1.
Jorah
Vede un idolo di marmo, oro e argento,
vestito di cuoio e paglia; c’è puzza di sudore e
di sangue fresco. Poi, le
fiamme. L’uomo scorge, in mezzo all’incendio, una
creatura nuda e trasparente
come vetro, prima che il calore gli faccia chiudere gli occhi. Quando
li riapre
vede una bimba spettinata, con le guance rosate, sul ponte di una nave.
Basta pensa lui, debolmente.
Vorrebbe
fuggire, ma non trova il proprio corpo. E la scena cambia ancora. Ora
è
infinitamente piccolo, e guarda una donna dal basso. Il suo viso
è di pietra, i
suoi occhi immoti come quelli delle statue. Lei apre la bocca e
rigurgita una
pioggia di fuoco nero. Dracarys!
Dracarys!
Si
sveglia con le dita della puttana tra
i capelli. – Cosa succede, mio signore? – mormora
la donna, stringendosi a lui.
Con una mano gli sfiora la testa sudata, con l’altra esplora
il suo addome, per
poi mettersi a giocherellare con la peluria che circonda la sua
virilità.
Jorah realizza, con suo immenso
disgusto, di essersi eccitato nonostante la paura e lo sconcerto e il
dolore
che ha provato sognando. La donna continua a toccarlo e a succhiargli
il lobo
dell’orecchio.
Ma lui non vuole. Si allontana da lei di
scatto, si piega su se stesso in un angolo del materasso –
non la vuole, non
vuole nessun altro, a costo di strapparsi quel dannato arnese e
diventare un
secondo Varys, meno furbo, ma di sicuro meno stomachevole.
– Ho sognato...
– Una donna? – dice la prostituta, con
aria saputa, mettendosi a sedere. – Metà degli
uomini che vengono qui lo fanno
per dimenticare qualche fighetta. A volte le insultano, ma altre volte
piangono
e invocano i loro nomi mentre mi scopano. Fingete pure che
l’amore sia roba per
noi, anzi, per le donne libere, ma anche a voi tocca subirlo.
– Non ho intenzione di insultarla –
ringhia Jorah.
– Allora vuoi piangere e fingere che io
sia lei? – replica la donna. Lui non distoglie lo sguardo,
quando lei allarga
le gambe e gli sorride invitante. Pensa che potrebbe farlo, ma le
parole
volano, anche nel bordello più sudicio di Selhorys, e
attraversano i
continenti. Certo, ser Barristan Selmy è ancora con lei,
così come gli
Immacolati, ma se la sua leggerezza arrivasse a Westeros, e fosse
ricambiata da
un sicario, non potrebbe perdonarselo.
Quanto
sei stupido! A cosa serve che tu ti preoccupi per lei? Sei un reietto,
la tua
testa sarebbe stata esposta sulle mura di Meereen, se non fossi fuggito
quel
giorno.
– Non posso farlo
– dice quindi.
Silenzio.
– La tua donna... è ancora viva?
La
tua donna.
Jorah annuisce. La puttana fa un mezzo
sorriso. – Vieni qui, uomo-orso. Pensa a ciò che
vuoi mentre scopiamo. La mia
fica è a tua disposizione... – sussurra; Jorah la
prende per le caviglie e la
attira a sé.
Mentre
si muove dentro di lei la sente
canticchiare qualcosa nel suo orecchio; tutto d’un tratto
sente le palpebre
pesanti. Cerca di resistere al sonno, ma dopo un po’ le
braccia gli cedono e
Jorah crolla addosso alla donna, respirando contro il suo seno.
2.
Missandei
La sua signora grida.
Missandei allontana i soldati con un
cenno e si siede in fondo al letto, le mani sulle ginocchia. Prova a
toccarle i
piedi, li solletica, le stringe le caviglie all’improvviso,
ma la regina non si
sveglia. Muove la testa a destra e a sinistra, le guance bagnate,
stringendo le
palpebre e allungando le mani nel vuoto.
– Fermatevi! Non fatelo! – grida
scalciando. La bambina si tira indietro, spaventata.
– Mia signora? – osa ancora, dopo essere
scivolata giù dal letto. Mette le manine sulla spalla della
ragazza e sembrano
così scure sulla sua pelle di luna. La chiama con tutti i
suoi titoli. Ma
Daenerys Targaryen non si sveglia.
3.
Daenerys
Il vento fa ondeggiare le maniche
dell’abito turchese attorno al suo corpo. Per un attimo,
sembra un uccello
esotico.
