Angolo dell'autrice:
Eccomi qui. Non credo di avere molto da dire... Avrete capito che è passato un anno dal ballo e poco più di un mese dal matrimonio.
Quindi senza indugi vi lascio al capitolo di oggi.
Ringrazio ancora tutti e spero che ran1412 che non è riuscita a recensire lo scorso capitolo riesca a recuperare.

Magic Xmas



A comprare il pane

«Mamma, sta sera al cenone c’è una persona in più.» dissi entrando in cucina, mentre lei era ai fornelli e stava preparando la besciamella per le lasagne.
«Chi è? Giada?» domandò alzando lo sguardo dalla cremosa salsa bianca.
«Mamma ti ho già detto che io e Giada non siamo più amiche da anni!» dissi seccata.
«Ok ok, va benissimo. Ascolta ti dispiace uscire a prendere del pane?» mi chiese abbassando di nuovo lo sguardo sulla pentola.
«Oggi? Dove accidenti lo trovo il pane alla Vigilia?»
«Non lo so. – rispose senza alzare lo sguardo – Tu prova in zona, se non lo trovi ci arrangiamo.»
Sospirai, uscendo dalla cucina e avvicinandomi all’armadio dei cappotti che c’era all’ingresso, prendendo il mio grigio e indossandolo, dopodiché presi la borsetta nera dalla mia camera e uscii di casa.
Appena fuori dal portone del palazzo svoltai a sinistra sperando che la panetteria vicino a casa fosse aperta. L’aria fredda mi sfiorava il viso e quando respiravo creavo nuvolette di condensa, che poi sparivano mescolandosi con l’ambiente.
Stavo camminando lentamente, quando ad un tratto lo sentii di nuovo.
«Ciao piccola mia!»
Saltai in aria per lo spavento, poi mi voltai.
«La vuoi smettere di apparire all’improvviso?» sbottai esasperata creando altre nuvolette di condensa.
Lui rise, poi avvicinò il suo viso al mio dandomi un bacio sulla guancia. Sentii le sue labbra fredde, per il tempo, sfiorarmi la pelle ed ebbi un brivido. Appena si staccò mi guardò, quei suoi occhi azzurri mi squadravano, come se mi volessero prendere anche l’anima.
«Cosa ci fai fuori?» chiese, con quella sua voce perfetta e melodica.
«Devo trovare del pane.» sospirai ricominciando a camminare.
Lui allora mi prese la mano e mi trascinò dall’altra parte.
«Ma cosa fai? La panetteria è di qua!» dissi cercando di tornare indietro.
«È chiusa, ma ne ho vista una a pochi isolati da qui.» mi disse continuando a tirarmi verso dove voleva lui.
«E mi spieghi come pensi di percorrere più di due isolati a... – mi bloccai appena capii cosa aveva in mente – ... stai scherzando spero.» conclusi dopo che lui mi mostrò i suoi sfavillanti denti nel suo meraviglioso sorriso.
Non mi rispose e alla prima scala antincendio avvistata, iniziò a saliere continuando a tirarmi. I nostri passi rimbombavano , in quel freddo silenzio, mentre battevano sugli scalini di ferro.
Appena fummo in cima lui fece un’ampio gesto, facendo così apparire sul suo bel cappotto bianco il mantello dello stesso colore, dopodiché mi afferrò per la vita ed entrambi ci lanciammo nel vuoto.
Poco dopo volavamo sul quartiere di Mirafiori nord.
«Non per contestare – dissi mentre l’aria gelida mi sferzava la faccia – ma qui in Italia vedere un’aliante in piena città non è normale.»
Lui non rispose, anche se ero più che sicura che avesse fatto uno dei suoi soliti sorrisi compiaciuti.
Dopo neanche due minuti di volo iniziammo a planare verso la strada, che fortunatamente era completamente vuota.
Uscii poco dopo dalla panetteria con il sacchetto di carta pieno di fragranti pagnotte. Lui mi stava aspettando fuori, era sul marciapiede opposto, le mani nelle tasche del suo cappotto bianco. Mi stava guardando, uno sguardo che aveva rivolto sempre e solo a me, neanche Aoko Nakamori, la bella ragazza che conosceva fin da quando erano bambini, era stata onorata di quello sguardo. Quegli occhi azzurri illuminati da chissà quale scintilla, che guardavano con ammirazione ogni centimetro del mio corpo.
Mi avvicinai a lui sorridendo, mi era davvero mancato, quell’anno era stato uno dei più lunghi e insopportabili della mia vita.
«Allora, pronta per un altro volo?» mi chiese tornando il ragazzo sbruffone di sempre.
«Più che pronta, caro il mio ladro.»
Lui a quella mia battuta sorrise, dopodiché mi voltò le spalle e iniziò a salire la scala antincendio del palazzo.
Stavo di nuovo volando, le mie mani stringevano il freddo tubo di metallo dell’aliante, mentre le sue braccia mi tenevano alla vita.
Finalmente ero di nuovo tra le sue braccia.