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Autore: Niglia    04/08/2015    6 recensioni
[Kisshu/Ichigo]
Kisshu conosce a memoria la routine mattutina di Ichigo, eppure ogni giorno aspetta con trepidazione che la sua adorata nemica apra gli occhi e scivoli giù dal letto sbadigliando e borbottando...
Scritta per il 'Drabble Weekend Event' indetto dal gruppo FB "We are out for prompt".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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WE ARE OUT FOR PROMPT – 31 LUGLIO/02 AGOSTO 2015

Titolo: A Different Point of View
Personaggi: Kisshu, Ichigo Momomiya
Prompt ©Klaudia Liu Barbera: Ichigo/Kisshu, Kisshu ama seguirla di nascosto
Avvertimenti: Canon Universe, Introspettivo, Malinconico. Ichigo probabilmente è OOC.

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A Different Point of View





Quando suona la sveglia delle sette meno un quarto lui è già fuori dalla sua finestra, ben celato nell’ombra del balcone e delle fronde dell’albero. I suoi vividi occhi dorati seguono avidamente ogni suo singolo movimento – dalla mano solitaria che sbuca da sotto le coperte, cerca a tentoni l’odiosa origine di quel rumore infernale, lo spegne con furia e ritorna nella sua tana. Rimane nascosta lì sotto per altri cinque minuti, finché un rumore esterno alla porta della sua camera, unita alla voce gentile di una donna, non la costringe ad abbandonare l’alcova per iniziare un’ennesima giornata.
Kisshu conosce a memoria la routine mattutina di Ichigo, eppure ogni giorno aspetta con trepidazione che la sua adorata nemica apra gli occhi e scivoli giù dal letto sbadigliando e borbottando. Una volta in piedi, si stiracchia voluttuosamente come il gatto che è, allungando le braccia sopra la testa e inarcando la schiena con un gemito in un movimento innocente e sensuale insieme, e lui è costretto a piantarsi gli artigli nei palmi delle mani e a mordersi le labbra per impedirsi di precipitarsi al suo fianco e avvolgerla tra le braccia, realizzando le fantasie che gli impediscono di avere sonni sereni da più tempo di quanto riesca a ricordare.
Non può farne a meno: Ichigo è una droga, un’ossessione, un desiderio costante che nutre la sua brama senza mai saziarla, che lo fa impazzire, che lo rende cattivo persino – e lui odia quando è costretto a farle da male, perché se c’è qualcosa che non riesce più a sopportare è la sua espressione ferita e i suoi occhi castani inondati di lacrime, rivolti verso di lui.
Non vuole renderla triste, non vuole farla soffrire – ma lei non gli permette mai di renderla felice.
Quando la ragazza si sposta in bagno, Kisshu le lascia la sua privacy. Ne approfitta per fare un giro di ricognizione intorno alla casa, controllando come al solito che non ci siano problemi – a grande fatica è riuscito a strappare a Pai la promessa che quel quartiere rimanesse sotto la sua giurisdizione, ma Pai ha accettato di malavoglia, e Kisshu preferisce non fidarsi ciecamente di lui – e, una volta accertatosi che tutto è tranquillo, torna a prendere posto fuori dalla sua finestra, assistendo alle fasi finali della sua preparazione.
Oh – oggi è un giorno fortunato! Ichigo si è dimenticata la sua divisa scolastica in camera, così rientra saltellando dal bagno, infilandosi le calze una alla volta senza fermarsi, e mostrandosi inconsapevolmente in biancheria intima – rosa e bianca – allo sguardo avido dell’alieno. Benché abbia memorizzato già altre volte ogni singolo dettaglio del suo corpo, i suoi occhi non resistono a un ripasso e si nutrono bramosi di ogni centimetro di pelle bianca, osservando la morbida linea dei piccoli seni sorretti da uno strano indumento con pizzi e fiocchi, la linea inarcata della schiena, le gambe lunghe e solide per i continui esercizi fisici imposti dai combattimenti – riesce persino a intravedere la voglia rossa che la cataloga come Mew Mew. La osserva ancora mentre si infila la camicia, poi la gonna, la giacca, e fa in fretta perché, come al solito, è già in ritardo: non riesce a dimezzare il tempo che trascorre sotto la doccia, e i suoi capelli sono ancora leggermente umidi quando se li raccoglie in due code ai lati della testa.
Mentre lei fa colazione Kisshu conta i minuti che ci impiega, volteggiando appena sopra il tetto della casa con aria vagamente annoiata. Sa già che dovrà inventarsi un modo per rendersi invisibile una volta arrivati alla sua scuola – è difficile passare inosservati davanti a migliaia di ragazzini che scorrazzano da tutte le parti – ma ce l’avrebbe fatta, lo faceva tutte le volte.
Si odia un po’ quando Ichigo sbuca correndo dalla porta di casa, e il cuore gli fa una capriola all’interno della cassa toracica. Accidenti, è davvero un cucciolo malato d’amore quando si tratta di lei – peccato che le circostanze non gli permettano di dimostrarglielo sul serio, dandogli quella chance che ora come ora gli è negata.
La segue silenziosamente rimanendo qualche metro indietro, facendo attenzione che la sua ombra non si proietti sul marciapiede denunciando la sua presenza. Ichigo oggi sembra di buonumore, forse per è qualcosa nel suo passo o nel modo in cui canticchia a mezza voce seguendo chissà quale musica stia uscendo dalle sue minuscole cuffie; e per un attimo, Kisshu è tentato di approfittarne e avvicinarla, magari scambiarci due parole, stuzzicarla un po’, ridere – ma il pensiero viene abbandonato ancora prima che si possa concludere, e con un sospiro rassegnato e una stretta al cuore si limita ad osservarla da lontano. Come sempre.

