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Autore: Gigli neri e ombre    02/08/2015    4 recensioni
Dal Capitolo 13:
"[...]Notò subito però che quei Veliant invece di essere rossi come i soliti, erano rosa. Puntandola sullo scherzoso pensò fossero Veliant di tipo folletto, ma analizzando meglio lo scenario che lo circondava si accorse che non avevano armi e che inoltre uno di loro aveva un gioiello grazioso e brillante a forma di rosa rossa che evidentemente doveva essere una spilla. Il suo primo pensiero fu quello di portarselo per venderlo eventualmente, al fine di fare qualche soldo valido. Tornò a casa incurante di ciò che si lasciava dietro senza farsi troppe domande riguardo le particolarità notate. Menefreghismo assoluto ben previsto da parte sua.[...]"
Presenza di un linguaggio scurrile.
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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Ragnarok
– First Chapter –

An Unbearable Night










Era notte fonda.
Tarda notte.
Probabilmente la gente dormiva, vista l'ora.
Ed era proprio in quei momenti che lui stava sveglio. Credeva che si potesse tranquillamente invertire il ciclo naturale del “vivere il giorno e ricaricarsi la notte” come dicevano molti dei suoi parenti che difficilmente accettavano il suo stile di vita. Lui invece pensava che si dovesse “vivere la notte e ricaricarsi il giorno” come i lupi, lemuri o altri animali notturni. I grattaceli erano mille volte più belli di notte, esattamente come la città in generale. Tutto era più bello di notte.
Nelle notti insonne lui si posizionava sul tetto della sua palazzina e stava lì, ad osservare. Non curava il rumore dei passi o non prestava attenzione al fare silenzio, abitava solo.
Era di nuovo lì, sul tetto. Non aveva nemmeno il pigiama, portava vestiti leggeri, quali una t-shirt con davanti un teschio avvolto da delle rose e dietro aveva una civetta; un paio di jeans strappati e delle scarpe nere. Come accessorio un anello e una collana con una chitarra elettrica. Aveva un taglio punk, una cresta verde.
Fumò un'altra sigaretta.
Abitare da solo aveva i suoi vantaggi infondo. Se non abitasse solo non poteva per esempio guardare la notte e la città, la quale era in grado di rapire chiunque. Luci bianche, strade curate e non sempre affollate. A dir poco magnifico. Non abitava nella skyline. No. Ma la Skyline era ben visibile da casa sua, e questo era un altro punto a suo favore. Quel panorama era il suo tesoro. “Quiete” era la parola d'ordine. Appunto, era.

