Your hope
-What would
you do if you had
Just one
little pill in your hand
That
changed around all you could be
That helped
you forget what you’ve seen..?
If all
you’ve ever wanted was to let go..?-
The Calling, Two, Your Hope.
Una stanza buia, spoglia,
ospita un tavolo di freddo acciaio.
A una sedia dello stesso materiale sta seduto un
ragazzo.
Lunghi
capelli castano-dorati gli coprono
gli occhi, splendide pozze d’oro e miele che brillano quasi di luce
propria nell’oscurità della sala.
Le sue belle labbra carnose
sono piegate in una smorfia amara che gli scopre i denti affilati digrignati
come in un ringhio, la pelle vellutata e morbida si tende sugli zigomi e
intorno alle mascelle, come stringesse una morsa.
Il petto statuario si alza e
si abbassa febbrilmente sotto la camicia verde che indossa e le mani forti gli
corrono altrettanto frenetiche fra i capelli, mentre muove aritmicamente la
gamba destra in un disperato tentativo di accelerare il tempo…
…quel vecchio infame
che pare invece trattenere i cavalli sfrenati delle ore per fargli patire le
pene dell’inferno.
Che cazzo
ha fatto..?
Che diavolo gli è venuto in mente di andare al
raduno maledetto?
Come ha avuto l’idea
che una corsa clandestina risolvesse qualcosa?
Come ha potuto pensare che
bastasse crederci..?
E ora è tardi.
Quei soldi non li ha vinti, anzi l’hanno incastrato lasciandolo solo con
l’ero.
S’ immagina già
lo sbirro avanti a lui preparare la cella e l’assistente sociale
attaccare quell’interrogatorio
che vorrebbe far passare per amichevole.
-Spiegati, Vincent. Ti ascolto.-
E che gli dirà lui?
Gli racconterà di Sahri, della sua dolce sorellina in pericolo di vita?
Gli parlerà di sua
madre, che ha avuto la bella idea di tirare le cuoia
prima del tempo; o di suo padre, che se n’è andato anni prima
lasciandoli soli e che non sa neanche della morte di sua moglie?
Che cazzo
gli dirà?!
Il ragazzo sbatte la testa
contro il tavolo con lo stesso ritmo che teneva con la gamba, incurante del
dolore.
Vuole morire.
Ora come ora, vuole morire.
Sahri sta male.
Molto.
Il cuore che l’ha
mandata avanti per otto anni non la sosterrà
ancora a lungo.
Non senza quella dannata
operazione troppo costosa per lui.
La mamma è morta un
anno fa e con il padre non si sono mai sentiti.
Che fa se muore?
Di certo ai suoi amici non
importa, visto che non hanno esitato a lasciarlo in balia della polizia con
un’accusa di spaccio che aspettava solo lui…
Vincent abbassa gli occhi sulla polvere bianca che ha
là davanti.
Giacchè l’accuseranno di spacciarla, perché non
usarla una volta tanto?
Il ragazzo controlla che non
ci sia nessuno.
Via libera.
Vincent apre con mani tremanti la busta…
Scusa Sahri.
Però c’ho provato.
…abbassa le dita a
toccare quella neve letale…
Addio papà.
Sempre che te ne freghi
qualcosa.
…chissà se
ingerirla avrà l’effetto sperato..?
Arrivo, mamma.
Arrivo.
Con un tonfo cade dalla
sedia, le morbide labbra sporche di polvere bianca, gli occhi serrati per non
guardare in faccia la morte, o forse per non mostrare la sua paura al mondo.
Perché Vincent Nott
non ha paura.
… o non può
averla?..
Ma ora ha paura, Vincent.
In pochi minuti finirà
di averne…
E
non ne avrà mai più.
Allora, ragazzi…
comincio col dire che tutto ciò è un puro esperimento letterario,
giacchè ultimamente sembro riuscire a scrivere
solo scene brevissime…
Un po’ come un quadro
impressionista, avete presente? Pochi dettagli, una fotografia appena accennata
che crea un’atmosfera da sogno… o, in questo caso, da incubo…
Bhè, ciò detto…
Spero vi sia piaciuta.
O almeno che non v’abbia fatto proprio schifo.
Comunque non lo sapremo mai se non commentate…no?
A bien
tout!
Ryuko