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Autore: carmen16    04/08/2015    4 recensioni
E se Bella ricoprisse il ruolo del vampiro e Edward fosse il fragile umano? e se dovessero incontrarsi nel momento più sbagliato che il destino dovesse scegliere? se dovessero anche risultare nemici?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Buonasera a tutti. Eccomi con il quarto capitolo di questa storia. Spero che vi piaccia. Buona lettura! Commentate per favore. Lo sapete che la disperazione di un autore è non conoscere il parere dei lettori su ciò che scrive? O meglio, non sapere se ciò che produce può piacere oppure no.... E' un'incertezza che logora. Ringrazio molto Martyd che ha apprezzato e commentato lo scorso capitolo, spero che questo non ti deluda! Anche se fossi l'unica che mi seguisse e commentasse, vale la pena scrivere per il tuo entusiasmo. Grazie. Comunque eh Bella dovrà far presto i conti con qualche anomalia del cuore che non batte da qualche secolo! E sembra che neanche i cani, oltre le persone la temano e questo le da un profondo fastidio. C'è la sua dignità di vampira in gioco e... Piccola anticipazione, forse Edward inizierà a sospetare qualcosa di Bella. A presto!

POV BELLA

~Correndo nel bosco, ebbe l'opportunità finalmente di schiarirsi le idee, rillassarsi. Uno dei doni di essere vampiri era l'assenza di stanchezza. Poteva correre all'infinito senza avere nemmeno l'affanno, senza sentire i muscoli delle gambe o del resto del corpo bruciare. Era un movimento facile da compiere come respirare, istantaneo. Ciò che richiedeva dispendio di energia era invece l'utilizzo del loro potere. Più tempo passava e si trascorreva nella "vita" come vampiro, e maggiori erano i loro poteri. Tanto più crescevano però, e tanto più erano difficili da controllare. E il potere, si sa, corrompe, anche dopo aver ricevuto il tipo di addestramento che era stato sottoposto anche a Bella, si rischiava, se non preparati, di venirne risucchiati e divenire una minaccia anche per gli altri loro simili, non solo per gli umani.Le leggi della sua razza erano poche, ma tassative. I cacciatori avevano l'incarico di mantenere l'ordine fra le loro gerarchie, ed erano il genere di vampiri più crudele e spaventoso perchè uccidevano anche gli altri loro simili senza remore. Erano dotati di poteri di ricerca sulle persone che erano infallibili, quanto più conoscevano i bersagli che inseguivano. Lei era tormentata continuamente dal ricordo ossessivo di uno di loro, Dimitri. L'unico al centro di addestramento che le incutesse paura. Il più silenzioso di tutti loro, il più forte e il più dotato. Arrivava dietro le spalle all'improvviso e stringeva le baccia attorno al collo come un cobra, e la sua stretta era terribile. Non si poteva sfuggirgli in alcun modo, e se lo si guardava negli occhi era la fine. Le sue iridi da rosse diventavano nere e trascinavano lo sventurato nelle sue profondità, nei suoi tremendi precipizi, dai quali non si poteva far altro che buttarsi senza riuscire più a risalire, e poi ancora e ancora, facendosi stringere fino alla morte, quando lui si stancava e decideva di spezzare il collo della sua vittima. Aveva promesso prima che lei scappasse che l'avrebbe ritrovata, e Bella sapeva che l'avrebbe fatto, un giorno. Sarebbe venuto, e per allora lei doveva farsi trovare pronta. si rese conto ad un tratto, di essersi fermata. Il bosco e il verde delle foglie non vorticavano più intorno a lei. Aveva smesso da un pezzo di respirare (non ne aveva bisogno), ma era un ottimo fattore di distrazione. Rilasciò allora il respiro che aveva trattenuto e si recò all'ombra del suo albero preferito, dietro la casa dove aveva condiviso la sua infanzia secoli prima con Carmen e Jasper. Quante volte aveva giocato sotto i suoi rami? Quella quercia era lì da molto tempo, come lei e ne portava i segni. Lunghe linee come tagli di cortelli ne percorrevano la corteccia, dove il colore diventava più scuro. Si avvicinò fino a toccare con il palmo quella superficie ruvida, al di sotto della quale scorreva la linfa grezza, che sarebbe servita alle foglie per svolgere la fotosintesi. Per quello amava sedervici ai piedi, dove le sue radici l'accoglievano perfettamente in un abbraccio dal sottosuolo, e lei poteva osservare i giochi di luce che creavano sul suolo i raggi del sole, proiettandosi fra quelle foglie così rigogliose. In quel momento si stavano muovendo vivaci e agili, spinte dal vento che soffiava spostando le fronde intorno. Bella si sedette e chiuse chi occhi desiderando ardentemente di essere come il vento e volare libera sul mondo intero, portando con sè le risate e la gioia delle persone, le lacrime di amanti e di madri, donne violentate colpite umiliate e di uomini vedovi, orfani, che hanno perso figli, gambe e braccia, parenti. Desiderava essere la pioggia per lavare i visi dal pianto, e lucidare il mondo. Inspirò con forza, assorbendo fin dentro le ossa i profumi e i rumori del bosco. Veniva a pensare e a meditare ogni volta sotto quella quercia perchè sperava che così come essa forniva