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Autore: _Storyteller_    02/08/2015    1 recensioni
Hope Bennett è figlia di una famiglia Purosangue che vive nel quartiere di Wimbledon. E' una ragazza gentile e determinata che ha preso il meglio dai suoi genitori, uno smistato in Corvonero e l'altra in Tassorosso. E' l'anno 1971 e una nuova era di ragazzi si accinge a frequentare Hogwarts, non con qualche sorpresa.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
... "Finalmente, il mio turno era arrivato, tra poco avrei potuto scrivere ai miei genitori di essere stata smistata, avrei potuto raccontare loro della mia nuova famiglia e delle conoscenze che avevo fatto sull’Espresso per Hogwarts. Finalmente tutto sarebbe iniziato anche per me."...
...">"...
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: James/Lily, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Non avrei potuto essere più disperatamente

cieca se fossi stata innamorata.

Ma è stata la vanità, non l'amore, che mi ha perduta.

- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio -

 

 

 

 

Erano passati due giorni da quel bacio nell’aula situata nei sotterranei. Lucius Malfoy non era ancora intenzionato a parlarmi, come se la colpa di quello che era successo fra noi fosse da imputare a me. Facevo fatica a stare al suo passo, il suo umore era più mutevole del vento.

La lezione di Astronomia procedeva a rilento quella sera, la professoressa era persa in un mondo tutto suo e non aveva lasciato a nessuno di noi una chiave per visitare il suo piccolo paese delle meraviglie.

Il cielo, quella notte, si mostrava nel suo aspetto migliore: nessuna nuvola copriva le brillanti stelle che andavano a formare le varie costellazioni, nessun rumore sospetto si levava dalla Foresta Proibita e James Potter era troppo impegnato a far colpo su Lily Evans per creare disturbo alla classe.

In questi quattro anni tutto era stato stravolto: James Potter era diventato cercatore per la Casa di Grifondoro, Sirius Black era diventato il ragazzo più bello e popolare della scuola, Remus Lupin era sempre il mite e pacato ragazzo che avevo conosciuto sull’espresso per Hogwarts ben cinque anni prima e Peter Minus… Peter Minus era sempre lo stesso idiota di un tempo.

 

«Hope mi stai ascoltando?»

«Scusa Narcissa, stavo solo… ripensando a delle cose. Che mi stavi dicendo?»

«Ti ho chiesto se volevi venire al matrimonio di mia sorella Bellatrix questo fine settimana. Per Merlino Hope! Te ne avevo parlato! Cosa ti passa per la testa?»

 

Troppe cose Narcissa. Troppe cose del tutto inutili per la mia carriera scolastica.

Abbozzai un timido sorriso di scuse in direzione della mia migliore amica e confidente. Avevo bisogno di staccare la spina dalle lezioni, avevo bisogno di riposo dallo stress delle ripetizioni di Malfoy ma, cosa più importante, avevo bisogno di stare lontana da Lucius per qualche giorno.

Annui convinta in direzione di Narcissa, le sue braccia mi cinsero il collo e, in un lampo, mi ritrovai ad abbracciare la sua esile figura.

 

«Sei davvero un’amica! Sapevo di poter contare su di te. Vedrai mia sorella ti piacerà, non vede l’ora di conoscerti.»

 

Avevo molto sentito parlare di Bellatrix Black: una ragazza indomabile dai capelli folti e ricci la cui bellezza non aveva eguali. Bellatrix era il nome di una stella, forse nella famiglia Black dare i nomi degli astri luminosi era consuetudine. Che nome avrebbe dato Narcissa a suo figlio o figlia?

 

«Signorina Bennett, vuole rispondere lei alla domanda? Quanti e quali tipi di costellazioni abbiamo?»

«Ci sono tre tipi di costellazioni: c’è la costellazione dello zodiaco che racchiude i dodici segni zodiacali; la costellazione di Tolomeo di cui fanno parte ben 36 costellazioni ed infine abbiamo quella moderna composta da 38 costellazioni.»

«E come possono essere divise, signorina Bennett, queste costellazioni?»

«In tre emisferi: quello settentrionale, detto anche boreale, dove troviamo ben 18 costellazioni; quello equatoriale dove possiamo rintracciare 34 costellazioni e, per ultimo, abbiamo quello meridionale o australe con 36 costellazioni.»

«20 punti a Serpeverde. La prossima volta, però, presti più attenzione a cosa dico signorina Bennett.»

 

 

***

 

 

«Narcissa… sei sveglia?»

«Ancora per poco Hope… cosa c’è?»

«Devo raccontarti una cosa.»

 

Dovevo dirle di Malfoy e di quello che era successo tra di noi in quell’aula nei sotterranei. Lei era la mia migliore amica, insieme avremmo trovato una soluzione, insieme saremmo riuscita a venirne a capo. Anche lei aveva notato lo strano atteggiamento di Malfoy nei miei confronti ma, a sentire Lucius, non c’era niente che non andasse bene.

