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Autore: Gemad    02/08/2015    1 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 21


“No, non è possibile e non ci voglio credere” pensò Jackson entrando a perdi fiato verso la sala principale dove si teneva la festa “Non il giorno del mio compleanno!”. Entrò e notò che la musica era stata staccata direttamente dalla spina, senza prendersi il disturbo di abbassare il volume fino allo zero o di cliccare il tasto di spegnimento automatico.
Vedeva il profilo di James che stava discutendo animatamente e volgarmente con quello di Daniel Payne affiancato da Anthony Paddock, Wilson Summerby, Wilson Brolingbroke e Kain Robinson.
–Ti ho già detto che non avevo idea del fatto che voi abitiate in zona!- tentò di dire in tono giustificativo il Grifondoro che alla sua destra e alla sua sinistra aveva Jonathan, Eddie, Michael e qualche altro Grifondoro pronto ad intervenire.
–Tu lo sapevi che Payne abita a Privet Drive?- chiese un ragazzo ad una sua amica vicina –No, per niente!-.
–Perciò la festa è finita!- esclamò, da dietro, Paddock. –E noi ti abbiamo detto che non abbiamo intenzione di finirla in questo modo, cacciati da delle teste di Serpe!- disse minaccioso Jonathan che sembrava leggermente brillo e confuso.
Jackson, mentre cercava di farsi spazio tra le persone che gli ostacolavano la vista, sperava vivamente che non succedesse nulla di male, auto-convincendosi del fatto che tutti si sarebbero ricordati del patto stipulato qualche settimana fa. –Ti spaccherei quel bel faccino che hai se non fosse per…- stava per esclamare Robinson quando Jackson si mise in mezzo e placando gli animi.
–D’accordo, adesso basta!- disse lui ai suoi amici e ai Grifondoro.
–Non metterti in mezzo Potter, non sono affari che ti riguardano!- gli disse Summerby.
–E invece mi riguardano eccome visto che questa è la festa del mio compleanno!- disse lui spiazzando il Serpeverde.
–Lo sapevo- disse Payne –Le voci che circolavano ad Hogwarts erano vere: hanno organizzato seriamente una festa per il caro e vecchio Potter!- disse con un ghigno sulle labbra.
–E allora? Hai qualche problema a riguardo?- disse Eddie che stava proprio a pochi metri da lui.
–No, non c’è nessun problema- disse il Serpeverde che fece confondere i presenti.
–Come?- chiese Eddie che credeva lo stesse prendendo in giro.
Payne stava guardando Jackson negli occhi, anche se non sembrava il solito sguardo di sfida; non aveva mai visto quello sguardo così poco pertinente, minaccioso e da prendere a pugni immediatamente. Stava sorridendo, insomma, stava sorridendo come fa ogni essere umano normale! Tese la mano in avanti, messa in orizzontale, aperta, verso Jackson che era decisamente confuso e non capiva quali fossero le sue intenzioni.
–Buon compleanno Potter!- disse lui.
Ora erano tutti i Grifondoro, Tassorosso e Corvonero che non capivano. Il ragazzo che solitamente guidava i Serpeverde nelle battaglie contro i Grifondoro, stava porgendo la mano verso il suo più acerrimo nemico per fargli gli auguri di compleanno? Ma il mondo stava impazzendo? Tutti probabilmente si stavano facendo la stessa domanda. Jackson, non sapendo che fare ma essendo una persona gentile, decise di accettare gli auguri e di apprestarsi a stringergli la mano.
Tutti i Grifondoro si allarmarono e pronti a darne di sante ragione ai Serpeverde nel caso quello fosse uno scherzo di cattivo gusto o peggio. Ma, se loro avrebbero fatto male a Jackson, James sarebbe passato a miglior vita così come Payne e nessuno pensava che fossero così stupidi da fare una cosa del genere. Infatti, fu una semplice stretta di mano, anzi, si andò persino alla pacca sulla spalla.
Fecero così anche il resto dei Serpeverde dopo esserselo fatto ordinare da Payne stesso; protestarono lievemente, ma l’urlo di disapprovazione al suo ordine da parte del ragazzo della Casata Serpeverde, gli fece immediatamente cambiare idea. Tutti applaudirono al gesto appena compiuto e, non sapendo del patto stretto con il Voto Infrangibile, credettero che la pace fosse tornata ad Hogwarts e soprattutto tra le due Casate.
–Non credere che quando torneremo ad Hogwarts rimarremo così buoni- disse con un sorriso Payne all’orecchio di Jackson.
–Tranquillo, la penso così anch’io- disse il ragazzo ridendo soddisfatto.
