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Autore: trinh    27/01/2009    5 recensioni
Naruto Uzumaki ha una missione: convincere Itachi Uchiha a festeggiare il Natale. Ce la farà a non combinare troppi guai e a portare a termine il suo compito? Leggere per scoprire.
Genere: Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Un Natale da ricordare (miracolo, ho scelto un titolo in italiano!!!).
Autore: trinh89.
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fanfic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto.
Pairing: ItaNaru.
Rating: PG 13 (spero fino alla fine XD).
Warnings: AU, Shounen Ai.

Ok faccio una breve introduzione (spero =_=). Questa è la mia prima ItaNaru. Io amo questo pairing e spero che non sia venuto troppo male il capitolo, a me personalmente è piaciuto l'inizio XD, poi però verso la fine mi sono un po' persa. Non conto di farla molto lunga e tanto meno di scrivere lemon visto che non ne ho voglia ultimamente...
Passo col dire che mi dispiace se ora che tiriamo fuori coriandoli, frittelle e crostoli arrivo io con sta fic di Natale, ma prima non ho proprio potuto, ho avuto molto da fare XD. Spero di raccimolare qualche nuovo lettore visto che questa è la prima volta che scrivo con rating inferiore al rosso... (faccio schifo sul serio XD).
Buona lettura a tutte.

-Capitolo 1: La missione.