Sentì il rumore di un motore. Guardò in basso e vide un autoveicolo che dall'alto non riconobbe subito. Era un furgoncino, sembrava un mezzo della polizia –uno di quelli che portano i detenuti. Era grigio scuro. Non appena sostò, il ragazzo capì di che si trattava. Si aprirono gli sportelli posteriori dai quali uscirono delle figure umanoidi con un armatura metallica grigia. Quest'ultimi avevano un casco con una visiera rossa luminosa e non era l'unica cosa ad esserlo. Anche le spalliere, gomiti e ginocchia splendevano di rosso. Ad occhio e croce, erano una decina o qualcosa di più.
«Minchia...» sospirò fumando «Di nuovo loro»
Prima di fare qualsiasi movimento, aspettò di vedere le loro di mosse. Quei tizi armati, come lui li definiva, corsero via a gruppi verso strade diverse, mentre cinque erano rimasti lì, fermi. Capì che si erano divisi per facilitarsi il lavoro, il che lo faceva inizialmente andare in bestia, ma si ricompose. Concluse di meditare e si limitò ad alzarsi dal bordo del tetto. Alzò il braccio destro, chiuse gli occhi acquamarina e si concentrò.
Il suo braccio era ricoperto di saette che cessarono di coprirglielo dopo qualche minuto. Riaprì i suoi occhi che brillavano letteralmente e scatenò un fulmine in un punto a caso della città. Si affacciò a guardare di nuovo in basso e constatò che le sue aspettative erano state subito deluse. Gli uomini di latta erano fermi sul loro posto a domandarsi come mai un fulmine a ciel sereno. Il punk sbuffò seccato cercando di stare calmo. Sperava lasciassero la zona per precipitarsi nel luogo della caduta del fulmine. Ultimo tiro di sigaretta. «Ok...» Gettò la cicca per poi neutralizzarla con un dardo elettrico. «Vuol dire che si balla» ghignò.
Inquadrò un cassonetto della spazzatura. Si gettò dalla palazzina – un tuffo ad angelo. Si ricoprì di fulmini e velocemente si ritrovo dietro il cassonetto, fortunatamente senza essere stato scoperto grazie alla velocità del fulmine. Si spostò per vedere la situazione. Camminavano avanti e indietro osservando continuamente la zona. “Adesso ci penserò io a farvi passare la voglia di correre” Pensò, nonostante morisse dalla voglia di urlarglielo contro. Caricò un'ulteriore dardo elettrico e lo scaglio contro uno dei suoi avversari prendendolo in pieno, pur non avendolo indirizzato in maniera precisa. I restanti quattro si girarono verso la fonte del dardo ma non videro nulla. Il furgone grigiastro era poco distante da loro, era l'obbiettivo del punk.
Si spostò verso l'angolo opposto, sempre furtivamente. Un altro dardo elettrico, che attirò l'attenzione delle sentinelle corazzate. Fece la stessa azione, spostandosi il più velocemente possibile da un punto all'altro, fino a quando i suoi obbiettivi non si stancarono e ispezionarono ogni minimo lato della zona. “Ora!”
