Non avrei potuto essere più disperatamente
cieca se fossi stata innamorata.
Ma è stata la vanità, non l'amore, che mi ha perduta.
- Jane Austen, Orgoglio e
Pregiudizio -
Erano
passati due giorni da quel bacio nell’aula situata nei sotterranei. Lucius
Malfoy non era ancora intenzionato a parlarmi, come se la colpa di quello che
era successo fra noi fosse da imputare a me. Facevo fatica a stare al suo
passo, il suo umore era più mutevole del vento.
La lezione
di Astronomia procedeva a rilento quella sera, la professoressa era persa in un
mondo tutto suo e non aveva lasciato a nessuno di noi una chiave per visitare
il suo piccolo paese delle meraviglie.
Il cielo,
quella notte, si mostrava nel suo aspetto migliore: nessuna nuvola copriva le brillanti stelle che andavano a formare le varie
costellazioni, nessun rumore sospetto si levava dalla Foresta Proibita e James
Potter era troppo impegnato a far colpo su Lily Evans per creare disturbo alla
classe.
In questi
quattro anni tutto era stato stravolto: James Potter era diventato cercatore
per la Casa di Grifondoro, Sirius Black era diventato il ragazzo più bello e
popolare della scuola, Remus Lupin era sempre il mite e pacato
ragazzo che avevo conosciuto sull’espresso per Hogwarts ben cinque anni prima e
Peter Minus… Peter Minus
era sempre lo stesso idiota di un tempo.
«Hope mi stai ascoltando?»
«Scusa Narcissa, stavo solo… ripensando a
delle cose. Che mi stavi dicendo?»
«Ti ho
chiesto se volevi venire al matrimonio di mia sorella Bellatrix questo fine settimana. Per Merlino Hope! Te ne
avevo parlato! Cosa ti passa per la testa?»
Troppe cose
Narcissa. Troppe cose del tutto inutili per la mia carriera scolastica.
Abbozzai un
timido sorriso di scuse in direzione della mia migliore amica e confidente.
Avevo bisogno di staccare la spina dalle lezioni, avevo bisogno di riposo dallo
stress delle ripetizioni di Malfoy ma, cosa più
importante, avevo bisogno di stare lontana da Lucius per qualche giorno.
Annui
convinta in
direzione di Narcissa, le sue braccia mi cinsero il collo e, in un lampo, mi
ritrovai ad abbracciare la sua esile figura.
«Sei davvero un’amica! Sapevo di poter contare
su di te. Vedrai mia sorella ti piacerà, non vede
l’ora di conoscerti.»
Avevo molto
sentito parlare di Bellatrix Black: una ragazza
indomabile dai capelli folti e ricci la cui bellezza non aveva eguali. Bellatrix era il nome di una stella, forse nella famiglia
Black dare i nomi degli astri luminosi era
consuetudine. Che nome avrebbe dato Narcissa a suo figlio o figlia?
«Signorina Bennett, vuole rispondere lei alla
domanda? Quanti e quali tipi di costellazioni abbiamo?»
«Ci sono tre
tipi di costellazioni: c’è la costellazione dello zodiaco che racchiude i
dodici segni zodiacali; la costellazione di Tolomeo di cui fanno parte ben 36 costellazioni ed infine abbiamo quella moderna composta
da 38 costellazioni.»
«E come
possono essere divise, signorina Bennett, queste costellazioni?»
«In tre
emisferi: quello settentrionale, detto anche boreale, dove troviamo ben 18 costellazioni; quello equatoriale dove possiamo
rintracciare 34 costellazioni e, per ultimo, abbiamo quello meridionale o
australe con 36 costellazioni.»
«20 punti a Serpeverde. La prossima volta,
però, presti più attenzione a cosa dico signorina
Bennett.»
***
«Narcissa… sei sveglia?»
«Ancora per poco Hope… cosa c’è?»
«Devo raccontarti una cosa.»
Dovevo dirle
di Malfoy e di quello che era successo tra di noi in quell’aula nei
sotterranei. Lei era la mia migliore amica, insieme avremmo trovato una
soluzione, insieme saremmo riuscita a venirne a capo.
Anche lei aveva notato lo strano atteggiamento di Malfoy nei miei confronti ma,
a sentire Lucius, non c’era niente che non andasse bene.
Tolsi le
coperte da sopra il mio corpo ed afferrai il cuscino
portandolo all’altezza del petto. Perché mi sentivo così afflitta? Tra Malfoy e
me non c’era stato nulla se non quel bacio innocente.
