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Autore: Bricioladite    06/08/2015    3 recensioni
Alice Cullen si è appena trasferita a Phoenix, dove inizierà a frequentare una nuova scuola. Incontrerà tante persone con ruoli ben definiti nella sua vita, e incontrerà LUI. Colui che saprà calpestare tutto quello che è ma anche l'unico ad essere in grado di ricostruirlo. Il suo nome?
Jasper Hale.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 8 – Escogitare il piano
Quando finii di dire la frase, Rosalie si grattò la testa, perplessa.
  • A cosa è dovuto questo grande cambiamento? Cioè, non fraintendermi, va benissimo. Ma se è per quella sceneggiata che ti ha fatto in mensa mi sento in dovere di dirti che la sua stronzaggine non si limita solamente fino a lì…
La guardai con uno sguardo un po’ (ma chi prendiamo in giro? Un po’, ahahah, molto) invidioso.
Rosalie era una ragazza bellissima, alta, formosa nei punti giusti (cosa che notavano molto i ragazzi), con dei capelli biondissimi, più chiari di quelli di Jasper. Di diverso dal gemello aveva pure gli occhi, erano con un taglio diverso ed un colore differente. Mentre quelli di Jasper erano color cioccolato fuso, quelli di lei erano di un azzurro stupendo. Erano così somiglianti al mare che quasi mi parve di intravedere un’onda increspare quell’oceano contornato da lunghe ciglia.
Io invece, con quei miei occhi di un insignificante marroncino-verdino, il mio fisico tutt’altro che formoso (ero uno stecco, e credetemi, è meglio avere un po’ di ciccia che essere un grissino), i miei capelli neri con quel taglio corto che mi faceva sembrare un folletto troppo cresciuto, sembravo tanto una cacca ambulante.
Forse, se avessi cercato la parola cacca nel dizionario, avrei trovato affianco una mia foto.
  • Alice? Ehi! Ti sto parlando! – esclamò lei irritata dal  mio improvviso mutismo.
  • Uh? Ah, sì beh, la stronzaggine, eheheh! – dissi ancora con la testa tra le nuvole.
  • Ehi, ti senti bene? Sei un po’ strana… sembri tipo… ubriaca!? – chiese lei confusa.
Succedeva sempre così quando stavo pensando ad altro, sparavo un mucchio di cazzate e sembravo ubriaca.
  • Tranquilla, faccio così quando penso ad altro. In ogni caso, quando cominciamo?
La vidi stirare le labbra in un sorrisino maligno.
  • Per me inizierei anche oggi… ma prima dobbiamo escogitare un piano nei minimi dettagli. Capisci… voglio rovinare la vita a quella troia, ma non voglio farlo facendo soffrire Jasper. – disse accigliata.
  • Hai ragione… dove ci vediamo? Oggi mia mamma è a casa, e sarebbe un problema, perché si metterebbe a chiacchierare e non ti lascerebbe più andare… - dissi io. I discorsi che mia mamma tirava fuori con le mie amiche erano oltremodo imbarazzanti.
  • Possiamo vederci a casa mia. Mia madre è sempre via. – disse lei, e colsi una punta di amarezza nelle sue parole.
  • Bene, a che ora? – chiesi con un sorriso.
  • Mah, oggi non abbiamo rientro, quindi pranziamo a casa… uffa, ma oggi abbiamo ospiti… andranno via subito dopo… ti va bene se vieni alle due, due e mezza? – chiese lei arrotolando una sua ciocca di platino sul dito sottile.
  • Sì, certo. Scrivimi l’indirizzo. – mormorai io.
Frugai nello zaino e poco dopo estrassi un foglietto di carta e un pennarello.
Velocemente scrisse qualcosa sulla carta e piegandolo mi consegnò il foglietto.
Sbriciai un attimo e vidi una scrittura affusolata ed elegante ornare quel bianco accecante della carta.
Pure la scrittura era più bella della mia! Uffa!
Mi accorsi solo in quel momento che l’ora di letteratura, così salutai Rosalie e corsi in aula.
Odiavo le ultime due ore di mercoledì: avevamo letteratura e avevo l’impressione di non stare particolarmente simpatica alla prof.
  • Cullen, alla buon’ora! – gracchiò la professoressa Crowley, irritata per i miei DUE minuti di ritardo.
  • Buongiorno anche a lei, prof. – sbottai.
  • Ma che comportamenti , ma chi si crede di essere, signorina? Nella società di oggi l’educazione è in via di estinzione… ah, quanto rimpiango i miei tempi, eravamo tutti educati e se il prof ci rimproverava chiedevamo scusa. In punizione!