Il ragazzo scatto verso il veicolo bersagliato e si mise al volante, accese il motore e via, a tutta velocità. Uscì fuori il suo smartphone tenendo premuto il bottone centrale in basso, attivando così una funzione interattiva vocale. Lo posò nel cruscotto al centro del veicolo. «Chiama Zoey!» Urlò. L'aggeggio tecnologico capì perfettamente il messaggio e telefonò chi di dovere, certamente senza scordare il vivavoce.
«Duncan tutto bene?» Si sentì una voce femminile preoccupata.
«Mentirei se ti dicessi di si, ma non sbaglierei nemmeno a dire di no» Rispose Duncan, il punk.
«Razza di idiota, non fare l'enigmatico e rispondi seriamente!» Gli strillò contro un'altra voce femminile.
«Oh, sei in buona compagnia...» Ribatté sarcastico.
«Senti, Duncan...» Riprese a parlare Zoey abbastanza seria pur non riuscendo a nascondere la preoccupazione «...scherzi a parte, conferma che...» La frase fu interrotta da una brusca sgommata. «DUNCAN!»
«Tranquilla, è tutto sotto controllo»
«MA SI PUO' SAPERE CHE CAZZO STAI FACENDO?!» Sbraitò di nuovo l'altra voce femminile.
«Sto guidando» Rispose Duncan lasciando intendere una tranquillità e un menefreghismo tale da far credere che invece di guidare stesse prendendo un caffè al bar.
«Benissimo, allora non perdere tempo, semina i robot e vieni velocemente al ritrovo. Stanno venendo anche gli altri» Puntualizzò Zoey.
«Voi state bene, Bella Gioia?» Domandò Duncan restando concentrato alla guida.
«Abbiamo avuto uno scontro ravvicinato con i Veliant, ma fortunatamente siamo riuscite a seminarli» Lo tranquillizzò la ragazza.
«Ottimo, datemi solo cinqu... Oh merda» Duncan praticamente stava sbuffando per via di quello che vide nello specchietto retrovisore.
«Che succede?! Sono i Veliant?!» Interrogò Zoey terrorizzata. Non era affatto tranquilla e da altri lamenti che si sentivano in sottofondo, lo era anche la ragazza che era con lei.
«Devo staccare!» Il Marcio non perse altro tempo e fece per staccare la telefonata, lasciando la compagna di Zoey a insultarlo in cerca di spiegazioni.
Lo specchietto rifletteva dei Veliant che venivano in contro all'autovettura. «Ci mancava solo questa...» sbottò aumentando la velocità e fu nello schiacciare l'acceleratore che si accorse di qualcosa di non del tutto prevedibile. I Veliant –almeno quel genere di Veliant– volavano. Ne troppo in alto, ne troppo in basso. Esattamente alla stessa altezza del veicolo. Duncan voleva seriamente liberarsene ma era ostacolato da alcune cose, quali il fatto che erano in troppi per uno scontro ravvicinato mentre lui, in quel frangente, era solo; e poi doveva anche guidare. Accostare, scendere e combattere era troppo rischioso. Se si fosse fermato sicuramente i Veliant l'avrebbero preso senza concedergli nemmeno il tempo di mettersi le mani nei capelli. Allora sì, lì sentì la paura scorrergli nella pelle.
Continuò ad accelerare ininterrottamente con il sudore che colava da tutti i lati, pur dopo aver sentito un suono provenire dal suo smartphone a notificare messaggio.
«Echecazzo! Proprio ora!» Diede un'occhiata veloce.