Le sue labbra avevano toccato le mie per un tempo che mi era parso infinito, la
sua lingua aveva cercato un accesso fra le mie labbra ed
il suo corpo mi aveva spinto con maggior forza contro quella parete dove ero
stata immobilizzata. La sua mano era scesa a sfiorarmi la schiena in una
carezza provocante mentre la mancina mi teneva ferma la testa, non voleva che
fuggissi da quel bacio, non voleva che mi tirassi indietro. La presa sui miei
capelli si era fatta sempre più ferrea tanto da farmi
male. Non c’era dolcezza in quel bacio, c’era il retrogusto amaro della
gelosia, dell’ira, della passione… una passione alla
quale non riuscivo a sottrarmi.
Scossi la
testa andando a mordermi il labbro inferiore, quello stesso labbro
che Lucius aveva morso due giorni fa.
«Hope ti senti bene? Sei tutta rossa…»
«SI! Cioè… si, si sto
bene. Narcissa… Lucius ed io…»
«Vi siete baciati. Lo
so.»
«COME FAI A SAPERLO? Non l’ho detto a nessuno…
a meno che….»
«No Hope. Lucius non mi ha raccontato nulla.
L’ho visto dalla tua faccia, il modo in cui vi guardate, il suo modo poco
galante di ignorarti ed aggiungerei anche senza
successo. Non passa giorno che lui non ti mangi con gli
occhi. Sapevo che era successo qualcosa.»
Sorrisi
involontariamente, mi sentivo così leggera adesso. Tutta la pressione che avevo
accumulato in quei giorni era sparita. Perché non avevo parlato prima con
Narcissa?
Le lanciai
contro il mio cuscino soffocando a stento una risata.
«Ma che ci parlo a fare con te? Tu sai tutto!»
«Non tutto ovviamente ma non sono certo
cieca.»
«Ed ora? Lucius non mi parla neanche. La cosa mi fa
impazzire, non riesco a capire cosa gli passi per la testa.»
«Dagli tempo. Deve assimilare ciò che è successo. Devi
raccontarmi com’è stato. Ti è piaciuto?»
Le immagini
di quella serata tornarono a farsi vivide nella mia mente: le sue mani, il suo
odore, la forza con cui mi teneva stretta a lui. Lucius Malfoy mi mancava ma
non sarei stata certo io la prima a parlare nuovamente
con lui, in fondo la colpa era la sua: lui aveva insistito per essere il mio
insegnante, lui mi aveva più volte messo alla prova, lui era geloso tanto da
non potermi avvicinare a nessun ragazzo che lui non conoscesse bene (e che non
rappresentasse un potenziale pericolo). Ma il bacio
con Lucius mi era piaciuto?
«Non lo so. È successo tutto troppo in
fretta.»
«Hope,
ancora non lo sai ma tu ti sei innamorata di Lucius Malfoy.»
«Che sciocchezze vai dicendo? Sei veramente
stanca Narcissa. Non potrei mai innamorarmi di una persona così possessiva,
egocentrica, perversa e con la qualità di disdegnare le opinioni e gli
interessi altrui. Decisamente no.»
«Certo Hope, l’importante è che tu ne sia
convinta. Buonanotte cara, vedi di dormire che domani abbiamo Difesa.»
Gli angoli
della bocca di Narcissa si sollevarono in un dolce e comprensivo sorriso,
lanciò mio cuscino sul letto e si distese sul materasso, ormai troppo stanca
per continuare la nostra conversazione.
«Buonanotte Narcissa.»
Appoggiai la
testa al cuscino e sospirai stancamente. Io innamorata di Lucius Malfoy?
Narcissa era veramente esausta per affermare una scempiaggine del genere.
Lucius ed io eravamo amici, solo amici.
***
Faceva
freddo quella mattina, la neve aveva iniziato a cadere senza sosta sul castello
rendendo i campi verdi una distesa bianco latte. Le
chiome degli alberi sempreverdi si tinsero di un delicato color panna così come
il cielo ormai interamente coperto dalle nuvole candide cariche di acqua.
La Sala
Grande si era riempita velocemente, molti studenti (specialmente quelli di
Corvonero) tenevano la testa china sui libri per ripassare le varie materie.
Quell’anno si sarebbero tenuti i G.U.F.O. per la gioia
di alcuni e la disperazione di molti.
Io ero una
delle disperate. A breve avrei tenuto l’esame di Incantesimi con il professor
Vitious e l’ansia non smetteva di stringermi lo stomaco rendendomi la colazione
impossibile da digerire. Voltai pagina del libro d’incantesimi del terzo anno,
molti di quegli incanti li avevo studiati con Lucius, altri avevo imparato ad usarli da sola.
«Buongiorno bellezza!»
Due labbra
andarono a posarsi sulla mia guancia facendomi, così, alzare gli occhi dalle
pagine ingiallite del libro della biblioteca. Francis prese
posto accanto a me e cinse le mie spalle con il suo braccio in un gesto
affettuoso.
