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Autore: Daeva    18/08/2003    0 recensioni
Gendo Ikari: una persona sgradevole?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gendo Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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< Rei, andiamo a mangiare. >
< Sì. >

Rei guardava la schiena del Comandante Ikari, che le faceva strada verso la sala mensa.
Fin da quando era bambina, aveva sempre guardato quell'uomo da quel punto di vista.
Quando doveva seguirlo, lo faceva sempre tenendosi dietro di lui.
Non sapeva il perchè, e sinceramente fino a quel giorno non se l'era mai neanche chiesto.
Fino ad un mese fa, non aveva neanche tenuto in grande considerazione quell'uomo.
Ma sapeva che qualunque cosa sarebbe successa, avrebbe dovuto fidarsi di lui.

Soprattutto dopo quel giorno.

< Rei! Stai bene? >

< Rei!? >

< ..Meno male.. >

Sapeva che tutti temevano il Comandante Ikari.
L'unica persona con cui si permetteva delle confidenze era la dottoressa Akagi.
Forse la teneva anche più in considerazione di lei.
Tuttavia sapeva che per lui era unica, insostituibile.
Gliene aveva dato prova quel giorno.

Sì, lei si fidava di quell'uomo.

Il Comandante Ikari era molto più alto di lei, molto più forte.
La sua schiena era molto larga.
Non aveva mai avuto contatti con quell'uomo, contatti profondi.
Parlavano solo di lavoro.
Ma dopotutto, di che altro avrebbero dovuto parlare?

< Sono davvero unica, insostituibile per lei?.. >

Vedere il Comandante Ikari, di fronte o da dietro, era per lei la stessa cosa.
Una grande distanza incolmabile li avrebbe sempre tenuti separati.

< ...O sono una semplice sostituta? >

Neanche quello, Rei.
Neanche quello sei per lui.

< Io..Non ho nient'altro. >

Ma certo.
Per lui era un pilota.
E a lei andava più che bene.
Detestava vivere, ma finchè aveva uno scopo l'esistenza sembrava meno amara.
L'esistenza sembrava meno vuota.
Lei stessa sembrava quasi degna di esistere.

< Neo Tokyo-3, la città che difendo. >
< L'EVA 00, il mio legame con il Comandante Ikari. >
< Il mio legame con tutte le persone. >
< L'entry plug, il trono dell'anima. >

< Siamo arrivati, Rei. Tu cosa prendi? > chiese Ikari alla ragazza, col suo solito tono.
Rei lo sentiva esprimersi sempre con quel tono.
Non era il tono di una voce normale.
Era il tono di una voce soffocata dal dolore e dall'amarezza.
Anche se con lei aveva quella particolare punta di premura che la faceva sentire speciale.
< Forse ha fatto male a darmi la vita. >

< Per me è uguale. > rispose Rei.
< Capisco. > rispose l'uomo indicandole con lo sguardo il loro posto mentre si allontanava per prendere i vassoi.
Rei si sedette, mentre guardava l'uomo allontanarsi.
< Buongiorno Comandante Ikari. >
< Buongiorno Comandante. >
< Buongiorno. >
Sempre lo stesso tono di voce.
Sempre gli abiti scuri.
Sembrava il dolore, il Comandante Ikari.
L'incarnazione del lutto.
< Perchè vive Comandante Ikari? >
< Perchè vive, se anche lei pensa che la sua vita non valga la pena di essere vissuta? >

< Ikari-kun... >
Rei iniziò a pensare al figlio del Comandante.
Anche lui, come suo padre, l'aveva salvata.
Aveva detto di esserne felice.
Aveva addirittura pianto per lei.
E lei gli aveva addirittura sorriso.
< Sono..Sono felice... >

< Ma eri felice perchè mi avevi salvata, o perchè avevi trovato la forza di farlo? >
Il Comandante Ikari si era bruciato le mani per lei.
Ikari-kun non si era bruciato, perchè indossava il plug suite.

< Grazie. >

Ma quella parola l'aveva detta solo a lui, finora.
Forse perchè solo lui aveva la capacità di comprenderne il significato.
Il Comandante Ikari era tornato.
Aveva poggiato il vassoio con il pranzo davanti a lei.
Poggiò il suo di fronte al suo posto, e si sedette.

< Grazie. > mormorò Rei.

Ikari la guardò < Di niente. Buon appetito. >
Rei guardò il suo pasto.
Era identico a quello del Comandante Ikari.
Rei pensò al suo tono di voce.
Era come quello del Comandante Ikari.
Rei pensò al suo rapporto con le altre persone.
Lei era come il Comandante Ikari.
Rei guardò aldilà del suo cuore.
Il suo cuore era proprio come quello del Comandante Ikari.

