TBI presenta
GOD FURY
::::CAPITOLO 5 – LIBERI::::
Tutto
sommato era piuttosto divertente, come situazione. O
meglio, questo era quello che avrebbe potuto asserire Max: una bella sfida. Lo
scenario, in fin dei conti non era certo dei migliori. God Fury e Dungeoneers
erano rimasti intrappolati a coppie casuali in sei diverse ale del maniero di
Swanhild. E tutti si stavano dando da fare per uscire
da lì. Sapevano benissimo che, finite le due ore, sarebbero
rimasti intrappolati nel castello per sempre. Eppure…
…
“Insomma, che
diavolo hai da guardare?”
Il tono di voce di
Sob era alquanto irritato. Da quando si era risvegliato, lui
e Patri non si erano ancora rivolti la parola. Sob fissava imperterrito
la lama della sua spada, mentre Patri fissava il suo rivale, quasi divertito.
Dall’apertura del cappuccio si vedevano solamente l’occhio destro e qualche
ciocca disordinata di capelli. Sob naturalmente si era accorto, con i suoi
riflessi da guerriero, dello sguardo posto su di lui. Inizialmente aveva
tentato in tutti i modi di non pensarci, ma poi l’istinto prese
il sopravvento. In fondo aveva sempre detestato chi lo fissava con aria di
scherno.
“Niente…” il timbro
vocale di Patri era al contrario tranquillo. Dal tremore delle spalle, Sob
riuscì a dedurre che stava reprimendo una risata.
“Stammi un po’ a
sentire… Non so chi tu sia, non so perché mi infastidisci
così tanto solo guardandoti e tantomeno so cosa mi impedisca di farti una
faccia così di ceffoni…” tuonò il crusader, scattando in piedi
Patri
non battè ciglio.
“Ma penso che sia
giunto il momento di dirtelo… Muovi il culo e vedi di
aiutarmi ad uscire di qui!”
“Stai calmo,
piccolo crusader…” si alzò anche Patri “Ci penserà
Marine a tirarci fuori di qui…”
“Eh?”
“La sua magia è
veramente eccezionale… Ovviamente perché noi siamo i migliori… Anzi, mi chiedo
come abbia fatto Galaad a prendere con sé un manipolo di deficienti come voi…
Senza offesa, ovviamente, ma se Galaad fosse rimasto
con noi… Sarebbe arrivato ai vertici del successo…”
Fu un lampo di luce
accecante ad impedire a Sob di saltargli addosso e distruggerlo…
…
“Anf… E’ inutile…”
Galaad era esausto.
Nonostante l’insistenza e la forza dei colpi, il campo energetico si era dimostrato un avversario troppo ostico. Di fianco a lui,
Tsubo cadde in ginocchio. Erano in due, dannazione, ma
non riuscivano nemmeno in due a spezzare la barriera…
“Cosa
facciamo, ora… Sono già passati 90 minuti da quando siamo entrati qui…”
“Ci rimane solo
mezz’ora…”
Gal si sedette al
fianco dell’assassin.
“La situazione è
molto complicata…” constatò Tsubo “Abbiamo finito gli
SP, e non abbiamo oggetti curativi con noi… Se aspettiamo di ricaricare
normalmente, ci vorrà troppo tempo…”
“La barriera non ha
riportato nemmeno la minima scalfitura…” Gal tirò un pugno a terra, guidato
dalla frustrazione.
“Anche
se riuscissimo a ricaricare in due minuti, la situazione sarebbe uguale…
Abbiamo già provato ad attaccare in due tempi e in contemporanea, ma è stato
tutto inutile…”
Tsubo si studiò i
katar lucenti…
“Dobbiamo sperare
in Marine…”
“Eh… In effetti,
tra le nostre gilde, è quella che ha dalla sua il potenziale distruttivo
maggiore… Mi duole ammetterlo, ma nemmeno il nostro Sharingan non è
all’altezza… E dubito fortemente che il suo Jupitel Thunder possa buttare giù
la barriera…”
“Mh… Credo che la
Skill di Marine possa farcela…”
“Dici?” Galaad si
fece pensieroso nello studiare la barriera “Mmm… Non saprei dirti… Non nego
affatto che il Vermillion sia di una potenza inaudita, certo… Ma non so quanto possa essere efficace…”
“C’è da sperare…”
riprese Tsubo “Che sia finita insieme al vostro wizard…”
“Beh… Può darsi che
in due ci riescano…”
E poi… Videro solo
un lampo abbagliante…
…
L’arco nero
intagliato era diventato oggetto dell’attenzione di Urden.
Il suo fedele arco… Lo adorava come un figlio…
“Fino a quando
rimarrai a fissare il tuo arco?”
Urden ruotò
lentamente la testa verso la ragazza.
