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Autore: Puffola_Lily    04/08/2015    2 recensioni
"La pioggia scendeva fitta e il vento impetuoso faceva svolazzare i mantelli e le feluche degli studenti che andavano rintanandosi sotto i loggiati o nelle taverne, per ripararsi dal tempo funesto. Solo una ragazza correva imperterrita sotto la pioggia: il cappuccio del mantello le era scivolato sulle spalle e i capelli erano bagnati fradici, come anche il resto del corpo, ma lei non sembrava curarsene."
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel Vandemberg, Belladore de Lanchale, Belladore de Lanchale, Eloise Weiss
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non lasciarmi andare.

La pioggia scendeva fitta e il vento impetuoso faceva svolazzare i mantelli e le feluche degli studenti che andavano rintanandosi sotto i loggiati o nelle taverne, per ripararsi dal tempo funesto. Solo una ragazza correva imperterrita sotto la pioggia: il cappuccio del mantello le era scivolato sulle spalle e i capelli erano bagnati fradici, come anche il resto del corpo, ma lei non sembrava curarsene.
Era come se i suoi pensieri fossero rivolti ad altro.
Infatti la pioggia - e ciò che ne conseguiva - era il suo ultimo pensiero. Ciò che occupava, in modo incessante, la sua mente era quella cosa che si trovava nella tasca del mantello, e a causa della quale si ritrovava a correre da una parte all’altra della Vecchia Capitale.
Giunta a destinazione, respirando affannosamente, si avvicinò ad un portone, davanti al quale vi era una donna: la creatura della notte più bella che i secoli avessero mai potuto conoscere1.
Nonostante fosse velata, i suoi occhi - nerissimi - spiccavano sui capelli color del rame. 
Eloise aveva l’impressione che quegli occhi la scrutassero dentro. 
Il sorriso, o meglio il ghigno, che le si apriva sulle labbra appariva… soddisfatto.
Lentamente, si avvicinò alla ragazza, tese la mano affusolata e ravviò un ricciolo bagnato dietro l’orecchio. 
≪Rendimela. Per favore.≫
Tre parole.
Un sussurro.
Sussurro che la fece rabbrividire di raccapriccio.
Eloise, tentando di controllare il tremito, di rabbia e paura, che le scuoteva le membra, le tese la lettera che aveva in tasca e della quale conosceva il contenuto a memoria. 
Lettera d’amore appassionata che sarebbe dovuta essere indirizzata a lei, Eloise.
Ma come poteva una ragazza, di soli sedici anni, competere con una creatura della notte così antica e di una bellezza comparabile solo a quella degli angeli?! Competere con quella donna alla quale nessuno era mai riuscito a resistere; ed era impossibile pensare che Lui sarebbe stato il primo2.
A questo pensiero lo stomaco le si strinse in una morsa d’acciaio.
Belladore accostò le labbra al suo orecchio e le sussurrò un grazie.
L’attimo dopo Eloise non era più la matricola di sedici anni, ma la donna di ventidue. 
La rediviva, sempre accostata al suo orecchio, aggiunse: ≪Puoi anche illuderti di essertelo ripreso, Eloise Weiss. Ma io tornerò e lui sarà, nuovamente, mio!≫. 
Eloise si svegliò di soprassalto, in preda all’inquietudine. Ansimando si mise seduta, respirando con la bocca per attenuare il senso di nausea che l’attanagliava.
Era madida di sudore: la camicia da notte bianca le si era incollata alla schiena.
Cercava in tutti i modi di scacciare via dalla mente quell’incubo ma le immagini tornavano, prepotenti.
“È soltanto un sogno… solo un sogno… maledizione!”
Ripeteva questa litania cercando di convincere se stessa che ciò che aveva visto non era reale: era solo frutto della sua fantasia - o meglio, delle sue paure.
Il braccio di Axel, intorno alla sua vita, la costringeva a letto. 
Era certa che fosse sveglio. Lo era, sicuramente, da quando si era messa seduta, ma in quel momento la sua presenza non la rassicurava. Al contrario, l’inquietudine si stava trasformando in rabbia - quella stessa rabbia che per anni aveva provato nei suoi confronti.
Improvvisamente, sentì la necessità impellente di scappare.
Scappare via da quel letto, da quella stanza, da lui.
Probabilmente se ne sarebbe pentita dopo poco, ma al momento non poteva farne a meno. Stare lì dentro non l’aiutava a tranquillizzarsi.