linfa alle sue foglie per poter vivere, avesse un attacco di generosità e che prima o poi le donasse un pò di vita extra anche a lei. Che sciocca. Non era una pianta, e non poteva stare alla luce del sole o si sarebbe rivelata tutta la sua natura innaturale. Esiste una natura che non sia naturale? Non ne aveva mai sentito parlare. E allora cos'era? Non era fatta di vita, nel suo corpo non c'era nulla che scorresse o si muovesse se non i suoi muscoli e l'attività cerebrale a lavoro. In quella pace, alle spalle dei segni dei pugni che un giorno aveva lasciato su quella stessa quercia per la rabbia e la paura di essere diventata qualcosa di diverso; entrò in contatto con il suo vero io, che in quel momento era piuttosto in subbuglio. Sorvolò sulle domande, le paure, i ricordi troppo dolorosi, e i rimpianti. Quelli era abituata ad averli da sempre, da quando la sua infanzia si era interrotta bruscamente secoli prima. C'era un nuovo pensiero che si agitava all'interno della sua coscienza, che iniziava a farsi forza prepotentemente sugli altri. Aveva il volto di un ragazzo dagli occhi smeraldo e i capelli bronzei sbarazzini, il suo nome era Ed... All'improvviso, un suono diverso dagli altri le fece aprire gli occhi, spostandosi in posizione di difesa, pronta ad attaccare in caso fosse stato necessario. Poteva essere un semplice animale che si apprestava a tornare nella sua tana. Annusando l'aria constatò che presto avrebbe piuvuto, a giudicare dall'umidità. Non necessariamente quel suono che le si stava avvicinando era qualcosa che rappresentava una minaccia per lei. Man mano che riduceva le distanze,  identificò quel rumore come quello di un animale in corsa e i passi di un uomo dietro di lui. Doveva essere un essere umano perchè i vampiri sono molto più agili e silenziosi nel camminare. A giudicare dall'odore, doveva rincorrere un cane che stava venendo nella sua direzione. Aveva sentito qualcosa? Non di certo la sua presenza altrimenti si sarebbe mantenuto a debita distanza da lei. Si circondò di uno scudo, in modo tale che non sentisse la sua vera natura e stette immobile, non sapendo come agire esattamente. Non era certa che lo scudo avrebbe funzionato al cento per cento, se si fosse avvicinato troppo;  non se ne era mai curata prima, d'altronde, dato che lo alzava giusto per il tempo che le occorreva per attaccare la sua preda e affondarle i denti nel collo senza che quella scappasse sentendo la sua presenza. Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene o correre sotto casa, ma era curiosa di sapere quale umano a quell'ora del pomeriggio, con un temporale imminente si aggirasse con il proprio cane nel bosco. Perciò decise di rimanere dato che il cane stava per raggiungerla. Si nascose meglio all'interno della fitta ombra della sua quercia, in modo tale che il volto fosse nascosto e l'uomo non si spaventasse vedendo i suoi occhi dorati, a causa del suo potere in funzione. Sentiva i soffici cuscini delle zampe dell'animale che calpestavano il terreno girando di nuovo verso di lei, ed eccolo lì un muso bianco contornato da denti piuttosto appuntiti ma che sembravano smussati se confrontati con i suoi. Dalle sue fauci usciva penzoloni la lingua di lato, simpaticamente. Alzando gli occhi poi incontrò i suoi, di un marrone chiaro, dolci e mansueti. Potevano trasmettere delle emozioni i cani solo con uno sguardo? Lei credeva che fosse possibile. Dopotutto anche lei era un animale e ne provava di emozioni; aveva dentro di sè l'istinto della cacciatrice. Poteva anche comunicare con loro. La pelliccia immacolata del cane si scosse e l'animale, che si era fermato per un istante a guardarla riprese a correre verso di lei. Voleva attaccarla? Lei di certo non si sarebbe fatta male, ma temeva che lei gliene avrebbe fatto se non fosse stata attenta. Magari sarebbe riuscita a staccarlo da sè piano prima che arrivasse l'umano. Aprì le braccia, pronta a respingerlo non appena l'avesse sentito premere su di lei e morderla, quando si sentì il viso bagnato ripetutamente e qualcosa smuovere ritmicamente l'aria. Sentiva effettivamente il suo peso, ma il cane non stava cercando di farle del male, anzi scodinzolava e le lavava il viso. Avrebbe dovuto notare dal suo linguaggio del corpo che non si sentiva minacciato da lei, ma era piuttosto arrugginita per quanto riguardava la comunicazione animale, che non ci aveva fatto caso. Era troppo concentrata a pensare a ciò che lei avrebbe dovuto fare o come avrebbe dovuto reagire, piuttosto che pensare a cosa lui poteva farle. La sua pelle anche se dura come l'acciaio era molto sensibile alle sensazioni tattili e la sua lingua liscia le stava facendo il solletico. Le venne da ridere ma si trattenne e scostò delicatamente il cane da sè sorridendo. Sentì subito l'odore di cannella; ma cosa...? Davanti a lei comparvero quegli occhi che la stavano perseguitando da quella mattina, assieme ai suoi capelli e il resto del corpo. Il cane si girò sentendolo arrivare e appena lo vide, corse gioiosamente verso di lui che lo accarezzò sorridendo e sussurrando disse :

