Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: NotError    06/08/2015    2 recensioni
diedi una piccola occhiata al portatile.
176 messaggi totali. Almeno 100 di questi, erano casi.
Sherlock però non sembrava più interessato, e se anche l'indagine lo annoia, l'intero mondo lo disgusta
Ma non era tutto.
Tornato a casa, trovai Mary e la signora Hudson in salotto, in lacrime.
Quest'ultima aveva in mano una busta arancione.
La riconobbi subito.
Era quella dell'ospedale.
E ora dimmi, Sherlock Holmes, te la caverai in una situazione che nemmeno il tuo genio può prevedere?
THE GAME IS ON
Genere: Malinconico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Angolo autrice :
prima di iniziare vorrei scusarmi del ritardo, ma in questo periodo sono bombardata da impegni che mi rubano molto del mio tempo. Questo capitolo era pronto già da tempo, ma l'ho cambiato più e più volte perché non mi soddisfaceva e non nascondo che non mi soddisfa ancora del tutto . E' più lungo dei capitoli precedenti quindi mi farebbe piacere leggere una vostra opinione nei commenti :) . Spero che il capitolo non vi deluda! 
buona lettura

 

10 Aprile              

quella mattina aveva effettuato la prima seduta di chemioterapia, subito dopo una tac di conferma .

L'idea di perderlo, mi devastava .

Mary fu comprensiva e veniva spesso a fargli visita insieme a qualche stuzzichino.

Mi chiedeva sempre novità .

Quando entravo nella sua camera, la 115, indossava sempre il berretto da cacciatore per nascondere la
futura calvizia. È sempre troppo precipitoso.

- John devo farti una richiesta – mi dice appena entro. Dal tono della sua voce mi immobilizzo.

- Dimmi – cerco di utilizzare un tono gentile e rassicurante, per quanto riesca a nascondere la mia preoccupazione

- tagliami i capelli. Tutti, non salvarne nessuno – così, secco, nessuna esitazione. Deve averci pensato a lungo

- sei sicuro? -

- si -

Non sono certo del perché abbia preso una decisione così drastica. Forse non sopportava la perdita di
capelli così lenta dovuta alla chemio. Forse gli ricordava troppo della sua condizione. Anche se, immaginarlo in riflessione riguardo ai suoi sentimenti mi suona ancora strano .

Dato che non ero certo dell'avvenire, decisi di esaudire questa sua richiesta .

Feci un salto in un supermercato lì accanto e comprai un rasoio da barba, lo stesso che compravo sempre per me.

Non nascondo che le perplessità c'erano eccome, ma non potevo non farlo.

Pensandoci ora, non so nemmeno perché abbia affidato questo compito a me.

Ho fatto questa operazione varie volte nel mio studio, quando ricevevo pazienti con tagli alla nuca era
necessario rasare quella parte per permettermi di trattarla, quindi non ero un principiante in materia.

 Ritornai in ospedale e dissi a Sherlockdi venire in bagno con me, una richiesta strana, detta dal suo ex
coinquilino.

- vado – voglio avvertirlo, nel caso abbia ripensamenti .

Lui accennò un si e io iniziai a rasare un lato della testa con estrema attenzione .

Sentivo la sua pelle calda e umida. Quando passavo vicino alle orecchie tremava leggermente.

Il suo respiro era lento e controllato. Non affannoso di paura o pentimento. Era come se si fosse tolto un peso.

I suoi riccioli neri cadevano uno ad uno, sui miei piedi, sul lavandino, sulle spalle di Sherlock. 
Presto il suo cranio fu svuotato.

Gli passai una mano sulle spalle per rassicurarlo, per quanto possa servire, e per togliergli gli ultimi
riccioli rimasti .

- finito – dissi alla fine. Avevo fatto un bel lavoro, ero soddisfatto. Il taglio corto non gli dona particolarmente ma andava fatto, lo sapeva meglio di me.