DJ ti ha mandato un messaggio:
  • Duncan, fra tre secondi frena!.

Duncan rimase perplesso, ma nel restare stupiti i tre secondi passarono e dopo questi ai piedi dei Veliant spuntarono delle stalagmiti alte che circondavano i robot. Erano precisamente come in gabbia da tutti i lati, per sino in alto. Fu un ottima mossa per ostacolarli. Le stalagmiti successivamente si fecero come lance e colpirono violentemente i robot. Duncan abbassò il finestrino e tutto si schiarì immediatamente.

Vide un ragazzo da capelli rosso arancio; una camicia rossa a tartan sbottonata che mostrava una indumento che parve una canottiera, paio di jeans –di gran lunga più semplici di quelli di Duncan– e delle scarpe marroni.
Quel ragazzo non era solo. Era in compagnia di altre due persone, entrambe accovacciate. Un altro ragazzo con le mani appoggiate a terra e una ragazza che toccava le spalle del suddetto. Le mani della ragazza erano circondate da un aura color avorio luminosa. Era minuta, aveva la pelle particolarmente pallida; i capelli lunghi, lisci e biondi molto chiari. Indossava una camicia beige larga per le sue dimensioni con le maniche rollate sui gomiti. Una gonna nera come i collant e degli stivali dello stesso colore della camicia. Aveva una collana che fungeva da acchiappasogni.
Quanto al ragazzo che toccava il terreno, lui era la causa delle stalagmiti. Aveva la pelle ambrata e i capelli scuri, coperti da un copricapo bianco. Addosso aveva una maglietta, quelle polo, verde accompagnate da un pinocchietto color crema come le scarpe.
La ragazza tolse le mani di dosso al moro e si alzò, seguita dall'altro. I tre raggiunsero Duncan che fece cenno di salire sulla vettura. «Ma da dove siete saltati fuori?» Interrogò con stupore
«Abbiamo ricevuto la chiamata di Zoey» Spiegò la ragazza bionda, seduta dietro. «Ci ha detto che dobbiamo raggiungerli»
«Confermo» Il ragazzo moro seduto vicino alla bionda parlò.
«Poi hanno incontrato me» Aggiunse il rosso, seduto davanti.
«Ah, non eri con loro, Scott?» Piccola curiosità espressa dal Marcio.
«No, in realtà. Ero per i fatti miei, ma sai... Veliant» Sbuffò nel nominare i robot. «Hanno invaso tutta la città» continuò.
«Stai scherzando?!» Totalmente sconvolto e sorpreso seguì Duncan.
«No... Dawn, sai da dove sono partiti precisamente?» Domandò il moro alla ragazza, ma lei fece cenno di no con la testa.
«So solo che erano trasportati da questo veicolo. Anzi, più di uno» Osservò perspicace Dawn.
«Benissimo, lo immaginavo» Sussurrò Duncan stringendo il volante.
Le strade non si erano liberate di molto ma era già qualcosa, tuttavia guidava il più veloce possibile, scegliendo con criterio le vie da percorrere. Dj si tolse il cappello, si lasciò scivolare lungo il sedile e sospirò. «Quanto manca?»
«Poco» Rispose incerto Duncan.
«Prendi l'autostrada, faremo prima. E almeno saremo al sicuro» Consigliò Scott, il rosso.
«Tu credi?» Duncan era ancora più incerto dal momento che non era del tutto sicuro riguardo la veridicità del consiglio datogli.
«Credo» Disse la Iena «Tutto pur di liberarmi di questa... topaia» Si riferiva al veicolo nel quale si trovava.
Duncan non disse nulla ma era perfettamente d'accordo con Scott riguardo alla vettura. Semplicemente voleva fare di testa sua, nel senso che qualora avesse preso l'autostrada avrebbe dovuto seguire le indicazioni di Scott come se fosse un navigatore satellitare. E l'idea lo seccava oltremodo. «Allora? Che hai deciso?» Le riflessioni furono interrotte dalla domanda di Dj che poco prima stava continuando a discutere con Scott.
«Beh, che...» Duncan fu interrotto da Dawn «Ne riparlerete dopo, guardate dietro di voi!»
Altri Veliant.
«Ehi Dunc, Prendere questo mezzo non è stata la tua più grande idea sai?» Si lamentò Dj.
«Che palle...» Sbruffò la Iena, che si affacciò dal finestrino inquadrando i Veliant. Prese bene la mira e sparò palle di fuoco come se non ci fosse un domani. «ACCELERA!» Ordinò in seguito.
Il Punk non tentennò nemmeno per un secondo, schiacciò invece il pedale dell'acceleratore con maggiore convinzione. Dj non rimase lì a guardare e prese esempio da Scott, facendo scoppiare la terra sotto i piedi dei Veliant, permettendo così di dividersi il lavoro con Scott. Il Rosso si occupava di quelli aerei, mentre il Moro dei rimanenti, che intanto sparavano. Alla difesa ci pensava Dawn la quale creava delle aure protettive capaci di neutralizzare l'efficacia delle armi da fuoco.
Fortunatamente la velocità era così alta da permettere a quelle macchine di restare indietro.
