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Autore: MAFU    04/08/2015    0 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 1

Un tonfo sordo svegliò Rin di soprassalto facendolo sobbalzare nel letto. Cos’era stato? “Yukio…” mormorò assonnato nel buio, “L’ho sentito.” Il fratello era già in piedi accanto alla porta con la pistola in pugno. “Coraggio, alzati.” Di tutta risposta Rin mugugnò qualcosa rigirandosi tra le coperte, “Rin!” Yukio piombando di peso sul suo letto lo fece sussultare. “Che vuoi!?” il ragazzo sbadigliò senza aprire gli occhi.  “Avanti, non è il momento di rimettersi a dormire…”, bisbigliò tra i denti trascinando il fratello fuori dal suo giaciglio, “Dovremmo essere gli unici inquilini di questo dormitorio… Potrebbero esserci degli ospiti indesiderati al piano di sopra.” “Ho capito, ho capito…” Rin biascicando qualcosa si convinse ad alzarsi di sua sponte… o quasi. Ancora in mutande tastò i profili della mobilia in cerca della sua Katana. Rantolando nel buio un minuto buono finalmente la trovò e raggiunse suo fratello sull’uscio. “Sei pronto?” gli chiese serio, ma Rin grattandosi dietro la testa farfugliò qualcosa ancora nel mondo dei sogni, “Eh, sì… credo” sbadigliò ancora. “Non ci siamo…” Scossando la testa, Yukio estrasse dalla tasca un cerca persone e premette un tasto con decisione, “Meglio chiamare il preside.” Aggiunse infilandoselo nuovamente in tasca. “Rin?” richiamò di nuovo il ragazzo all’ordine dopo un lungo e vuoto silenzio. Rimase a fissarlo mentre lentamente la quiete veniva interrotta dal suo russare beato. Era rimasto in piedi abbracciato alla sua spada piantata a terra. “Non ci credo…” si sistemò gli occhiali stressato, “Svegliati!” sbraitò. All’improvviso qualcuno batté lievemente le nocche sulla porta aperta. “Toc toc ~ È permesso?” fischiettando ilare, Mephisto Pheles in persona varcò la soglia senza aspettare che gli venisse dato il permesso. Con eleganza entrò nella camera squadrando i due giovani scarmigliati buttati praticamente giù dal letto e arricciò il naso. A differenza loro, sembrava non essere nemmeno andato a dormire ed era impeccabilmente vestito di tutto punto come suo solito. “Mhh…Volevate forse fare un pigiama party?” si grattò il pizzetto con un mezzo sorriso. Yukio aggrottò le sopracciglia con imbarazzo e proseguì con l’esporre il problema, “Ecco… Mi dispiace deluderla signor preside, ma il motivo della chiamata è differente…” Si allacciò un bottone della casacca da professore buttata su alla rinfusa nel tentativo di sembrare più professionale, “Abbiamo un problema.” Un altro tonfo sordo lo interruppe. Tutti i presenti alzarono lo sguardo sul soffitto. I rumori provenivano dal piano di sopra. “Mh… Penso proprio di capire il perché io sia così desiderato…” “Possibile che un demone sia riuscito a penetrare all’interno dell’istituto?” Yukio azzardò un’ipotesi. “E se fosse un gatto?” biascicò assonnato Rin, di nuovo sveglio. Il fratello lo osservò in silenzio sistemandosi gli occhiali e ignorandolo riprese il discorso voltandosi nuovamente verso Mephisto. “Lei pensa che potrebbe esserci un qualcosa di pericoloso per l’incolumità degli altri studenti?” “Non saprei…” Lo sguardo dell’uomo si perse nel vuoto mentre si accarezzava distratto il mento, “Ma finché stiamo qui fermi non lo scopriremo mai.” Smettendo di lisciarsi la barbetta schioccò le dita trafitto da un barlume di genio, “Orsù, propongo un’ispezione!” “Mh…” Yukio si fece pensieroso, “Ho deciso!” Squittì Mephisto battendo le mani, “Ci divideremo in due gruppi!” “Genio, ma siamo in tre.” Bofonchiò Rin mettendosi le dita nel naso, “Tu che in mutande giochi al cercatore di tesori senza alcun ritegno dovresti tacere.” Lo zittì Yukio attonito, “Suvvia, bambini, non litigate…” si sfiorò le labbra con le dita della mano e con una piroetta sventolò il mantello girando i tacchi, “Yukio, tu e Rin prendete le scale di destra, perlustrerete il corridoio del piano di sopra da quel verso…” ruotò il capo verso i due, “In quanto a me medesimo, mi avvierò per le scale di sinistra.” Sorridendo si calcò il cilindro sulla nuca cominciando a camminare nel buio, “Se ci sono problemi fatemi un fischio!” strillò ormai lontano agitando un braccio senza voltarsi. “Che tipo…” Rin si tolse il dito dalla narice sbuffando, ormai completamente destato dai suoi sogni. “Dai, muoviamoci.” Yukio stringendo i pugni attorno alla sua arma carica, puntata sul pavimento, uscì prontamente nel corridoio avviandosi verso la destinazione prestabilita. Rin tentennando azzardò un passo in avanti ma guardandosi i piedi si arrestò di colpo, “Hey! Aspetta!! MA SONO IN MUTANDE!” “Ma buongiorno…” sussurrò Yukio con gli occhi a mezz’asta senza voltarsi verso il fratello che in preda all’agitazione non sapeva dove andare a sbattere la testa.
