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Autore: Undead    05/08/2015    5 recensioni
Parlando con i miei genitori, in particolare con mio padre, della lettera che gli ho lasciato è emerso il suo vero pensiero, le sue convinzione e le sue limitazioni mentali.
Pensare che avessero capito è stato un errore...
Fa parte della serie "La storia di Alex"
One shot d'informazione sulla reazioni dei miei genitori per chi fosse interessato. Inoltre è un modo per me di sfogarmi un po'.
Se volete commentare fate pure anche con critiche non mi offendo, tutto è ben accetto.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Gender Bender, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'La storia di Alex'
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Arrivo a casa, dopo tre giorni di Woodstock, mi aspetto di poter parlare in modo tranquillo con i miei genitori di quello che gli ho scritto, non sono preoccupato, la loro risposta dopo aver letto la lettera, mi ha fatto credere che avessero capito.
Insomma voi cosa avreste pensato se la risposta al Coming Out fosse stata: “Io e papà ti vogliamo bene stai tranquillo quando vieni a casa ne parliamo insieme ti aspettiamo”… Tralasciando la punteggiatura inesistente, il messaggio sembra positivo e, forse, da stupido ho creduto che avessero realmente capito quello che avevo appena comunicato loro.
Mi sono reso conto, invece, che non è assolutamente così, soprattutto da parte di mio padre.
 
Ma andiamo con ordine.
Torno a casa e sembra tutto normale, c’è solo mia madre e parliamo del più e del meno come se niente fosse, anche se dentro di me so che arriverà il momento di affrontare l’argomento ma più di tanto non sono preoccupato.
Arriva mio padre e poco dopo iniziamo a parlare, o meglio lui inizia un monologo infinito che conteneva mille domande alle quali non ho potuto praticamente dare risposta, ma soprattutto la maggior parte di quello che ha detto mi ha confermato che è molto più chiuso mentalmente di quello che crede lui, pensa di sapere tutto, di capire, ma in realtà non ha capito proprio nulla.


Mio padre ha iniziato il discorso mettendo subito in ballo la questione economica e partendo dal presupposto che non hanno la possibilità di pagare gli interventi e quant’altro. Dicendo poi che non ha letto i link che gli ho lasciato ma si è informato da solo, non so cos’abbia cercato visto che l’esempio che mi ha portato è di un sito di incontri, in particolare mi ha parlato di un ragazzo FTM gay.
Poi ha iniziato a parlare un po’ più nello specifico, o meglio a parlare della fallo plastica in modo praticamente ignorante, in quanto non ha la minima idea di come funzioni la cosa, dicendo semplicemente che una volta fatta non avrò mai la possibilità di provare piacere e non essendo veramente un uomo anche se fisicamente mi farò uomo non avrò nemmeno la possibilità di soddisfare la ragazza con cui andrò a letto in quanto non so come utilizzare l’organo genitale maschile.
Già da questo inizio ho capito che le cose avrebbero preso una piega assurda e che i pregiudizi in lui, come pensavo, sono molto radicati e conoscendo più o meno la sua posizione sulle persone transessuali non mi ha stupito più di tanto il suo discorso da persona ignorante, dato che non sa come stanno veramente le cose, il problema più grande è che credo non voglia saperlo realmente o comunque non riuscirà mai a capirlo fino in fondo. 
Dopo questo discorsetto arriva la prima domanda.
Mio padre mi dice: "Adesso dobbiamo parlare seriamente e devi rispondermi anche se sono cose magari imbarazzanti ma sono importanti." Allora io gli rispondo: "Ok." E lui prosegue chiedendomi: "Fin dove vuoi arrivare?" 
"Se vuoi sapere se voglio fare la fallo plastica, per ora, la risposta è no. Ma in futuro chi lo sa"
Non soddisfatto della risposta, probabilmente, mi domanda ancora: "Hai mai provato un orgasmo, che esso sia stato da sola, con un uomo o con una donna?" Ed io tranquillamente ed onestamente gli rispondo: "No." 
Adesso sembrava più soddisfatto, perchè poteva la prima di tante cavolate: "Devi provare prima di privarti del piacere per sempre, sai che dopo l’operazione non proverai più nulla. Magari se non te la fai forse riuscirai a provare qualcosa ma non credo che con il testosterone potrai farlo"
Ok da cui si capisce molto bene che non ha un’idea di cosa stia dicendo.
Un po' allibito da questa sua frase prova a rinspondere: "Ma in realtà lo potrò provare benissimo…"
Non mi lascia nemmeno terminare, e comincia un monologo assurdo sempre incentrato sul piacere, l’esperienza ecc...
Arrivando a dire che per scegliere devo prima avere avuto un orgasmo e quindi devo scopare, precisando che non è che per forza devo andare in piazza a sbattermi i/le primi/e che capitano basta anche solo trovare qualcun* che mi piaccia e poi andarci a letto. Perché sarà una cosa che dopo non proverò più.
Come se bastasse dire: "quella mi piace aspetta che le chiedo di stare con me e poi me la porto a letto."
Continuando il monologa ha detto: "Poi sei piccola, non puoi sapere quello che vuoi, chi ha fatto questa cosa era molto più grande e poi se ne sono anche pentiti. Ad esempio uno di 35 anni prima era una donna e adesso va sui siti d’incontri per andare con gli uomini, che senso ha che diventi uomo per andare con gli uomini? Avevi molte più possibilità di andarci quando eri donna."
Io ormai ero praticamente al limite della sopportazione e cercando di mantenera la calma ho provato a spiegargli che: "L’orientamento sessuale non c’entra nulla con l’identità di genere. Una persona può sentirsi nel corpo sbagliato e fare la transizione ma essere omosessuale e quindi andare con le persone del genere nel quale sta transitando. Poi non è assolutamente vero che sono troppo piccolo, ci sono molte persone che iniziano molto prima questo percorso, in un certo senso io sono anche in ritardo. Ci sono bambini che già a 3 anni sentono di essere del genere opposto a quello biologico"
La sua immancabile risposta è stata: "I genitori se gli lasciano fare questa cosa sono degli idioti, gli rovinano la vita."
Adesso veramente non avevo più parole "Ma…" stavo per sbottare ma mi ha interrotto "Non è come un’operazione di chirurgia plastica, dopo la prima puntura sei già nella merda."

