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Autore: etoile90    26/01/2009    1 recensioni
dopo tanto tempo ho messo insieme le idee e...rullo di tamburi: ecco a voi il primo capitolo della mia prima ff. Questa l'avventura di Nora Stonbergh...Venezia fa da sfondo a questa storia che spazia dall'amore, alla passione, alla vendetta, al tradimento e molto altro...buona lettura :D (ps. sono alle prime armi x cui siate carini hihiihihii) - (ps2. ho messo come genere il generale xkè effettivamente i generi della ff sono molti)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NUOVA VITA

18 Ottobre 1525
Era stanca; i dolori e i fastidi di una vita parevano concentrarsi tutti in quel preciso momento. Le sembrava di essere su quella barca da una eternità e non era nemmeno riuscita a riposare bene.
Sballottata qua e la dalle onde dell’acqua su quella panca di legno così scomoda, all’improvviso Nora Stonbergh decise di prepararsi a scendere; oramai doveva mancare poco, continuava a ripetersi nella testa. Prese da sotto il sedile la sua valigia, un modesto ma ingombrante borsone in pelle marrone, probabilmente appartenuto a suo padre, e ne estrasse un lungo scialle di lana bianca screziata. Non appena se lo avvolse intorno alle spalle e inspirò profondamente nella trama di quel tessuto, la sua mente fuggì solo per un secondo in terre ormai lontane, dove c’era odore di ricordi…di amore…di casa…quella casa che ormai avrebbe dovuto dimenticare.
Così, protetta dall’umidità dell’acqua, Nora si rese conto di essere stata casualmente precisa; infatti, non appena si alzò per raggiungere la prua della nave, davanti ai suoi occhi si stagliò un panorama a lei notò: la cattedrale di San Marco era lì, immobile e maestosa.
Erano quasi le dieci del mattino, e la nebbia fitta era ancora bassa sulla laguna dando alla città di Venezia quel senso di serenità e calma che di certo non ingannava Nora. Sua madre le diceva sempre infatti
‘Figlia mia, per amore di tuo padre mi sono trasferita qui in Svezia; amo troppo il mio Karl. Ma se non fosse stato per lui io non avrei mai e poi mai lasciato la mia Venezia…non la dimenticherò mai…non c’è città al mondo più bella e affascinante; purtroppo però, come ogni bella città, ha i suoi nei. Dietro ogni facciata, brutta o bella che sia, dietro tutti quei marmi e quelle chiese, si annida il marcio. Semmai ci torneremo, te ne accorgerai di persona di quanto sia vero quello che ti sto dicendo. Non dimenticarlo mai, mai!’
Le sembrava passata una vita da quelle parole, eppure era come se le avesse sentite il giorno prima…aveva tutto ancora nitido in testa: lei, ancora piccolina, seduta a terra con la sua bambola Carol dai lunghi capelli arancioni (la sua preferita), e invece sua madre, la signora Sveva Montrini, sedeva su una poltrona accanto al camino, e ricamava un vecchio centrino da tavola. Era una donna bellissima, forse troppo; questa era la sua più grande disgrazia. Il nero intenso tendente al bordeaux  dei suoi occhi era lo stesso di quelli di Nora, in netto contrasto con i capelli lunghi e biondi. La carnagione, come tutte le giovani svedesi, era chiarissima come fosse fatta di ghiaccio e delicata come le statuine di vetro di Murano che la mamma collezionava.
Si affrettò a scendere dalla barca…non ce la faceva più, aveva bisogno di sentire la terraferma sotto i piedi. Fatto qualche passo, si ritrovò al centro dell’immensa piazza di san Marco, invasa da piccioni e famigliole a passeggio. Riuscì ad ammirare la bellezza di quel panorama solo per pochi secondi, quando i rintocchi della torre dell’Orologio scossero la piazza e la stessa Nora, riportandola alla realtà. Così, estrasse da una tasca un piccolo bigliettino di carta su cui c’era scritto un indirizzo:

Calle del Mondo Nuovo, 25

Lo lesse, lo ripiegò e lo ripose dov’era poco prima. Come un cieco in un labirinto, Nora attraversò la piazza con passo svelto e, alla prima stradina che si addentrava nel cuore della città sulla destra, lei ci entrò…senza avere, però, la minima idea di come continuare la sua ricerca. Attraversò una infinità di ponti e viuzze strettissime; l’odore dell’acqua stagnante le stava entrando ormai nel naso e non ci faceva più gran caso; continuando a camminare Nora si accorse che tutto intorno a lei stava cambiando. Dal caos della piazza principale, la calma stava prendendo sempre più piede, fino a che non si ritrovò immersa nel più assoluto silenzio, senza passanti o forme di vita intorno ei. Solo le increspature dell’acqua sui muri delle case si facevano sentire. Nora non sapeva se essere felice o angosciata da ciò: dopo il lungo viaggio un po’ di pace certo non le dispiaceva, ma essere da sola in un vicolo stretto di una città sconosciuta, non la rincuorava affatto. Titubante fece ancora qualche passo, finché non svoltò a sinistra e scorse in alto sul muro, sotto una pianta rampicante piena di fiori secchi, una targa bianca con su scritto Via del Mondo Nuovo. Era finalmente arrivata, non sapendo ne come e ne grazie a che cosa; fatto sta che tra poco avrebbe sicuramente messo la testa su un comodo cuscino per riposarsi. Questo era quello che vivamente sperava Nora Stonbergh.
  
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