“Yukio, non vedo niente…” Si lamentò Rin, con finalmente addosso un paio di pantaloni. Seguiva Yukio come un ombra avanzando a tentoni nell’oscurità del secondo piano. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro. “Tu, piuttosto che lamentarti, nascondi quella coda.” “Ma come… come hai fatto a vederla!? Non ti sei nemmeno girato!” contorcendosi Rin si infilò nelle mutande la coda che penzolava fuori dai pantaloni. Yukio avanzava in guardia stando vicino alla parete sgretolata e umida che odorava di cantina.
Nel frattempo, dall’altra parte del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un tramestare di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che non torna…” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “Mhm... C’è davvero qualcuno...” Afferrò con grazia la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta. La luce del bagno inondò quella porzione di corridoio svelandone dietro la soglia un nugolo di capelli biondi e mossi appartenenti ad una bimbetta in camicia da notte che in punta di piedi su un panchetto si stava lavando i denti. Non appena i due incrociarono gli sguardi, lo stupore fu reciproco. Quegli occhi dorati lo squadrarono da capo a piedi rapidi come due saette e l’uomo ebbe un déjà-vu. La ragazzina spalancò la bocca lasciando cadere lo spazzolino nel lavandino. Mephisto non riusciva a credere ai suoi occhi. Quella non era una bambina. La sua statura ingannava i suoi anni e lui l’aveva riconosciuta. Mentre tentò di farfugliare qualcosa che avesse un senso, la piccola saltò giù dal piedistallo facendolo rovesciare su se stesso dalla foga e respirando con affanno si lanciò al collo dell’uomo urlando di gioia “MEPHISTO !!!”. La sua vocina riecheggiò per tutto il dormitorio attirando l’attenzione di Rin e Yukio.
“Che accidenti!?” Rin indietreggiò confuso “Mantieni la calma…” Yukio non si scompose. Alle loro spalle, due occhi scarlatti si accesero nel buio.
“Li…Lilith ?” mormorò sgomento Mephisto ricambiando in parte l’abbraccio che ben presto si sciolse. Le piccole manine della ragazzina gli scivolarono lungo il collo e il petto mentre appoggiava i piedi per terra. Era talmente piccola e minuta in suo confronto da arrivargli a una decina di centimetri dalle spalle. Non appena toccò terra, la suddetta Lilith alzò la testa per guardare Mephisto negli occhi, sorrideva commossa, in estasi. “Perché ti trovi qui?” ancora incapace della situazione faticava a non guardarla con gli occhi sbarrati. L’espressione della ragazza mutò all’istante. Senza dire nulla, la piccola ci pensò un attimo rabbuiandosi sempre di più “Ha importanza?” Alzò gli occhi sconsolata, “Direi di sì…” Mephisto la guardò serio, “…Però non penso sia il luogo adatto per discuterne...” ammorbidendosi, tagliò corto leggendole negli occhi. “Ad ogni modo…” La osservò carico di affetto “Sei… Cresciuta...”.  Lilith strabuzzò gli occhi colpita e imbarazzata da quell’affermazione e dal suo sguardo così intenso, al che sbuffò “Uff… lo sappiamo entrambi che non è vero!” Fece il broncio incrociando le braccia. “È pur sempre lo stesso corpo…” “Mhm...” Sorrise Mephisto imitandola “E… Dimmi, cara, è qui con te anche tua s...”, un urlo di terrore ruppe il silenzio della notte “Sì...” Lilith guardò nella direzione dell’urlo. “Ci siamo fermate qui pensando che questo posto fosse disabitato…” “Perdonami, ma essendo evidente che non è così, sarebbe meglio che io andassi a salvare i miei studenti da quella lì...” Interrompendola con un occhiolino, Mephisto accorse in aiuto di Rin e Yukio che erano alle prese con la misteriosa creatura della notte. “A...Aspettami!” Lilith gli corse dietro. Una donna alta e formosa si era avventata alle spalle di Rin atterrandolo per poi scagliarsi su Yukio. “Avevo sentito odore di sangue giovane...” una voce mostruosa fuoriuscì dalla bocca della creatura i cui occhi iniettati di sangue brillavano di desiderio.  “Allora eri tu l’ospite indesiderato! “Le gridò il ragazzo tentando in vano di colpirla coi proiettili benedetti della sua pistola “LAMIA!” Lilith si parò rapidamente davanti a Mephisto che immobilizzandosi rimase stordito dalla nuvola di capelli che ricaddero sulle spalle della ragazza svolazzando. La donna si bloccò voltandosi verso di lei “E dai...” sorrise maligna, “Lasciami divertire...” “No! Ricordati che qui siamo ospiti!” S’impuntò decisa Lilith. Yukio attonito rimase disteso immobile sul pavimento freddo mentre Rin stava tentando di scollare la faccia dalle assi di legno. Nel trambusto, era necessario l’intervento di un pacificatore. “Calmi, Calmi…” S’intromise Mephisto alzando le mani in segno di tregua “Vi prego di farmi chiarire il malinteso…” Tutti lo guardarono trattenendo il fiato “Le qui presenti signorine, per via di un errore burocratico sono finite nel vostro stesso dormitorio, perché da domani …” Afferrò entrambe per i polsi alzando loro le braccia al cielo come se fossero vincitrici di un incontro di lotta, “Saranno anche loro ufficialmente iscritte al corso per esorcisti!  