  • Scusi prof – dissi in tono lacrimoso – è che purtroppo ho avuto una litigata con mio padre stamattina e – soffocai un finto singhiozzo – ed ero di cattivo umore per questo. – feci finta di tirare su col naso – Mi perdoni, non accadrà più.
  • La perdono, Cullen, ma che non accada più. In ogni caso, farà un piccolo castigo.
Che stronza!
Finsi uno sguardo di enorme gratitudine e andai al posto.
Le due ore passarono in fretta, non vedevo l’ora di andare a casa di Jasper! Cioè, di Rosalie…
  • Studenti – disse alla fine della lezione la professoressa – questa scuola è ad indirizzo musicale. Ci saranno delle audizioni per gli interessati e i selezionati frequenteranno lezioni di chitarra, violino, pianoforte e clarinetto, lo strumento è a scelta.
Ero interessata al corso di strumento, ma in quel momento ero troppo agitata per il piano di Rosalie.
Non vedevo l’ora di fargliela pagare a quella specie di cammello con le gambe.
Le ore erano finite, così tornai a casa. Quando suonai al campanello, sentì la voce dolce e allo stesso tempo squillante di mia mamma chiedere dal citofono:
  • Chi è?
  • Sono Alice, apri. – dissi io brevemente.
Quando entrai, notai che sulla tavola troneggiavano quattro porzioni giganti di spaghetti.
Spaghetti?
Io avrei pure mangiato delle patatine fritte, hamburger (quelli di mia mamma erano buoni, non come quelli della mensa).
  • Papà è al lavoro? – chiesi a mia madre, appena entrata nella sala da pranzo.
  • Adesso sì, non ho capito se torna per pranzo. Gliel’ho chiesto per messaggio stamattina e non mi ha ancora risposto. Dev’essere stato impegnato.  Comunque ora mangiamo. Chiama i tuoi fratelli.
Salii per le scale che portavano alle loro camere e urlai loro che il pranzo era pronto.
Quando i due scimmioni ci degnarono della loro preziosa presenza, iniziammo a mangiare, per poi essere interrotti dal campanello.
Mamma guardò fuori dalla finestra per vedere chi era e urlò:
  • È papà… e non gli ho neanche preparato nulla per pranzo!
Dopo pochi secondi papà entrò in casa. Si era già tolto il camice, il che mi dispiaceva. Mi divertiva indossarlo, sfoggiare un’aria da dottore e guardarmi allo specchio, prima che fosse lavato.
  • Cosa si mangia? – chiese con gli occhi che sembravano gridare “HO FAME, HO FAME!”
Vedendo mia mamma a disagio, risposi per lei:
  • Spaghetti. Ti lascio la mia porzione, io vado al McDonald’s.
E senza aspettare risposta andai fuori dalla porta, ma nono troppo velocemente per non sentire:
  • Torna subito a casa dopo mangiato!
Uffa! Ed io che volevo evitare la scocciatura di dire a mia mamma che andavo a casa di un’amica.
Invece mi toccava tornare, e non valeva la pena inventarmi una balla per poi uscire.
Mi diressi così al McDonald’s, ordinai il solito e mi sedetti su un tavolino di plastica.
Il pranzo fu silenzioso, o meglio, io fui silenziosa, perché sembrava che tutta la città si fosse accampata nel locale e c’era un casino terribile.
Quando finii di mangiare andai alla cassa a pagare il conto e poi mi diressi a casa.
Quando suonai al campanello subito la porta mi venne aperta.
Prima che mia mamma mi rimproverasse per la mia fuga di poco prima dissi tutto di un fiato:
  • Ora devo andare, ho promesso ad una mia amica che l’avrei aiutata coi compiti.
  • Ma che bello! Hai delle nuove amichette! – e chiamandole così mi fece sentire una bambina di cinque anni. – Non potevi invitarla qui?
  • NO! – mi affrettai a rispondere. – Cioè…no. – dissi con più calma.
  • Okay, okay. Comunque ti accompagna Emmet. – disse con uno strano cipiglio.
  • Cosa? No! Non è distante da qui e ce la faccio benissimo da sola! – protestai.
  • Niente storie, signorina, o dovrai chiamare la tua amichetta – ancora con questa amichetta! – per dirle che non puoi venire.
  • Okay. – dissi. Tanto l’avrebbe vinta lei.
Chiamai Emmet e ci mettemmo in cammino. La casa era davvero vicina alla nostra e in meno di dieci minuti fummo già là.
Quando suonammo al campanello, vidi la faccia di Rosalie affacciarsi alla finestra.
  • Ciao! – mi urlò sorridente, e poi mi aprì.
Quando entrammo dalla porta, sibilai a Emmet:
  • Grazie dell’aiuto –che non serviva- ora puoi anche andare.
  • Ma no! Vi offro qualcosa! – disse quel diavoletto biondo che era Rosalie.
