Lady Dream
Kin sentiva le palpebre
pesanti, sonnolenti di morte. Il suo padrone, colui a cui aveva donato
fedeltà
… l’aveva tradita. Aveva sacrificato, profanato la
sua vita. Tutto per uccidere
un altro essere umano … e lei, povera, doveva morire per
questo. Là, sotto il
tiglio ridente, la fanciulla cadde, come in sogno.
Silvia, rimembri
ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Era giovane, Kin. Troppo
giovane, per morire. Per morire senza rimpianti …
perché di rimpianti ne aveva,
e il suo cuore glieli rammentava mentre la morte stava per andarla a
prenderla.
La sentiva … così
vicina, che pareva
sussurrarle parole di conforto all’orecchio. La morte,
infondo, è umile …
dolce.
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Ingenua, Kin. Come quella
bambina, tempo prima, che afferrava eccitata il coprifronte,
poiché era
diventata ninja … quella stupida, che sparava in un futuro
felice. Invece era
stata usata, sfruttata … come un oggetto.
Kin
non era un oggetto. Aveva i suoi sogni.
Aveva lottato per coltivarli, per far sì che non le
scivolassero tra le dita,
come le correnti impetuose che sfuggono alle rocce.
Io gli studi
leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Era difficile uccidere, per
Kin. Anche se era il suo mestiere. A volte si fermava a riflettere, la
bella
Kin. Ma lei non aveva mai impugnato le redini della sua vita. Quando ne
ebbe
l’occasione, non fu in grado di controllarla.
Un tempo era felice, Kin.
Trascorreva le giornate ad allenarsi. E ogni volta, si incantava nella
bellezza
di sogni non troppo concreti. In sogni da bambina.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
Era gioiosa, Kin. Fino alla
morte di sua madre. E allora il mondo le crollò addosso.
Adesso era sola, Kin
E allora errava, per i
boschi, trascinandosi dietro il suo mantello di malinconia. Una
piccola,
disperata, sudicia bimba, persa sul ciglio di una strada,i capelli
straordinariamente lunghi per non soffrire il freddo. Questa era
diventata Kin.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Poi
era arrivato lui … e di nuovo, illusa,
stupida, ingenua … aveva ripreso a sognare.
Sognare è sbagliato
… se ne
rendeva conto solo adesso, sdraiata a terra, il respiro mozzato, come
se le
avessero appena dato un pugno sullo stomaco.
Questa volta, era davvero
finita …
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Splendeva su
Maggio il tiglio ridente, e lei come prostrata dinnanzi al suo
splendore.
Finisce per
tutti. Finì anche per te, bella Kin.
Forse il tuo
sogno non era poi così esigente, era solo trovare
pace, poter godere della gioia
che il tuo cuore
tratteneva,
inutilizzata.
Non esiste pace
in questo mondo se non nella morte, Kin.
Anche
perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
E là, quando la vita
smetteva
di sorriderle … là, nella penombra eterna. Periva
gelida le bella Kin.
Dolcemente, sospirando, il viso albino stanco di credere, di illudersi.
Il cuore palpitante andava
lentamente a spegnersi, portandosi dietro il suo ultimo sorriso. Un
sorriso,
perché c’era un nuovo sogno. Un sorriso,
perché quel sogno di pace, almeno
questa volta, si sarebbe realizzato.
All’apparir
del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
Sognare non è mai sbagliato …
°° The End°°°.: Giudizio Lady Dream di
Sasori_Danna :.
- Grammatica 9 su 10: Poetica. Molto ben trattata. Solo
alcuni errori grammaticali che sicuramente, rileggendo, noterai.
- Originalità 8 su 10: La sua
originalità sta nella scelta di usare una poesia di
Leopardi. Spesso si preferiscono gli aforismi alle poesie e questo
l’ho molto gradito.
- Trattazione Kunoichi Scelta 13,5 su 15: Trattata
abbastanza bene. Viene descritta come una ragazza piena di sogni che la
portano a illudersi fino alla fine. Fino alla sua morte. Complimenti.
- Totale 30.5 su 35
Questa ff si è classificata sesta. Per me è
già un piccolo traguardo. Certo, ne ho di strada da fare, ma
ci metto tutta la buona volontà. Ringrazio in anticipo chi
recensirà.
Sasori