Poi ha continuato a parlare dicendo sempre più stronzate, senza darmi modo d’intervenire e diciamo che è stato meglio così perché ero veramente incazzato, non riusciva a capire nulla. Non dico che deve accettare una cosa ma almeno provare a capirla e non rimanere nelle sue convinzioni basate sul nulla.
Inoltre mi incazzavo ancora di più perché dal nervoso praticamente stavo piangendo e quindi mi risultava ancora più difficile parlare nelle poche pause che mio padre faceva. Poi fortunatamente ha dovuto rispondere al telefono e mia madre è finalmente intervenuta, dicendo cose un pelo più sensate parlando delle difficoltà che troverò in qualsiasi ambito.
Ma la prima cosa che ha detto, mentre piangeva, è stata "La cosa che ci ha fatto più male è stata che hai lasciato la lettere e sei scappata. Io non aveva capito nulla per questo sono una cattiva mamma." Ed io con calma ho provato a spiegare le mie motivazioni "Vi ho lasciato la lettera e me ne sono andato perché così potevate parlare" ma a quanto pare il mio intento non ha avuto grandi risultati, considerando la risposta di madre: "Non siamo riusciti perché papà è stato tutta la sera a letto a piangere"

Mio padre era tornato e aveva ripreso il discorso delle esperienze dicendo: "Tu ti vedi brutta ma magari per gli altri non è così. Vedrai che se trovi una ragazza che ti sta vicina così come sei ti farà sentire bene e non dovrai distruggerti per piacere agli altri."
No scusa ma che problemi hai? Secondo te se mi trovo una ragazza non mi sento più nel corpo sbagliato? Non mi sento più un ragazzo? Come posso anche solo pensare di piacere a una ragazza o provarci con lei se non mi sento me stesso, se mi sento intrappolato in un corpo che non è il mio?
Prima che potessi rispondergli come meritava è intervenuta mia madre dicendo: "Ma non lo fa per gli altri ma per lei."
Mio padre però questa cosa non riesce a concepirla ed ha continuato per la sua strada a parlare e parlare di queste argomentazioni basate praticamente sul nulla.
Poi ha tirato fuori il discorso psicologa, visto che ho intenzioni di continuare il mio percorso, e non solo quello psicologico come starebbe, più o meno, bene a lui.
In un primo momento ha detto che non devo farmi influenzare da quello che mi mette in testa la psicologa, senza sapere assolutamente nulla di quello che facciamo visto che non è lei a parlare ma sono io, cosa che gli ho detto ma sembra non averla esattamente recepita.
Successivamente, non contento, mette in chiaro che: "Comunque se devo andare a parlare con quella lei fa quando dico io e se dice cose che non mi stanno bene la mando a cagare" io esasperato e anche voglioso di metterlo di fronte ad una persona che può tenergli testa gli rispondo: "Fai quello che vuoi."
Così vede quanto sei ignorante e ti spiega un paio di cosette in maniera adeguata, anche se non credo le capirai, comunque, ma sinceramente non me ne frega più di tanto perché non mi faccio fermare da te e nemmeno dalle tue minacce.
Sì perché dire: "Mi opporrò a qualsiasi cosa vorrai fare che io non trovo giusta"  la ritengo una specie di minaccia vista la tua mentalità.

Quando è stato contento del suo discorsetto ha deciso che era ora di andare a mangiare e ha iniziato a fare battutine del cavolo credendosi simpatico, ad esempio:
"Adesso almeno continui a mangiare"
"Ah comunque non ti chiamerai mai Alex, se fossi stato un maschio saresti stato o Nicola o Federico"

E come volevasi dimostrare, la prova che non hanno capito niente nessuno dei due, o meglio che non hanno accettato la cosa è stata: "Ti posso continuare a chiamare Giada?" con un tono da presa per il culo e non da vera domanda, visto che qualsiasi cosa io avessi risposto l’avrebbe continuato a fare comunque e idem mia madre. Infatti entrambi, come se non sapessero assolutamente nulla mi continuano a parlare al femminile e chiamarmi Giada, non rendendosi conto che così facendo hanno annullato il significato del loro messaggio.
Non dimostrano che posso stare tranquillo e che mi vogliono bene.

Certo poteva andare peggio,forse. Potevano buttarmi fuori casa e rinnegarmi come figlio. Ma questo varia a seconda dei punti di vista, io non so se avrei preferito una reazioni così a quella che hanno avuto. Insomma se mi avessero cacciato avrebbero preso una posizione, così invece cercano solo di nascondere la cosa ma alla lunga non servirà assolutamente a nulla e voglio proprio vedere come si comporteranno quando la realtà gli sarà sbattuta in faccia in maniera ancora più evidente e quando si accorgeranno che non potranno fare più nulla se non accettarmi o rifiutarmi ,perché non ho intenzione di vivere in un limbo a causa loro, tanto stare in casa con loro o meno non mi farebbe così tanta differenza per il rapporto che abbiamo, o meglio che non abbiamo. 
   
 
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