WE ARE OUT FOR PROMPT
– 31 LUGLIO/02 AGOSTO 2015
Titolo: Suddenly,
I bumped into you
Personaggi: Anna, Hans
Promtp ©Klaudia Liu Barbera: College!AU, Anna si è persa e si
scontra con Hans
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Suddenly, I bumped into you
«Allora, la signorina Helga ha
detto destra, destra, sinistra e
ancora destra, lungo corridoio, e di nuovo sinistra. Ah, le scale! Mh, mi ha
detto di scendere o salire? Sono quasi sicura che fosse scendere. Mh, ma mi sembra strano che l’aula di storia si trovi nel
seminterrato…»
Hans aveva osservato la piccola
ragazzina straniera sin da quando aveva varcato la soglia dell’edificio F,
ascoltando divertito il suo borbottio sconfortato e studiando attentamente ogni
piccola sfumatura del tono della sua voce e del rosso dei suoi capelli. A
giudicare dal suo accento, doveva venire dal nord: probabilmente una
studentessa appena trasferitasi per qualche scambio o ricerca per la tesi – in
ogni caso non doveva trovarsi alla Southern I. University da molto se non aveva
ancora memorizzato le varie aule.
Incrociò le braccia e inarcò un
sopracciglio quando la vide tirare fuori da una borsa impossibilmente ampia –
e, Dio mio, aveva davvero il portachiavi di un pupazzo di neve? – una specie di piantina spiegazzata che aveva
senza dubbio visto giorni migliori. A quel punto decise che sarebbe stato da
gentiluomo intervenire e salvare quella deliziosa damigella in difficoltà prima
che diventasse ancor più cliché di quanto già non fosse.
Silenzioso, le arrivò alle
spalle e si sgranchì la voce.
Lo strillo che le scappò lo fece
sussultare, e mentre sbatteva le palpebre per riprendersi dallo shock lei si
voltò in un turbinio di trecce, collanine e gonna verde smeraldo.
«Dio mio! Mi hai spaventato»,
esalò, mettendosi la mano libera sul cuore. Poi parve prendere davvero nota del
suo aspetto perché arrossì – e il rosso delle guance faceva a pugni con quello
dei capelli, ma esaltava le sue lentiggini e il verde dei suoi occhi e Hans la
trovò adorabile – e a quel punto iniziò a balbettare. «Non nel senso che tu – tu – mi hai spaventato, il tuo apparire
all’improvviso mi ha spaventato, tu non spaventi, sei bellissimo! Ah ah –
aspetta, che?»
Hans si aprì in un sorriso che
era tutto fascino e fossette, e Anna poté giurare che il cuore avesse smesso
per dei lunghi istanti di batterle all’interno della cassa toracica.
Uao. Kristoff non mi ha mai fatto questo effetto.
«Scusami, non volevo… spaventarti», disse lui, ripetendo
quell’ultima parola con un tono particolarmente insinuante che Dio mio sarebbe stato capace di rendere
oscena la lettura dell’elenco telefonico. E quelle basette? Chi mai portava le
basette all’alba del ventunesimo secolo? E perché nessuno le aveva mai detto di
quanto potessero essere sexy se accarezzavano dei lineamenti rudi ed eleganti
allo stesso tempo?
Anna non provò neppure a
sgranchirsi la voce – sapeva che era una battaglia persa. «N-no, io… tu… Ah ah
ah… Nah», concluse con tutta l’eloquenza di cui era capace.
Sorrise imbarazzata e scrollò le
spalle. Tanto ormai, la brutta figura era andata. «Anna», disse, decidendo di
rimanere breva e concisa e puntandosi un dito contro a scanso d’equivoci.
Lui se possibile sorrise ancora
di più. «Hans», fece, imitando il suo stesso gesto. «Serve aiuto? Mi pare di
capire che ti sei persa.»
«Oh, da cosa l’hai… oh… oh», concluse miseramente, mettendo da
parte la piantina. «Beh, ma questo posto è enorme! Voglio dire, dai – da dove
vengo io abbiamo un vecchio castello diroccato che è meno labirintico di questo
campus, e te lo dico con certezza perché io e mia sorella ci andavamo sempre da
piccole a giocarci, e non ci siamo mai perse, e dico mai! Beh, lei magari aveva
più senso dell’orientamento di me, e ammetto che è probabile che io mi possa
perdere dentro il mio armadio, ma comunque – questo posto è enorme», ripeté, enfatizzando ogni
parola con ampi e significativi gesti delle braccia.
Hans ascoltò e annuì
cortesemente a ogni parola, poi fece un passo avanti e fece scivolare un
braccio sotto quello, privo del peso della borsa, della ragazza. Lei sussultò e
tacque bruscamente, guardandolo di sotto in su dalle sue ciglia chiare in
attesa di qualche spiegazione.
«Questo posto è enorme», citò lui semplicemente e privo di alcuna
malizia, attirandola verso le scale che salivano al piano superiore. «E anche
io devo andare nell’aula di storia. Più o meno. La mia aula è lì vicino. Ti ci
porto, mh? Così non arrivi ancora più in ritardo… Ah e, Anna?»
Anna, che pendeva ormai dalle
labbra del suo salvatore come se da esse ne dipendesse la sua intera vita – e
forse era anche così – venne riportata rapidamente sulla terra dal suono del
suo nome mormorato sensualmente da quella bocca. Oh, santo cielo. «Mh-mh?» Fu tutto ciò che riuscì a dire.
Hans annuì ancora come se quel
monosillabo gli bastasse. «In cambio di questo salvataggio, mi piacerebbe avere
il tuo numero di telefono.»
Lei annuì subito. «Così posso
chiamarti se mi perdo ancora!» Esclamò, raggiante.
Con una risatina, Hans l’attirò
un po’ più contro di sé. «Sì… anche.»
Drabble: 803 parole.