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Autore: _Sherazade_    05/08/2015    4 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Ade, misterioso e tenebroso signore dell'Oltretomba che un giorno rapì la bella Persefone, figlia di Demetra, per portarla nel suo regno e farne la sua sposa.
Tutti conoscono questa storia, eppure solo in pochi conoscono cosa sia successo veramente.
Solo in pochi conoscono ciò che realmente accadde molti anni prima di quegli avvenimenti, cosa spinse davvero Ade a fare di Persefone la sua Regina, cosa si celasse davvero nei loro cuori.
Questa è la storia di come la luce di superficie riuscì a toccare le tenebre dell'Averno.
Dal prologo:
- E dunque? Cosa vuoi in cambio? - chiese lei mandando le ninfe a prendere quello che gli serviva.
- Non ti chiedo nulla. Sarà l'Averno a chiedere qualcosa quando lo vorrà, perché ricordalo: niente di ciò che appartiene all'Averno, può essergli tolto. Un giorno, ciò che oggi mi hai chiesto e mi hai sottratto, troverà il modo di ritornare.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Gea, Persefone, Zeus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lux Averni - Luce dell'Averno





- Prologo -
 
 
- Non è possibile! No, questo non lo posso accettare! - gridò furiosa Demetra, con le povere ninfe, sue ancelle, che si rintanarono in un angolo del salone.
Dopo anni di dubbi e di tentativi, l'amara verità colpì la bella Dea, madre della Terra, protettrice del grano e dell'agricoltura, dei bei campi e dei matrimoni.
La Dea si struggeva, mentre le tre Moire fecero allontanare le ninfe terrorizzate.
Mai avevano assistito a tale struggimento da parte della loro amata Dea.
- Eppure è questa la verità. - le disse Atropo senza troppi giri di parole. La più anziana delle sorelle, che con la sua tranquillità andava sempre dritta al punto, senza perdersi in inutili fronzoli: senza se e senza ma, pacata ma schietta. Lei era la dea del destino ultimo di noi tutti: la morte. Era lei che poneva fine alle vite sulla Terra.
- È questo il tuo destino, invece che struggerti dovresti accettarlo senza troppi piagnistei. - disse secca Lachesi, senza un minimo di pietà per Demetra. - Sei una delle sei grandi divinità, accetta con dignità ciò che il fato ti ha riservato.
La seconda delle sorelle, quella che teneva nelle mani il destino di uomini e dei, come la maggiore, era molto diretta, e spesso la sua lingua tagliente non conosceva il momento esatto in cui fermarsi. Implacabile, ma anche crudele nei modi.
Demetra, di fronte a quelle terribili parole pronunciate con tanta noncuranza dalla Moira, scattò immediatamente, pronta a scagliarsi con violenza verso la divinità del destino.
- Placati, mia signora. - cercò di addolcirla Cloto, la più giovane delle tre sorelle. - È vero, il destino è stato crudele con te, ma non tutto è perduto. Poiché noi abbiamo visto, noi sappiamo cose che ancora tu ignori, e che potrebbero alleviare il tuo tormento.
Con le lacrime agli occhi Demetra cercò di calmarsi e di ricomporsi. La Dea si era così adirata, era così sciupata che le si era scavato il viso, e i capelli erano diventati grigi, come se fosse stata un'anziana umana. Il corpo sciupato era invecchiato di colpo, rendendo la Dea irriconoscibile.
- Parla, Cloto. Parlate, Moire. Ditemi cosa devo fare. Perché Gaia mi ha inflitto questa punizione, a me, che fra tutte sono la figlia a lei più vicina? - Con tutto il dolore che aveva nel cuore, Demetra pose quelle domande alle tre divinità che aveva invitato nel suo palazzo, nel cuore dei boschi verdi e sacri.
- La grande Dea Madre Gaia non voleva offenderti, poiché per te c'è un destino ancora più grande. - disse Cloto. A quelle parole Demetra scattò ancora, sentendosi presa in giro per l'ennesima volta.
- Mi ha reso sterile per cosa? Per compiere una missione come mio fratello Zeus? Perché non rendere sterile lui? - chiese velenosa la Dea, con tutta la rabbia che provava per essersi vista negata il suo sogno più grande: una figlia. - Lui, che prende ogni motivo per correre dietro a una qualsiasi Dea, ninfa o umana, che gli capiti a tiro! Perché non punire lui, invece che me? Io non ho mai fatto nulla di male per offendere la nostra grande Madre Gaia.
