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Autore: Sognatrice_2000    02/08/2015    2 recensioni
Fine episodio 552.
Dopo la morte di Akai, Jodie e Conan riflettono sulla vita, su quanto sia difficile e ingiusta con chi non lo merita.
E su quel sentimento meraviglioso e terribile che da un senso alle nostre esistenze: l'amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L‘AMORE HA I TUOI OCCHI    
 
 
“Ecco, tieni.” Jodie fece un piccolo sorriso, ma solo con gli angoli della bocca, mentre porgeva il piccolo cellulare rosso a Conan. Il vero cellulare del bambino era stato preso in consegna dalla polizia giapponese, che doveva analizzarlo come prova di un misterioso delitto.
Conan sembrò guardarlo stupito. Non si aspettava che Jodie gliel’avesse consegnato così presto. Non faceva parte del piano: il suo cellulare doveva averlo la polizia. Lo prese in mano, un po’ titubante. “Quindi non le serve più?” Chiese, iniziando ad intuire.
“No, tranquillo. Ti ringrazio di avermelo prestato. Adesso devo andare.” Conan sentiva che il tono della donna voleva essere sereno e rassicurante, ma il risultato era solo una gentilezza forzata. Aveva notato gli occhi tristi di Jodie, e sentiva che anche nella sua voce era celato un dolore trattenuto. Sapeva a cosa fosse dovuto.
 
 
Mi perdoni, agente Jodie… purtroppo questa era l’unica soluzione…
 
 
Si era domandato più volte se fosse giusto tenere all’oscuro Jodie del loro piano, soprattutto dopo che aveva parlato con James Black, il quale gli aveva confidato una cosa che mai avrebbe immaginato: Jodie e Akai avevano avuto una relazione prima che lui conoscesse Akemi Miyano e se ne innamorasse. Si erano lasciati, ma Jodie nutriva ancora un sentimento profondo nei suoi confronti. Chissà quanto stava soffrendo in quel momento. James, suo alleato, gli aveva confessato che Jodie aveva perfettamente creduto alla bugia e al trucco delle impronte digitali, in realtà quelle di Rikumichi Kusuda, ed era scoppiata in lacrime. Un’altra persona che doveva rinunciare ai suoi sentimenti per combattere l’organizzazione, si ritrovò a pensare tristemente Conan.
Si girò un attimo, e i suoi sospetti vennero confermati: il numero seriale inciso dentro al telefonino era diverso dal suo. Jodie gli aveva consegnato un altro telefono limitandosi semplicemente ad inserire la sua Sim-card nel congegno. Per un attimo, fu tentato di dirle tutto. Di dirle che stava piangendo il cadavere di uno sconosciuto, e che Shuichi Akai era vivo e vegeto, indossava soltanto il travestimento di un uomo comune per non farsi riconoscere.
“Aspetti un attimo!” La sua voce parlò prima dei suoi pensieri. Jodie si girò, lo sguardo stupito, e provò a sorridere di nuovo. Conan provò una spiacevole sensazione al petto: il sorriso ampio, solare e sicuro della donna adesso era sottile e tirato, stanco. Era tutta colpa di quella dannata strategia che aveva elaborato la sua mente se lei era stata privata del suo sorriso, forse per sempre. Stava per aprire la bocca, rassicurarla, dicendole che era tutto a posto, ma qualcosa nello sguardo di Jodie lo fermò: sembrava che lo stesse implorando quasi di mantenere il silenzio, di non fare domande. Di lasciarla sola con il suo dolore per quella terribile perdita, e fare finta di niente, salutandola con un innocente sorriso per infonderle coraggio. E fece       proprio così. Quando lei gli chiese che cosa voleva, lui fece il sorriso più sicuro e dolce che un bambino potesse fare, alzando la mano in segno di saluto. “Niente, volevo solo augurarle buona fortuna, agente.”
“Grazie.” Jodie si voltò, avanzando lungo il marciapiede, la schiena un po’ curva e il passo leggermente affaticato.
Conan aveva visto qualcosa in quegli occhi: l’amore. Lo stesso che vedeva negli occhi della sua Ran quando parlava di lui. L’amore, quello che nemmeno il tempo, la vita e la morte può distruggere. Jodie doveva resistere solo un altro po’, quando l’Organizzazione l’avrebbe messa alla prova per vedere se Shiuchi fosse davvero morto, poi il dolore sarebbe scomparso e la gioia sarebbe ritornata più forte di prima.
Abbassò lo sguardo, e la luce venne riflessa sulle lenti dei suoi occhiali da vista. Nessuno avrebbe potuto dire se in quel momento nel suo sguardo aleggiassero le lacrime e un potente senso di colpa. Ayumi, Genta e Mitsuhiko lo stavano richiamando, dicendogli che se non si fossero sbrigati sarebbero arrivati in ritardo a scuola. Ai, dietro di lui, rimase in silenzio, giudicando che ci fosse qualcosa di strano nel suo atteggiamento serio e silenzioso.
Conan strinse ancora una volta le cinghie dello zainetto marrone che portava sulle spalle. Comprendeva sempre meno l’assurdità di quella lotta che sottraeva persone care e portava sofferenza nei cuori di persone buone e innocenti, ma doveva farsi forza. Se avesse tenuto duro, la gioia sarebbe arrivata, e la giustizia avrebbe trionfato. Il bene trionfava sempre sul male, ne era certo. Con questa certezza che rendeva il suo cuore più leggero, si voltò, pronto ad entrare nuovamente in quel piccolo mondo dorato, lontano dalle preoccupazioni, che ormai non gli apparteneva più da tempo.
Sorrise di nuovo. “Arrivo.” Disse ai bambini, fissandoli con una ritrovata serenità.
 
 
 
Signorina Jodie, non si preoccupi… quest’incubo finirà presto, e potrà riabbracciare l’uomo che ama…
 
 
**
 
Jodie si era allontanata con il cuore che le pulsava nel petto e una forte tristezza che permaneva nei suoi occhi e nei suoi gesti, accompagnata da una strana sensazione. Non sapeva perché, ma quel bambino l’aveva turbata. Aveva letto il suo sguardo, forse il suo cuore, e sembrava aver capito tutto. Sembrava aver intuito il suo dolore, e sicuramente aveva capito che quel telefono non era il suo e che c’era sotto qualcosa. Non le aveva chiesto di Akai, le aveva solo sorriso, augurandole buona fortuna. Che lui sapesse…? Jodie scrollò il capo, accantonando subito quell’idea assurda. Che sciocchezza, non poteva essere.
Non sapeva il motivo, ma avendo accanto Conan, era come avere accanto Akai. Lo stesso senso di protezione, la stessa intelligenza che lasciava gli altri sbalorditi, la stessa sicurezza nei gesti e nelle parole, la stessa sete di verità e giustizia, lo stesso spirito gentile e altruista…
Akai era una persona meravigliosa. Non sarebbe dovuto morire così presto, in circostanze così tragiche. Eppure Jodie aveva avuto, anche solo per un attimo, l’impressione di averlo ancora accanto a sé. Semplicemente guardando Conan negli occhi. Quegli occhi che somigliavano così tanto a quelli dell’uomo che aveva sempre amato: apparentemente seri e freddi, vi si celavano dentro meravigliose profondità di emozioni da scoprire. Generosità, bontà.
Sorrise, questa volta un sorriso vero e felice.
Per me l’amore ha i tuoi occhi, Shuichi…
  
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