Non poteva rinunciare alle risse e non voleva farlo. C’era addirittura chi parlava di “miracolo di Natale” ma si sbagliavano di grosso siccome, ora, c’era una grande possibilità del fatto che le risse sarebbero raddoppiate siccome tutti i ragazzi che ne prendevano parte erano in astinenza da tempo. I Serpeverde stessi avevano riattaccato la musica, facendo ricominciare la festa ed anche loro ne presero parte.
–Hai visto Andrew?- gli chiese Jonathan dopo che la festa ricominciò; Jackson era uscito fuori a prendersi una boccata d’aria fresca dopo le due grandi sorprese di quella insolita serata. –Ecco, per la verità se ne andata ancora prima che i Serpeverde arrivassero- gli rispose Jackson.
–Cosa? E perché non ha avvisato? Questa festa l’ha organizzata lei e se ne va ancora prima che finisca?-. Jackson guardava per terra, come se lui fosse il colpevole anche se sotto sotto sentiva che in parte era colpa sua.
–Deve essere successo qualcosa- continuava il suo migliore amico –Magari l’hanno presa in giro delle ragazze oppure qualche ragazzo l’ha importunata, se scopro chi è stato giuro che…-.
–Jonathan!- lo interruppe Jackson –Andrew se ne andata per colpa mia!-.
–Cosa?- chiese sorpreso il rosso.
Ora, avrebbe dovuto raccontare tutto quello che era accaduto alla persona di cui si fidava di più e avrebbe anche dovuto confessargli il fatto che stava intrattenendo una relazione con una Serpeverde.
–Allora, scommetto che tu abbia visto che lei stava ballando con me, no?-.
–Ehm sì e poi vi siete dispersi tra la folla- rispose Jonathan.
–No, in realtà Andrew mi aveva portato al piano di sopra e stava incominciando a… baciarmi-.
–Baciarti?- chiese Jonathan calmo.
–Sì, baciarmi. E poi però l’ho dovuta fermare perché non riuscivo a capire che diamine stesse combinando e allora lei mi ha detto che gli piaccio molto e credo che stesse intendendo il fatto che volesse intrattenere una relazione con me-.
–E?- chiese Jonathan facendogli cenno di andare avanti.
–Bè io l’ho respinta perché sto con un’altra ragazza e non mi sembrava giusto nei confronti di quest’ultima-.
–Hai una relazione?- chiese il rosso sorpreso.
–Ehm sì, con Kaendra Chambers-.
–La Serpeverde? E da quanto tempo?-.
–Un paio di settimane-.
–Quindi mi stai dicendo che tu hai rifiutato Andrew per la Serpeverde?- gli chiese Jonathan che voleva una precisazione e certezza di quello che l’amico gli aveva raccontato.
–Sì-. Rispose calmo Jackson.
–Miseriaccia!- esclamò Jonathan calmo incominciando a mettere la mano sotto il mento ed assumere uno sguardo estremamente pensante. Il giovane Potter la stava per interrompere con un “Ehi?” ma all’improvviso Jonathan terminò quella insolita posizione che aveva assunto diversi secondi fa e repentinamente mollò uno schiaffetto a Jackson sulla guancia e sulla testa.
–Ahi! E questo perché?- chiese sorpreso Jackson.
–Sei un idiota!- gli disse l’amico.
–Si può sapere perché l’hai fatto?- chiese nuovamente il giovane Grifondoro.
–Che scemo che sei!- gli rispose il Weasley.
–La vorresti smettere di insultarmi e dirmi perché ti sei e ti stai comportando così?- gli chiese Jackson che stava incominciando a perdere la pazienza.
–Ti racconto una barzelletta: c’è un ragazzo stupido quanto uno Schiopodo Sparacoda che viene continuamente corteggiato dalla Grifondoro più bella di tutta la scuola. Alla fine, lui si mette con una Serpeverde. Fine!- disse facendo una risata sarcastica.
–Mi vuoi dire che ti prende Jonathan? Perché mi stai prendendo in giro?- non aveva mai visto il suo migliore amico così scocciato.
–Perché tu potevi tranquillamente avere una relazione seria e grandiosa assieme ad Andrew e tu preferisci stare con quella Kaendra Chambers!- era piuttosto stizzito.
–E allora? Andrew poteva mandarmi dei chiari messaggi prima che potessi uscire assieme a Kaendra!- rispose Jackson.
–Ma se continuava a provarci con te dall’inizio dell’anno scolastisco!- rispose Jonathan che stava per essere portato all’esasperazione.
–E tu che ne sai? Che ne sai che non fossero semplici segni di amicizia?- provò a protestare il giovane Potter.
