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Autore: Niglia    04/08/2015    3 recensioni
[Hans/Anna]
«In cambio di questo salvataggio, mi piacerebbe avere il tuo numero di telefono.»
«Così posso chiamarti se mi perdo ancora!»
Scritta per il 'Drabble Weekend Event' indetto dal gruppo FB "We are out for prompt".
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Hans
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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WE ARE OUT FOR PROMPT – 31 LUGLIO/02 AGOSTO 2015

Titolo: Suddenly, I bumped into you
Personaggi: Anna, Hans
Promtp ©Klaudia Liu Barbera: College!AU, Anna si è persa e si scontra con Hans


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Suddenly, I bumped into you




«Allora, la signorina Helga ha detto destra, destra, sinistra e ancora destra, lungo corridoio, e di nuovo sinistra. Ah, le scale! Mh, mi ha detto di scendere o salire? Sono quasi sicura che fosse scendere. Mh, ma mi sembra strano che l’aula di storia si trovi nel seminterrato…»
Hans aveva osservato la piccola ragazzina straniera sin da quando aveva varcato la soglia dell’edificio F, ascoltando divertito il suo borbottio sconfortato e studiando attentamente ogni piccola sfumatura del tono della sua voce e del rosso dei suoi capelli. A giudicare dal suo accento, doveva venire dal nord: probabilmente una studentessa appena trasferitasi per qualche scambio o ricerca per la tesi – in ogni caso non doveva trovarsi alla Southern I. University da molto se non aveva ancora memorizzato le varie aule.
Incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio quando la vide tirare fuori da una borsa impossibilmente ampia – e, Dio mio, aveva davvero il portachiavi di un pupazzo di neve? – una specie di piantina spiegazzata che aveva senza dubbio visto giorni migliori. A quel punto decise che sarebbe stato da gentiluomo intervenire e salvare quella deliziosa damigella in difficoltà prima che diventasse ancor più cliché di quanto già non fosse.
Silenzioso, le arrivò alle spalle e si sgranchì la voce.
Lo strillo che le scappò lo fece sussultare, e mentre sbatteva le palpebre per riprendersi dallo shock lei si voltò in un turbinio di trecce, collanine e gonna verde smeraldo.
«Dio mio! Mi hai spaventato», esalò, mettendosi la mano libera sul cuore. Poi parve prendere davvero nota del suo aspetto perché arrossì – e il rosso delle guance faceva a pugni con quello dei capelli, ma esaltava le sue lentiggini e il verde dei suoi occhi e Hans la trovò adorabile – e a quel punto iniziò a balbettare. «Non nel senso che tu – tu – mi hai spaventato, il tuo apparire all’improvviso mi ha spaventato, tu non spaventi, sei bellissimo! Ah ah – aspetta, che?»
Hans si aprì in un sorriso che era tutto fascino e fossette, e Anna poté giurare che il cuore avesse smesso per dei lunghi istanti di batterle all’interno della cassa toracica.
Uao. Kristoff non mi ha mai fatto questo effetto.
«Scusami, non volevo… spaventarti», disse lui, ripetendo quell’ultima parola con un tono particolarmente insinuante che Dio mio sarebbe stato capace di rendere oscena la lettura dell’elenco telefonico. E quelle basette? Chi mai portava le basette all’alba del ventunesimo secolo? E perché nessuno le aveva mai detto di quanto potessero essere sexy se accarezzavano dei lineamenti rudi ed eleganti allo stesso tempo?
Anna non provò neppure a sgranchirsi la voce – sapeva che era una battaglia persa. «N-no, io… tu… Ah ah ah… Nah», concluse con tutta l’eloquenza di cui era capace.
Sorrise imbarazzata e scrollò le spalle. Tanto ormai, la brutta figura era andata. «Anna», disse, decidendo di rimanere breva e concisa e puntandosi un dito contro a scanso d’equivoci.
Lui se possibile sorrise ancora di più. «Hans», fece, imitando il suo stesso gesto. «Serve aiuto? Mi pare di capire che ti sei persa.»
«Oh, da cosa l’hai… oh… oh», concluse miseramente, mettendo da parte la piantina. «Beh, ma questo posto è enorme! Voglio dire, dai – da dove vengo io abbiamo un vecchio castello diroccato che è meno labirintico di questo campus, e te lo dico con certezza perché io e mia sorella ci andavamo sempre da piccole a giocarci, e non ci siamo mai perse, e dico mai! Beh, lei magari aveva più senso dell’orientamento di me, e ammetto che è probabile che io mi possa perdere dentro il mio armadio, ma comunque – questo posto è enorme», ripeté, enfatizzando ogni parola con ampi e significativi gesti delle braccia.
Hans ascoltò e annuì cortesemente a ogni parola, poi fece un passo avanti e fece scivolare un braccio sotto quello, privo del peso della borsa, della ragazza. Lei sussultò e tacque bruscamente, guardandolo di sotto in su dalle sue ciglia chiare in attesa di qualche spiegazione.
«Questo posto è enorme», citò lui semplicemente e privo di alcuna malizia, attirandola verso le scale che salivano al piano superiore. «E anche io devo andare nell’aula di storia. Più o meno. La mia aula è lì vicino. Ti ci porto, mh? Così non arrivi ancora più in ritardo… Ah e, Anna?»
Anna, che pendeva ormai dalle labbra del suo salvatore come se da esse ne dipendesse la sua intera vita – e forse era anche così – venne riportata rapidamente sulla terra dal suono del suo nome mormorato sensualmente da quella bocca. Oh, santo cielo. «Mh-mh?» Fu tutto ciò che riuscì a dire.
Hans annuì ancora come se quel monosillabo gli bastasse. «In cambio di questo salvataggio, mi piacerebbe avere il tuo numero di telefono.»
Lei annuì subito. «Così posso chiamarti se mi perdo ancora!» Esclamò, raggiante.
Con una risatina, Hans l’attirò un po’ più contro di sé. «Sì… anche

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-



Drabble: 803 parole.
   
 
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