Mancavano due settimane ed il Natale sarebbe arrivato, era ancora presto perché le strade fossero adornate di lui di luci, alberi e ghirlande, ma c'era un luogo a questo mondo che a dispetto del succedersi dei giorni, dei mesi e delle stagioni, rimaneva perennemente avvolta dallo spirito natalizio, il Polo Nord. Non molti credevano nell'esistenza di questi inteso come fantomatico paese dove elfi e folletti vivevano per costruire i balocchi desiderati dai bambini buoni e che poi venivano portati da Babbo Natale nella notte del 25 dicembre, e come biasimarli? Per quante volte l'uomo avesse perlustrato e studiato i ghiacciai dell'Artico, gli scienziati non si erano mai ritrovati davanti ad un cartello con su scritto “Benvenuti al Polo Nord”, tanto meno ad un uomo vecchio e grasso, vestito di rosso che li superava in slitta esclamando “Ho! Ho! Ho! Buon Natale!”; eppure, questo posto c'era! Solo che era nascosto da occhi indiscreti, avviluppata da una barriera impenetrabile, e qui ora le creature magiche erano in fermento, elfi e folletti correvano a destra e sinistra con le braccia stracolme, chi di giocattoli e chi di letterine da leggere e smistare, fra questi era presente un frenetico piccolo elfo che proprio in quel preciso momento era inciampato rovinosamente, finendo per schiacciare brutalmente dei trenini di legno e spargendo su tutto il pavimento le buste di carta contenenti le richieste dei bambini.
Il piccolo elfo si tirò su, gemendo ai muscoli indolenziti, controllò che non si fosse fatto niente e rassettò il completo natalizio insolitamente arancione bordato di bianco che gli era di almeno due taglie più grande, raccolse il cappello e lo rimise in testa per poi prendere nota del disastro compiuto. I giocattoli erano completamente ridotti in poltiglia, si guardò intorno e non vide nessuno, con un ghigno malandrino racchettò una scopa e fece sparire le prove del misfatto dietro ad una tenda e come se nulla fosse raccolse le lettere per dirigersi dal grande capo; in fondo si trattava di un paio di giocattoli, più tardi li avrebbe ricostruiti e nessuno si sarebbe accorto di nulla.
Raggiunse una porta di mogano nero con appesa un fiocco rosso con dei campanelli attaccati, bussò e senza attendere il permesso entrò,
“Ero-Sennin, ci sono altre lettere!” trillò il piccolo elfo, scaricandole sull'enorme scrivania davanti a lui.
“Moccioso, quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?” disse con voce stizzita l'uomo seduto dietro al tavolo, questi aveva lunghi capelli bianchi e cespugliosi, due righe rosse che partivano dagli angoli degli occhi dando l'impressione di essere lacrime e la pelle leggermente rosata, il vecchio indossava il suo vestito d'ordinanza, quello di Babbo Natale, ad eccezione degli stivali, al cui posto facevano bella mostra dei geta. (Geta: zoccoletti giapponesi ndtrinh)
L'elfo scrollò le spalle e rispose birichino “D'accordo, scusa... ERO-SENNIN!”, il sorriso sul suo volto si ampliò ulteriormente quando un sopracciglio dell'uomo si contrasse in un hciaro tic nervoso.
Eppure il soprannome 'Ero-Sennin' era più che appropriato all'uomo, non capiva perché se la prendesse così tanto, in fondo se il grande capo, il cui nome quando non lavorava era Jiraiya, scriveva quei libri a luci rosse (che non avevano nulla a che fare con quelle natalizie), allora non poteva proprio lamentarsi se lo chiamava a quel modo. A volte stentava a credere che i regali dei bambini che si erano comportati bene venissero portati da un uomo del genere; tuttavia, quando vedeva il modo in cui questi si adoperava perché ogni cosa fosse eseguita alla perfezione, non poteva fare altro che ammirarlo e pensare che nessuno era più adatto di lui a ricoprire quel ruolo.
Dopo aver inspirato ed espirato più volte per sbollire l'aura negativa, Jiraiya abbassò il capo sulla montagna di lettere e gemette esausto. Erano solo a metà dicembre e già c'erano così tante letterine!
“Odio archiviare le lettere, perché non posso avere una segretaria? Una bella e graziosa segretaria?” piagnucolò.
“Perché faresti il casca morto” rispose piccato l'elfo, guadagnandosi un'occhiataccia
“Naruto, piuttosto che rimanere qui, perché non vai a riparare i giocattoli che hai rotto, eh? Guarda che ho sentito il baccano prima. Sei sempre il solito rumoroso moccioso” lo rimbeccò l'uomo.
Azz... Beccato!
“He! He! Emh... è stato un incidente!” disse il biondino grattandosi la nuca con un risolino imbarazzato, arretrò lentamente per filare via. “Emh... stammi bene babbo... Buon Natale!” detto ciò spalancò la porta ed ingranò il turbo solo per sbattere contro un airbag, quale era il seno di Tsunade, alias la Befana.
“Ouch!”
“Di fretta, moccioso?” disse la donna entrando nell'ufficio. Naruto la squadrò con espressione torva, lunghi capelli biondi incorniciavano un viso a forma di cuore ulteriormente esaltati da occhi color nocciola, aveva la pelle chiara ed un seno abnormemente prosperoso.
“Già, obaa-chan, ho dimenticato di avere un impeg- AHI!” gemette il povero elfo avendo ricevuto un poderoso pugno in testa dall'uomo dai capelli bianchi. “Questo è per aver rotto i giocattoli e avermi mancato di rispetto con quel soprannome!”
“A cosa devo la tua visita, Tsunade?” disse poi, rivolgendosi alla nuova arrivata.
“Sono venuta per portarti il nome del prescelto di quest'anno” spiegò lei, porgendo poi un rotolo di pergamena al collega.
“Sono proprio curioso di sapere chi è il fortunato”, dopo qualche secondo il volto di Jiraiya si irrigidì completamente, rilesse il nome, poi guardò la bionda come per dire 'Stai scherzando?!', che fu prontamente ricambiato con uno che diceva 'Magari'.
Naruto osservò la scena in silenzio, anche se moriva dalla curiosità di leggere cosa avesse turbato l'uomo.
“C'è qualcuno che ha accettato di occuparsene?” domandò Jiraiya, sebbene già conosceva la risposta, che fu come previsto un secco 'No'.
“Posso leggere anch'io?” chiese Naruto, dopo essere stato vinto dalla curiosità.
“No, moccioso” rispose automaticamente Jiraiya.
“Ci vorrebbe qualcuno che sia pressante ed insistente” disse Tsunade.
“Eddai solo una sbirciatina. Una sola!” si intromise di nuovo il biondo che venne ignorato.
“Giusto, uno che lo assilli in continuazione finché non cederà” soggiunse il vecchio.
“Sì, uno come...” lo stesso pensiero colpì entrambi i grandi che posarono i loro sadici sguardi sul povero elfo.
“Emh, perché mi fissate così?” domandò, certo che nulla di buono gli stava per essere detto. Certezza che venne confermata quando Jiraiya gli porse il rotolo affinché lo leggesse.
Ancora confuso dall'improvviso cambio di comportamento dei due adulto, Naruto afferrò la pergamena e l'aprì per leggervi semplicemente un nome.
Itachi Uchiha.
Fissò i due davanti a lui ed aspettò che parlassero. “Lo sai cos'è quel nome, Naruto?” domandò Jiraiya, ricevendo una risposta di diniego. “Quello è il nome di una persona che non crede e non festeggia il Natale da tempi immemorabili, ogni anno viene estratto un nome ed una creatura magica viene mandata perché porti un po' di spirito natalizio al prescelto. Tuttavia, non è la prima volta che Itachi Uchiha viene sorteggiato, ma nessuno è mai riuscito a portare a termine la missione”. Con quest'ultima frase, il vecchio batté una mano sulla spalla dell'elfo, aggiungendo più con tono da 'Ha! Ha! Ha! Sei lo sfigato di turno' che solenne “Buona fortuna, moccioso. Siamo tutti con te!” e sorrise sornione. Questa era la vendetta perfetta epr averlo sempre chiamato Ero-Sennin.
Gli occhi di Naruto divennero vuoti, il colore della sua pelle rasentava quello di un lenzuolo lavato nella candeggina; non sapeva chi fosse questo Itachi e come diavolo facesse di cognome, ma la sola idea di dover lasciare per Dio sa quanto la sua amata casa, aveva scatenato nella sua testa un urlo apocalittico.
Riprese un po' di colorito, rivolse il suo sguardo più misero, nella speranza di muovere della compassione in Tsunade, nella sua obaa-chan. La bionda lo fissò impassibile per qualche istante, poi si avvicinò al piccolo e si inginocchiò così che fossero faccia a faccia e addolcì lo sguardo sull'elfo che tirò mentalmente un sospiro di sollievo all'espressione.
Un attimo di silenzio poi,
“Moccioso” bisbigliò materna la donna, poi le sue labbra si incurvarono in un ghigno, “La porta è lì” soggiunse, indicandogli l'uscita mentre le speranze di Naruto si frantumavano in mille pezzi. Rassegnato al suo destino, si avviò verso l'uscio, come un condannato verso il patibolo.
Aveva quasi varcato la soglia quando Jiraiya lo chiamò, l'elfo esultò internamente, di certo il babbo aveva cambiato idea!
Si voltò e l'uomo disse “Va da Shizune che ti accompagnerà nel mondo umano e aggiusta i giocattoli prima di partire”.
Con un grugnito stizzito, Naruto uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle. Stupido pervertito e stupida vecchiaccia.

