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Autore: Watashiwa    07/08/2015    2 recensioni
Raccolta sui personaggi di Naruto, a che fare con le loro emozioni più intime o più esplicite, a seconda delle situazioni che si troveranno ad affrontare e a vivere senza riserve.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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Wildest Dream
 
La casa di Sai era una delle più piccole ed accoglienti del villaggio, veramente adatta per custodire tutto quello di cui aveva bisogno per vivere e, come ogni essere umano, soddisfare le sue necessità.
Tra la catasta di tutti quei rotoli che ritraevano paesaggi quasi anormali e schizzi di visi a lui familiari, sedeva a letto con lo sguardo concentrato, aspettando che lei uscisse da quella stanza e facesse ciò che aveva in mente di fare, ancora una volta.
Con la scusa di fargli capire come esternare meglio le emozioni nel mondo esterno, gli aveva detto di fidarsi e lasciare che il suo corpo reagisse spontaneamente alla sua figura esile che stava sopra di lui per quegli attimi, silenziosi ed interminabili.
«Capirai molte più cose, se lascerai che ti guidi un po’…» aveva accennato misteriosa e quasi atona Sakura la sera in cui decise che quel gioco iniziasse, nel quale era convinta che Sai cadesse senza problemi.
Poi uscì, camminando in una maniera che Sai trovò buffa nella sua testa e per la terza volta, come da copione, lasciò che Sakura si avvicinasse, lo buttasse in quel materasso morbido e gli desse quell’amore che il corpo e lo spirito donavano all’unisono, come diceva l’autore di un libro che Sai riponeva diritto sulla libreria, che leggeva una volta finito di lavorare sui suoi schizzi.
Provò a farlo suo facendolo sdraiare a forza sul letto mentre con fare un po’ inesperto – ma mascherato dallo sguardo vitreo che continuava a rivolgere al compagno di team – si sfilò la maglietta ed avvicinò il suo viso verso quello di Sai protraendosi in avanti, cercando di provare a giocare un po’ con la sua bocca e il suo corpo albino ma leggermente scolpito dagli allenamenti.
Vicino, sempre più vicino, con lo sguardo dritto verso Sai, vicinissimo…e un colpo, neanche tanto forte, che la fece cadere sulla piazza destra del letto matrimoniale, quasi all'angolo.
Il ragazzo si risollevò da quella posizione che aveva trovato tremendamente scomoda, con la mano ferma ancora per aria che aveva colpito l’avambraccio della rosa con una pacca non troppo affettuosa, in modo tale che si allontanasse da lui.
«Scusami, Sakura. Non intendevo farti del male» disse scuro in volto Sai, con lo sguardo ancora attento e pieno di quella luce che la combattente non aveva per niente colto, tutta indaffarata per il teatrino.
La giovane non osava proferire parola e meditava flebilmente nel profondo: era così insignificante e priva di attrattiva per Sai? Non era realmente quello che andava cercando per una volta, nella sua vita?
Eppure l’altra sera pensava che…
«Il sesso è carne, l’amore è spirito, il sogno romantico è l’unione di entrambe le cose» recitò espressivo il moro, rimembrando improvvisamente la citazione giusta per far capire alla kunoichi tutto quanto.
Lei non rispose ma ebbe un forte sussulto e il suo viso si contorse in una smorfia che Sai vide solo di sfuggita, in quanto il suo grazioso viso era ancora rivolto verso le coperte bianche e candide come la neve che non cadeva a Konoha da anni, il miracolo che riuscisse a farla svegliare da quell’incubo di colori e suoni troppo nitidi.
Aveva sbagliato tutte le circostanze ed aveva sottovalutato scioccamente Sai, cambiato e maturato rispetto ai primi mesi di collaborazione e di cooperazione che li aveva visti affrontare diversi incarichi insieme.
Sentì che i suoi occhi stavano per bruciare per un ulteriore pianto amaro, che prontamente cercò di controllare per evitare di dare modo a Sai di considerarla doppiamente stupida.
Al contrario suo, l’amico era veramente pronto a provare quello che cercava superbamente di insegnargli, visto il suo modo introverso e incentrato solo sull’arte e sul futuro del villaggio.
Vide il suo cappotto giacente sul pavimento, accanto all’attaccapanni di legno che teneva armoniosamente altri indumenti.
Si alzò e lo prese, senza degnare il ninja di uno sguardo che sapeva non sarebbe riuscita a gestire mai in quel momento…era stata davvero una sciocca egoista, come sempre.
«Ci vediamo domani al campo addestramento, sii puntuale» fece Sakura seriosa ma mesta, coprendosi in modo tale da scacciare quella sensazione di vergogna dal suo corpo, a cominciare da quell’avambraccio lievemente rosso, pieno di sbagli e falsità malamente rivolte.
Percorse il corridoio che l’avrebbe portata fuori e il silenzio enigmatico di Sai, percettibile e forte per tutta l’abitazione, le fece ancora più male, che sapeva di meritare.
Il sogno più selvaggio legato all’amore non l’avrebbe mai trovato cercando un sostituito in tutto e per tutto a quello che era stato il suo primo legame forte per corpo e mente.
Sorrise scioccamente mentre la porta si chiuse alle sue spalle, capendo quanto Sai fosse diverso e un amico migliore delle sue iniziali aspettative.
Si tranquillizzò, pensando che avesse compreso a 360 gradi la situazione e il suo flebile e sciocco errore e di poterlo guardare nuovamente con la giusta luce.
Il suo sogno era ormai lontano fisicamente da lei, ma non si sarebbe mai arresa fino a quando non avrebbe raggiunto il suo scopo: donare e ricevere amore.
In modo che anche gli occhi scuri del suo amato potessero trasmettere qualcosa, oltre alla vacuità.

 
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