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Autore: Caramell_    07/08/2015    2 recensioni
Dean in realtà se lo chiede spesso, come siano le ali di Castiel. Come siano davvero. Se le immagina grandi, e bianche. Rimane fedele alla sua immagine infantile di angeli con aureola e saio immacolato.
Quelle di Castiel devono essere bellissime [...] Perché anche lui lo è.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Chi comincia ad amare deve essere pronto a soffrire
Antoine Gombaud

 



 

~



 


Dormire insieme non è contemplato. Dean odia condividere il suo spazio personale. È imbarazzante. Ed inopportuno. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Quindi, no. Niente letto in comune, niente unica coperta. Nessun contatto notturno. Niente di niente. Suona convincente.
Sam, a quanto pare, non è della sua stessa opinione – E’ solo una notte, Dean. Non vedo dove sia il problema. Avete già dormito insieme, perc- no, no, no, no, Sam. Noi non abbiamo dormito insieme. Io ho dormito, lui è rimasto lì, e mi ha fissato. Tutta la notte. Sai che non mi piace condividere – e Dean guarda un momento fuori. Sam gli sbuffa in faccia. Stupido. Una tendina è tirata. Il cielo stellato è troppo lontano. Anche Cas è lontano, vicino alla porta. Dean sa che sta ascoltando tutto. Essere umani non significa essere scemi. E non è che stiano proprio sussurrando.
Sam è ancora lì, troppo grosso per passare inosservato – Dean – lo chiama. Sembra esausto – E’ notte. Domani dobbiamo lavorare. Questo è l’unico motel disponibile e ha solo due stanze. Una doppia e una singola. Non puoi, che so, sorvolare per una volta? – ha una faccia così speranzosa che a Dean fa quasi tenerezza. Quasi però.
Dean tira su col naso – Quello che non capisco è perché devo essere io. Perché non tu? – Qualcuno deve sorvegliarlo – Dean lancia un’occhiata a Castiel. È ancora nell’angolo. Sembra un moccioso in castigo. Gran brutta immagine – Si – ripete – ma perché io?
- Oh, andiamo, Dean – sbotta Sam esasperato – ci sono un milione di motivi sul perché tu e ora sono stanco, e non ne posso più e non vedo l’ora di sdraiarmi su un letto vero e rimanerci fino all’una di domani. Perciò, dai, per favore – Dean ha sempre avuto il cuore troppo tenero, troppo molle. Soprattutto con Sam.
- D’accordo – sospira – d’accordo. Sam quasi geme di sollievo. Castiel si gira a guardarlo. Ha una faccia da cane bastonato. E gli occhi blu. E le labbra rosa.
Dean solleva un sopracciglio. Si pente della sua decisione non appena sente scricchiolare la porta.

 

- Dean – e Dean quasi inciampa nei suoi stessi passi. Si volta a guardare Castiel come se non l’avesse mai visto – io posso andarmene.
Dean solleva un sopracciglio – No che non puoi, Cas. Non sparare stronzate – e sprimaccia il cuscino. Si corica sul suo lato. Quello lontano dalla finestra, quello nascosto nel buio. Sta maledettamente scomodo – e ora dormi – gli ordina.
Lo sente muoversi, allungarsi vicino a lui, sul letto, il respiro un po’ più veloce del solito, il trench ancora addosso.
Dean è solo deciso ad ignorarlo. Dormire. Dormire è tutto quello che ci vuole. Sposta un po’ la testa, abbassa le palpebre. Lascia la lampada accesa. Prova a non pensarsi. A Cas sdraiato, vicino a lui. Non ci riesce.
- Dean – si sente chiamare. Castiel ha un modo tutto suo per farlo. Come se assaporasse le lettere ad una ad una. Dean non sa perché l’ha notato, ma l’ha fatto. Gli piace.
- Mnh?
- Ricordi com’erano?
Dean sbuffa un po’, si sfila la giacca, torna a coricarsi – cosa? – sussurra. Spera che finisca presto. Dormire. Dormire è tutto quello che serve.
- Le mie ali, Dean – e Dean sussulta – Ricordi com’erano? – Gli trema la voce. È amareggiato, e triste. Sembra sul punto di piangere.
Sono ancora di spalle. Dean ha il presentimento che Cas non si girerà fino a che non lo farà lui.
 - No – gli dice e alza gli occhi al cielo, ma non è infastidito. Sono le lacrime. No, non è vero, ma lo è – Io non ho mai visto le tue ali, Cas – e poi lo fa, prende coraggio, e si volta. Il letto scricchiola in modo sinistro, il materasso gli risucchia la schiena.
Dean si ritrova gli occhi di Cas piantati in faccia – Ho visto la loro ombra. Non erano vere, non sul serio – Castiel ha il labbro superiore che trema un po’. A Dean si stringe il cuore.
È bello anche quando soffre.