Daenerys fa fatica a respirare, e non
soltanto per il caldo: le spalline di bronzo dorato, per quanto leggere
e
traforate, pesano come piombo sulle sue spalle, e l’alta
cintura agganciata
sotto il seno, dello stesso materiale, le comprime il petto.
Daario è una macchia di colore – rosso e
giallo e viola – ai margini del suo campo visivo.
Perché
ho paura? Vorrei fuggire... ma non riesco a muovermi!
pensa la regina. Prova a parlare, ma non riesce. Prova a voltarsi, ma
la sua
testa è bloccata, e tutto ciò che vede
è una macchia gialla e indistinta.
Poi ode un grido. Una voce di bambina.
Devono
essere ancora i Figli dell’Arpia pensa
arrabbiata, ma neanche questo pensiero riesce a sciogliere la sua
immobilità.
Vorrebbe bruciarli tutti, vedere la loro vile carne rosolare e
borbottare come
quella di un maiale qualunque... vederli ballare come Kraznys mo
Nakloz,
avvolti da fuoco nero, giallo-arancio, oro, vedere i loro occhi che si
sciolgono sulle guance. Bruciarli...
– Dracarys!
– erutta. Sente il ruggito
di Viserion sopra la sua testa, e vede l’ala verde di Rhaegal
passarle davanti e
dissipare il velo che le copre occhi. Daenerys si alza in piedi e si
guarda
intorno: lo spiazzo, sotto di lei, è ribollente di persone.
Una massa di uomini,
donne e bambini che si calpestano a vicenda, sollevando nuvole di
polvere
rossa.
Distingue poi il minaccioso bagliore
delle armi.
– Immacolati! Proteggete la mia gente! –
urla, alzando le braccia al cielo, ma i pochi soldati che si voltano a
guardarla hanno un’espressione fredda e vuota: Daenerys si
accorge che non sono
i suoi uomini. Comincia a sudare freddo.
Chi
sono? Nemici, questo lo so, ma da dove? Vengono da Qarth, da Yunkai?
Sono
uomini dell’Usurpatore?! Prima che possa capirlo,
qualcuno l’afferra per un braccio e la fa roteare. Lei sbatte
il viso contro la
sua armatura, facendosi un taglio sulla guancia.
– Andiamo via! – grida lui e la spinge
lontano dalla folla. Daenerys incespica. – Non possiamo!
È la mia gente, il mio
popolo! – ribatte, divincolandosi dalla sua stretta.
Stringendo l’orlo della
veste corre giù per la scalinata. Alle sue spalle, sente i
passi del mercenario
e lo schiocco delle ali dei draghi, ma sa che non può
ordinare loro di
attaccare – troppi innocenti morirebbero.
Sconvolta,
afferra il braccio di un
soldato, pronto ad affondare la punta della lancia nel ventre di una
bambina.
Lui se la scrolla di dosso. Daenerys cade a terra e alza lo sguardo,
aspettando
la morte...
Gocce
di sangue finiscono sul suo
bell’abito. La ragazza emette un gemito, sentendosi sul punto
di svenire.
L’uomo ondeggia sopra di lei e la fissa. Dopo un paio di
secondi, apre la bocca
e ne esce una cascata di sangue. La lancia rotola a terra. Daenerys
continua a
guardare la punta di metallo che gli esce dal collo, finché
lui non cade.
Sono
viva.
La regina alza lo sguardo per scoprire
chi l’ha salvata: intravede un uomo in armatura, coperto da
capo a piedi.
Ser
Barristan?
Prende la lancia con due mani,
rabbrividendo per il sangue che è rimasto appiccicato. E
così, con la forza
dettata dalla disperazione, Daenerys Targaryen si fa strada nella
ressa,
affondando la punta a cuore nelle reni dei nemici che incontra. Ha i
capelli e
il vestito ricoperti di sangue e sudiciume; ora nessuno potrebbe
riconoscerla
come regina di Meereen.
Una mano coperta di metallo afferra
l’asta della lancia e gliela strappa.
– Bambina, cosa fai? Questo non è un
oggetto adatto a te! – grida il proprietario di quella mano.
Daenerys
alza gli occhi, e lui diventa
pallido come gesso.
–
Sei venuto a vendicarti? – lo stiletto
di Myr cattura la luce, quando Daario si getta fra lei e Jorah.
Daenerys impallidisce. Non è un
nemico. Mi ha difeso! Vorrebbe
intervenire, ma poi Drogon piomba davanti a lei, spazzando il terreno
con la
lunga coda e respirando fuoco addosso ai soldati.