«Cosa ripassi? Oh giusto! Tu hai l’esame d’Incantesimi oggi!
Sono sicuro che andrà benissimo, ti sei allenata molto.»
«Grazie
Fran… ma sono decisamente agitata.»
«Stai tranquilla, il professor Vitious non è
cattivo, vedrai che filerà tutto liscio.»
Sorrisi
dolcemente a quel ragazzo dal cuore d’oro. Fran sapeva quando ero in
difficoltà, lui c’era sempre anche per le più sottili piccolezze o favori.
Lanciai una
rapida occhiata al tavolo dei professori: il piccolo insegnate
d’Incantesimi mi stava facendo cenno di avviarmi verso l’aula adibita al test.
L’ansia continuava a salire, sentivo le gambe tremare e lo stomaco tornare a
farsi piccolo, improvvisamente la bocca si fece secca
ma non avevo necessità di bere; qualsiasi cosa avrei mandato giù ero certa si
sarebbe ripresentata dopo non molto.
Chiusi il
libro e lo consegnai a Narcissa che m’incitò con un forte abbraccio.
Varcai la
soglia della Sala Grande e, a passi veloci, iniziai a dirigermi verso l’aula al
quinto piano.
Tentai di
reprimere parte dell’agitazione rigirandomi la bacchetta di platano tra le mani
ma nulla sembrava sciogliere il nodo che impediva al mio corpo di rilassarsi.
«Bennett.»
«Malfoy…»
«Volevo augurarti buona fortuna.»
Non disse
altro. Il suo viso così obiettivamente bello lasciò la
visuale alle sue larghe spalle. Così com’era apparso, la sua figura stava
velocemente sparendo. Un fulmine a ciel sereno, un fulmine
biondo venuto per stravolgermi la giornata. Il bastone da passeggio era
sempre ancorato alla sua mano destra, i dettagli della testa di serpente in
argento erano ben visibili a chiunque non avesse due occhi funzionanti, i
capelli biondi erano stati lasciati liberi di vagare sulle sue spalle coprendo
parte del collo.
«Dopo una
settimana che non parliamo… hai solo questo da dirmi Lucius?»
Si fermò di
colpo voltando il viso nella mia direzione. Non ero arrabbiata, ero… neanche io
sapevo con certezza cosa stavo provando, nella mia testa vi era una tale
confusione che neanche un’esplosione avrebbe potuto eguagliare. Il ghigno
divertito sul suo volto mi fece intendere di essere in grossi guai. Conoscevo
bene Lucius Malfoy e sapevo che voleva avere sempre l’ultima parola.
«Avrei tante cose da dire Miss ma preferisco notevolmente
agire. Vedi di superare questo esame o alla lezione di questa sera potrei non essere così comprensivo.»
«Credi che
io, dopo quello che è successo la volta scorsa, voglia
ancora venire alle tue lezioni? Non sei il centro del mio mondo Lucius.»
«Bennett non farlo. Non sfidarmi. Per quanto
mi piaccia e… mi ecciti tutto ciò. Ti
aspetto questa sera. Solita aula, solita ora.»
«Vedremo.»
Il sorriso
perverso che si stampò sul suo volto fu l’ultima cosa che vidi, si voltò ed attraversò il portone che divideva la Sala Grande
dall’ingresso delle scale.
***
«Signorina Bennett, credevo che non sarebbe
più venuta. Non si preoccupi, si rilassi e vedrà che tutto andrà per il verso
giusto. In questo esame di oggi sarò affiancato dal professor Silente e dalla
professoressa McGranitt. Loro sono qui solo come
semplici testimoni. Dunque, la prova di oggi consiste nel effettuare
l’incantesimo corretto in base alla descrizione del suo effetto. È pronta
signorina?»
Il Professor
Vitious se ne stava in piedi davanti alla cattedra dell’aula ma non era la sua
presenza ad incutermi timore: il Professor Silente
aveva deciso di prendere parte al mio esame.
Chiusi gli
occhi e respirai profondamente, non sarebbe stata la sua presenza a distrarmi,
avevo un importante esame da portare a termine.
«Cominciamo: prego signorina Bennett di
riprodurre l’incanto che permette di scavare delle buche.»
«Defodio.»
Puntai la
bacchetta contro un angolo dell’aula stando attenta a posizionare
la buca lontano dai professori, la sicurezza era un elemento fondamentale negli
incantesimi. Non volevo creare un cratere, bastava anche una piccola buca per
mostrare al professore la mia capacità nel riprodurre l’incanto. Strinsi con
forza la bacchetta cercando di contenere la forza che sentivo dentro, bastava
una buca come quella di Jesse.
