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Autore: AshiAndSamy    06/08/2015    7 recensioni
La gente purtroppo non capisce cosa significa vivere pesando sugli altri.
Io lo so bene, con la malattia muscolare che ho, non posso fare tutto da sola, devo sempre essere con qualcuno, stare attenta a come mi muovo e cercare di non sforzarmi.
Perché la vita mi odia così tanto ?
Ero felice prima che il mio problema saltò fuori, facevo ginnastica artistica, tutti i miei amici mi volevano bene, ma adesso sento che qualcosa è cambiato in me e in loro.
Dalla parte mia perché mi sono chiusa, ho paura a raccontare quello che sto passando, non voglio che qualcuno mi stia vicino per compassione ma semplicemente deve volermi bene mettendo da parte questa mia parte 'speciale' .
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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La gente purtroppo non capisce cosa significa vivere pesando sugli altri.
Io lo so bene, con la malattia muscolare che ho, non posso fare tutto da sola, devo sempre essere con qualcuno, stare attenta a come mi muovo e cercare di non sforzarmi.
Perché la vita mi odia così tanto ?
Ero felice prima che il mio problema saltasse fuori.
Praticavo ginnastica artistica e tutti i miei amici mi volevano bene, ma sento che qualcosa è cambiato in me e in loro.
Dalla parte mia perché mi sono chiusa non riesco più a esternare le mie ragioni o i mie pensieri o quello che stavo passando, non volevo che qualcuno mi stesse vicino per compassione ma semplicemente doveva volermi bene mettendo da parte questa mia parte 'speciale'.

. "Niv vieni alla lavagna"- mi richiamò il professore dalla cattedra.
Con calma mi alzia dalla sedia, stando ben attenta a quello che facevo.
Quando arrivai alla lavagna l'insegnante mi fece fare qualche equazione ma non avevo proprio la testa per pensare a quello che stavo facendo, quelle lettere, quei numeri, proprio non riuscivo a collegare.
"Mi scusi prof. ma non sono preparata"- posai il gesso sulla tavoletta e tornai al mio posto sotto lo sguardo di tutti i miei compagni.
Qualcuno ridacchiava qualcuno non era interessato ma fatto sta che mi sentii stupida.
L'ora proseguì lentamente, non feci che pensare a me, alla mia salute, mi sentivo rinchiusa in una bolla di sapone, fino a poco tempo fa, la mia vita era priva di stress e tristezza mentre adesso mi sentivo una bomba carica di energia negativa.
Quando suonò la campanella, sistemai i miei quaderni dentro lo zaino a rotelle, lo afferrai per il manico e lo trascinai fino in corridoio dove sicuramente tutti mi guardavano.
Puntualmente, i presenti, guardarono me e poi il mio modernissimo zaino con una smorfia di disapprovazione.
Me ne vergognavo molto per questo, ormai non ero più alle medie quindi portare il trolley era al quanto imbarazzante e da bambine.
"Torniamo alle elementari?"- tirò un calcio al mio zaino il ragazzo dai capelli mori.
"Senti non oggi Brian"- cercai di divincolarmi.
"Cosa c'è? Vai dalla mammina adesso ?"- mi sbatté leggermente al muro.
Cominciai a piangere, questa scena ormai si ripeteva ogni giorno ed ero stufa, mi offendeva e nemmeno mi conosceva, faceva di me una nullità.
Brian era il classico ragazzo ribelle che picchiava e minacciava tutti, non guardava in faccia nessuno, se la prendeva anche con i bambini o ragazzi più piccoli di lui, si sentiva un vero Boss.
"Sei inutile"- fece cascare i libri che tenevo fra le mani.
Istintivamente chiusi gli occhi e pregai affinché la smettesse di fare tutto ciò, di non farmi più sentire in quel modo.
Ogni giorni, mi svegliavo e pensavo che sarei stata meglio, sia fisicamente e psicologicamente, ma purtroppo questo non si è riscontrato nella verità.
Facevo a botte con il mio corpo e la mia mente perché la mia testa sognava di tornare a poter fare tantissime cose ma il mio corpo no, mi si ritorceva contro ogni volta.
"Adesso basta stai esagerando, gira i tacchi e vattene"- sentii una voce bassa e roca a me sconosciuta.
"Chi saresti tu?"- gli domandò Brian avvicinandosi al suo viso.
"Non mi conosci, ma vedi di non toccarla"- li ringhiò.
Mi sentivo male, le gambe tremavano e non facevo che tenere gli occhi chiusi, speravo che tutto questo finisse in fretta o che magari, fosse semplicemente un incubo.
"Va bene piccolo eroe, io me ne vado ma non finisce qua"- puntualizzò il moro.
Quando sentii i suoi passi pesanti allontanarsi da me, aprii gli occhi per sbrigarmi a sistemare e andarmene a casa ma davanti al viso mi ritrovai  degli occhi color ghiaccio che mi bloccarono.
Rimasi in silenzio a fissarlo, il mio stomacò brontolò e il respirò si bloccò alla vista di quel bellissimo ragazzo.
Un sorriso perfetto e i capelli biondastri e per la precisione tinti.
"Ciao"- mi sorrise.
Lo squadrai e in modo maleducato gli tolsi i miei libri dalle mani.
"Grazie"- cominciai a camminare.
"Mi tratti in questo modo dopo che ti ho aiutata?"- mi fermò afferrandomi per la spalla.
"Senti nessuno ti ha chiesto di farlo, adesso devo andare ciao"- mi girai e corsi fuori da scuola.