 

~


 

Dean in realtà se lo chiede spesso, come siano le ali di Castiel. Come siano davvero. Se le immagina grandi, e bianche. Rimane fedele alla sua immagine infantile di angeli con aureola e saio immacolato.
Devono essere bellissime. Ma sono ali. Da qualunque parte la si guardi rimane una cosa bellissima. Anche Cas a volte è bellissimo. Non solo a volte, abbastanza spesso. Dean fa finta di non farci troppo caso. Ha i capelli scuri, e gli occhi come pozzi di cielo. È un angelo. Tutti gli angeli sono belli. Castiel lo è un po’ più degli altri. Oggettivamente. Dean non deve pensarci. Quindi. Dicevamo, si. Ali. Bianche. Enormi. Quelle di Cas devono essere bellissime. Perché anche lui lo è.


 

~


 

- Ti mancano? – sussurra poi, il silenzio che li avvolge entrambi, le mani di Cas vicino al suo cuscino, le loro facce vicine. A Dean manca Bobby, e Charlie, e Kevin, e Sam e Cas. Gli mancano anche se sono con lui, se sono tutti vivi e stanno bene.
Castiel ha la sua stessa faccia nostalgica – Terribilmente – sussurra e Dean respira più forte, socchiude le palpebre. Non è bravo in queste cose. Quello umano è Sam. È dolce, e gentile. Dean è troppo duro, a volte solo cattivo.
- Mi dispiace, Cas – è l’unica cosa che dice e gl’afferra una mano, gli stringe le dita.
Castiel dischiude le labbra, inclina la testa – si – bisbiglia, e contrae le falangi, gl’incide la pelle – anche a me – poi s’addormenta.
Questa volta è Dean a vegliare su di lui.

 

Si svegliano abbracciati, le braccia intrecciate, le gambe a contatto. Dean muore di caldo, ma non importa. Cas è appiccicato al suo petto. Sembra stare bene. Anche Dean sta bene. Ma bene sul serio. Lo guarda. Arriccia le labbra. Cas ha i capelli più scompigliati del solito, le borse sotto gli occhi, le guance piene, la bocca schiusa. A Dean fa male il cuore vederlo così, rannicchiato su un fianco, stretto intorno a lui.
Sorride. Non c’è molto abituato, e sorride. Gl’appoggia il mento tra i capelli.
S’addormenta di nuovo.

 

