Fandom: Skyfall
Genere: romantico
Tipo: flash-fic
Parole: 720
Raccolta: Di missioni, tecnologia e quotidianità
Personaggi: James Bond, Q
Coppia: slash
Rating: PG, verde, K
Pairing: 00/Q
Avvertimenti: movieverse
PoV: terza persona
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
Contest: Drabble Weekend indetto dal gruppo “We are
out for prompt” su FaceBook dal 31 luglio al 2 agosto 2015.
Prompt: Skyfall - 00Q - “Ho temuto di averti perso,
Q”.
Gentilmente proposto da Simona
Bracco.
Crollo
di Bombay
Il silenzio radio post missione aveva già messo in
allarme l’agente segreto, che continuava ad arrovellarsi il cervello del perché
il suo ragazzo avesse messo fine così bruscamente alle comunicazioni.
Talvolta accadeva che il segnale radio facesse
brutti scherzi e li piantasse in asso anche nel bel mezzo di una missione, però
erano passate sei ore dall’ultima volta che aveva sentito Q e questo era
davvero strano.
Appena l’aereo atterrò all’aeroporto di Londra, Bond
chiamò il cellulare di lavoro del quartermaster, ma questo gli dava che
l’utente era irraggiungibile, stessa cosa per il numero privato.
Ora, Bond non era il tipo di persona che andava in
ansia per cose come quelle eppure raggiunse la base con il cuore impazzito che
gli martellava nelle orecchie.
Appena scese dall’auto comprese che qualcosa non
andava, in quel momento lo raggiunse Tanner trafelato
e sporco.
“Che succede?” domandò Bond.
“C’è stato un crollo nei tunnel sotterranei” spiegò
detergendosi la fronte.
“Un altro attentato?”
“No cedimento strutturale.”
“Quali sezioni?”
“Armeria, poligono…”
“E sezione Q…” bisbigliò in un fiato, spingendosi in
avanti “Aspetta ci sono già una squadra di uomini specializzati la sotto,
saresti solo di intralcio.”
Bond si arrestò per poi voltarsi furibondo verso il
collega “Ci sono tecnici, informatici ed analisti la
sotto…”
“E il quartermaster” aggiunse Tanner,
vedendo la mascella di Bond contrarsi.
“Non possiamo fare altro che aspettare.”
Bond rimase seduto al confine dell’area limitata dal
nastro adesivo per tutta la notte osservando il lavoro incessante dei
soccorritori, sentendosi inutile ed impotente come
raramente gli era capitato nella sua vita.
“I tunnel si stanno allagando” gridò uno degli
uomini correndo a prendere dell’attrezzatura aggiuntiva.
James cercava di immaginarsi i colleghi della
sezione Q, intrappolati sotto terra con l’acqua che saliva, probabilmente al
buio. Sapeva che non erano degli sprovveduti che avevano tirato fuori dai guai
lui e i suoi colleghi da situazioni alquanto critiche eppure…
E poi c’era Q… che era entrato prepotentemente nella
sua vita, stravolgendone alcuni aspetti e lui non era pronto a perderlo…
“Una tazza di caffè per scacciare i brutti pensieri”
esordì una voce femminile, Bond sollevò lo sguardo e vide Moneypenny
che gli porgeva un bicchiere e si sedette accanto a lui.
Alle prime luci dell’alba un
tramestio ed un vociare scosse l’andirivieni dei soccorritori: erano
riusciti ad aprirsi un varco.
I primi feriti vennero
estratti, uno alla volta con lentezza esasperante, qualcuno disse che c’erano
due vittime.
Bond sentì la terra vacillare sotto i propri piedi
continuava a convincersi egoisticamente che Q non era tra quei due eppure…
Quando erano a pieno regime, con missioni in corso
il Q-Branch contava dalle
venticinque alle trenta persone avevano tratto in salvo ventiquattro persone
chi ferito in maniera più o meno grave tutti sotto shock.
Bond insieme a Moneypenny
si avvicinò e l’agente vide l’assistente di Q emergere tra le braccia di un
soccorritore stava piangendo.
“No” mormorò tra sé, non poteva essere. Superò il
nastro giallo incurante dei richiami e giunse al limitare dell’apertura da cui
estraevano i membri della sezione Q.
Un uomo grande e grosso lo spinse indietro “Ci lasci
lavorare non abbiamo ancora finito.”
Mentre cercava di farlo arretrare un altro uomo si
sporse verso un collega prendendo tra le braccia il
capo della sezione.
Bond sentì il petto allargarsi dal sollievo si
divincolò e percorse in pochi passi la distanza che lo separava dal giovane
quartermaster.
Q era fradicio, sporco, infreddolito, del sangue gli
imbrattava la camicia ed il cardigan, ma era vivo.
Stava dicendo qualcosa al capo della sicurezza, ma a
James non importava, attese solo che gli drappeggiassero una coperta sulle
spalle e lo attirò a sé abbracciandolo stretto.
“Ho temuto di averti perso, Q” gli bisbigliò all’orecchio e sentì le
braccia del ragazzo stringersi maggiormente al suo corpo.
“Agente…” lo chiamò una donna “Il quartermaster ha bisogno di cure
immediate” disse cercando di convincerlo.
Q rivolse a James uno sguardo esausto e fece un tenero sorriso e Bond non
seppe resistere e lo baciò sulle labbra screpolate.
“James!” protestò debolmente mentre lo accompagnava alla barella.
“Oh al diavolo Q, sei ancora convinto che nessuno
sappia della nostra relazione? Non ti credo così ingenuo.”
“Resta qui con me allora” sussurrò stendendosi e stringendogli forte la
mano.
“Non vado da nessuna parte” lo rassicurò osservando il suo volto alle luci
intermittenti delle ambulanze.