Tolsi le coperte da sopra il mio corpo ed afferrai il cuscino portandolo all’altezza del petto. Perché mi sentivo così afflitta? Tra Malfoy e me non c’era stato nulla se non quel bacio innocente. Le sue labbra avevano toccato le mie per un tempo che mi era parso infinito, la sua lingua aveva cercato un accesso fra le mie labbra ed il suo corpo mi aveva spinto con maggior forza contro quella parete dove ero stata immobilizzata. La sua mano era scesa a sfiorarmi la schiena in una carezza provocante mentre la mancina mi teneva ferma la testa, non voleva che fuggissi da quel bacio, non voleva che mi tirassi indietro. La presa sui miei capelli si era fatta sempre più ferrea tanto da farmi male. Non c’era dolcezza in quel bacio, c’era il retrogusto amaro della gelosia, dell’ira, della passione… una passione alla quale non riuscivo a sottrarmi.

Scossi la testa andando a mordermi il labbro inferiore, quello stesso labbro che Lucius aveva morso due giorni fa.

 

«Hope ti senti bene? Sei tutta rossa…»

«SI! Cioè… si, si sto bene. Narcissa… Lucius ed io…»

«Vi siete baciati. Lo so.»

«COME FAI A SAPERLO? Non l’ho detto a nessuno… a meno che….»

«No Hope. Lucius non mi ha raccontato nulla. L’ho visto dalla tua faccia, il modo in cui vi guardate, il suo modo poco galante di ignorarti ed aggiungerei anche senza successo. Non passa giorno che lui non ti mangi con gli occhi. Sapevo che era successo qualcosa.»

 

Sorrisi involontariamente, mi sentivo così leggera adesso. Tutta la pressione che avevo accumulato in quei giorni era sparita. Perché non avevo parlato prima con Narcissa?

Le lanciai contro il mio cuscino soffocando a stento una risata.

 

«Ma che ci parlo a fare con te? Tu sai tutto!»

«Non tutto ovviamente ma non sono certo cieca.»

«Ed ora? Lucius non mi parla neanche. La cosa mi fa impazzire, non riesco a capire cosa gli passi per la testa.»

«Dagli tempo. Deve assimilare ciò che è successo. Devi raccontarmi com’è stato. Ti è piaciuto?»

 

Le immagini di quella serata tornarono a farsi vivide nella mia mente: le sue mani, il suo odore, la forza con cui mi teneva stretta a lui. Lucius Malfoy mi mancava ma non sarei stata certo io la prima a parlare nuovamente con lui, in fondo la colpa era la sua: lui aveva insistito per essere il mio insegnante, lui mi aveva più volte messo alla prova, lui era geloso tanto da non potermi avvicinare a nessun ragazzo che lui non conoscesse bene (e che non rappresentasse un potenziale pericolo). Ma il bacio con Lucius mi era piaciuto?

 

«Non lo so. È successo tutto troppo in fretta.»

«Hope, ancora non lo sai ma tu ti sei innamorata di Lucius Malfoy.»

«Che sciocchezze vai dicendo? Sei veramente stanca Narcissa. Non potrei mai innamorarmi di una persona così possessiva, egocentrica, perversa e con la qualità di disdegnare le opinioni e gli interessi altrui. Decisamente no.»

«Certo Hope, l’importante è che tu ne sia convinta. Buonanotte cara, vedi di dormire che domani abbiamo Difesa.»

 

Gli angoli della bocca di Narcissa si sollevarono in un dolce e comprensivo sorriso, lanciò mio cuscino sul letto e si distese sul materasso, ormai troppo stanca per continuare la nostra conversazione.

 

«Buonanotte Narcissa.»

 

Appoggiai la testa al cuscino e sospirai stancamente. Io innamorata di Lucius Malfoy? Narcissa era veramente esausta per affermare una scempiaggine del genere. Lucius ed io eravamo amici, solo amici.

 

 

 

 

***

 

 

 

Faceva freddo quella mattina, la neve aveva iniziato a cadere senza sosta sul castello rendendo i campi verdi una distesa bianco latte. Le chiome degli alberi sempreverdi si tinsero di un delicato color panna così come il cielo ormai interamente coperto dalle nuvole candide cariche di acqua.

La Sala Grande si era riempita velocemente, molti studenti (specialmente quelli di Corvonero) tenevano la testa china sui libri per ripassare le varie materie. Quell’anno si sarebbero tenuti i G.U.F.O. per la gioia di alcuni e la disperazione di molti.

Io ero una delle disperate. A breve avrei tenuto l’esame di Incantesimi con il professor Vitious e l’ansia non smetteva di stringermi lo stomaco rendendomi la colazione impossibile da digerire. Voltai pagina del libro d’incantesimi del terzo anno, molti di quegli incanti li avevo studiati con Lucius, altri avevo imparato ad usarli da sola.