– Fermati! Ci sono degli innocenti! –
grida al drago.
Daario le cinge la vita con un braccio,
ma lei non riesce a camminare; abbassa lo sguardo e vede che Jorah
è stato
gettato a terra da una sferzata di Drogon, l’armatura
ammaccata su un fianco.
– No... non possiamo... – le lacrime
cominciano a scorrerle sul viso, senza che lei capisca
perché.
Lui l’ha tradita, lei l’ha esiliato, ha
avuto solo pietà del suo misero amore. Non le importa se
vive o muore. E allora
perché non riesce a distogliere lo sguardo da lui, che
tossisce e stringe pugni
di terra mentre cerca di rialzarsi.
Un
frastuono terribile la costringe a
coprirsi le orecchie con le mani: sono grida, passi, schianti di spade
su scudi
e lance sul terreno. Anche Rhaegal e Viserion piovono dal cielo e
cuociono gli
uomini nelle loro armature. Daario volta la testa per il calore, ma lei
continua a guardare con occhi sbarrati. Vede mucchi di cadaveri, ma ci
sono
sempre altri uomini pronti a scavalcare le carcasse dei loro compagni.
I draghi
ruggiscono e indietreggiano. Sono troppi!
Attraverso le fiamme che li separano,
Daenerys intravede per l’ultima volta il cavaliere.
È riuscito a rialzarsi, ma è accerchiato
dai soldati: si difende per i primi minuti, ma ben presto i suoi
movimenti si
fanno più stanchi e lenti. Viene colpito una volta, poi
un’altra. Il terzo
fendente lo fa roteare e cadere in ginocchio, rivolto verso di lei.
La ragazza lancia un grido e lui cerca
il suo viso.
Jorah Mormont non è mai stato molto
bello, ma ora è sfigurato da un taglio che va dalla tempia
sinistra all’angolo
destro della bocca. Dal naso gli pende un lembo di pelle. Jorah
socchiude le
labbra bagnate di sangue, disperato, gli occhi pieni di sentimenti che
lei non
riesce a discernere. Quando due uomini lo prendono per le braccia e lo
costringono ad alzarsi, il suo sguardo si fa limpido. Daenerys vi
legge: morirei per te.
Un momento sospeso, di fiato trattenuto...
Jorah
la chiama: – Khaleesi.
...
una spada gli affonda nel ventre.
Il
mondo si capovolge, da bianco diventa
nero e Daenerys apre gli occhi nel proprio letto, ansante. Missandei
è al suo
fianco e la scruta con un’ombra di preoccupazione negli occhi
dorati. – Stavate
gridando – sussurra la bambina. La regina nasconde il viso
nel cuscino. Il
cuore le galoppa ancora in petto. Pensa al momento in cui ha sentito la
sua
voce, quel richiamo così familiare; ricorda
l’improvvisa rigidità del suo viso,
quando la spada l’aveva trafitto.
– Ho fatto un brutto sogno – spiega,
amara.
Missandei batte le palpebre e comincia
ad accarezzarle i capelli.
– I sogni non sono reali, mia signora –
mormora.
Daenerys annuisce. – Eppure sembrava così
reale...
4.
Jorah
Nella stanza fa più freddo, il fuoco si
è spento. L’uomo impiega più di qualche
secondo per ricordarsi dov’era e cosa
stava facendo prima di addormentarsi. Adesso è disteso sul
letto, a pancia in
giù, da solo. Gli sfugge un conato quando capisce a cosa è dovuta la sensazione di
umido che ha all’altezza dell’inguine.
Mi
sono trasformato in una bestia rimugina.
Si alza e si lava frettolosamente in un
bacile di acqua gelida.
Cerca la donna con cui ha passato la
notte per pagarla – sempre che, pensa a un certo punto, non
gli avesse già
rubato tutti i soldi –, ma le altre ragazze non lo
comprendono, o fingono. Lo guardano
con occhi vacui e scuotono il capo, alcune allungano le mani e tentano
di
attirarlo nelle loro stanze.
Jorah si libera ed esce dal bordello.
Selhorys
è immersa in una luce
grigio-blu. È già
mattina rimugina
Jorah, camminando a testa bassa. Pian piano, come la città
emerge dalla nebbia,
nella sua mente si ricompone il sogno che ha fatto. Non il primo e le
sue
diverse e spaventose immagini di Daenerys Targaryen, ma il secondo:
ogni sensazione
sembrava reale. Ora prova a convincersi che questa realtà
sia stata data dal mondo esterno: gli è sembrato di cadere
quando la puttana l’ha fatto rotolare via dal suo corpo, il
sangue che gli
infradiciava le gambe era... be’... sperma.