Soddisfatta
del risultato sollevai la bacchetta mostrando, così,
l’operato ai professori.
«Molto bene. Passiamo al prossimo. Signorina
Bennett è pregata di riprodurre un incantesimo che permette di illuminare
l’ambente.»
«Lumos.»
La punta
della bacchetta iniziò a brillare ed una luce bianca
illuminò l’aula. Mi bastò un cenno del capo del
Professor Silente per mettere fine all’incantesimo con un “Nox”. Il professor Vitious mi sottopose altri
dieci incantesimi, tutti di difficoltà crescente. Ero in forma, mi sentivo
invincibile. Se avessi superato questo esame sarei
stata più vicina alla riabilitazione totale nella scuola, non sarei più tata a
rischio espulsione.
«Signorina
Bennett, può riprodurre per me due incantesimi?»
«Ma certo professor Silente. Mi dica pure.»
«Vorrei che lei riproducesse per me il suo
incantesimo preferito e l’incanto Patronus. Non si preoccupi se non vi riesce,
è solo il semplice capriccio di un povero vecchio.»
L’incanto
Patronus. Perché il professor Silente voleva vedere se ero in grado di
riprodurre un Patronus? Era un argomento che riguardava la Difesa delle Arti
Oscure ed era al di sopra del un fattucchiere
ordinario. Chiusi gli occhi ed un sorriso spuntò sulle
mie labbra. Il mio incantesimo preferito.
«Avismenti»
Piccoli
uccelli composti di acqua scaturirono dalla mia bacchetta, danzarono per la
stanza lasciando, al loro passaggio, una scia di bolle arcobaleno. Avevo
inventato io questo incantesimo con l’aiuto di Hache che aveva visto in me una
particolare predisposizione per questo genere d’incanti. Avevamo trascorso
tutto il pomeriggio insieme nel tentativo di perfezionare l’incanto. Mi ci erano volute diverse ore ma alla fine il risultato ottenuto
era di gran lunga migliore delle mie basse aspettative.
Ora rimaneva
solo il Patronus. Brutti ricordi mi portava
quell’incanto: l’attacco di James e dei suoi amici a Severus e il coma. Come
potevo trionfare in un incantesimo dove necessitavano
bei ricordi quando i miei erano concentrati sul dolore?
«Mi
dispiace professore. Non ne sono in grado. Non ancora almeno.»
«Non si preoccupi signorina Bennett. Professor
Silente, Professoressa McGranitt credo che non abbiate nulla da dire se premio la
signorina con una E.»
«Affatto Vitious. La signorina Bennett si è
dimostrata molto abile e preparata, si vede che ha studiato molto per
recuperare. Spero che si sia applicata in egual maniera per la mia materia.
L’esame si terrà dopo Natale.»
Una E. Avevo ottenuto una E. Non vedevo l’ora di
raccontare tutto a Narcissa, Hache, Severus e Fran.
***
«Una E? Lo sapevo Miss che non mi avresti
deluso. Bacchetta alla mano, abbiamo tanto ancora da fare e mi è stato ordinato
di istruirti.»
«Ordinato? Chi te lo ha
ordinato Lucius?»
«Non fare domande Bennett. Non sei nella
posizione di farlo. Quante e quali sono le tre maledizioni senza perdono?»
Sollevai
appena un sopracciglio. Lucius se ne stava seduto su di una sedia, i piedi
erano poggiati su un banco e mi guardava senza battere ciglio. I suoi occhi
ghiaccio mi gelarono il sangue rendendomi incapace di
ragionare lucidamente. Perché avevo così timore di un mio amico? Sapevo che
Lucius non mi avrebbe fatto mai del male… tranne quella volta. Il dolore tornò
a farsi vivo, la mia pelle ne ricordava ancora le lame incandescenti.
«Sto aspettando.»
«Tre. Sono la maledizione Imperius,
la maledizione Cruciatus e
l’anatema che uccide.»
«Hai studiato Bennett ma non puoi aver fatto
tutto da sola. Chi ti ha insegnato così bene?»
«Ehm… tu?»
«Esatto. Ricorda bene queste tre maledizioni,
a breve potresti averne bisogno.»
Angolo
autrice
Eccomi
tornata con questo nuovo capitolo! Scusate il ritardo! Vi giuro che pubblicherò
il prossimo capitolo più velocemente. Questo capitolo è di passaggio, nel
prossimo ci sarà l’entrata in scena di Bellatrix!
Grazie
a tutti quelli che hanno messo la storia nelle varie categorie e grazie (ma
grazie davvero) a tutti coloro che commentano la
storia facendomi notare i veri errori orrori di grammatica e di battitura.
Grazie.
Con
amore
_Chain
Of Memories_