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Autore: H a n a e    05/08/2015    5 recensioni
|Rachel Elizabeth Dare| |Ottaviano| |Grover Underwood| |Reyna Avila Ramírez-Arellano| |1748 Words|
Ho deciso di riscrivere un capitolo del libro la "Casa di Ade" dal punto di vista di Rachel, aggiungendo anche una parte che non c'era nel libro.
Ho preso ispirazione da un'immagine della mitica e inimitabile Viria.
---Dal testo---
"Il viso di Rachel si tinse di un rosso più intenso dei suoi capelli, si tirò su le maniche della camicia e con sguardo minaccioso si avvicinò a Ottaviano.
-Senti, non so chi tu ti creda di essere, ma per tua informazione io sono Rachel Elizabeth Dare, l’Oracolo di Delfi. E non una semplice mortale come credi tu.-"

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🌸H a n a e🌸
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grover Underwood, Octavian, Rachel Elizabeth Dare, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orsetto di Peluches


 
Era poco dire che Rachel fosse furiosa; avrebbe fatto a pezzi con le sue stesse mani quella sottospecie di semidio che aveva osato anche solo pensare di attaccare il Campo e che si riteneva un discendente del divino Apollo.
Gli avrebbe tirato volentieri la sua spazzola blu in un occhio, proprio come aveva fatto con il potentissimo Re dei Titani: Crono.
Se ripensava a quel momento sarebbe scoppiata a ridere come una matta della sua stessa audacia e stupidità di quel momento.
Camminava a passo spedito, con i pugni chiusi, la sua spazzola blu in mano e un’espressione furiosa dipinta sul volto; era accompagnata da Grover e se quest’ultimo non fosse stato un satiro, difficilmente sarebbe riuscito a tenere il suo passo.
Non aveva ancora pensato a cosa dire a quel babbeo, sicuramente gli avrebbe fatto un bel discorsetto, magari davanti a tutti in modo da farlo anche vergonare, ma lei non era quel genere di persona.
No, lo avrebbe preso da parte e ovviamente si sarebbe beccato una bella sfuriata, poi gli avrebbe fatto capire la stupidità di quella sua scelta e di conseguenza lui avrebbe deposto le armi e messo fine a quella guerra non ancora iniziata, ma soprattutto doveva recapitare il messaggio.
Sì, avrebbe fatto così.
In quel momento il futuro del Campo dipendeva da lei: da quando gli Stoll avevano trovato quel messaggio da Annabeth e Percy, Chirone aveva subito mandato lei e Grover nelle vesti di ambasciatori a parlare con i Romani.
Erano stati scortati dal guardiano Argo fino al confine di New York, e da lì sarebbero dovuti andare da soli fino all’Empire State Building, luogo dell’incontro prestabilito.
Dopo una lunga camminata e un paio di stazioni metro, erano finalmente arrivati ai piedi dell’enorme edificio.
Grover le camminava accanto a testa alta.
Rachel quel giorno indossava una semplicissima camicia bianca e un paio di jeans che aveva colorato con i pennarelli, i lunghi capelli rossi un po’ crespi erano sciolti sulle spalle.
L’Oracolo affrettò il passo.
Nella mano destra teneva stretto il fazzoletto di carta su cui era stato scritto il messaggio.
Si ritrovò davanti Reyna, Ottaviano che stranamente teneva un orsetto di peluches in mano, e alcuni Romani.
“Hai ricevuto il mio messaggio?” Teneva gli occhi puntati su Reyna.
“Se sei ancora viva è proprio per quella ragione. Scommetto che sei venuta per discutere dei termini della resa.” Ottaviano grugnì e le lanciò un’occhiata di superiorità.
Reyna fece un gesto con la mano per ammonirlo “Ottaviano...”
Rachel potè notare la stanchezza sul suo volto; aveva lo sguardo stanco e l’aria abbattuta, ma nonostante ciò lo nascondeva. Era davvero una ragazza forte.
“Come minimo perquisiscili.” Cercò di protestare l’augure, ma venne zittito ancora una volta dalla ragazza: “Non credo sia necessario. Portate delle armi con voi?”
“A parte questa non ho altro,” le rispose mostrando la sua spazzola “Una volta ho colpito Crono in un occhio con questa spazzola.”
I Romani erano rimasti senza parole, non sapevano cosa dire.
Rachel si sentì soddisfatta della loro reazione, non dovevano considerarla inferiore solo perché non era una semidea.
