva detto, senza nemmeno doversi sforzare per fingere un tono strascicato. Il pianto la rendeva già piuttosto bene simile ad una ragazza ubriaca: proprio quello che in effetti avrebbe voluto essere in quel momento. Magari l’alcool l’avrebbe aiutata a dimenticare.
Decise di approfittare di quella farsa, sapendo che da quel momento in poi non avrebbe più avuto occasione di spingersi così in là – sapendo che dopo quella sera sarebbe finito tutto – e azzerò la distanza che la divideva da David, allungando una mano verso i suoi capelli morbidi e infilandoci le dita mentre lo vedeva chiudere brevemente gli occhi. Quegli occhi verdissimi che le avevano scavato dentro fin dalla prima volta che li aveva visti.
« È ubriaca, Dave », osservò Hannah, facendosi vicina a loro e interrompendo quel momento magico.
David riaprì gli occhi di scatto e la guardò, poi annuì.
« La accompagno a prendere un bicchiere d’acqua », disse, e la trascinò via da Hannah, via dalla pista da ballo affollata, ancor prima che Kala potesse rendersene conto sul serio.
Le aveva creduto. Le aveva creduto davvero.
L’accompagnò al bar come da promessa, ordinando un bicchiere d’acqua mentre Kala cominciava a giocare con le noccioline sul bancone. Si sentiva il viso andare a fuoco dall’imbarazzo, ma pensò che già che c’era avrebbe dovuto approfittare di quella sua condizione almeno un altro po’. Si asciugò le lacrime dal viso e afferrò una nocciolina, buttandola giù velocemente prima di porgerne un’altra a Dave.
Lui la guardò per un attimo con espressione stralunata: non capiva bene cos’avesse in mente, e la sua confusione aumentò quando Kala gli avvicinò la nocciolina alle labbra, facendogli intendere che aveva intenzione di imboccarlo. Era ubriaca, no? Poteva permettersi quel comportamento senza che nessuno la rimproverasse per quant’era dannatamente stupida in realtà.
« Sei un chiodo », si giustificò con Dave, pensando che sul serio era molto più magro di quanto avrebbe dovuto essere. « Mangia ».
Ma lui non cedette e Kala ne approfittò per sfiorargli ripetutamente le labbra: ogni occasione era buona per accarezzare coi polpastrelli quelle labbra piene e rosse, contornate da un velo lieve di barba. Avrebbe voluto baciarlo e non imboccarlo, ma erano tante le cose che Kala non avrebbe mai potuto fare.
« Nocciolina, nocciolina, nocciolina, nocciolina », continuò a ripetergli a bassa voce, finché quella parola non perse tutto il suo senso e Dave – sconfitto – non poté far altro che cedere. Alla fine schiuse le labbra e Kala fece sparire la nocciolina tra i suoi denti, ringraziandolo con un sorriso amaro.
« Grazie, Dave », gli disse, accarezzandogli di nuovo i capelli. Lo stava ringraziando per molto più che l’aver acconsentito a mangiare quella nocciolina. E David probabilmente lo capì. Capì un sacco di cose.
 
 
David aveva abbandonato il prom per riaccompagnarla a casa, con grande dispiacere di Hannah che invece era rimasta lì a godersi l’atmosfera, così aveva detto. Il viaggio in auto era stato silenzioso e imbarazzante, ma mai quanto il momento in cui erano giunti a casa di Kala e lui l’aveva seguita fin nell’ingresso, guardandola mentre barcollava sui tacchi e faticava a trovare le chiavi di casa nella pochette.
« So che non sei ubriaca », le disse, poco prima che Kala potesse rifugiarsi all’interno e riprendere a piangere tutte le sue lacrime proprio come desiderava di poter fare già da un po’. « Quindi perché sei scoppiata a piangere, prima? ».
Perché ti amo. Pensò a quelle tre parole mentre lo osservava per quella che sapeva sarebbe stata l’ultima volta. Ne approfittò per perdersi nei suoi occhi verdissimi, giacché sapeva che non ne avrebbe mai più avuto occasione.
Pensò a quanto sarebbe stato facile dirgli la verità come aveva sempre fatto. Pensò a quanto invece sarebbe stato maledettamente difficile dover convivere col peso di quella confessione e soprattutto col rifiuto che da quella sarebbe derivato. Perché lei amava Dave – ormai ne era sicura – ma David non avrebbe mai potuto ricambiarla. Lui amava Hannah. E poco importava che l’avesse lasciata sola a scuola per accompagnare a casa lei.
Kala sapeva benissimo perché l’aveva fatto: gli faceva pena. Era sempre stata la cucciolina alla quale leccare le ferite, la stupida che si fingeva ubriaca al prom e che lo costringeva a smettere di divertirsi con la ragazza che amava per assicurarsi che arrivasse a casa sana e salva. Kala non aveva niente di Hannah. Kala era un ragazzina, Hannah una donna – già fatta e finita. Ecco perché Dave non avrebbe mai potuto amarla.
Kala lo osservò un’ultima volta, poi scrollò le spalle.
« Mi piacevi tu », mormorò, quasi senza rendersene conto.
Gli disse la verità. Contro ogni aspettativa. Perché non gli piacevano i suoi capelli – non solo. E quella fu l'ultima cosa che David capì prima di lasciarla andar via per sempre.

 
       
Mi ci voleva un po' di sclero pre-uscita della domenica, immagino. Non lo so, il punto è che Dave Turko mi ispira cose e poi io devo per forza scriverle. Come dicevo lassù, questo Dave è vagamente ispirato (fisicamente e non) a quel Dave che mi ispira cose. Però non è lui (claro).
Oh, ci tengo a ripetere che do anche la colpa a tumblr per questa robaccia: stamattina ho letto di due ragazzi che hanno raccontato la loro esperienza con delle tipe ubriache; una di queste gli è scoppiata a piangere di fronte dicendo che amava i suoi capelli e l'altra si è preoccupata così tanto della magrezza del ragazzo che l'ha costretto a mangiare noccioline, ringraziandolo poi con una carezza tra i capelli. Era una cosa troppo dolce perché io non la facessi fare a Kala, c'mon.
Spero apprezzerete queste 1000+ parole impregnate di idiozia pura.

 
   
 
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