–Perché lei mi chiedeva continuamente se tu avessi parlato di lei con me in sua assenza! L’ho incoraggiata io a provarci e sono stato io a proporgli di organizzare questa festa per “rimorchiarti”!-.
Jackson notò con stupore che forse se ne sarebbe dovuto accorgere, ma lui non è esattamente un ragazzo molto sveglio in circostanze come queste e per fargli capire che piace ad una ragazza, lei deve farglielo capire! Non può farci niente se questa è la sua natura! –Dai forza, prendine una- gli disse Jonathan offrendogli quella che era una –Sigaretta?- chiese Jackson –Non ne fumo una dal festino di Stiles McCole prima che si diplomasse ai M.A.G.O.-.
–Sì, ma penso che una il giorno del tuo compleanno ti possa almeno far rilassare un po’-.
Il ragazzo accettò pensando che una il giorno del suo compleanno se la poteva permettere. L’accese e sentì immediatamente il fumo scorrergli dentro i polmoni; si poteva sentire dall’acro odore e fastidio che provava, che non ne fumava una da parecchio tempo; anche se si sforzò qualche volta, non riuscì a terminarla tutta. –Non toccherò mai più roba come questa!- esclamò Jackson buttandola per terra.
La fine della festa arrivò e tutti, chi ubriaco, chi sobrio e chi brillo, se ne tornarono alle loro abitazioni.
–Su Jonathan, andiamo a casa- gli disse Jackson.
–Ti ho detto che ti avrei portato nella casa in cui tuo nonno è cresciuto!- gli disse Jonathan prendendolo sotto la sua ala e guidandolo per i vicoli e le strade di Privet Drive. Molte famiglie erano ancora in piedi a festeggiare l’avvento di questo giorno così meraviglioso: felici, festeggianti e sorridenti. La stessa cosa poteva dirla Jackson nei suoi confronti perché stare assieme a Jonathan, era la cosa più bella che gli potesse capitare.
Peccato che si era dimenticato di quella visita tanto attesa da parte sua grazie ai numerosi eventi accaduti quella notte. Apprezzava molto quello che il giovane Weasley faceva per lui: gli era sempre rimasto accanto nei momenti bui e nei momenti luminosi come se fosse un suo angelo custode e Jackson poteva dire tranquillamente che l’amico pensava la stessa cosa nei suoi confronti.
È vero, lui e Jonathan sono stretti da un legame familiare abbastanza stretto, ma i due non ci hanno mai fatto caso, così come tutte le persone che li conoscevano; vedevano i due Grifondoro come amico e amico e non come cugino e cugino. I familiari, solitamente, tendevano a stringere legami a causa del fatto che si sentivano costretti a farlo per il legame di sangue.
Gli amici invece, quelli buoni, restano per sempre e non si sentono obbligati da nessun motivo in particolare a mantenere solida un’amicizia. Jackson lo sentiva come migliore amico ma soprattutto, e addirittura, come fratello.
–Eccoci arrivati!- gli disse Jonathan indicando una casa vecchio stile, ordinaria e semplice, così come tutte le case del quartiere: era la casa perfetta per chi volesse vivere una vita assolutamente normale.
–Ma è aperta?- chiese il giovane Potter.
–No, ma credi che vivere con un mucchio di sorelle non mi abbia insegnato a forzare una serratura?- gli chiese l’amico estraendo dalla tasca una graffetta e, dopo averla plasmata in una strana forma ed averla infilata nella serratura, la girò un paio di volte fino a quando non sentì un forte scatto.
–Bingo- esclamò con un ghigno sulla faccia.
–Ma potrebbe esserci qualcuno lì dentro- si allarmò Jackson che non voleva finire al fresco la notte di Natale.
–Tranquillo, sono in vacanza a Londra o in quella zona- lo rassicurò Jonathan.
Così, i due entrarono nella casa con il numero civico quattro appeso alla porta. La casa era vuota, completamente.
–Probabilmente la usano per altri scopi- disse Jonathan constatando il fatto che in questo stato, non ci poteva abitare nessuno. Jackson aveva quella stessa sensazione che aveva in quella strana casa ai confini di Hogwarts assieme a Kaendra. Vedeva che stava dentro uno stanzino troppo piccolo per lui e le ragnatele lo stavano circondando. Stava giocando con un paio di giocattoli improvvisati come soldatini senza testa o cavalli semi-rotti.
–Serve aiuto in cucina!- gli urlò la voce squillante di una donna.
–Arrivo!- urlò lui ma, stavolta, aveva una voce carina, acuta, candida come quella di un bambino. Uscì da quello stanzino e si guardò attorno mentre si dirigeva verso quella che doveva sembrare la sala da pranzo. Stavolta, la casa era ben arredata e non era più notte fonda ma era mattino presto. Entrò e vide che c’era una bella famiglia seduta a tavola che aspettava solo lui, probabilmente; invece no, lui girò verso i fornelli ed incominciò a cucinare qualche frittella e pesce.