- Bravo, Misha, ottimo fiuto. Proprio la persona a cui stavo pensando- e gli diede una pacca sulla testa.

Bella finse di non aver sentito, anche pechè per un orecchio umano sarebbe stato impossibile, ed esclamò :

- Ma guarda guarda. Che ci fai qui? Sta per scoppiare un temporale, dovresti saperlo-

Lui, fissandola disse - Puoi uscire dall'ombra? Mi piace guardare negli occhi quando parlo con qualcuno se non ti dispiace. Comunque avevo bisogno di uscire e mi sono approfittato di Misha per fare una passeggiata nel bosco. Ero sovrappensiero così ho perso di vista il sentiero principale ed è un pò che stavo cercando di orientarmi, quando questa palla di pelo si è messa a correre ed io l'ho ricorso fin qui. Non mi ero mai spinto da questo lato del bosco, non sapevo ci vivesse qualcuno- e dicendo ciò indicò il resto della casa dietro la quale c'erano loro.

Bella, cercando di celare la tristezza rispose:

- E' stata una casa disabitata per molto tempo, ma adesso ci vivo io. Congratulazioni, hai scoperto il mio indirizzo. Adesso manca solo il nome. Comunque si, mi dispiace spostarmi perchè mi dà fastidio la luce del sole. - Suo malgrado, sorrise.