“Lo hai visto con i
tuoi occhi, no?” disse piano Urden “Le mie frecce magiche non sono servite a
niente… Questa è magia di altissimo livello…”
Qua e là si
potevano notare delle frecce di vario colore incastrate
nella barriera invisibile, il che creava un assurdo gioco ottico. Le code delle
frecce uscivano dal nulla.
Dinze, d’altro
canto, era troppo terrorizzata dall’idea di rimanere rinchiusa lì per notare la
bizzarria della situazione.
“Non riesco a capire come tu riesca a stare così calmo…”
“Cos’altro
potrei fare? Sentiamo…”
La ragazza si strinse
nelle spalle. Non doveva mostrare il fianco. Si sforzava di
mantenere la calma il più possibile.
Ce
l’avrebbero fatta… Galaad, Sharingan, suo fratello, Aco, Sob… Qualcuno di
loro avrebbe sicuramente trovato una soluzione…
Continuava a
ripetersi mentalmente questa nenia come per esorcizzare lungi da sé gli spettri
della paura. E un’altra voce, più lontana, ribatteva…
Come puoi esserne
così convinta?
Urden si alzò con
calma per recuperare le frecce. Erano molto preziose per lui, l’ultimo dono di
suo padre. Una volta riposte nella faretra, lisciò accuratamente il suo fedele
compagno.
“E piantala con quell’arco!” trasalì Dinze, beccandosi
un’occhiata sbieca da parte dell’hunter
“S…Scusami…”
“Non importa…”
Urden si avvicinò e le si sedette a fianco
“Rilassati,
piccola… Adesso usciremo di qui…”
Normalmente, gli
avrebbe sfasciato la mandibola suscitando l’ilarità di suo fratello. C’era solo
una persona al mondo a cui aveva permesso di chiamarla così… “La piccola Dinze”
anziché “Dinze la Hunter”… E non era certo
quell’Urden!
Anche
se dovette ammettere a se stessa di essergli stata grata per le parole calde e
rincuoranti.
“Ah sì? E come?” si limitò a dire
Urden sorrise
impercettibilmente e aprì bocca per dire qualcosa, ma non riuscì a terminare la
frase…
…
“Grazie, Aco…”
Per l’ennesima
volta, Lothar aveva finito i suoi SP. E per l’ennesima
volta, Aco li aveva rigenerati alla perfezione.
“Di niente… Tanto
non posso fare altro…”
Aco non disse
niente… Ma rigenerando i suoi SP si era reso conto di
una cosa.
Quel crusader aveva persino più SP di lui, addirittura più di Sharingan, e di
solito i wizard raggiungevano dei livelli impressionanti. Inoltre, la
sua capacità di recupero era straordinaria. Era finora che sparava
Grand Cross, l’arma più potente dei crusader, eppure non faticava a
riprendersi in breve tempo. Galaad crollava dopo il quarto colpo consecutivo,
mentre Lothar lo aveva usato circa una quindicina di volte.
“Ascolta, secondo
te di cosa è fatta questa barriera?”
Aco si diresse
piano verso la parete invisibile. Ne tastò la
superficie con la mano.
“Beh… A prima vista
direi un campo elettrostatico, ma non ne sono del
tutto certo…”
“Boh? Io non ci
mastico affatto con queste cose…”
Si avvicinò di
nuovo alla barriera e cominciò a colpirla con uguale vigore. Aco si sedette sul
freddo pavimento. Rimuginò a lungo per non essere diventato un Monk come gli
aveva consigliato Galaad, anni prima. Certo, aveva promesso a se stesso sin da
piccolo che sarebbe diventato il miglior priest che la storia avesse mai ricordato.
E divenne un priest in gamba, non c’era dubbio. Ma quando lui, Galaad, Max e Sob, i primi della gilda God
Fury, presero parte alla loro prima WoE, Aco cominciò a dubitare fortemente
della sua scelta. Nonostante lui fosse “la quinta
colonna” della gilda, con le sue Skill di cura e rigenerazione energie e SP, si
sentiva come un fardello. Gli altri combattevano in prima fila, e lui stava
indietro a curarli. Importante, certo… Ma lui avrebbe voluto prendere più parte
ai combattimenti… Non finì nemmeno di pensare, quando venne
accecato da un bagliore incredibilmente intenso…
…
Zeo ci stava quasi
rinunciando. Non aveva incontrato mai avversario più difficile. Era convinto
che avrebbe dovuto dire questa frase nei riguardi della barriera… Ma dovette riservarla
alla testa di Max. Da quando erano rinvenuti lì, Zeo aveva sfornato piani su
piani per abbattere la barriera… Schemi di attacco,
tempi di azione… Tutto accuratamente calcolato…
“Ma
scusa, Zeo…” lo interruppe Max per l’ennesima volta “Il tuo acutissimo
ragionamento fila liscio come l’olio… Ma perché non ci diamo dentro con la
cara, vecchia, forza bruta?”