- Questa non è una punizione. - disse Cloto.
- Questo è un disegno più grande di te, più grande di noi. Questo è il destino che non riguarda solo te, ma tutti noi. - continuò Lachesi.
- Se ci ascolterai attentamente, il tuo dolore svanirà, e potrai di nuovo gioire, conoscendo ciò che la divina Madre, ha in serbo per te. - concluse Atropo. Demetra si zittì, sebbene fosse ancora furiosa per l'aver appreso in via ufficiale della sue sterilità. Non aveva mai avuto grossi piaceri nel giacere con gli uomini, divini o mortali. Ma desiderava una figlia, e solo con l'unione con un uomo, avrebbe potuto raggiungere tale scopo.
"Ho perso tempo inutilmente. Tutti questi anni per poter concepire, e scoprire solo ora che non avrei mai potuto generare alcuna vita! È il colmo che proprio io che dispenso vita, non ne possa generare nel mio grembo." Pensò lei sconsolata.
- Tu non potrai generare una figlia, ma là fuori, una donna sta morendo, dando alla luce una bambina. Quella bambina è tua di diritto.
- Ma è umana. - disse secca Demetra. Non disprezzava gli uomini, e pur di avere un figlio avrebbe anche allevato un'umana... Ma la vita degli uomini era così fragile.
Non avrebbe mai potuto sopportare di avere una figlia e vedersela poi portare via dagli anni che passavano veloci. Non avrebbe sopportato quel dolore.
- Non lo sarà a lungo. - disse Atropo.
- C'è un modo per renderla come noi, divina. - Demetra spalancò gli occhi alla parole di Lachesi. Impossibile!
- Noi ti spiegheremo come fare. - Cloto, con quell'affermazione, aveva fatto rifiorire Demetra. I capelli erano tornati di un bel biondo acceso, e il viso tornato paffuto e roseo.
Le belle forme della Dea ritornarono floride come prima.
- Dovrai bagnare la bambina con le acque dello Stige, del Cocito, dell'Acheronte, del Flegetonte e del Lete. Ma non ti basteranno i fiumi dell'Averno per donare l'immortalità alla bambina e renderla tua. Oltre a bagnarla in contemporanea con queste cinque acque, la piccola dovrà essere anche bagnata con il tuo sangue, e con quello del divino padre, Zeus. - "Avrò la mia bambina" Demetra pensava solo al fatto che il suo più grande sogno si sarebbe realizzato.
- Domani la bimba verrà alla luce, e tu dovrai avere già tutto pronto, poiché per rendere tutto questo effettivo serve anche l'allineamento con Giove e con la Luna. - Demetra si prostrò ai piedi delle tre Dee del Destino, scusandosi per il suo comportamento irrispettoso, e ringraziandole per averle dato veramente un motivo per andare avanti.
- Però... - Demetra tirò su la testa, mentre un'espressione di paura immensa le attraversò il volto.
- Però cosa, Lachesi?
- Non è tutto. - disse Atropo, lasciando poi la parola alla minore delle sue sorelle.
- Un giorno la tua bambina diverrà la più importante e potente fra le Dee. Amata dagli uomini, ma anche temuta per il ruolo che dovrà ricoprire. L'uomo che la porterà verso il suo destino, sarà anche l'uomo che la allontanerà da te se tu non farai attenzione. - gli occhi della bella Dea si infiammarono.
- E chi è costui? Ditemelo che porrò immediatamente fine alla sua patetica vita. Nessuno mi porterà mai via la mia adorata bambina. - Pur non avendo ancora avuto modo di abbracciare la bambina, sentiva che era sua. E nessuno gliel'avrebbe tolta.
- Questo non ci è dato dirlo. Presta attenzione, e tratta con cura tua figlia. Se seguirai i nostri consigli, lei non si allontanerà mai da te; se invece il tuo approccio sarà sbagliato, sarai tu ad allontanarla, e potrai solo prendertela con te stessa. - Concluse la Moira della nascita.
- Non accadrà. Proteggerò la bambina ad ogni costo.
Le Moire annuirono, sapendo già che il loro avvertimento non era giunto fino in fondo al cuore della Dea, e sapendo già cosa sarebbe accaduto.
- La Terra domani ti indicherà la via. Cerca di non dimenticare le nostre parole, o te ne pentirai. - Dopo quell'avvertimento, le tre Moire svanirono, lasciando solo una scintillante nuvola viola.
 