***

Una volta uscito dall'ufficio, le due massime autorità di quel magico paese si scambiarono uno sguardo divertito, finché Tsunade non propose una scommessa. Jiraiya accettò e stipularono le condizioni della vincita e la puntata.
Se si fosse avverata la previsione della donna, Jiraiya avrebbe dovuto farle i lavori di casa per un mese; se invece avesse vinto quest'ultimo, allora la bionda gli avrebbe pagato da bere per una settimana intera. Si strinsero la mano per suggellare il patto ed ognuno rise internamente pensando alla possibile vincita, anche se non si poteva proprio dire che fosse una scommessa equa, poiché Tsunade era nota per la sua immensa sfortuna nel gioco d'azzardo, quindi le possibilità che vincesse erano praticamente nulle.

***

Dopo aver preparato i bagagli e aver riparato i trenini polverizzati precedentemente, Naruto si avviò verso il portale che collegava il Polo Nord al mondo esterno, quello stesso tunnel che veniva utilizzato da Babbo Natale per raggiungere in brevi centesimi di secondo le case dei bambini a cui portava i doni.
Lì trovò una giovane donna dai capelli e gli occhi castani e la pelle chiara, Shizune, l'aiutante di Tsunade.
“Ohayo, Naruto-kun!” salutò lei con un mezzo inchino, la donna era l'unica umana ammessa in quel luogo proibito ai suoi simili.
“Ohayo, Shizune-san!” ricambiò l'elfo alzando una mano.
“Naruto-kun, vieni!” disse prendendolo per mano ed imboccando il tunnel spazio temporale. Come misero piede in esso, le pareti si illuminarono di una luce bianca e diversi buchi apparvero sui suoi lati, gli occhi di Naruto sgranarono per la meraviglia, da ogni apertura era possibile vedere la città di destinazione.
Avevano da poco iniziato a camminare lungo il tunnel, quando Naruto si sentì strano, qualcosa in lui stava cambiando, si fece prendere dal panico e tirò Shizune per mano che sussultò nel vederlo, prima di ricomporsi e rassicurare l'elfo, “Non ti preoccupare Naruto-kun. Stai solo assumendo al tua forma umana”.
Il piccolo non poteva vedersi, ma una cosa l'aveva notata, si era alzato, ora arrivava all'altezza di Shizune e non poté fare a meno di chiedersi quali altri mutamenti stesse subendo, sperò che non fossero particolarmente drastici.
Dopo aver superato un altro paio di varchi, Shizune si fermò di fronte alla loro meta, il passaggio che portava ad Osaka, una città del Giappone, senza avvisarlo, la donna attraversò rapidamente l'apertura trascinandolo con sé e l'unica cosa che Naruto seppe era che stavano precipitando nel vuoto e lui stava urlando come un bambino. “Gyaaah!!!”
Attraversarono nuvole e stormi d'uccelli, passarono affianco ad un aereo, le case della città si stavano ingrandendo man mano che si avvicinavano e loro non accennavano a rallentare la loro caduta libera e, mentre Shizune era tranquilla, Naruto continuava ad agitarsi appellandosi a tutti i Santi, perché non si sfracellassero al suolo.
Ed ecco che il tetto di una casa si stava facendo sempre più grande e più grande ancora, l'elfo chiuse gli occhi e trattenne il respiro esclamando mentalmente 'Addio mondo crudele'.

