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Autore: Bombay    06/08/2015    0 recensioni
Raccolta di drabble e flash-fic scritte per i drabble week-end indetti su FaceBook.
Il rating può variare, verrà segnalato all’inizio della storia.
01 - O loro, o me!
02 - Tra una missione e l’altra
03 - London Eye
04 - Sarebbe
05 - Pranzo a casa Holmes (Cross-over)
06 - Mimose
07 - Punizione
08 - Poligono
09 - Compleanno
10 - Crollo
11 - Sapore di sale
12 - Lealtà
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Bond, Q
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Crollo

Fandom: Skyfall

Genere: romantico

Tipo: flash-fic

Parole: 720

Raccolta: Di missioni, tecnologia e quotidianità

Personaggi: James Bond, Q

Coppia: slash

Rating: PG, verde, K

Pairing: 00/Q

Avvertimenti: movieverse

PoV: terza persona

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Contest: Drabble Weekend indetto dal gruppo “We are out for prompt” su FaceBook dal 31 luglio al 2 agosto 2015.

Prompt: Skyfall - 00Q - “Ho temuto di averti perso, Q”.

Gentilmente proposto da Simona Bracco.

 

Crollo

di Bombay

 

Il silenzio radio post missione aveva già messo in allarme l’agente segreto, che continuava ad arrovellarsi il cervello del perché il suo ragazzo avesse messo fine così bruscamente alle comunicazioni.

Talvolta accadeva che il segnale radio facesse brutti scherzi e li piantasse in asso anche nel bel mezzo di una missione, però erano passate sei ore dall’ultima volta che aveva sentito Q e questo era davvero strano.

Appena l’aereo atterrò all’aeroporto di Londra, Bond chiamò il cellulare di lavoro del quartermaster, ma questo gli dava che l’utente era irraggiungibile, stessa cosa per il numero privato.

Ora, Bond non era il tipo di persona che andava in ansia per cose come quelle eppure raggiunse la base con il cuore impazzito che gli martellava nelle orecchie.

Appena scese dall’auto comprese che qualcosa non andava, in quel momento lo raggiunse Tanner trafelato e sporco.

“Che succede?” domandò Bond.

“C’è stato un crollo nei tunnel sotterranei” spiegò detergendosi la fronte.

“Un altro attentato?”

“No cedimento strutturale.”

“Quali sezioni?”

“Armeria, poligono…”

“E sezione Q…” bisbigliò in un fiato, spingendosi in avanti “Aspetta ci sono già una squadra di uomini specializzati la sotto, saresti solo di intralcio.”

Bond si arrestò per poi voltarsi furibondo verso il collega “Ci sono tecnici, informatici ed analisti la sotto…”

“E il quartermaster” aggiunse Tanner, vedendo la mascella di Bond contrarsi.

“Non possiamo fare altro che aspettare.”

Bond rimase seduto al confine dell’area limitata dal nastro adesivo per tutta la notte osservando il lavoro incessante dei soccorritori, sentendosi inutile ed impotente come raramente gli era capitato nella sua vita.

“I tunnel si stanno allagando” gridò uno degli uomini correndo a prendere dell’attrezzatura aggiuntiva.

James cercava di immaginarsi i colleghi della sezione Q, intrappolati sotto terra con l’acqua che saliva, probabilmente al buio. Sapeva che non erano degli sprovveduti che avevano tirato fuori dai guai lui e i suoi colleghi da situazioni alquanto critiche eppure

E poi c’era Q… che era entrato prepotentemente nella sua vita, stravolgendone alcuni aspetti e lui non era pronto a perderlo…

“Una tazza di caffè per scacciare i brutti pensieri” esordì una voce femminile, Bond sollevò lo sguardo e vide Moneypenny che gli porgeva un bicchiere e si sedette accanto a lui.

Alle prime luci dell’alba un tramestio ed un vociare scosse l’andirivieni dei soccorritori: erano riusciti ad aprirsi un varco.

I primi feriti vennero estratti, uno alla volta con lentezza esasperante, qualcuno disse che c’erano due vittime.

Bond sentì la terra vacillare sotto i propri piedi continuava a convincersi egoisticamente che Q non era tra quei due eppure

Quando erano a pieno regime, con missioni in corso il Q-Branch contava dalle venticinque alle trenta persone avevano tratto in salvo ventiquattro persone chi ferito in maniera più o meno grave tutti sotto shock.

Bond insieme a Moneypenny si avvicinò e l’agente vide l’assistente di Q emergere tra le braccia di un soccorritore stava piangendo.

“No” mormorò tra sé, non poteva essere. Superò il nastro giallo incurante dei richiami e giunse al limitare dell’apertura da cui estraevano i membri della sezione Q.

Un uomo grande e grosso lo spinse indietro “Ci lasci lavorare non abbiamo ancora finito.”

Mentre cercava di farlo arretrare un altro uomo si sporse verso un collega prendendo tra le braccia il capo della sezione.

Bond sentì il petto allargarsi dal sollievo si divincolò e percorse in pochi passi la distanza che lo separava dal giovane quartermaster.

Q era fradicio, sporco, infreddolito, del sangue gli imbrattava la camicia ed il cardigan, ma era vivo.

Stava dicendo qualcosa al capo della sicurezza, ma a James non importava, attese solo che gli drappeggiassero una coperta sulle spalle e lo attirò a sé abbracciandolo stretto.

“Ho temuto di averti perso, Q” gli bisbigliò all’orecchio e sentì le braccia del ragazzo stringersi maggiormente al suo corpo.

“Agente…” lo chiamò una donna “Il quartermaster ha bisogno di cure immediate” disse cercando di convincerlo.

Q rivolse a James uno sguardo esausto e fece un tenero sorriso e Bond non seppe resistere e lo baciò sulle labbra screpolate.

“James!” protestò debolmente mentre lo accompagnava alla barella.

“Oh al diavolo Q, sei ancora convinto che nessuno sappia della nostra relazione? Non ti credo così ingenuo.”

“Resta qui con me allora” sussurrò stendendosi e stringendogli forte la mano.

“Non vado da nessuna parte” lo rassicurò osservando il suo volto alle luci intermittenti delle ambulanze.

 

   
 
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