«Sei uno stupido.. » mormorò l’inglese, inginocchiato, le guance rigate dalle lacrime. «Cosa diamine ti è saltato in mente?! Metterti contro i Tedeschi nonostante fossi in netto svantaggio, ma sei pazzo?» disse quasi urlando, cercando di nascondere i suoi singhiozzi.
«Volevo essere riconosciuto come un eroe.. »
La voce stremata del francese fece rattristare ancor di più l’inglese, che si andava asciugando le lacrime con la manica della sua uniforme.  «Ma mi ricorderanno solo come uno stupido.. Come Francis Bonnefoy…» Faticava a parlare, teneva la sua mano sopra il cuore, sopra la bandiera francese cucitagli sopra la divisa ormai intrisa di sangue.
L’inglese forzò una risata. «Bonnefoy.. Che fato crudele.»
«Il destino è una fanciulla crudele» tossì, «ma incredibilmente bella.» disse continuando. I suoi occhi si andavano pian piano chiudendo.
«Non cambi mai» l’inglese sorrise, ricordando tutti i momenti passati con lui. La sua perversione regnava sovrana, ma in realtà era una brava persona.
I suoi singhiozzi riecheggiavano nelle navate di Notre-Dame. Stringeva la mano al francese, non volendo lasciarlo andare, glielo disse esplicitamente: «Non andare».
«Prima avresti-» si fermò per  tossire, non riusciva più a parlare, «pagato oro.. per mandarmi via, ed ora…» la sua voce era più un sussurro. Chi l’avrebbe mai detto?
Le lacrime di Inghilterra gocciolavano sul viso di Francia e gli scivolavano lungo la guancia. Chiuse gli occhi e tese una mano al soffitto, aprendoli leggermente per vedere la luce filtrare fioca nella stanza. Mormorò appena le parole «Je viens, ma douce fille. Je viens, ma Jeanne.»
La mano cadde sul pavimento.
Chiuse gli occhi celesti come il cielo che stava per raggiungere, per non riaprirli mai più.