“Naruto-kun, apri gli occhi siamo arrivati” giunse la voce di Shizune.

Nessun impatto. Nessun sfracellamento, era ancora vivo!
Lentamente aprì un occhio e vide che si trovava in una stanza, aprì anche l'altro e li fece vagare sulla mobilia che arredava il luogo, era un salotto. Fermò lo sguardo sulla donna dai capelli mori a pochi passa da lui e notò che alle sue spalle c'erano due uomini. “Naruto-kun, loro sono Iruka e Kakashi, starai da loro durante il corso della tua missione “, disse Shizune indicando prima un uomo con la pelle scusa e i capelli castani come gli occhi e poi uno con i capelli argentati e gli occhi scuri e la pelle chiara.
Il primo dei due avanzò verso Naruto e prendendo le sue mani tra le sue disse “Benvenuto, Naruto-kun. Fa come se fossi a casa tua” e gli regalò un sorriso sincero, tanto da farlo arrossire per l'imbarazzo. “Gr-grazie dell'ospitalità” pigolò lui.

***

Era da poco tramontato il sole, Shizune era già ritornata al Polo Nord, con un sospiro Naruto si guardò attorno per osservare meglio la sua stanza. C'era un letto nell'angolo opposto all'entrata ed era accanto ad una finestra che dava su un viale di villette allineate ordinatamente; un comodino era posto alla sinistra, dove poco più in là c'era una scrivania; sulla parete a destra dell'ingresso vi era un'altra porta che portava al suo bagno personale e sempre su quel lato, un armadio percorreva tutta la lunghezza del muro, su una delle ante c'era uno specchio ed il biondo si avvicinò con cautela. Sfiorò con due dita i lineamenti del viso sul riflesso e pensò che era davvero bizzarro in quella forma. Come sempre i suoi capelli erano biondi e spettinati, gli occhi erano azzurri e le guance erano ancora segnate da tre cicatrici su ogni lato, la sua pelle era dell'usuale colore brunito, eppure era diverso ora. Le sue orecchie appuntite erano sparite, assumendo una forma più arrotondata, i suoi tratti paffuti erano scomparsi, lasciando spazio a lineamenti meno infantili e ora era decisamente più alto di quanto non fosse stato prima!
Questo mutamento così vistoso era dovuto al fatto che essendo un elfo, la sua crescita era diversa da quella umana, ora però trovandosi nel mondo esterno al Polo Nord, aveva assunto l'aspetto che la sua età dimostrava lì, ventidue anni.
Un colpo alla porta lo riscosse dalle sue riflessioni. “Sì?” disse.
“Naruto-kun, la cena è pronta” lo avvisò Kakashi.
“Arrivo”.

***

“Waa! E così anche tu sei un elfo!” esclamò Naruto, meravigliato, non sapeva che Iruka fosse come lui, ma ora capiva perché Shizune lo avesse portato da loro.
“Già, però ora vivo qui, dato che Kakashi è umano e come tale non può entrare nel nostro mondo. Ma non mi dispiace vivere qui, in fondo ormai è la mia casa” spiegò il castano.
Naruto annuì in comprensione e poi sbadigliò stanco.
“Devi essere stanco, Naruto-kun, va a riposarti. Domani ti accompagnerò io da Itachi-san e ti spiegherò un po' di cose lungo la strada” disse Kakashi.
“Sì, grazie della cena. Allora io vado a dormire... Ah, chiamatemi solo Naruto” farfugliò il biondo sbadigliando di nuovo.
Era stata una lunga giornata, ma l'indomani, Naruto era certo che lo sarebbe stato ancora di più.

Continua...
  
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