“E lui?” insistè Ottaviano con un cenno del mento rivolto a Grover.
Quell’Ottaviano stava iniziando a darle sui nervi.
“Non avevi detto che qualcun’altro veniva con te.” le fece notare Reyna.
“Lui è Grover Underwood. Capo del Consiglio dei Satiri Anziani.”
“Quale Consiglio?”
Grover fece un verso soddisfatto “Esatto amico. Mai sentito parlare di alberi, natura e cose così a Roma? Be’ perché ho delle notizie per voi, e poi sono un custode anziano.” Scandì bene l’ultima parola “Sono qui anche per proteggere Rachel.”
Rachel vide l’espressione soddisfatta del satiro e non potè fare a meno di sorridere. Notò che anche Reyna si sforzò di non farlo.
“Qualche arma?”
“Solo un flauto.” Rachel notò che Grover aveva assunto un’espressione nostalgica. Avrebbe voluto poggiare una mano sulla sua spalla per confortarlo, ma non era il caso.“
Percy diceva sempre che la mia versione di Born To Be Wild era un’arma pericolosa, ma io non credo che sia così brutta.”
Ottaviano fece un verso di scherno. “Perfetto, se è un altro amico di Percy Jackson a me non serve sapere altro.”
“Ottaviano per favore smettila, finora i nostri amici Greci hanno dimostrato di dire la verità. Perciò non vedo alcun motivo di dubitare di loro.” Questa volta si rivolse ai diretti interessati: “Ma vi avverto, se iniziate a mentire questo incontro finirà male.”
Rachel sentì Grover deglutire rumorosamente.
Anche lei era molto nervosa e avrebbe voluto farla finita il più in fretta possibile.
Per quanto Reyna le infondesse simpatia, in quel momento avrebbe preferito andarsene.
Ma non poteva perché tutto dipendeva da lei e il fallimento della missione non era nemmeno pensabile. 
Ritrovò il coraggio e l’audacia con cui era venuta.
“Abbiamo un messaggio. È da parte di Annabeth.”
“È uno scherzo?” Reyna prese il biglietto in mano. Aveva iniziato a guardare in modo intenso Rachel, sicura che fosse una bugia.
“Purtroppo no” rispose lei sostenendo il suo sguardo “Sono davvero nel Tartaro.”
“C-come...?” Aveva un’espressione incredula.
“Questo non lo so, ma quella è indubbiamente la scrittura di Annabeth. Chiede di te.”
Ottaviano sembrò agitarsi. “T-Tartaro? Ho capito bene?”
Reyna passò il messaggio anche a lui che dopo averlo lettò balbettò:
“A-Aracne, Roma, Atena... l’Athena Parthenos?!” aveva un’espressione sconvolta, e Rachel quasi credette che fosse vera, ma poi venne sostituita da una indignata.
“Questo è sicuramente un trucco dei Greci per distrarci! Sono famosi per i loro inganni!”
Se non fosse stata un situazione delicata che richiedeva calma, gli avrebbe tirato la sua spazzola in testa.
Reyna lo ignorò e riprese il biglietto dalle mani del ragazzo.
“Perché chiederlo proprio a me?”
Rachel non riuscì a farsi scappare una sorriso e una risatina. “Perché Annabeth è saggia e si fida di te. Reyna Avila Ramírez-Arellano.”
Rachel vide per la seconda volta sul volto della ragazza un’espressione sorpresa e sconcertata.
“Come fai a...?”
“Sei portoricana? Perché se è così ho sempre avuto un debole per...” Grover venne zittito all’istante “Ehm, volevo dire, non avremmo di certo rischiato tanto per venire fino a qua se non ci fossimo fidati di Annabeth. Lei sa che questo è l’unico modo per evitare il conflitto.”
“Non è un trucco, puoi chiederlo ai tuoi cani.” Aveva aggiunse Rachel.
“Quindi l’Athena Parthenos... È tutto vero.”
Il viso di Ottaviano si dipinse di rosso e ci mancò poco che esplodesse.
“Reyna!” sbottò alla fine. “Non puoi davvero credere alle bugie che ti stanno raccontando! Tanto meno prendere seriamente in considerazione la cosa! Non capisci che questa è tutta una messa in scena perché hanno paura? Noi stiamo per distruggere questi stupidi Greci una volta per tutte... e loro organizzano questa commedia per distrarci e portare te a morte certa!”
Rachel strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, ma venne trattenuta per un polso da Grover, che si era accorto dell’inquietudine della ragazza.
I Romani sembravano credergli e la cosa non andava bene. 
Ottaviano riusciva a essere molto persuasivo, ma su Reyna questa sua capacità non sortiva lo stesso effetto. Lei pensava con la sua testa.