Esco per primo dal bagno, mentre lui vi rimane qualche attimo, sospirando davanti allo specchio. Ma non sembrava guardarsi, aveva lo sguardo basso verso il lavandino .

Forse è perché non voleva vedersi così diverso. Non voleva pensare al cancro e che quella situazione gli sarebbe appartenuta per un po'. Ma non pensarci era impossibile, in una stanza d'ospedale. 

 La mia mente medica era continuamente soppressa alla vista del mio amico su quel lettino con una malattia potenzialmente fatale, ma era grazie alla mie mente medica se capivo davvero la gravità della situazione in cui si trovava .

Tristezza? È questo il nome del sentimento che continuavo a provare? È inutile negarlo, il mio lato
freddo e distaccato che mantenevo constantemente con Sherlock, sembrava essere quasi scomparso.

Per quanto ci provassi, nella mia testa lui era ancora a Baker Street a stressarmi con le sue idee, con i
suoi casi, le sue deduzioni. Nei miei occhi lui stava morendo lentamente ed è a causa loro se mi sentivo uno straccio, un fallito.

Nonostante questa situazione non l'avessi causata io era come se lo fosse.

 - una strana sensazione continua a disturbarmi – dice Sherlock rompendo il silenzio imbarazzante che
si era creato. Si siede sul suo letto e inizia a fissarmi con aria annoiata, facendomi ancora una volta preoccupare .

- Cioè ? -

- c'è qualcosa che non ti ho detto. Ma non è molto importante -

qualcosa che mi hai tenuto nascosto? Non è la prima volta .

- si, ok. Vuoi parlarne? - rispondo. Ammetto il mio sarcasmo .

- Non sai ancora come ho fatto a scoprirlo -

per un attimo sono confuso, poi però capisco cosa intende.

- no, in effetti -

- da David Morris, o per meglio dire, dai suoi sigari -

- ora ci capisco meno di prima -

- David aveva ci aveva regalato dei sigari per ringraziarci di aver concluso il caso.- spiega lui
sbuffando – erano strategicamente 3 che, girnadoli, componevano una parlola. Nel primo c'era HOS, nel secondo PI e nell'ultimo TAL. cioè ospedale. -

come è possibile che io non l'abbia intuito? Ripensandoci, ricordo che spesso faceva cadere le cose, o che camminava barcollando agitado le braccia davanti a sé, come se avesse la vista annebbiata, ma sarebbero potuti essere sintomi di un'ipoglicemia, o di una semplicissima emicrania .

Rimansi a rimuginare per qualche secondo. Sherlock mi guardava, sentivo il suo sguardo pesare su di
me, forse senso di colpa? Ma era proprio questo che mi affliggeva. Sherlock aveva il cancro già da tempo. Ma nulla mi era parso diverso.

- come ha fatto a capirlo? Cioè anche io sono un medico -

- non ti ho dato molte opportunità dato che sono rimasto sempre seduto durante le tue visite -

- ma lo hai da prima di quel caso! Ho avuto molte occasioni -

- non importa ora. Comunque penso che lo abbia capito quando gli ho parlato dei miei nuovi disturbi –
si morse la lingua subito dopo, come per pentimento. Abbasso lo sguardo e respiro profondamente, cercando di reprimere la rabbia che mi aveva invaso dopo quella frase.

- perché non me ne hai parlato a me? Sono io il tuo medico! -

- no, John. Ne abbiamo già parlato -

- bugiardo – sussurrai uscendo.

 Non era insolito che mi nascondesse le cose, ma quello era il colmo.

Non poteva tenermi all'oscuro. Non a me.

Ripensai a quando lo avevo privato di tutti quei suoi riccioli. Al perché proprio a me lo avesse chiesto.
Poi però, rivolsi i miei pensieri ad una persona.

Molly.

Forse non voleva farsi vedere da lei in quello stato. O semplicemente, non voleva vedere i suoi occhi grandi traboccanti di lacrime, perché sarà così, Molly piangerà .

 

  
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