Il sole comincia a sorgere quella calda mattina di inizio luglio, e un raggio di luce colpisce il viso di un bambino. E' Teddy Lupin, quel bambino. Lui sta aspettando i suoi genitori, per poter giocare con loro. Per farsi notare dalla famigliola, caccia qualche urlo, provocato dal suo pianto stridulo. Si apre la porta della cameretta, ma non č né la mamma, né il papā ad aprire. E' la nonna, la sua cara e dolce nonnina. Il bambino, felice di vedere la sua nonna, prova a chiamarla con la voce. Ma Teddy ancora non sa parlare, per questo emette solo qualche verso. La nonna gli sorride, mentre candide lacrime solcano il suo viso. Lacrime che il piccolo Teddy non riesce a notare.
La nonna gli si avvicina, e gli dice che oggi si devono fare belli: quel giorno, infatti, devono andare ad assistere ad una cerimonia. Teddy, assumendo uno sguardo di curiositā, si fa prendere in braccio dalla nonna, che lo guida per la stanza. I due si fermano davanti al piccolo armadio del bambino, e la nonna sceglie un completino nero da fagli indossare. Glielo infila con un colpo di bacchetta, poi gli pettina i capelli con un pettinino creato a posta per lui. Lo porta a fare colazione
Il bambino, finito di mangiare, viene preso dal nonno, e viene portato dentro una scatola gigante. Questa comincia a muoversi non appena tutti e due i nonni sono dentro con lui; il bambino si spaventa, e piangere, non riuscendo a capire cosa sia quel trabiccolo. La nonna lo prende una seconda volta in braccio, e prova a calmarlo; pochi minuti, e il piccolo Teddy č di nuovo gioioso come quando ha visto la nonna al suo risveglio.
Quella scatola si ferma, e il nonno, sceso prima di loro, fa uscire la nonna e poi prende lui, il Metamorfomagus. Il bambino viene portato su una sedia. Un uomo che non conosce si piazza davanti a lui. A lui, e a tutte le altre persone attorno al bambino. Si schiarisce la gola, quell uomo; poi, comincia a parlare.
Il bambino non riesce a capire nessuna di quelle parole che quell uomo dice.
Passano le persone, parlano anche loro, alcune piangendo, altre trattenedo a stento le lacrime. Molti recitano discorsi prolissi, altri sono sintetici. Le ore volano davanti al bambino; poi, ad un certo punto, i grandi finiscono di parlare. La nonna, alzatasi in piedi, porta lui davanti a due grandi scatole: dentro, vi sono la sua mamma e il suo papā. Il bambino avvicina la mano; li vuole toccare, sentire il loro calore sulla sua mano. La nonna blocca il gesto del bambino con un movimento lento, leggero. Gli dice che non č ora di giocare, che i suoi genitori stanno dormendo. E il bambino, credendo innocentemente a quelle parole immerse nelle lacrime, aspetta il momento per poter giocare con loro, guardando i suoi genitori dall'alto della sua posizione.
<< Mamma... papā... >> Dice.