Edward fece quel suo sorriso sghembo che tanto la irritava, ribattendo:

- Ma mia signora, la luce non è così forte per la sua pelle delicata o i suoi occhi brillanti. Scherzi a parte, non ti senti isolata quassù? I tuoi genitori faranno i diavoli a quattro ogni giorno per viaggiare attraverso il bosco. -

Lei non sapeva chi fossero i suoi genitori. Indietreggiando ancora, rispose:

- Non ho genitori. O meglio non li ho mai conosciuti. Vivo da sola con le mie forze e sto più che bene. Il bosco è sempre stata la mia casa e adesso vi sono tornata. - Si morse la lingua con i canini con disappunto. Stava rivelando troppe cose.

Edward la stava guardando con immenso dispiacere:

-Mi dispiace, davvero. Io... Sono stato adottato quando ero piccolo. Ma stai mentendo. Nessuno sta veramente bene da solo. Non hai emozioni, nè colori. Qualsiasi cosa è più bella se la si condivide e fa con gli altri. I dolori sono meno pesanti quando qualcun'altro ci aiuta ad alleggerire il fardello. Ma... Hai detto di esservi tornata, quindi sei già vissuta qui prima d'ora? Non ti ho mai vista da queste parti. Non hai nessuno cui appoggiarti o che ti aiuti?-

Tutte quelle domande iniziavano ad infastidirla. Nonostante ciò rispose con una mezza verità, glielo doveva dopo quella confessione.  -Anche a me dispiace, è un dolore che non passa mai, eh? Sono totalmente indipendente comunque. Non ho più una famiglia. T el'ho detto che siamo soli a questo mondo. La compagnia serve perchè passino più in fretta quei momenti della nostra vita, ma quando siamo realmente in difficoltà non c'è nessuno che ce ne tiri fuori. Il cielo si sta annuvolando, prima che si metta a piovere ti accompagnerò fuori dal bosco, ma se fossi in te non mi ci inoltrerei tanto alla leggera. Può essere molto pericoloso. Vieni con me. -.

Edward scoppiò a ridere fragorosamente e la sua risata risuonava fra gli alberi come un dolce scampanellio. Avrebbe voluto sentire quel suono ripetersi più e più volte; cosa che la indispettì profondamente, perchè non poteva pensare certe assurdità, e inoltre si stava prendendo gioco di lei! Avrebbe voluto portarlo con sè e dargli un assaggio di quanto poteva essere mortale giocare con la sua razza o tutti gli altri abitanti del bosco. Piegato in due ribattè:

- Per me sarebbe pericoloso?! E tu che ci vivi? Ti ricordo che sei una ragazza, sfortunatamente indifesa. Io sono fisicamente più forte e ho anche un cane al mio fianco, più utile per socializzare che per azzennare qualche animale, ma sono dettagli. Ad ogni modo, che razza di padrona di casa saresti, scusa? Non mi inviti nemmeno a casa tua per bere un bicchiere d'acqua dopo chissà quanto tempo che ho vagato in mezzo al verde? E cosa stavi facendo all'ombra di questa quercia? Dovrebbe star per piovere anche per te. -

Possibile che quel ragazzo avesse sempre qualcosa da ridire? Avere una conversazione con lui era mentalmente estenunante. Uscì dall'ombra, ormai al riparo dalla luce del sole, e lasciando che i capelli le ricadessero davanti al viso perchè non la potesse guardare negli occhi, rispose con calma:

- Ero qui per pensare e rilassarmi... Una sorta di meditazione se vuoi chiamarla così, ma non prendermi in giro. E per quanto riguarda la pioggia non mi disturba. Comunque, te l'ho già detto e lo ripeto, questa è la mia casa, la conosco molto bene, perciò non la temo, e in quanto alla forza fisica, dovresti prima sfidarmi per poter fare un paragone fra noi due. E non fare il tragico, non ti vedo per nulla disperato o preoccupato. Sarà per un'altra volta. Adesso seguimi e stai attento a dove posi i piedi. Il terreno diventa molto friabile viste le recenti precipitazioni. -