Felicitazioni mie care!” Gongolò entusiasta mentre le due lo guardarono strabuzzando gli occhi incredule. “E adesso, con permesso, vorrei portarle nel mio ufficio per occuparmi immediatamente di questo errore di collocamento!” Detto questo le trascinò via sotto gli occhi increduli dei due ragazzi. “Buona notte miei cari! E sogni d’oro!” Cinguettò ormai lontano.
Quando furono abbastanza lontani, Mephisto le sbatté entrambe al muro e senza esclusioni le guardò serio negli occhi “Voi due… Specialmente tu...” si rivolse a Lamia che alzò gli occhi al cielo “Dobbiamo parlare.” Lilith sbiancò deglutendo rumorosamente.
Messo piede nell’ufficio di Mephisto, quest’ultimo fece accomodare le ragazze su due poltrone rosse dirimpetto alla scrivania a cui si sedette. “Mephisto… Noi non siamo venute qui per frequentare la scuola…” azzardò Lilith “Pensavate di poter restare qui senza fare niente in cambio? Vi faccio presente che qui dentro non sarebbero ammessi demoni… È già tanto che vi stia dando una copertura per restare…”  La ragazza allora abbassò lo sguardo sconfortata, “Ci dispiace...” gemette e Mephisto non riuscì a continuare a guardarla male, “Or dunque, si può sapere perché siete qui?” Silenzio. Lilith strinse coi pugni i lembi della camicia da notte rimuginando e Lamia la guardò con fare di sufficienza “E dai, Lilith glielo puoi anche dire, tanto ormai a Gehenna lo sanno cani e porci…” “Taci!” la zittì la ragazzina seccata, Lamia sbuffò infastidita, “Come sei permalosa, è solo un dato di fatto...” Lilith senza sentire ragioni, la fulminò con lo sguardo, “È palese che ci siano parecchie controversie tra di voi, o sbaglio?” “Sbagli!”. La secca risposta in coro delle ragazze lo lasciò di stucco. “È solo che…” tentò di spiegarsi riccioli d’oro, “Noi siamo di nuovo…” “Scappate di casa.” Lamia completò la frase e la stanza piombò di nuovo nel silenzio. “Ah… come i vecchi tempi…” Mephisto si lisciò il pizzetto “Capisco…” si alzò in piedi passeggiando avanti e indietro. “Anche se volessi rispedirvi a casa non potrei dato che due miei studenti vi hanno viste, dunque…” fece retrofronte, “Per non mancare la parola data, da domani frequenterete entrambe il corso speciale per esorcisti!” “Ma è assurdo! Noi non...” Saltò su Lilith tentando di farlo ragionare “Niente se, e niente ma! Se volete restare dovete sopportare!” “Ho capito...” si guardò le punte dei piedini scalzi e bianchi. “Ah, quasi dimenticavo!” Si avvicinò alle ragazze, “Per quanto riguarda la vostra vera identità non voglio che si ripetano azioni come quella di stanotte che mettano in pericolo la vostra copertura! Ricordatevi, da oggi voi siete due semplici studentesse dell’accademia della vera croce, intesi?” “Mica tanto normali… Siamo due demoni esorcisti…” sogghignò Lamia. “E’ inutile dire che ciò che ho detto vale soprattutto per te, cara.” puntualizzò Mephisto, “Inoltre, sarebbe inopportuno inserirvi in uno dei dormitori comuni pullulanti di ragazzi indifesi, pertanto rimarrete lì dove siete.” “Cosa? In quella baracca in avanzato stato di decomposizione?” Lamia, stizzita incrociò le braccia. “Va… Va benissimo!” La interruppe Lilith “È un sollievo sapere che potremo restare.” sospirò rassicurata. “Ne sono lieto” Sorrise Mephisto accarezzandosi le mani, “Adesso potete andare a dormire…” Le invitò ad andare. Mentre stavano per varcare la soglia però, l’uomo le trattenne un ultimo istante “La coda.” Scandì bene la parola, “Deve sparire” “Ah! sissignore!” Lilith frugò sotto la sua camicia da notte e Lamia si limitò a infilarla nei pantaloni del pigiama, “Pregate solo che quei due non l’abbiano vista.” Sospirò Mephisto. “Figuriamoci, era troppo buio!” Gridò Lamia mentre si allontanava con Lilith, “Shhh! Fa silenzio! È notte fonda!” “Ma smettila!” “Ah! Lamia! Ti prego..!”. Mentre il brusio lasciava posto al silenzio, e il rumore dei passi delle ragazze scompariva, Mephisto sospirando sparì nel suo ufficio.