Scott aggrottò le sopracciglia scocciato dalla situazione concentrandosi seriamente; fece spuntare dal nulla delle fiamme intono ai Veliant volanti diventando via via più grandi. Allo scoccare delle sue dita queste si precipitarono contro i robot causando un esplosione. Il colpo andò a segno. Dj invece raccolse l'energia dalla terra – facendo diventare i suoi occhi giallastri– e la concentrò sui Veliant, che vennero trafitti da lame telluriche.
«Via libera!» Entusiasta informò Dj.
«Vero? Non me ne ero accorto!» Rispose Scott con sarcasmo rientrando la testa e chiudendo il finestrino.
«Siamo quasi arrivati grandissime checche!» Urlò Duncan implorando 5 minuti di silenzio.
«Buona notizia» Pronunciò Scott.
La previsione di Duncan era giusta. Dopo diverse curve e diverse vie erano arrivati a destinazione. Accostarono in un punto dove c'era un altro veicolo simile al loro, sperando che si mimetizzasse. Proseguirono correndo fino a trovare un vicolo cieco nel quale si incamminarono per poi toccare un mattone preciso, uno più spinto verso l'interno rispetto agli altri e più scuro, che aprì un passaggio segreto – un classico. Quel passaggio segreto mostrò una scala. Arrivarono fino ad una porta che dopo essere stata aperta presentò una stanza con due ragazze; una dai capelli rosso intenso e carnagione bianca. Portava un pantaloncino azzurro a vita alta, una giacca di jeans smanicata e una camicetta di lino. Le scarpe erano bianche. «Duncan!» Corse ad abbracciarlo, poi Dj e compagnia cantando. «Che bello, state bene!» Si sedette successivamente sul divano rosso insieme a Dawn.
«Sì certo! E intanto noi stavamo quasi per svenire!» Parlò l'altra ragazza che si alzò verso il Punk con un aria molto nervosa. «Poteva finire male!» Lei era Courtney. Aveva la pelle ambrata e capelli castani legati. Indossava un pantalone scuro e una t-shirt bianca con il segno dell'infinito nero.
«Scassa scatole...» Soffiò il Punk sedendosi su una sedia. «Siamo sani e salvi. Vedi?»
«Non è questo il punto!» Continuò a dimenarsi Courtney.
Duncan guardava Dj con l'aria di chi cerca aiuto e puntualmente il moro rise. «Ehi Court! Siamo qui, vedi? Stiamo bene. L'importante è questo, no?» L'orsacchiotto la prese per le spalle. Court si girò e lo guardo negli occhi. «Sì... hai ragione» Sì rassegnò lei. In effetti, Dj disse le stesse cose di Duncan ma la sua calma e scioltezza erano contagiose e lo stesso valeva anche per la ragazza.
«Spiegatemi come siete arrivati qui» Asserì dopo Courtney.
«Ho rubato un veicolo ai Veliant» Illustrò il Marcio.
«Ah, bravo! Un ottimo modo per non farti scoprire!» Sindacò Courtney.
«Ah, senti... non rompere pure tu i coglioni» Si angustiò lui.
Scott appoggiato al muro con le braccia incrociate storceva gli occhi. «Siamo tutti presenti?» Osservò in seguito.
«Sì, a parte Heather. E' uscita a perlustrare la zona» Zoey delucidò la domanda fatta.
«MA SIETE PAZZE?! LA FATE USCIRE SOLA?!» Sbandierò Dj impallidendo all'idea di sapere che qualcuno possa essere là fuori da solo.
«Le tue urla si sentono anche da lontano» Commentò una voce femminile provenire dalla porta. Fu una ragazza alta dai lineamenti asiatici. Una ragazza dai lunghi capelli neri. Aveva un maglione viola scuro con le maniche attorcigliate sulla caviglia e un paio di pantaloni grigi. Aveva un bracciale. La cosa che colpiva di questo è che era congelato. «Credo sia meglio evitare di strillare come una gatta in calore» Lo scrutò acida.
«Tutto bene?» La interrogò Courtney osservando la sua faccia sconsolata.
«Fuori le strade pullulano di Veliant. Non so quanto a lungo andranno avanti» Chiosò Heather continuando ad ansimare.
«Ah... sì?» Fiatò Scott abbassando un sopracciglio.
«Lo immaginavamo...» Seguì Dawn stando seduta stringendosi le mani.
«Che cosa vogliono?!» Inveì Dj nuovamente intimorito ricevendo però un'occhiata truce da Heather.
«Ragazzi... credo sia meglio non uscire da qui finché non vanno via» Propose Zoey.
Inizialmente qualcuno non era d'accordo ma considerarono quell'invito come l'unico valido al momento.
E a furia di discutere, restarono lì, finché non sorse il sole. Se non fosse, beh... per il fatto che si erano addormentati.
 



Black Corner:
Salve!
Odio 'sta cosa degli "angolo autore". Non so che scrivere.
A parte che sono una new entry.
Chiamatemi Nero, grazie.
Non ho molto da dire.
Solo che prima di prendere qualsiasi provvedimento con questa storia vorrei sapere la vostra opinione.
E quindi, niente...
Mi sono già cadute le braccia. Vi saluto.
State tetri!
Nero

 

   
 
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