Prendendola in giro, il ragazzo le disse:

-Dato che sei così premurosa e forte dovresti condurmi per mano, così non mi accadrà nulla, no? Anche se fossi stato agitato, è passato tutto appena ti ho vista, mia bella.-

Come si divertiva il ragazzo. Presto si sarebbe vendicata di quell'arrogante. Si era irrigidita immediatamente però sentendo quell'epiteto. Di sicuro era una coincidenza, non poteva aver scoperto il suo nome.

Proseguendo davanti a lui ribattè con forza:

- Scordatelo. Ti pregherei di smettere di prendermi in giro. Potrei anche sbagliare strada, e farti dare in pasto ad un branco di lupi-.
- Mi piacciono le ragazze combattive ma non credo vi siano lupi in questa parte del bosco.Ti chiedo scusa, però mi diverte troppo l'espressione che assumi quando ti rivolgo qualche battuta. Potrei smetterla, se solo tu mi dicessi il tuo nome. -.

Stava letteralmente fumando dall'irritazione. Si scordò subito del divertimento provato da quello scambio di battute, e affermò:

- Una scommessa è una scommessa. Stai giocando sporco, piccolo impertinente. Per fortuna siamo quasi arrivati...- Proprio in quel momento il ragazzo per raggiungerla più in fretta scivolò su delle foglie bagnate e si sarebbe fatto un bel bagno nel fango se non fosse stato per Bella che lo afferrò per un braccio prima che potesse cadere.

Alzando gli occhi gli disse:

- Allora non scherzavi quando dicevi che per la tua sicurezza bisognava tenerti per mano.-

Edward sorrise imbarazzato mentre si passava una mano fra i capelli, nervoso. Sembrava quasi timido, quel suo lato la fece ammorbidire un pò. Le rispose:

- Mi scuso per la mia sbadataggine. Grazie per questo tuo secondo salvataggio, sembra che tu sia destinata a salvarmi. Spero di poter ricambiare il favore. Presto. Molto presto, fanciulla. -

Se avesse potuto, probabilmente sarebbe arrossita. Lasciò subito la presa su di lui come scottata. - Di nulla, figurati. Bella. -

Il ragazzo la guardò interrogativo, alzando un sopracciglio in modo comico. La ragazza allora gli spiegò :

- Bella. Mi chiamo Bella. Isabella Swan. Hai vinto la scommessa. Ed ora spero che smetterai di tormentarmi-

Edward si chinò verso di lei, guardandola intensamente, così vicino da sentire il suo respiro caldo sul viso. Dopo un tempo incalcolabile, le disse - Oh no Bella, questo è solo l'inizio. Hai degli splendidi occhi sai? Ma non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno. Questo resterà un segreto solo fra te e me. A domani allora. Andiamo Misha!-

Il cane passandole al fianco le leccò una mano e trottò tranquillo accanto al suo padrone, mentre le prime gocce di un temporale con i fiocchi si stavano abbattendo sulla città, e lei rimase a guardarli con un senso di vuoto crescente. Accidenti, l'aveva vista negli occhi! Si era dimenticata di nasconderli, troppo presa dal suo profumo e quello sguardo che la spiazzava ogni volta. Doveva fargli dimenticare di questa stranezza e molto presto anche. Non poteva permettere che lui scoprisse, o peggio ancora, diffondesse delle voci sul suo conto. Aveva detto che non lo avrebbe rivelato a nessuno, ma non gli credeva, non capiva quante cose potevano esserci in gioco. Avrebbe attirato troppo l'attenzione su di sè e allora sarebbe dovuta scappare ancora una volta prima che i cacciatori lo venissero a sapere.
   
 
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