“E poi tu vorresti davvero credere a ciò che ti dice questa mortale?!”
Quella sottospecie di semidio aveva davvero superato ogni limite inimmaginabile.
Il viso di Rachel si tinse di un rosso più intenso dei suoi capelli, si tirò su le maniche della camicia e con sguardo minaccioso si avvicinò a Ottaviano.
“Senti, non so chi tu ti creda di essere, ma per tua informazione io sono Rachel Elizabeth Dare, l’Oracolo di Delfi. E non una semplice mortale come credi tu.”
Adesso erano a pochi centimetri l’uno dall’altra.
Tutti i Romani presenti la guardavano sbalorditi, tutti tranne Reyna, che aveva un’aria divertita.
La ragazza aveva un dito puntato contro il petto del biondo, che per reazione lo ritrasse leggermente e trattenne il respiro.
“Io e Grover siamo venuti qui per chiedere aiuto a Reyna. Questa è una guerra che dobbiamo combattere insieme, e non fra di noi. Il nemico è Gea.”
Rachel non diede il tempo a Ottaviano di ribattere, era furiosa e indignata del fatto che lui fosse un discendente di Apollo.
Non le andava proprio giù.
“Se tu non sei dalla nostra parte non fa molta differenza, ma soprattutto non considerare noi Greci dei bugiardi, tanto meno me.”
Ottaviano non sapeva più che dire, era semplicemente arrossito e aveva portato la mano destra alla sua cintura, dalla quale staccò l’orsetto di peluches che teneva in mano poco prima.
Quel gesto fece ammutolire Rachel.
“N-ne vuoi uno?”
Quella domanda la spiazzò completamente.
Fece ricadere le mani lungo i fianchi e rimase con la bocca aperta.
Il ragazzo aveva preso l’orsetto fra le mani e lo teneva davanti al petto, con le guance sempre più rosse per l’imbarazzo.
A Rachel cadde la spazzola di mano, e ci mancò poco che anche lei facesse la stessa fine.
Grover aveva la medesima espressione stupita, mentre Reyna e tutti i Romani trattenevano a stento le risate.
Doveva essere stata proprio esilarante quella scena.
Rachel si guardò attorno e infine posò lo sguardo su Reyna.
Ottaviano nel frattempo si era ricomposto e aveva riattaccato l’orsetto alla sua cintura.
“Bene Rachel, quindi tu affermi che Annabeth si trova nel Tartaro, che è riuscita a trovare un modo per comunicare con voi da lì e vuole che io porti questa statua nelle terre del vostro Campo.”
Rachel riprese l’espressione seria di poco prima.
“Solo un Romano può restituirla e quella persona devi essere tu. Questo è l’unico modo per evitare la guerra e restaurare la pace.”
Reyna sembrò riflettere sulle parole dell’Oracolo.
“Secondo Percy Jackson la battaglia contro Gea si svolgerà nelle antiche terre, dove tutto è iniziato. In Grecia.”
“È li che si trovano i Giganti.” Confermò Rachel.“Stanno architettando qualcosa per far risorgere Gea con qualche rituale. Gea risorgerà ovunque e noi dobbiamo impedirlo.”
La ragazza portoricana si girò verso uno dei Romani.
“Marcus, vai a prendere Scipione dalla stalla!”
“Reyna, questa è una follia!” cercò di protestare Ottaviano.
“Lo faccio per Annabeth e per i due Campi. Ma non crediate che abbiamo dimenticato l’offesa che ci avete arrecato al Campo Giove.”
“Bene. Buona fortuna.” Rispose Rachel.
“Grazie, Rachel Elizabeth Dare.”
L’Oracolo e il satiro se ne andarono, ma prima di scomparire dalla loro vista la ragazza si rivolse a Ottaviano.
“Vedi di non combinare guai o te la vedrai con me.”
Poi si girò verso Reyna, e con un sorriso appena accennato le disse:
“Sei in gamba Reyna Avila Ramírez-Arellano. Ce la farai.”














Angolo autrice:
Ehilà!
Finalmente sono tornata!
Questa è la prima storia che scrivo di Rachel come protagonista, nonostante trovi molto interessante il suo personaggio.
Come ho detto nella trama questo è un capitolo del libro "La Casa di Ade" scritto dal punto di vista dell'Oracolo.
Mi sono divertita molto a raccontarlo.
Vorrei ringraziare la mia nuova beta: AnnabethJackson che mi sta dando una mano a migliorare e a colmare le mie lacune nella scrittura. ❤
Mi farebbe piacere ricevere un vostro parere al riguardo con una piccola recensione.


Blue Light (ex. Leilah Valdez)

 
   
 
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