Zeo si passò
sconsolato la mano sulla faccia.
“Max… Te lo ripeto per l’ultima volta… E’ inutile andare allo sbaraglio,
attaccare senza un piano preciso e senza alcun metodo. Ci vuole calma,
riflessione e tempismo…”
“Allora…” ribattè
Max “La calma non ce l’abbiamo, perché il tempo passa
velocemente… E due ore non sono tante… Per quanto riguarda la riflessione, tu
rifletti un po’ quanto ti pare! Prenditi uno specchio e rifletti quanto vuoi,
ma io non ci sto a elucubrare su tattiche, piani e
cazzate varie! Mi sono sempre fidato del mio istinto, nelle battaglie,
nell’addestramento, nella vita… E lo farò anche adesso!”
Zeo sbuffò di
fronte alla cocciutaggine di Max, e alzò spallucce come per dire “fa un po’
quello che vuoi” e l’assassin non se lo fece ripetere due volte. Incoccò
tranquillamente la freccia nell’arco e prese la mira.
“Attacchiamo
contemporaneamente lo stesso punto, ok?”
“Oh!” esclamò Max
“E ci voleva tanto?”
Max sguainò i katar impaziente di farli, come spesso soleva dire, “cantare”.
“Al
mio tre…” fu l’ultima cosa che sentì, prima di essere inghiottito dalla
luce…
…
Tutti e dieci si
risvegliarono nella Golden Stage di Swanhild. Confusi
e agitati per l’accaduto, fecero saettare la testa a destra e a manca per
capire cosa stesse succedendo. Si resero conto della
loro posizione quando notarono frammenti dorati qua e là sul pavimento.
“Ehilà, ragazzi!”
Sharingan andò dai suoi per rimetterli in piedi
“Sha… Shari… Ma che
diavolo…”
“Io e Marine abbiamo rotto la barriera…”
“Cosa?” Gal sgranò
gli occhi “E come avete fatto?”
Sharingan si girò e
vide Marine con un indice premuto sulle labbra, o meglio, sulla parte della
maschera corrispondente alle labbra.
“Eh… Segreto
professionale…” disse il wizard con un affabile sorriso
“Poi me la spieghi…
E l’Emperium?” chiese Gal
“L’abbiamo rotto
noi…” disse Marine “E’ in gamba, il vostro wizard…”
“Mh…” considerò
Urden “Quindi il castello è di entrambe le gilde…”
“Già!”
“Scusate…” fece Max
“Ma come siamo usciti da lì?”
“Appena siamo
usciti…” spiegò Sharingan “Abbiamo sistemato velocemente i Novae Inflammo… Una volta eliminati loro, la trappola si è annullata automaticamente
e ha funzionato al contrario…”
“Capisco…” disse
Aco
Sharingan frugò un po’
in tasca e si avvicinò al priest della sua gilda.
“Prendi…” disse
Shari, senza farsi notare
“Cos’è?” chiese Aco
curiosamente, mentre riceveva una pietra rossa
“L’ho presa al Monk dei Novae prima di eliminarlo… E’ una Red
Gemstone…”
Aco non ebbe il
tempo di ribattere, perché un lampo rigenerò perfettamente l’Emperium, sotto lo
sguardo attonito di tutti i presenti.
“Ma
che…?” fece Sharingan “Eppure lo avevamo distrutto…”
Marine si mise,
inspiegabilmente, a ridere.
“Evidentemente, non
è nel regolamento…”
“Cosa?”
“Un castello, una
gilda… Credo che la WoE durerà finchè non ci sarà una sola gilda qui dentro…”
“Quindi…” chiese
Gal con una luce negli occhi “Vuoi dire che combatteremo tra
di noi, vero?”
…
Gli scontri epici
tra God Fury e Dungeoneers stavano per cominciare. Solo una delle due avrebbe
primeggiato. Ma chi manterrà il possesso del castello?
Galaad contro Lothar… Sharingan contro Urden… Dinze contro Zeo… Sob contro
Patri… Aco contro Marine… Max contro Tsubo… Quello che successe dopo, gli
scontri, le vittorie e le sconfitte furono riportati
nelle Cronache di Swanhild…
-FINE-
A quasi due mesi dalla prima pubblicazione, la prima
parte della saga di God Fury arriva al capitolo conclusivo. Non so quante parti
verranno fuori, ma come minimo ho intenzione di scriverne altre due. E poi… Quel che sarà, sarà… Alla prossima, spero presto, con
God Fury: Swanhild Chronicles!
L’autore (scomunicato)
TBI