Però, per un momento, gli è sembrato che
lei fosse lì con lui, veramente.
È morto
felice, nel sogno.
Khaleesi.
Più ci pensa, più gli sembra probabile
che la donna gli abbia fatto un sortilegio – la cantilena con
cui l’ha indotto
al sonno deve avergli anche permesso di fare quel sogno. Jorah si ferma
e tocca
il sacchetto in cui tiene il denaro rimastogli.
Decide che tornerà la notte successiva,
e la costringerà a farle sognare di nuovo Daenerys.
5.
Missandei
La sua signora non ha più fatto cenno al
sogno di quella notte. Una volta sola, sconcertando ser Barristan, si
è messa
una mano sullo stomaco, trasognata, e gli ha chiesto quanto tempo
impiega un
uomo per morire, se colpito in quel punto.
Il vecchio ha corrugato la fronte. Si
vede che non voleva rispondere, ma lo spirito di obbedienza
è stato più forte.
– Purtroppo, può volerci parecchio. Un colpo al
cuore uccide subito, una ferita
ai polmoni, per uccidere, impiega molto di più. Una volta ho
visto un uomo
ferito allo stomaco soffrire per mezz’ora, prima di esalare
finalmente l’ultimo
respiro. È una morte dolorosa.
Lei, Missandei, ha fissato il volto di
Daenerys con attenzione: la sua regina si è limitata a
battere le palpebre una
volta e a ringraziare, prima di tornare a occuparsi di altre questioni.
Ha tolto
la mano dallo stomaco quasi con fastidio – la bambina ha
pensato che, se avesse
potuto, se la sarebbe staccata.
Ciò nonostante, ha continuato ad
osservarla anche quando si è voltata. Allora ha visto che
stringeva le labbra,
e che era un po’ più pallida del solito.
–
Mia signora? – osa un giorno, mentre
attraversano un corridoio di pietra.
Daenerys le sorride con aria
interrogativa. Missandei si sforza di non sembrare colpevole.
– Quel sogno che avete fatto, quella
notte... è stato per caso un incubo? – mormora. Il
sorriso della regina si
raggela, prima che lei sospiri e torni serena. –
Sì, ma nulla di importante. Ormai
non lo ricordo neanche più – dice, prendendole la
mano e accelerando il passo.
Guardando i suoi capelli biondi
ondeggiarle sulla schiena, Missandei capisce con sorpresa che
è una bugia.
6.
Jorah
Entra con la bocca secca e la mano, in
cui stringe tre monete, sudata. Una bambina gli va incontro e gli
chiede se ha
preferenze. Lui si guarda intorno. – Una donna alta, mora,
abbastanza robusta. L’ho...
ehm... ci siamo incontrati qui quattro giorni fa – balbetta.
Quattro giorni. Non
ha resistito oltre all’idea di rivedere la sua amata, anche
se solo in sogno.
La bambina scuote la testa,
improvvisamente triste. – La nostra Ynna ci ha lasciate,
purtroppo.
– Ma dove posso trovarla? – insiste
Jorah. Lo sguardo che la bambina gli rivolge lo fa sentire molto
stupido. – In
fondo a una buca. In due giorni è deperita ed è
morta. Una vera disgrazia.
Lui stringe gli occhi, ha le vertigini. Di
nuovo persa, per sempre. Addio, mia
regina.
Poi,
però, vede una ragazzina vestita di
blu, con bellissimi capelli argentei, aggirarsi tra i tavoli. Scosta la
bambina
e si siede tra gli altri uomini, incapace di distogliere lo sguardo da
lei.
Occhi blu, viso più magro. Le sembra più vecchia,
ma andrà bene comunque.
Lei gli sorride sprezzante. – Che vuoi? Non
hai abbastanza soldi per comprare un mio capello!
Lui, senza parlare, getta le monete sul
tavolo scheggiato.
Molte
birre e qualche ora dopo, Jorah
Mormont getta uno sguardo intorno a sé – e vede un
bambino dondolare le gambe, a
qualche tavolo di distanza. Cosa ci fa
un
bambino a un tavolo? si chiede
stravolto.
Poi
quello si gira.
Non
è un bambino: è un nano.
Jorah
appoggia il boccale sul tavolo con
un tonfo.
Tutto
d’un tratto, sa come tornare a
Meereen, e come placare l’ira della sua regina: portandole un dono.