Emmet le sorrise e lei sparì in cucina.
Dopo poco tornò con delle patatine e tre bicchieri con dentro  dell’aranciata.
Appoggiò il tutto nel tavolino e si presentò a mio fratello.
Quando fu il turno di Emmet di dire il suo nome, si alzò rumorosamente dalla sedia e correndo verso la porta d’ingresso urlò:
  • Devo andare, ciao.
Rosalie sfoggiò uno sguardo irritato:
  • Ma che maleducazione!
  • Mi scuso per lui… di solito non è così. Certo, non è il campione della raffinatezza ma… non arriva a questi livelli!
Lei mi sorrise per rassicurarmi e poi mi sussurrò:
  • Allora, pronta per escogitare il piano?
  • Io sono nata pronta! – dissi con voce solenne. Per poi rovinare la scena ridacchiando con Rosalie.
POV JASPER
Rosalie mi aveva detto che quel pomeriggio sarebbe arrivata una sua amica, ma non sapevo alludesse ad Alice!
Da quando erano amiche, poi?
Anche Maria sarebbe arrivata a momenti, ed ero un po’ in ansia del fatto che Rosalie fosse ancora all’ingresso… loro due proprio non si soffrivano e a volte c’era stato pure il pericolo che scoppiasse una rissa!
Quando suonò il campanello, aprì senza indugi vedendo dal cancello la chioma lucente della mia ragazza.
Mi fiondai all’ingresso e quando entrò la requisii dagli sguardi omicidi di Rosalie e… Alice! Era già arrivata!
Senza indugi la portai nel salotto del piano superiore, la mia stanza preferita di tutta la casa, forse anche più della mia camera.
C’era un ampio divano di pelle azzurro polvere e un tavolino di vetro che alloggiava sopra ad un tappeto grigio e soffice.
Il parquet era bianco e al posto delle pareti c’era un’enorme vetrata che si affacciava sulla città.
Quando guardavo Phoenix attraverso quella sottile coltre trasparente che era il vetro mi sembrava che tutta la tranquillità del mondo si insidiasse nella mia mente.
Non parliamo di quando mi arrivava lo smog in faccia appena mettevo piede fuori casa.
Mi veniva voglia di tornare nel mio rifugio vetrato.
A Maria invece non piaceva molto il salotto, diceva che preferiva le stanze coi muri massicci e scuri, che la facevano sentire più al sicuro.
Io e lei stavamo insieme da meno di quattro settimane. Ci eravamo conosciuti in un bar e subito mi aveva accecato con la sua bellezza.
Era molto bella, Maria.
Alta, con un fisico da urlo, i capelli neri e lucenti e gli occhi di un marrone stranamente freddo, ma particolare.
Sorrideva poco, o meglio, sorrideva spesso, ma di un sorriso falso.
Come quello che si sfoggia quando un amico vuole fare un selfie con te e te non ne hai un piffero di voglia.
Dopo poco mi aveva invitato ad uscire, ed io, devo ammetterlo, ero stato debole, e poi ancora di più nell’aver accettato la sua proposta di diventare il suo ragazzo.
Non la conoscevo, avrei dovuto rifiutare.
Ma invece, dato che non avevo mai avuto una ragazza, avevo voluto… beh, usarla.
Usarla per scoprire un mondo della quale io non ero a conoscenza, ma che la maggior parte dei miei coetanei invece conoscevano.
Il mondo dell’amore. O per Maria, del sesso.
Ebbene sì, per Maria l’amore era sesso. Solo sesso.
Strano, dato che fino quel momento di quell’argomento si era solo parlato.
Io invece avevo creduto che se l’avessi frequentata mi sarei innamorato di lei.
Affatto.
Io VOLEVO amare. Volevo donare tutto ciò che avevo e potevo dare alla persona di cui mi sarei innamorato.
Ma invece che lasciarla, me l’ero tenuta stretta. Grazie alla sua popolarità ero riuscito a farmi degli amici, a farmi conoscere.
Ma ora dovevo dire basta a tutto questo, basta a Maria.
ANGOLO AUTRICE:
Buonaseraaaa! Allora, come butta?
Vi ho abbandonati per un po’ di giorni, scommetto che vi sono mancata tantissimo.
Sto scherzando, tranquilli.
Come avevo già detto in risposta ad alcune recensioni, i capitoli d’ora in poi saranno più lunghi.
Mi sono resa conto che in effetti i soliti capitolo erano di una lunghezza patetica.
Ora scappo, ad una recensione continuo, ma per favore:
lasciatemi una recensione!
Vi costa davvero pochissimo tempo e mi fareste davvero felice!
Ciao ;)
Bricioladite
 
 
 
 
 
   
 
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