Demetra chiamò cinque delle sue ninfe predilette, le quali si rasserenarono vedendo che la loro Dea si era ripresa.
- Dobbiamo andare nell'Averno. - Le ninfe squittirono di terrore all'idea di dover scendere nel terribile e ombroso sottosuolo.
- Ma perché, mia regina? - chiese Anthea, ninfa al servizio di Demetra fin dalla spartizione del mondo. La più antica e fidata amica della Dea.
- È pericoloso recarsi in quei luoghi. - cercò di dissuaderla la saggia Egeria. Da tempo era diventata il braccio sinistro della Dea, in aiuto ad Anthea.
- Non porterà a nulla di buono. - disse Kraneia mordendosi il labbro. Una delle più giovani ninfe al servizio di Demetra, che si era però fatta notare per la sua intelligenza e dolcezza.
Atlanteia e Phoebe erano gemelle, e avevano la dote di calmare chiunque fosse stato preda della tristezza, dello sconforto o della rabbia incontrollata.
- Non importa cosa voi ora mi diciate, noi dobbiamo scendere, e chiedere a quell'antipatico di mio fratello un favore.
Demetra spiegò loro il motivo di tanto interesse per quel luogo orribile, e le ninfe piansero.
Piansero perché sapevano quanto la dea avesse sofferto, e a quanto le costasse scendere negli Inferi, da quel fratello tanto strano e temuto.
- Mia Regina, - disse Anthea, - per te faremo ogni cosa. Inclusa questa.
- Per la tua felicità, - cominciò Atlanteia. - Ci avventureremo anche laggiù. - concluse Phoebe.
Le ninfe abbracciarono la Dea, e si avviarono verso quel regno temuto da uomini e dei.
 
- Cos'è che vorresti? - chiese con voce piatta Ade, il tenebroso padrone degli Inferi. I lunghi capelli lisci e violacei gli ricadevano sui lati del viso, giungendo fino alla vita.
- Mi serve solo un po' di acqua dei tuoi fiumi. Non credo che sentirai la mancanza di qualche goccia. - rispose inflessibile la sorella.
- E a cosa ti servirà mai l'acqua dell'Averno? - lui la scrutò con i suoi occhi d'ametista, ma la Dea non aveva intenzione di rivelare i suoi segreti.
- Non me ne andrò da qui fino a che non avrò ciò che ti ho chiesto, fratello. Chiedimi tutto, tranne la ragione. - Ade non disse nulla, poiché immaginava già che tutto aveva a che fare con le Moire. Lui sapeva dell'incontro che le tre avevano avuto quel giorno con la sorella.
Tentennò, prima di concedere alla sorella il privilegio che lei chiedeva. Sebbene avesse già deciso, non intendeva cedere senza mostrare un minimo di diffidenza, senza tenere la sorella, che non voleva dirgli nulla, sulle spine.
Quando la Dea, esattamente come lui aveva previsto, cominciò a dare segni di irrequietezza, le concesse ciò che lei gli chiedeva.
Perché lui lo sapeva: per quanto Demetra affermasse di poter attendere in eterno, in realtà era ancora la piccola irrequieta sorellina che non era mai stata in grado di portare pazienza.
Certo, per il ruolo che aveva nell'universo, Demetra era in grado di portare grande pazienza: per l'erba che cresceva, per le piante  che germogliavano, per i raccolti che fiorivano, o per le civiltà che si evolvevano. Ma la Dea non era mai stata in grado di pazientare per quelli che erano i suoi desideri più profondi ed egoistici.
Ade ignorava ancora il vero scopo della sorella. Ma il Dio degli Inferi era paziente, sotto ogni aspetto, perché lui sapeva che alla fine ogni cosa avrebbe avuto un senso: tutto sarebbe stato spiegato a suo tempo, svelato, come la luce dell'aurora che scaccia le tenebre.
Ade sapeva essere paziente. E quando, per la noia che talvolta l'oltretomba gli procurava, non torturava le anime perdute, egli non perdeva occasione di tormentare le divinità che gli facevano visita.
- E dunque? Cosa vuoi in cambio? - chiese lei mandando le ninfe a prendere quello che gli serviva.
- Non ti chiedo nulla. Sarà l'Averno a chiedere qualcosa quando lo vorrà, perché ricordalo: niente di ciò che appartiene all'Averno, può essergli tolto. Un giorno, ciò che oggi mi hai chiesto e mi hai sottratto, troverà il modo di ritornare.
Demetra non si curò delle parole di lui, pensò che un giorno avrebbe lui chiesto un favore, e lei non avrebbe battuto ciglio. Glielo avrebbe dato, perché il suo bene più prezioso sarebbe stata quella bambina non ancora nata, e che la Madre Gaia le aveva predestinato.
 