“Sei proprio una scema, Lilith.” sbuffò Lamia sedendosi a gambe incrociate sul pavimento marcio. Lilith non rispose e chiudendosi la porta massiccia alle spalle, sospirando vi si addossò. In quella stanza buia e tetra c’erano due letti a castello incassati nella parete e una scrivania robusta e impolverata. Non era un gran che, ma era la prima stanza in cui erano capitate. Lontana quattro porte dal bagno, e una dalle scale di destra, era quella al capolinea del corridoio, quella con due belle finestre ampie che facevano entrare liberamente la luce lunare. Da lassù si vedeva una parte di giardino: il vialetto ghiaioso, le siepi e una chiazza di alberi neri che circondava l’edificio ne costituivano il corpo. Più in là, dietro i cespugli incolti, un piccolo ponte di pietra sormontava un ruscelletto che terminava di lì a poco, scomparendo nella terra umida. L’erba incolta e l’edera avevano invaso ogni centimetro, tranne la via di ghiaia bianca salvatasi per un qualche miracolo. Persino l’edificio abbandonato non era stato risparmiato dalla natura. Per lo meno gli arbusti non erano ancora entrati in camera. Il legno era però impregnato di un forte odore di muschio. Non era di certo il palazzo lussuoso che si aspettavano. L’unico tocco di classe che impreziosiva la serata erano le lucciole. Come piccole fiammelle illuminavano la notte rendendo il paesaggio quasi fiabesco. Una di loro, entrando dalla finestra, si posò su un piede di Lilith. “Lamia …” si decise a parlare mentre scacciava l’insetto con un colpetto, “Io penso che fingerci studentesse sia il male minore…” Lamia abbandonò la testa all’indietro per guardarla in silenzio, “Sarà molto più complicato trattenere la nostra vera natura…” bisbigliò stringendo i pugni “Specialmente per le conseguenze che ne deriverebbero…” aggiunse. “Qualcosa mi dice che tu non ti stai riferendo soltanto ai limiti imposti da pizzetto, non è così?”. Lilith scosse il capo “Lo sappiamo entrambe com’è andata l’altra volta… Se dovessi perdere le staffe... Io…” si accasciò in ginocchio “Per meglio dire… lei saprebbe la mia esatta posizione…”. La sorella alzò un sopracciglio sogghignando, “Beh… Io per quello non ho motivo di trattenermi.” Ridacchiò. “Quella strega tiene d’occhio te, non me! Io mi posso sfogare quanto voglio!” Rise di gusto ma Lilith, trascinandosi verso di lei l’afferrò per un braccio, “Ti prego non fare niente di stupido! Non voglio essere costretta a tornare a casa per colpa tua. Non dimenticare il tuo ruolo!” Corrucciò le sopracciglia, “Se, se...” la donna annuì poco convinta, “Ma tu ricordati che tutto quello che faccio…” Le piantò un dito nel petto “Lo faccio per proteggere te, milady!” Si alzò in piedi buttandosi sul materasso marmoreo di uno dei letti “E ovviamente, non puoi impedirmi di recuperare un po’ di energie, dopotutto servono a me per essere in grado di adempiere a questo compito…”. Lilith rimasta di stucco, si alzò a sua volta stringendo i pugni “Lamia, è categorico! Non toccare gli studenti di questo istituto!” Abbassò lo sguardo, “O se proprio devi farlo, non ucciderli.”  “Sissignora, sarò contenuta nel nutrirmi…” sogghignò poco prima di addormentarsi.
   
 
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