Così, con un movimento brusco, scostò le lenzuola e il braccio di suo marito, il quale protestò con un mugugno.
≪Eloise..≫ disse con voce rauca e calda di sonno, allungando una mano, come a volerla fermare.
Lei, ignorandolo, indossò la vestaglia ricamata, posta sulla sedia vicino al letto, e uscì dalla stanza.
Aveva bisogno d’aria.
Giunta nell’anticamera spalancò la finestra e si affacciò: l’aria di fine novembre la investì. 
Alcuni studenti dello Studium - che provenivano da Altieres o da Delamàr - l’avrebbero definita fredda. Ma per lei, abituata ai climi gelidi di Aldenor, era solo fresca.
Sperò che questa frescura avrebbe potuto lenire l’inquietudine che l’avvolgeva.
Era quasi l’alba: il cielo cominciava ad essere schiarito dai colori tipici dell’aurora. 
La Cittadella cominciava ad animarsi: le case s’illuminavano, segno che i suoi abitanti si preparavano ad un’altra giornata di lavoro. 
Eloise, prese un profondo respiro e chiuse gli occhi, ma un attimo dopo li spalancò.
Per quanto tempo ancora non sarebbe riuscita a chiudere occhio perché la sua immagine le tornava prepotente sotto le palpebre?!
Scosse la testa, sperando che questo bastasse ad eliminare l’immagine di lei.. Non riusciva pronunciare il suo nome nemmeno nella sua mente.
Sentiva le lacrime che premevano per uscire e si morse il labbro inferiore - tanto da ferirsi - per trattenerle, ma ciò non bastò, poiché alcune lacrime sfuggirono alla sua volontà.
Quando delle mani forti e callose l’abbracciarono da dietro, lei strinse le mani a pungo così forte da far sbiancare le nocche.
Non voleva piangere, non davanti a lui; ma anche questa volta non riuscì a vincere.
Il suo corpo sembrava non volerle rispondere: l’irrazionalità aveva preso il sopravvento.
Lui la strinse a sé facendole scontrare la schiena contro il proprio petto.
Eloise si lasciò cullare dalle sue braccia, attorno al suo corpo, e dal suo profumo.
Per sentirlo più vicino si girò, trovandosi faccia a faccia con Axel - le cui braccia non la lasciavano.
Lui era a petto nudo e piedi scalzi, indossava solo i pantaloni di lino. Axel chinò la testa e posò le sue labbra su quelle di lei, delicatamente. Eloise gli avvolse le braccia intorno al collo, tirandogli dolcemente i capelli, approfondendo il bacio. Cercava nel suo corpo e nei suoi gesti la conferma che non l’avrebbe lasciata; riversando su di lui tutta la sua inquietudine.
Molto lentamente si staccarono, Axel le asciugò le lacrime con il pollice e posò la sua fronte contro quella di lei.
≪Eloise≫ la chiamò con il volto e la voce colmi di.. compassione? Non sapeva dargli un nome.
Lei affondò il viso contro la peluria bionda del suo petto. Sentiva il suo battito accelerato. Lui le accarezzò con dolcezza i capelli lasciati liberi.
≪Vieni, torniamo a letto.≫ disse lui, cingendole la vita con il braccio. La trascinò fino al letto, dove la fece distendere e, dopo essersi disteso anche lui, la prese tra le braccia. Lei gli si accoccolò sul petto e si lasciò cullare dalle sue carezze.
Restarono così: abbracciati, in silenzio.
In quel momento le parole erano superflue, avevano solo bisogno di stare vicini.
Stettero così, a cullarsi a vicenda, fino a quando il sonno e la stanchezza non ebbero la meglio.



Note dell'autrice.

1frase tratta da Black Friars, L’Ordine della croce. Ho voluto usare la descrizione che ne fa Virginia De Winter perché è veramente insuperabile.

2anche parte di questa frase è tratta da Black Friars, L’Ordine della Croce.

Buonasera, questa storia nasce da un sogno che ho fatto qualche tempo fa. Finalmente, dopo mesi e milioni di correzioni questa sera l'ho conclusa e pubblicata :)
Ringrazio per essere arrivati a leggere fin qui e spero che abbiate apprezzato questo piccolo "esperimento". Dico esperiemento poichè è la prima volta che scrivo in questa sezione, cosa che volevo fare da molto tempo: amo questa saga (l'ho letta e riletta parecchie volte) e il modo di scrivere dell'autrice.
Be' non so che altro dire.. fatemi sapere cosa ne pensate, anche le critiche sono ben accette. Infondo, sono una scrittrice - se così si può dire - alle prime armi e le critiche possono solo aiutare a migliorare. ;)
Puffola_Lily 

   
 
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