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Ichigo sa che Kisshu la osserva in silenzio e la segue ovunque. Avverte la sua presenza, il peso dei suoi occhi che le bruciano la schiena – eppure non ha intenzione di dirglielo e rischiare di mandarlo via. Sa che quando fa così non ha cattive intenzioni, lo ha capito via via che quella storia andava avanti.
In un primo tempo, a metà tra la diffidenza e la preoccupazione, è stata tentata di dirlo a Ryan e Kyle – di dirgli che in qualche modo Kisshu riusciva a essere presente accanto a lei a tutte le ore della giornata senza che Masha rilevasse la sua presenza, la qual cosa era spaventosa di per sé, perché voleva dire che gli alieni avevano più assi nella manica di quanto loro potessero immaginare – ma alla fine, quando Kisshu tornava giorno dopo giorno e non accennava ad alzare un solo dito su di lei, neppure per parlarle o tormentarla com’era suo solito, Ichigo si era messa l’animo in pace e aveva deciso di non pensarci più.
Non lo ammetterebbe mai ad anima viva – ma in un certo senso è un’attenzione che le fa piacere. C’è l’aspetto rassicurante dell’intera faccenda – l’idea di avere una sorta di alieno custode sempre nelle vicinanze pronto ad intervenire qualora ce ne sia bisogno è fin troppo confortevole – e poi ce n’è un altro, quello più intimo e di cui si vergogna di più, quello per cui talvolta si “dimentica” l’uniforme in camera da letto ed è costretta a uscire dal bagno unicamente in biancheria intima.
Ichigo non si è mai sentita più bella e desiderata di quando ha scoperto che Kisshu l’osservava di nascosto, fuori dalla sua finestra, mentre lei si preparava per andare a letto o per andare a scuola. È una sensazione che non ha mai provato neppure con Masaya – gli vuole bene, certo, ma il ragazzo sembra indifferente a qualsiasi passione, a qualsiasi desiderio, e Kisshu invece è capace di farla rabbrividire anche solo se i loro sguardi si incrociano per sbaglio durante una battaglia.
La ragazza non sa se l’alieno è davvero sincero nei suoi sentimenti o se la desidera solo da un punto di vista fisico – come può saperlo? Non si sono mai fermati a parlare di ciò che provano, ogni volta che si vedono è un continuo flirtare svergognatamente da parte di lui e un furioso arrossire da parte di lei, celato da urla e deboli insulti e attacchi di potere che esauriscono le loro energie – e probabilmente non arriverà mai un momento in cui ci sarà abbastanza pace tra loro per permettere un simile chiarimento.
Ma una cosa l’ha realizzata: ormai si fida di lui. È un pensiero sbagliato, contorto, forse persino malato, ma ha capito che Kisshu è un combattente che ha onore, e da quando ha iniziato a seguirla ha avuto modo di esserle vicino nei momenti di maggior vulnerabilità, e mai, mai ha alzato un solo dito su di lei. Anche quando sono costretti a lottare, perché lui deve obbedire a degli ordini e lei ha una missione da compiere, lei sa che lui combatte trattenendosi, limitandosi il suo vero potenziale, facendo attenzione a non infliggerle mai un colpo letale o particolarmente doloroso.
Per cui non le costa niente permettergli di seguirla. Non gli ha mai fatto capire di saperlo – teme che, semmai dovesse confrontarlo al riguardo, Kisshu possa vergognarsene o pentirsene e sparire per poi tornare solo durante le battaglie, e l’idea le fa un po’ male – però, forse, un giorno potrebbe trovare il coraggio di voltarsi e salutarlo, con un sorriso, senza cattiveria, giusto per sottolineare che lei sa e non le dispiace.
Ma quel giorno non è oggi, e quando arriva a scuola e si unisce al gruppo delle sue amiche, è con enorme fatica che si trattiene dal girarsi per vedere dove l’alieno andrà a trascorrere le sei ore successive.
Si chiede se sarà lui a parlarle per primo, uno di quei giorni.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Oneshot: 1429 parole.
   
 
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