A Castiel piace la marmellata. E il burro di arachidi. Ogni volta che manda giù un boccone allarga gli occhi, quasi ride, felice. Dio, è solo un panino. Dean quasi gli scoppia a ridere in faccia. In realtà ride un po’, all’inizio. Poi Castiel aggrotta le sopracciglia, fa una faccia offesa. Dean allora smette, ma sorride fino a che non gli fa male la faccia.
Non hanno parlato di quello che è successo. Non hanno parlato affatto. Non ce n’è alcun bisogno. A Dean sta bene così, e poi il caso di Sam è molto più interessante.
Saint Paul. Minnesota. Tre cadaveri. Testa esplosa, arti staccati. Fantasmi probabilmente. O una possessione. Non che le armi cambino.
Le foto sono raccapriccianti, i giornali locali non si lasciano scappare nemmeno un dettaglio. Una donna. Trentadue anni, capelli biondi, occhi verdi. Due uomini. Un vecchio, un ragazzo poco più che adolescente.
Non hanno nemmeno bisogno di guardarsi. Sam ha già un piede fuori di lì. Ma Dean si gira, e osserva Castiel. Ha finito il suo panino, si passa la lingua sulle labbra. Poi solleva gli occhi, e li guarda come se lo stessero abbandonando. E Dean si sente male, ma lo lasciano lì. È la cosa giusta da fare. La cosa più prudente. Perché Castiel è umano, adesso. E sembra un bambino. Lo è. Deve imparare tutto d’accapo. Non è la mossa più saggia portarlo dove potrebbero ucciderlo senza che nemmeno lui se ne accorga. Dean proverebbe a proteggerlo. Cas li ucciderebbe tutti.
Quindi Dean gira la faccia e si avvia, le armi attaccate alla cintura, le spalle rigide.
- Dean – e la voce di Castiel sembra tanto un lamento. Lo blocca sulla soglia, la porta socchiusa. Pare un addio. Non capisce perché. È una cosa stupida – sta attento – gli raccomanda. E Dean solo annuisce. Chiude a chiave la porta.

 

Cas dorme. Semplicemente. Dean lo trova rannicchiato al centro del letto. Quando lo sente russare leggermente tira un sospiro di sollievo. È stato preoccupato tutto il tempo. Si sente una stupida mamma chioccia. Mio Dio.
Manda un messaggio a Sam, nell’altra stanza. Gli torna indietro una faccina. Dean non vuole sapere da chi Sam abbia imparato a farlo.
Cas è ancora vestito. Camicia, trench e tutto il resto. Dean si sente scomodo al suo posto.
Lo fissa per un po’. Sceglie la poltrona nell’angolo, ma vorrebbe dormirgli vicino, come la sera prima, come non hanno mai fatto, come forse farebbe per sempre. Ma non è vero.
Lo è.

 

Due settimane dopo Castiel s’allontana da loro, e prende a fissare il cielo. Questa volta è il cielo del Sud Dakota. Sono le stelle di Rapid City. Luccicano alte, e nitide. Gli sembra di essere ancora lì, vicino a Dio, e alla luce. Rimane immobile così, e osserva il creato. E sente il vento, e vede il buio. Si dice che essere umani è doloroso, crudele a volte, terribilmente ingiusto. Non si possiede niente se non il proprio corpo. E la paura. Essere umano significa avere paura. Incessantemente.
È un’esistenza orribile. Sopportabile adesso perché con lui c’è Dean. È vicino a lui, in piedi. Gli ricorda il tempo in cui era un angelo. Gli ricorda il tempo delle ali – le sue grandi, libere ali – quello delle profezie e delle veglie notturne.
Gli ricorda una vita completamente diversa.
E una nuova che ora comincia.

 

 




 

 

 

- Un giorno però voglio vederle – E sono in un nuovo motel, uno più grande, più bello dell’ultimo. Castiel è seduto vicino a lui. Hanno una birra in mano, continuano a fissare le stelle. Brillano ovunque. È rassicurante.
- Cosa Dean?
- Le ali – dice, sognante – le tue magnifiche ali bianche
Cas aggrotta le sopracciglia. Combatte il dolore al centro del petto – Non erano bianche, e nemmeno magnifiche. Erano gr-
- Non dirmelo, Cas. Voglio solo vederle – e Dean lo guarda, gl’accarezza una spalla – Me lo permetterai? – gli chiede e s’avvicina ancora, ancora un po’. Gli sfiora la pelle, il rosa delle labbra.
E Castiel gli vede le stelle anche negli occhi e – Sì – sussurra. Anche se dovrà lasciarlo, se lo vedrà morire, massacrare innocenti. Anche se dovrà ucciderlo, alla fine.
Si, Dean Winchester. Si tutta la vita.


















































Note: Supernatural m'ispira, non posso farci niente. Penso che ne scriverò parecchie su loro due. Recuperare tutte le stagioni in una settimana sembra un buon piano. Per adesso.
Spero di aver fatto un buon lavoro, senza errori troppo gravi nè stravolgimento dei personaggi, ma, beh, ai lettori l'ardua sentenza.

  
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