< Non hai fame? > chiese Ikari, vedendo il cucchiaio fermo e lo sguardo di rubino della ragazza fisso sulla porzione di riso.
Gli occhi di Rei si alzarono, come se fosse stata svegliata di colpo.
< Anche se non hai fame, faresti bene a mangiare, o il tuo fisico ne risentirà. > disse Ikari riprendendo il suo pasto.
< Sì. > accennò Rei con un sussurro.
< Ti senti bene? Sembri strana. > continuò poi l'uomo.
< No, stò bene. Non si preoccupi. > rispose Rei ingoiando un cucchiaio di riso.
< Bene. > fece Ikari riprendendo a mangiare, senza mutare la sua espressione.

Rei guardava il modo di mangiare del Comandante Ikari.
Sicuramente non molte persone avevano l'occasione di vederlo mangiare.

< Sembra si prenda cura di me... >
< ...Ma in realtà è così crudele... >

Non importa quanto avrebbe potuto fare per comprendere quell'uomo.
La distanza tra loro due era troppa, e il Comandante Ikari era troppo chiuso in sè stesso, troppo protetto dai suoi aculei perchè lei potesse avvicinarsene senza rimanerne ferita.
Tra loro due, solo i rumori delle posate sui piatti.
L'unico rumore che poteva esserci tra loro due.
L'unico punto di contatto.
I rumori delle posate sui piatti, mentre mangiavano insieme.

< Rei, hai un chicco di riso vicino le labbra. >
< Eh? > fece Rei, quasi incredula.
Lo sguardo del Comandante era sempre così triste.
< Dove..? > fece poggiando la mano sulla parte opposta del viso.
< Dall'altra parte. > rispose Ikari indicandoglielo con la forchetta, sempre a debita distanza.
< Qui? > stavolta Rei sbagliò di proposito.
Ikari prese il fazzoletto e avvicinando la mano al suo viso glielo tolse < Ecco fatto. >
< Ah. > mormorò Rei < Grazie. >
Ikari chiuse il fazzoletto poggiandolo sotto il vassoio < Di niente. >
Ripresero a mangiare.

< Non capisco. Non capisco il perchè. >
Gli occhi del Comandante erano celati dalle lenti scure dei suoi occhiali nuovi.
Prima le lenti dei suoi occhiali erano trasparenti, adesso le aveva scure.
Era difficile vedere il suo sguardo, così.
Era difficile persino capire il blu dei suoi occhi.
Così come li aveva visti quel giorno, senza occhiali, i suoi tristissimi occhi blu.
Ikari-kun non aveva gli occhi tristi di suo padre.
Il colore era il medesimo, ma i suoi occhi erano diversi.
Ma forse quando sarebbe cresciuto, anche lui li avrebbe avuti così, gli stessi occhi di suo padre.
Ma non glielo avrebbe mai augurato.

< Comandante Ikari. > mormorò Rei.
< Sì? > rispose lui.
< Cosa pensa di suo...Figlio? > osò chiedergli.
Ikari fece una strana smorfia.
La sua espressione mutò per un secondo.
Ma troppo rapidamente per capire cosa celasse.
< Perchè mi fai questa domanda? >
Rei socchiuse le labbra < Non capisco. Non capisco il perchè. >
< Il perchè di cosa? >
< E' suo figlio, dovrebbe volergli bene. >
< Rei, non sai di cosa stai parlando. > affermò Ikari con tono greve. Quasi rassegnato.
< Dice?.. > fece Rei abbassando lo sguardo sul piatto del Comandante.
< Io invece...Credo di comprendere suo figlio. > accennò, continuando a tenere lo sguardo basso.
Il vassoio del Comandante era quasi vuoto.
Avanzava solo un panino all'olio, che non aveva toccato.
Ikari lo prese e lo porse a Rei < Prendilo tu, puoi portarlo a casa. >
Rei lo guardò < Sì. > si limitò a dire prendendo il pane.
< Mettilo in un tovagliolo, è più igienico. > le consiglio lui.
< Sì, ha ragione. > rispose Rei.
< Hai da mangiare a casa? O ti serve qualcosa? > aggiunse Ikari.
< No, ho tutto. Non si preoccupi. >
Ma perchè diceva "Non si preoccupi" quando invece dentro di sè desiderava tutto il contrario di quell'affermazione?
Il Comandante Ikari si alzò dal suo posto.
< Bene, io ora vado, ho molto da fare. Ci vediamo domani, Rei. >

Le piaceva come pronunciava il suo nome.
Era il tono diverso di cui parlava, quello premuroso.
Ma era premuroso con lei, o solo con ciò che rappresentava?
Un ricordo sbiadito che forse avrebbe preferito tenersi nel cuore piuttosto che portare alla luce?
Ed era sicura che quella potesse dirsi premura?

< Arrivederci. > fece Rei alzandosi in piedi.
Il Comandante Ikari si allontanò lentamente.
< Buongiorno Comandante Ikari. >
< Buongiorno Comandante. >
< Buongiorno. > rispondeva lui, mentre se ne andava.

< Arrivederci. > ripetè Rei, dentro di sè.
Come fosse una promessa.

   
 
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