 

«Buongiorno bellezza!»

 

Due labbra andarono a posarsi sulla mia guancia facendomi, così, alzare gli occhi dalle pagine ingiallite del libro della biblioteca. Francis prese posto accanto a me e cinse le mie spalle con il suo braccio in un gesto affettuoso.

 

«Cosa ripassi? Oh giusto! Tu hai l’esame d’Incantesimi oggi! Sono sicuro che andrà benissimo, ti sei allenata molto.»

«Grazie Fran… ma sono decisamente agitata.»

«Stai tranquilla, il professor Vitious non è cattivo, vedrai che filerà tutto liscio.»

 

Sorrisi dolcemente a quel ragazzo dal cuore d’oro. Fran sapeva quando ero in difficoltà, lui c’era sempre anche per le più sottili piccolezze o favori.

Lanciai una rapida occhiata al tavolo dei professori: il piccolo insegnate d’Incantesimi mi stava facendo cenno di avviarmi verso l’aula adibita al test. L’ansia continuava a salire, sentivo le gambe tremare e lo stomaco tornare a farsi piccolo, improvvisamente la bocca si fece secca ma non avevo necessità di bere; qualsiasi cosa avrei mandato giù ero certa si sarebbe ripresentata dopo non molto.

Chiusi il libro e lo consegnai a Narcissa che m’incitò con un forte abbraccio.

Varcai la soglia della Sala Grande e, a passi veloci, iniziai a dirigermi verso l’aula al quinto piano.

Tentai di reprimere parte dell’agitazione rigirandomi la bacchetta di platano tra le mani ma nulla sembrava sciogliere il nodo che impediva al mio corpo di rilassarsi.

 

«Bennett.»

«Malfoy…»

«Volevo augurarti buona fortuna.»

 

Non disse altro. Il suo viso così obiettivamente bello lasciò la visuale alle sue larghe spalle. Così com’era apparso, la sua figura stava velocemente sparendo. Un fulmine a ciel sereno, un fulmine biondo venuto per stravolgermi la giornata. Il bastone da passeggio era sempre ancorato alla sua mano destra, i dettagli della testa di serpente in argento erano ben visibili a chiunque non avesse due occhi funzionanti, i capelli biondi erano stati lasciati liberi di vagare sulle sue spalle coprendo parte del collo.

 

«Dopo una settimana che non parliamo… hai solo questo da dirmi Lucius?»

 

Si fermò di colpo voltando il viso nella mia direzione. Non ero arrabbiata, ero… neanche io sapevo con certezza cosa stavo provando, nella mia testa vi era una tale confusione che neanche un’esplosione avrebbe potuto eguagliare. Il ghigno divertito sul suo volto mi fece intendere di essere in grossi guai. Conoscevo bene Lucius Malfoy e sapevo che voleva avere sempre l’ultima parola.

 

«Avrei tante cose da dire Miss ma preferisco notevolmente agire. Vedi di superare questo esame o alla lezione di questa sera potrei non essere così comprensivo.»

«Credi che io, dopo quello che è successo la volta scorsa, voglia ancora venire alle tue lezioni? Non sei il centro del mio mondo Lucius.»

«Bennett non farlo. Non sfidarmi. Per quanto mi piaccia e… mi ecciti tutto ciò. Ti aspetto questa sera. Solita aula, solita ora.»

«Vedremo.»

 

Il sorriso perverso che si stampò sul suo volto fu l’ultima cosa che vidi, si voltò ed attraversò il portone che divideva la Sala Grande dall’ingresso delle scale.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

«Signorina Bennett, credevo che non sarebbe più venuta. Non si preoccupi, si rilassi e vedrà che tutto andrà per il verso giusto. In questo esame di oggi sarò affiancato dal professor Silente e dalla professoressa McGranitt. Loro sono qui solo come semplici testimoni. Dunque, la prova di oggi consiste nel effettuare l’incantesimo corretto in base alla descrizione del suo effetto. È pronta signorina?»

 

Il Professor Vitious se ne stava in piedi davanti alla cattedra dell’aula ma non era la sua presenza ad incutermi timore: il Professor Silente aveva deciso di prendere parte al mio esame.

Chiusi gli occhi e respirai profondamente, non sarebbe stata la sua presenza a distrarmi, avevo un importante esame da portare a termine.

 

«Cominciamo: prego signorina Bennett di riprodurre l’incanto che permette di scavare delle buche.»

«Defodio.»

 

Puntai la bacchetta contro un angolo dell’aula stando attenta a posizionare la buca lontano dai professori, la sicurezza era un elemento fondamentale negli incantesimi. Non volevo creare un cratere, bastava anche una piccola buca per mostrare al professore la mia capacità nel riprodurre l’incanto. Strinsi con forza la bacchetta cercando di contenere la forza che sentivo dentro, bastava una buca come quella di Jesse.