Fu più facile spiegare tutto a Zeus. Per ovvie ragioni, Demetra spiegò interamente la faccenda al fratello minore, che acconsentì: quella bambina sarebbe diventata per lui come una figlia, anche se non lo era.
Il sangue che lui donò alla sorella, sarebbe servito non solo per rendere la bambina immortale, ma anche per proteggerla dal male del mondo. Come padre degli Dei, Zeus accolse questo disegno del fato a braccia aperte.
Concesse con piacere questo dono all'amata sorella. Quel sangue non era per lui un sacrificio, ma il dono più grande che poteva farle. Lui aveva avuto tanti figli, ma non era stato in grado di essere un vero padre per tutti loro. Con quella bambina, il Re degli Dei avrebbe potuto riscattarsi.
L'unico problema sarebbe stato giustificare ad Era, Regina degli Dei e gelosissima moglie, la presenza della bambina nell'Olimpo.
Perché nessuno, oltre a lui e Demetra, avrebbe mai conosciuto la verità su quella bambina.
Per tutti sarebbe stata l'unica figlia generata da Demetra e da Zeus.
Per tutti sarebbe stata Kore.



 
L'angolo di Shera ^^

Ebbene eccomi qua!
L'avevo detto che presto o tardi mi sarei cimentata in questo tipo di lavoro, e ho cercato di essere di parola.
Ieri mi son finalmente messa sotto, e questo è il risultato.
Vi prego, non linciatemi, lo so di aver stravolto interamente i personaggi, ma del resto, io sono l'autrice, e ora sono io a dettare le regole XD.
Credo di aver letto tutto, o quasi, riguardo a questa incantevole coppia. Tra le fic preferite che ho trovato qua su EFP, indubbiamente vi sono: Amori Oscuri di uranian7, che sfortunatamente è rimasta incompiuta, e le long in corso Raptus di Elpida, Ade e Persefone - quel che resta delle fiabe di Saliman e Regina di Fiori e Radici di Lem Mac Lem. Menzione d'onore anche per 
Di fiori, lapidi e altre cose inaspettate di Niglia, splendida rivisitazione!
Ho trovato moltissime storie ben scritte, ma queste mi son rimaste nel cuore, e credo che meriterebbero un posto in libreria, tutte e quattro. Sono innamorata in maniera viscerale di questa coppia, e da sempre avrei voluto scrivere una long su di loro >_<.
Da piccolina ero molto "innamorata" di Duo Maxwell, uno dei protagonisti di Gundam Wing, detto anche "Shinigami", ovvero dio della morte. Nella mia testolina bacata lo identificavo come Ade, e io ero la sua degna Persefone... poi ho battuto la testa e ho cominciato a ragionare XD. La passione per i miti greci però è rimasta ;).

Non so se riuscirò a scrivere una storia degna come quelle sopra citate, ma di certo farò di tutto per rendere unica questa mia versione. Tutte le versioni che ho letto hanno sviluppato diversi aspetti del mito, in maniera diversa e splendida. Spero di poter fare altrettanto.
Di certo ci saranno molte variazioni, a cominciare dalla nascita di Kore. Se c'è una cosa che non ho mai gradito dei miti, era l'incesto. Sì, son bacchettona -.-, per questo ho deciso di cambiare le carte in tavola, e giocare col destino di questo nuovo Universo.
Nella lista dei personaggi è stata aggiunta anche Gea, sebbene nella storia io usi il nome di Gaia.

Spero che vi piaccia, se volete lasciarmi un commentino sarò ben lieta di riceverlo.

P.S. Sono a buon punto con la FanArt di Glauco e Scilla, devo solo decidermi a finirla e credo proprio che finito di pubblicare, mi metterò sotto :P

A presto <3
  
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