Basata su due
personaggi secondari di Breaking Dawn: Kate e Garrett. Non mi convince molto,
ma mas que nada…^^”
Romantico,
Commedia, Malinconico
[Kate’s
POV]
-Kate.-
-Garrett.-
Silenzio.
Mi guarda, i suoi occhi rossi come il sangue sono profondi, accesi di maliziosa
ironia, di divertito sarcasmo. Mi colpisce il suo aspetto, ancora una volta,
sebbene ormai mi sia abituata a lui, alla sua presenza. Vagamente ruvido, per
un vampiro, trasandato, gli abiti non perfettamente stirati come portano di
solito Eleazar o Carlisle e i suoi figli. Porta persino la barba…corta, ruvida,
rivoluzionaria; come lui. I capelli sono arruffati, di un biondo scuro, quasi
castano. I lineamenti sono perfetti, rudi e affascinanti insieme, il suo corpo
è più alto e scattante del mio.
Mi
ritrovo a pensare ad una delle tante discussioni fatte con lui nelle ultime
settimane, passate sotto la minaccia inquietante della guerra. Secondo lui,
testardo come un mulo, il sangue animale ci ha infiacchiti, mentre lui, ancora
attivo come cacciatore, cacciatore di umani,
è più agile e forte di me e Tanya messe insieme.
Ricordo
benissimo che è riuscito anche a provarmelo. Là, sul terreno spazzato di neve,
mi ha bloccata.
-Se ti lascio andare mi
atterri di nuovo, Katie?-
Avevo
provato un brivido, un brivido che non aveva nulla a che fare con il freddo che
da decenni non sentivo più. Avevo provato il desiderio di farlo, di bloccarlo a
terra sotto di me, di sentire il suo corpo addossato al mio, persino in quel
momento, con la morte così repentina di…
Irina.
Mia
sorella. La traditrice? No. Errore. Irina aveva commesso un errore madornale,
dettato dalla rabbia, dal risentimento, dal dolore per la perdita di Laurent.
Solo ora posso comprendere cosa mia sorella abbia provato, nel vedersi
strappare il suo compagno.
Posso?
Mi
sorprendo delle mie stesse parole.
Posso
provarlo? Posso capire cosa significa perdere il proprio partner?
Garrett?
Se
lo perdessi…ora che l’ho trovato…
Non
voglio nemmeno prendere in considerazione l’idea.
-Katie,
dicevo seriamente.- riporto la mia attenzione al presente. Siamo qui, nella
nostra casa lussuosa, nel salone immenso e buio. È seduto di fronte a me, si
vede che è spiazzato da questo luogo assolutamente non consono, per uno come
lui.
-Quando,
rivoluzionario?- replico, fredda e altezzosa. Il dolore ancora fresco
m’impedisce di essere più naturale, più socievole. Irina che arde è ancora
impressa nelle mie iridi.
-Quando
ho detto che ti avrei seguita ovunque.- la sua voce è infervorata come quando
si è rivolto ai testimoni nomadi di Aro. Mi ammalia, questo suo tono forte e
deciso, questo carattere ribelle che sento vibrare nella sua voce.
Se
avessi un cuore, batterebbe come una furia. Se avessi sangue, m’imporporerebbe
le guance.
E
invece rimango immobile, persa nei suoi occhi rosso cremisi.
Con
uno scatto fulmineo, così rapido da essere quasi indistinguibile ai miei occhi,
sparisce da dov’è seduto, e i miei occhi lo ritrovano a pochi centimetri da me,
il suo volto diafano, dal fondo bronzeo, che quasi sfiora il mio.
Traggo
un lungo respiro assolutamente inutile, tentando di reprimere la mia capacità
di fulminare chiunque mi sfiori, e il suo odore mi colpisce come una violenta
mazzata.
Se
il sole potesse avere un profumo, allora sarebbe quello di Garrett. Intenso,
una carezza sul mio volto, quando il suo respiro si fonde col mio. Speziato,
ecco, può descriversi così.
Cannella,
chiodi di garofano, pepe bianco.
È
il profumo più avvolgente che mi sia mai capitato di sentire. Da sempre, fin da
quando ero una vampira neonata, assetata di qualsiasi tipo di sangue.
È
il suo profumo. L’odore della sua pelle.
-Katie…-
sussurra, talmente piano che io stessa, con il mio udito finissimo, fatico a
sentirlo. Quasi non mi ero accorta della sua mano, posata quasi con noncuranza
sulla mia coscia. La sua pelle è vellutata e tiepida, a dispetto della sua aria
ruvida da viaggiatore.
Mi
si fa più vicino, e io, per la prima volta con un uomo, esito. È vero, sono una
Succubo, di uomini ne ho avuti così tanti, nei secoli, che ormai ho perso il
conto. Ma un vampiro, un vampiro come me? Mai.
Per
questo non so come comportarmi. Non so come agire, con Garrett.
E
poi, è lui che mi fa perdere il
senno.
L’altra
delle sue mani tiepide sale verso il mio viso, ma non mi sfiora nemmeno,
limitandosi a giocherellare con una ciocca bionda dei miei.
Ho
quasi perso il senno ed il controllo, quando Garrett parla ancora.
-…sicura
di volermi in giro, bionda?- mi chiede, e colgo dell’ironia, quell’ironia che
in lui mi attrae ogni volta di più, nel suo mezzo sorriso e nella sua voce.
Sorrido
a mia volta, le mie labbra piene e carnose si stendono sul mio volto e si
riflettono nel suo.
-E
come potrei non volere in giro un rivoluzionario idealista come te?- rido,
sincera, finalmente sincera.
Come
potrei non desiderarlo?
[Garrett’s
POV]
Ride.
Ride,
e vederla mi provoca una sensazione di appagamento che non ha eguali.
È
strano.
È
strano, ma è inebriante la sensazione del suo profumo sottile che s’insinua
nella mia testa e lì si ferma, rimbombante. La sua pelle è morbida, liscia come
il cotone più fino, sotto le mie dita. Gli occhi dorati sono una sfumatura più
scura dei suoi capelli, color ocra, e la carnagione candida splende nel buio
che non soffoca.
È
un angelo.
E
non la posso lasciare. Non posso separarmi da lei, mi darebbe quasi un dolore
fisico, annaspo al sol pensiero. Tutta la mia vita, i miei sentieri da nomade,
i percorsi su cui ho camminato…sono pronto a smuovere qualunque cosa, a
cambiare la mia esistenza, pur di rimanere accanto a lei.
Molte
donne, umane e vampire, sono passate nel corso dei decenni sotto di me. Ma
lei…Katie…Katie è qualcosa di più.
È
tutto.
-Allora…-
mormoro, sogghignando fra me e me, risalendo la sua coscia con la mano e
fermandomi sull’orlo della sua corta gonna. Socchiude gli occhi, e io ne
approfitto per calare il volto sulla sua gola, sfiorandole appena la pelle
vellutata con le labbra. -…ti consiglio di abituarti…- continuo, percorrendo la
linea del mento per risalire sul suo volto disteso, splendido, quasi surreale.
-A
cosa?- sorride, avvicinandosi inconsciamente a me, sono fin troppo sensibile al
suo corpo flessuoso che sfiora appena il mio.
Anch’io
sorrido, a pochi millimetri dalle labbra che desidero più d’ogni altra cosa. Ma
il mio è un sorriso mascalzone.
-A
secoli di battibecchi sulla mediocrità del sangue animale.-
Sgrana
gli occhi, stupefatta, prima di ridere e incatenare le mie labbra sulle sue.
Adesso.
E
per l’eternità.
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