–Insomma! Quanto ci impieghi ragazzo?!- sbottò un uomo grasso, basso, con un collo quasi invisibile e dei baffi simili a quelli di un tricheco.
–Ho quasi finito Zio Vernon!- disse lui per poi portare tutto ciò che aveva cucinato in tavola a quello strano ma ordinario uomo, ad un bambino ciccione quanto una balena e ad una donna alta ed estremamente scheletrica.
Stavolta lo scenario cambiò e si vide all’interno di una stanza più grande, con un letto, un armadio ed una scrivania che ci stavano a stento. Era affacciato ad una finestra e guardava il panorama del viale di Privet Drive che fece capire a Jackson che quella, probabilmente, era la sua stanza. Guardava il riflesso nel vetro della finestra e vedeva un volto maturo, con una barba che stava decisamente prendendo il sopravvento sulla pelle nuda delle guance.
Aveva riposto qualcosa nel cassetto e non capiva, però, cosa fosse. Poi, tutto tornò come era prima: la notte fonda e la sua oscurità dominavano la casa con la luce della luna che dava illuminazione ai corridoi e alle scale della dimora.
–Jackson?- chiese Jonathan –Stai bene?-.
–Credo di sì, perché?- rispose e chiese allo stesso tempo il giovane Potter.
–Sembravi strano quando sei entrato qua dentro; eri come in una specie di trance-.
–Lo so; i ricordi di mio nonno mi entrano nella testa involontariamente non appena entro a contatto con qualcosa che lo ha segnato-.
–E cos’hai visto?- chiese curioso il rosso.
–Seguimi- disse Jackson che imbucò le scale.
Non appena giunse al piano superiore dovette aprire le porte di tutte le stanze per capire quale fosse quella a lui interessata. Alla fine la trovò ed incominciò ad esplorarla. Vedeva l’armadio ormai vuoto e decrepito, vedeva una vecchia gabbia per uccelli arrugginita non vedeva il letto, sicuramente rimosso tempo fa, ma vedeva la scrivania polverosa.
I cassetti erano ancora al loro posto e la mano gli tremò quando aprì il cassetto che lui voleva aprire a tutti i costi. Non c’era nulla al suo interno, ma solo un lenzuolo candido, come se fosse un velo. Era trasparente, leggero, delicato e morbido al tatto. Era qualcosa di affascinante per il suo aspetto ed intrigante allo stesso tempo.
–Dai vediamo come ti sta- rise Jonathan –Magari potrai regalarlo alla tua fidanzatina!- lo stuzzicò lui.
–E piantala- disse ridendo Jackson che, nonostante tutto, decise di provarlo. Esso poteva ricoprirlo dalla testa ai piedi perfettamente. Lo indossò come se fosse una coperta grossa che si metteva sulle spalle per poi farlo ricadere verso il basso.
–Come sto?- chiese Jackson. Quest’ultimo rimase un po’ stupito dall’espressione terrorizzata dell’amico.
–Che c’è?- chiese –Mi sta così male?-.
–Miseriaccia!- esclamò Jonathan facendolo specchiare alla finestra. Jackson non notò nulla di strano ma poi vide soltanto la sua faccia senza il resto del corpo.
–M-ma questo è…- provò a dire lui ma fu il suo migliore amico a terminare la frase –E’ il Mantello dell’Invisibilità!-.





Angolo dell'autore: Premessa; vorrei chiedere scusa a tutti se ho tardato a pubblicare questo capitolo ma il fatto è che sono in vacanza in Toscana ed ovviamente il tempo di scrivere e pubblicare scarseggia.
Allora, spero che siate rimasti sorpresi dal siparietto tra i Serpeverde ed i Grifondoro che, per una volta, tornano a riporre le armi per un tempo determinato; sono rimasto molto contento e felice di aver scritto questa parte, sinceramente. Poi, volevo anche dirvi che il ragazzo che Jackson nomina, "Stiles McCole", è un nome che ho preso fondendo i nomi di Scott McCole e Stiles Stilinski che sono due personaggi che compaiono nella saga di Teen Wolf. 
Infine, il colp di scena, probabilmente, è stato il Mantello dell'Invisibilità e, finalmente, dopo nonno Harry, potrà usufruirne così come con la Mappa del Malandrino.
Ce ne saranno delle belle e restate sintonizzati, magari buttandoci sù qualche recensione.
Ciao, a presto!
   
 
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