Erano passi leggeri i suoi, che pochi coglievano prima che giungessero alle loro spalle.
Silenziosa e sfuggente, a chiunque la incontrasse pareva aria formata in pelle chiara e lunare, muta a molti di loro, dalle strane parole a chi restava.
Il giorno un corpo bianco, bruni capelli e occhi grandi, animati da mille foreste, la notte mutata in una creatura mistica e misteriosa che solo le leggende perse nel tempo narrano, che solo la storia delle lontane e sconosciute civiltà rende reale come il suo passaggio.
Allora, quando il Sole moriva per amore della Luna, quella limpida e candida superficie veniva ricoperta da soffici piume blu, lunghe e strette, ognuna un filo in quell’infinita trama di sfumature dell’abisso.
Sul collo fino al ventre e poi giù, sino a raggiungere le sottili cosce, un vello piumato folto e caldo, per sfidare le gelide e taglienti correnti della notte; sulle guance, sulle piccole mani affusolate e su ciò che rimaneva delle gambe, più corte erano le piume dal riflesso argenteo.
Con un sospiro ogni cosa cambiava, e dalla schiena si liberavano due immense ali potenti che riuscivano a portarla fino alla stella più vicina e ritorno.
E ancora, quando la schiena diveniva bacino, proprio dal centro, una lunga coda leonesca partiva e discendeva, fendendo, come l’ali, l’aria pungente del cielo notturno.
Tutto ciò che era umano era travolto dalla furia silenziosa di quell’istinto che albergava in lei: gli occhi d’erba si facevano d’aquila, gialli come la fiamma più accesa, luminosi come la luce del Sole, con le pupille sottili e nere come l’oscurità; dalle punte delle dita uscivano taglienti come lame artigli rapaci, lunghi e neri anch’essi, lucidi come la cera, duri come l’antracite; sul capo lunga era la criniera che cresceva in un battito, folta e liscia.
E nella notte ella volava, scrutava dall’alto del cielo e vagava senza una meta esatta, fino a che la Luna non tornava dormiente: allora il sole si alzava a riscaldare l’arco celeste, e tutto diveniva troppo chiaro perché quella creatura potesse mostrarsi per quello che la sua anima era realmente.
Dunque ogni sua stranezza si nascondeva, si faceva normale e giusto, ed Ella tornava ad attendere la notte della sua libertà.