Soddisfatta del risultato sollevai la bacchetta mostrando, così, l’operato ai professori.

 

«Molto bene. Passiamo al prossimo. Signorina Bennett è pregata di riprodurre un incantesimo che permette di illuminare l’ambente.»

«Lumos.»

 

La punta della bacchetta iniziò a brillare ed una luce bianca illuminò l’aula. Mi bastò un cenno del capo del Professor Silente per mettere fine all’incantesimo con un “Nox”.  Il professor Vitious mi sottopose altri dieci incantesimi, tutti di difficoltà crescente. Ero in forma, mi sentivo invincibile. Se avessi superato questo esame sarei stata più vicina alla riabilitazione totale nella scuola, non sarei più tata a rischio espulsione.

 

«Signorina Bennett, può riprodurre per me due incantesimi?»

«Ma certo professor Silente. Mi dica pure.»

«Vorrei che lei riproducesse per me il suo incantesimo preferito e l’incanto Patronus. Non si preoccupi se non vi riesce, è solo il semplice capriccio di un povero vecchio.»

 

L’incanto Patronus. Perché il professor Silente voleva vedere se ero in grado di riprodurre un Patronus? Era un argomento che riguardava la Difesa delle Arti Oscure ed era al di sopra del un fattucchiere ordinario. Chiusi gli occhi ed un sorriso spuntò sulle mie labbra. Il mio incantesimo preferito.

 

«Avismenti»

 

Piccoli uccelli composti di acqua scaturirono dalla mia bacchetta, danzarono per la stanza lasciando, al loro passaggio, una scia di bolle arcobaleno. Avevo inventato io questo incantesimo con l’aiuto di Hache che aveva visto in me una particolare predisposizione per questo genere d’incanti. Avevamo trascorso tutto il pomeriggio insieme nel tentativo di perfezionare l’incanto. Mi ci erano volute diverse ore ma alla fine il risultato ottenuto era di gran lunga migliore delle mie basse aspettative.

Ora rimaneva solo il Patronus. Brutti ricordi mi portava quell’incanto: l’attacco di James e dei suoi amici a Severus e il coma. Come potevo trionfare in un incantesimo dove necessitavano bei ricordi quando i miei erano concentrati sul dolore?

 

«Mi dispiace professore. Non ne sono in grado. Non ancora almeno.»             

«Non si preoccupi signorina Bennett. Professor Silente, Professoressa McGranitt credo che non abbiate nulla da dire se premio la signorina con una E.»

«Affatto Vitious. La signorina Bennett si è dimostrata molto abile e preparata, si vede che ha studiato molto per recuperare. Spero che si sia applicata in egual maniera per la mia materia. L’esame si terrà dopo Natale.»

 

Una E. Avevo ottenuto una E. Non vedevo l’ora di raccontare tutto a Narcissa, Hache, Severus e Fran.

 

 

 

 

***

 

 

 

«Una E? Lo sapevo Miss che non mi avresti deluso. Bacchetta alla mano, abbiamo tanto ancora da fare e mi è stato ordinato di istruirti.»

«Ordinato? Chi te lo ha ordinato Lucius?»

«Non fare domande Bennett. Non sei nella posizione di farlo. Quante e quali sono le tre maledizioni senza perdono?»

 

Sollevai appena un sopracciglio. Lucius se ne stava seduto su di una sedia, i piedi erano poggiati su un banco e mi guardava senza battere ciglio. I suoi occhi ghiaccio mi gelarono il sangue rendendomi incapace di ragionare lucidamente. Perché avevo così timore di un mio amico? Sapevo che Lucius non mi avrebbe fatto mai del male… tranne quella volta. Il dolore tornò a farsi vivo, la mia pelle ne ricordava ancora le lame incandescenti.

 

«Sto aspettando.»

«Tre. Sono la maledizione Imperius, la maledizione Cruciatus e l’anatema che uccide.»

«Hai studiato Bennett ma non puoi aver fatto tutto da sola. Chi ti ha insegnato così bene?»

«Ehm… tu?»

«Esatto. Ricorda bene queste tre maledizioni, a breve potresti averne bisogno.»

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice

Eccomi tornata con questo nuovo capitolo! Scusate il ritardo! Vi giuro che pubblicherò il prossimo capitolo più velocemente. Questo capitolo è di passaggio, nel prossimo ci sarà l’entrata in scena di Bellatrix!

Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia nelle varie categorie e grazie (ma grazie davvero) a tutti coloro che commentano la storia facendomi notare i veri errori orrori di grammatica e di battitura. Grazie.

Con amore

_Chain Of Memories_

 

 

 

  
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