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Autore: Triz    04/08/2015    0 recensioni
Una sera, Sherman Watson convince la compagna di college Cassandra Wood a seguirlo nella sfarzosa villa della nobile famiglia Wheatcroft, dove si mormora che da secoli abiti un fantasma.
Circa vent'anni dopo, Sherman ritorna a villa Wheatcroft, ma Cassie non è con lui.
Partecipa al contest Ombre del passato - Quando dimenticare è impossibile di _Vintage_. Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
Presente - Parte Seconda

L'attuale lord Wheatcroft non doveva averci impiegato molto a riportare la villa agli antichi splendori.
Quando si fiondò di corsa lungo il viale d'ingresso tirato a lucido ed entrò nella villa, Sherman stentava a riconoscere in quel luogo la stessa stamberga dove era entrato con Cassandra vent'anni prima e le assi del pavimento non scricchiolavano più sotto i suoi piedi man mano che si avvicinava al salone.
Il ritratto di Lord Amadeus Wheatcroft e di sua moglie Astrid, ripulito e restaurato, era ancora lì dove Sherman ricordava e la forte luce lunare che entrava dalla finestra rendeva ormai inutile la torcia che Edgar aveva dato al professore.
Sherman uscì sul balcone e una lieve brezza gli accarezzò il viso: anche se il balcone faceva ora una più degna figura di sé, Sherman quasi non riuscì a trovare alcuna differenza rispetto a vent'anni prima.
Anche quella sera, nello stesso punto da cui lord Wheatcroft lo fissava altero, c'era un fantasma che lo aspettava.
«Ciao, Sherman, ce ne hai messo, di tempo!».

«Come vi siete permessi di entrare in casa mia?» disse la voce profonda di Lord Amadeus Wheatcroft: il fantasma dava le spalle ai due ragazzi e con le mani dietro la schiena osservava la desolazione e il declino che si erano impossessati del vasto giardino della villa.
«Buonasera, lord Wheatcroft» disse Sherman. Vicino a lui, Cassandra non riusciva a spiccicare una parola: le voci che circolavano all'università, che deridevano Sherman Watson e la sua ridicola passione per i fantasmi e le loro storie, divennero a loro volta ridicole e irritanti di fronte a ciò a cui i suoi occhi assistevano.
«Cerchi di arruffianarmi, ragazzo?» tuonò Amadeus voltandosi e fissando Sherman con tutto il disprezzo che riusciva a provare. Anche con quell'atteggiamento, che normalmente non poteva sopportare nei viventi, Cassandra rimase sempre meno stupita e sempre più affascinata da ciò che stava assistendo.
«E tu cos'hai da fissare?» sbottò lord Wheatcroft altero accorgendosi della presenza di Cassandra.
La ragazza sobbalzò, diede un'occhiata a Sherman e lui annuì, pur mostrandosi apprensivo nei suoi confronti. Quando riuscì a ritrovare la voce, Cassandra prese il coraggio a due mani e chiese: «Perché proprio il venticinque maggio?».
«Cosa?».
«Il venticinque maggio» disse allora Sherman guardando lord Amadeus negli occhi: «Potrebbe restare in questo posto quanto vuole - in fondo è la sua casa - eppure ha scelto il venticinque maggio. Io mi chiedevo perché».
Lo sguardo di Amadeus divenne ancora più torvo: «Attendo una visita, per cui pretendo che ve ne andiate, tutti e due!» ringhiò allontanandosi e tornando a scrutare il giardino.
«Una visita? E di chi?».


«Lo sai che giorno è oggi?».
Sherman doveva ancora riprendersi dallo shock e sulle prime non capì la semplice domanda di Cassie, che se ne stava seduta a gambe accavallate sul parapetto del balcone, ma poi lei ripeté le sue parole con un sorriso dolce e comprensivo e Sherman capì.
«Oggi è... è il venticinque maggio» mormorò l'uomo passandosi una mano sul viso.
«Già, che combinazione, eh?».
Cassandra saltò giù dal parapetto e scosse la testa riccioluta, gesto che riservava a Sherman sapendo quanto gli piacesse: lui aveva accumulato dentro di sé due anni di cose da dirle, voleva sentire ancora la sua risata o anche, perché no?, il suo modo speciale di rimproverarlo quando lei credeva che fosse necessario.
Se solo non fosse stato così bloccato.
«Rilassati, Sherman, va tutto bene» gli sussurrò all'orecchio quando lo abbracciò. Gli accarezzò il viso e notò i capelli di suo marito che cominciavano a farsi grigi, poi chiese: «Forza, raccontami di te, cosa mi sono persa negli ultimi due anni?».
Impappinandosi di continuo e facendosi tirare fuori le parole a forza - come accadeva ogni volta che era nervoso -, Sherman le raccontò del posto fisso al college che alla fine aveva accettato, la rassicurò che il cane Zenit stava bene e continuava ad avere paura del chihuaua della vicina e, quando Cassandra gli domandò se continuava a interessarsi di fantasmi, Sherman le rispose con rammarico che aveva smesso da un po'.
«Insomma, sei diventato quello che vent'anni fa ritenevi un tipo noioso».
«Esattamente».
Marito e moglie risero come non accadeva più da due anni, poi Cassandra gli lasciò un bacio freddo sulla guancia e disse: «Faresti le ultime due cose per me, Sherman?».

Lady Astrid Wheatcroft era molto più giovane di lord Amadeus, ma questo non le impedì di sposarlo il venticinque maggio del 1724: al contrario di quanto pensavano i due figli di primo letto, che disapprovavano le nozze, Astrid fu felice e fu molto amata dal marito, pur avendo avuto una brevissima vita matrimoniale.
Dopo la morte di lady Wheatcroft, il venticinque maggio di ogni anno, lord Amadeus era solito recarsi sul balcone dove si erano sposati e nemmeno la morte del suo corpo gli impedì di farlo: pur mostrandosi un uomo freddo e razionale, lord Wheatcroft sperava che prima o poi Astrid, nonostante la morte, potesse tornare da lui e fu questa speranza a impedire al suo fantasma di andarsene del tutto.
La sera in cui Sherman andò alla villa con Cassandra, la speranza di Amadeus aveva cominciato a vacillare dopo anni di attesa e l'amore che un tempo aveva provato per Astrid si stava trasformando in rabbia nei suoi confronti.
Raccontò tutto questo in uno sfogo di frustrazione e non gli importava nulla degli sguardi attoniti dei due ragazzi. Quando finì di parlare e nella notte non si sentì nemmeno una mosca volare, Sherman disse: «Ha mai pensato che forse non è qui che Astrid la aspetta?».
«Cosa vuoi dire?».
«Quello che Sherman vuole dire, secondo me, è che magari Astrid non voleva che lei finisse così» mormorò Cassandra e Sherman annuì: «Io non so se esiste l'aldilà o se finiremo nel nulla, ma se io fossi Astrid e se amassi qualcuno come ha fatto lei, mi distruggerebbe sapere che qualcuno ha sprecato la propria esistenza aspettandomi in un posto dove non sarei mai tornata, non crede?».
E fu dopo quelle parole che Sherman capì di aver fatto bene a portare Cassandra con sé.
  
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