Mi comportavo in questo modo con quasi tutti anche se non mi facevano niente, mi sentivo incompresa, mi sentivo male dentro.
Sentivo le lacrime scorrere lungo il viso e gli occhi cominciare a bruciare.
Dovevo smetterla di fare la bambina, ho 18 anni non posso permettermi di continuare a fare quello che stavo facendo, dovevo crescere, mettere da parte la mia sofferenza e pensare che tutto andrà bene.
Mi diressi verso il bar di mia madre, dove ogni giorno andavo a mangiare per pranzo.
Il tragitto fu lungo, e cominciai a non sentire più le gambe, tanti pensieri ancora per la testa ma soprattutto tanta paura.
Quando arrivai davanti all'edificio mi asciugai le guance, non volevo che mia madre mi vedesse in quel modo, era una forza, dopo tutto quello che ho dovuto passare e che sto passando in questo periodo, lei è lì sorridente con tutti e prende di petto qualsiasi situazione ; al contrario mio.
Entrai senza pensare molto, continuai a trascinare il mio zaino attirando l'attenzione di molti clienti.
"Mammina"- andai dietro il bancone per darle un bacio.
"Amore di mamma"- mi abbracciò -"Come è andata a scuola?"- mi domandò.
Ci misi un pochino a risponderle, ripensai quando Brian mi ha tirato a terra lo zaino, e quando quel ragazzo mi ha aiutata.
Non so il suo nome, quanti anni ha, so solo che era bellissimo e che mi aveva fatto piacere quel suo gesto, ma non sapevo come reagire, non sapevo come comportarmi.
"Bene mamma"- mentii come facevo ormai da sempre.
"Come ti senti oggi?"- mi domandò capendo a cosa si riferisse.
"Male mamma, non lo accetto, non accetto di sentirmi malata"- mi appoggiai al lavandino.
"Niv guardami"- mi alzò il viso -" Se fai così la malattia non va via, smettila di piangerti addosso, non è colpa tua"- mi accarezzò le guance -"Sei speciale amore"-.
Finii la frase trattenendo le lacrime e sorridendomi.
Poggiai lo zaino su una mensola e mi diressi al mio solito tavolino mentre mia madre tornò al lavoro.
Mi sedetti e appoggiai la fronte alla grande finestra che si affacciava sul giardino dove si trovava la piscina.
Pensai a molte cose fra cui quello che mi diceva di continuo mia madre, che dovevo essere forte e andare avanti,m ma venni distratta da una cresta bionda che si trovava in fondo dalla parte opposta del corridoio in cui mi trovavo io.
Mi vide e mi guardò attentamente ma non riuscii a riconoscerlo o a capire chi fosse.
Ma venni distratta quando si avvicinò a me Josh il cameriere 
"Bimba mia"- sorrise.
"Ciao Josh come stai ?"- gli sorrisi.
Era un ragazzo magnifico, mi riempiva sempre di attenzioni e mi voleva bene per come ero.
"Sto bene grazie e tu? "- sorrise.
"Potrei stare meglio "- abbassai lo sguardo sul piatto vuoto, imbarazzata.
"Adesso vado o tua madre mi uccide "- rise.
Lo guardai e lui appoggiò le sue labbra all'angolo della mia bocca, rimasi interdetta, mi sorrise e senza darmi il tempo mi accarezzò la guancia dandomi un dolce bacio a stampo.
In silenzio si allontanò da me, ci fu un attimo di perplessità per quel gesto inaspettato.
Non volevo che Josh pensasse di avere qualche possibilità con me, non volevo nessuno, preferivo stare da sola rimanere nella mia sofferenza da sola.
Sentii qualcosa nello stomaco ma cercai di non pensarci e di mangiare.
Sentii degli schiamazzi e risate fortissime provenire dal tavolo del biondo e incuriosita alzai lo sguardo ritrovandomi cinque ragazzi davanti.
Tutti quanti bellissimi che mi guardavano.
Si aspettavano che li avrei offerto di sedersi ?
"si?"- domandai guardando il biondo.
"Vorremmo parlarti"- cominciò il ragazzo sedendosi vicino a me, gli altri fecero lo stesso.
"Al momento sono impegnata"- risposi cercando di non arrossire.
Mi stava veramente cercando ? 
  "Da quanto tempo ti tratta in quel modo?"- mi domandò un ragazzo con un pochino di barba e i capelli marroni.
"Aspetta Liam presentiamoci"- lo fermò un ragazzo dagli occhi azzurri -"Io sono Louis"- mi sorrise.
Si presentarono tutti e anche il ragazzo dagli occhi color ghiaccio, si chiamava Niall ed era veramente bellissimo.
"Ripartiamo, da quanto tempo lo fa?"- mi chiese Liam.
"Qualche mese"- continuai a mangiare
"Perché?"- mi domandò Niall con faccia interrogativa.
Sapevo perché Brian mi trattava in quod modo, mio fratello gli doveva un sacco di soldi e visto che ancora non gli è ritardato indietro nemmeno un bottone, se la sta prendendo con me violando la mia testa e il mio corpo.
Mentii e feci spallucce per far capire a loro che non sapevo minimamente il motivo.
Tornò al tavolo Josh per domandarmi se volessi il dolce, quando si allontanò mi fece l'occhiolino e a essere sincera mi infastidii molto.
"È il tuo fidanzato?"- mi domandò Niall guardandomi.
Negai col capo, dopo di che mi alzai andai a salutare mia madre e tornai a casa.
Non ero maleducata, non ero scortese, anche se lo poteva sembrare , ma non volevo far star male le persone che mi stavano intorno.
  
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