Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Fletcher    07/08/2015    1 recensioni
Ero al mare coi miei amici,cercando un po' d'ombra sotto un muretto e ascoltando una playlist da una cassa portatile rubata quando è partita "Love the way you lie pt.2". Subito la mia mente è stata soggetta ad un attacco di immagini a mo di video di una lite come quella del video, con protagonista lui. Dopo poco un flusso di idee mi ha investita ed io, con quelle immagini vivide nella mia immaginazione, ho bombardato due mie amiche che ne hanno amato il flusso.
Spero che piaccia anche a voi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Quanto ti ci vuole per fare le valige ed arrivare? Io già ti aspetto”, fu questo ciò che mi portò a Seoul.
Un messaggio di Jimin,certamente prima c’erano state imboscate e lavaggi di cervello fatti ai miei per farmi partire, ma quel messaggio era la conferma che sembrava non arrivare mai. Da lì a breve sarei partita per la grande e magica Seoul, avrei riabbracciato il mio migliore amico , avrei conosciuto persone nuove ed una nuova città, avrei fatto esperienze lavorative e di vita.
Ma non mi sarei mai immaginata che quel messaggio potesse portarmi a dove sono ora; nella mia camera,nell’appartamento vicino a quello di Jimin e gli altri ragazzi, a litigare con Namjoon.
Litigare per cosa poi?Malintesi,chiacchiere da due soldi, preconcetti,paure e filmini mentali alimentati dalla gelosia e mancanza di fiducia. Non facciamo altro che urlare,sbraitare,sputare parole miste a veleno senza ascoltare cosa l’altro ha da dire; sembra una scena presa dal video “Love the way you lie”, uno si avvicina e l’altro lo respinge per poi fare il contrario e ricominciare ad urlare.
So già che Tae sta origliando dall’altra parte del muro e riferendo tutto a Jimin ,che si prepara all’affrontare Namjoon per fargli una lavata di testa la quale finirà con Jin arbitro tra i due schieramenti.
Non mi sarei mai immaginata questo quando 2 anni fa, scesa dall’aereo ed entrata nell’aeroporto, Jimin mi strinse tra le sue braccia forti, sorridendo e dicendomi quanto gli fossi mancata.

*2 anni prima*

“Sicura di voler partire? Seoul è così grande e pericolosa, ed i ragazzi poi non potranno mica stare con te tutto il tempo,lo sai vero?” dice mia madre ansiosa mentre ricontrolla le valigie per l'ennesima volta.
“Mamma,non sarà mica così tanto diverso da qui, Busan non è mica un paesino di campagna e poi lo so che non staranno sempre con me ed è meglio così,non voglio degli impiastri tra i piedi a cui sicuramente finirò per fare io da balia” le rispondo sbuffando, papà che ci osserva cercando di trattenere le risate.
“Cosa ridi tu ,eh? Tu sei stato il primo a cedere ai suoi capricci e al mettersi subito in moto per iscriverla in una scuola lì, lontana dalla sua casa e dalla sua famiglia” accussando l’uomo seduto sulla poltrona, mia madre mi tira a se e mi abbraccia.
“ E tu sei stata quella che ha ceduto alle parole di quel giovane altrettanto folle quanto tua figlia, e poi sai anche tu che questa è una grande occasione per Nabi, può crescere molto come persona grazie a questa esperienza…e sai,non eri così rigida quando ti ho conosciuta tesoro” fa l’uomo per difendersi e attraendo la donna a sé,
“Minho smettila” -dai mamma resisti,so che puoi farcela!- “sono seria, ma hai ragione, sarà una grande esperienza per lei” dice poggiando la testa sulla sua spalla, -apposto ha ceduto.-
“Io vado a controllare i gemelli,voi vedete di non fare troppo i piccioncini, non siete più tanto giovani” dico ridendo e scappando dalla stanza prima che mia madre mi prenda in pieno con un cuscino.
“Shin!?Bae!?” urlo entrando nella camera dei miei fratellini carica di gioia.
“Nabi,zitta per favore” mi fa Bae con tanta calma quanto un drogato di camomilla.
“Eh,taci che stiamo giocando una finale importantissima” esclama scorbutico Shin senza staccare gli occhi dallo schermo.
“Quanta antipatia nel piccolo corpo di un 13enne“ indispettita mi butto su uno dei due letti e finisco per farmi prendere dalla partita, chi lo avrebbe mai pensato, ragazzini coreani tanto fissati col calcio europeo da registrarsi e guardarsi tutte le partite possibili; sempre meglio appassionarsi al pallone che andare in giro a fare i cascamorti con le ragazzine.
Dopo poco sentiamo il soave strillo di nostra madre che mi chiede una mano nel preparare la cena – che palle -quindi  scendo le scale e preparo la tavola , rubacchiando pezzetti di cibo qua e là.
“Papà?!Potresti chiamare i gemelli?È pronto.” gli chiedo con un sorriso carico di aegyo –non mi andava di rifare le scale-
“Va bene” fa per salire qualche gradino ma si ferma.“Nabi”
“Si papà?” torno sui miei passi per ascoltarlo.
“Dopo cena faremo una bella chiacchierata,tieniti pronta” e ricomincia la scalata.
Finita la cena,papà costringe i gemelli a dare una mano alla mamma mentre io e lui ci spostiamo nel salotto.
“Allora” si schiarisce la gola e cerca di assumere un’aria da genitore severo. “Sai quanto tua madre sia in ansia per questa tua partenza,anche se alla fine sei nel nostro stesso stato e ci basterebbe ficcarci in auto per riportarti qui. Ma mi raccomando,stai attenta e non fidarti di chiunque,fidati solo delle persone di cui si fida Jimin".Dopo essre andato avanti con la storia del stare attenta,aprire gli occhi e prestare attenzione a qualsiasi cosa; mi guarda negli occhi e mi lancia un dolce sorriso.
“ Soprattutto divertiti visto che manca un bel po’ all’inizio del tuo ultimo anno di superiori,fai vedere chi sei e poi sotto con lo studio,intesi?” finisce il suo discorso e si alza in piedi aprendo le braccia, mi ci butto di capofitto e gli rispondo
"Tranquillo papà. Scusami,ma ora andrei a riposare. Domani si parte!” esco dalla stanza consapevole e corro su per le scale.
Al mattino mi ci è voluto un quarto d’ora buono per realizzare che quello sarebbe stato il mio ultimo giorno a Busan per almeno 2 mesi,anche perché la notte non avevo chiuso occhio a causa di tutti i filmini mentali che si erano susseguiti nella mia mente.
Alle 12 parte il volo per l’aeroporto di Seul, quindi mia madre era convinta di dover lasciar casa alle 10 (massimo 10.30) per arrivare all’aereoporto di Busan.Fatto secondo il suo volere,siamo usciti di casa per le 10 col malcontento dei miei fratelli che alla fine si sono messi a guardare dei video sul cellulare.
“Allora,appena arriviamo in aeroporto rincontrolliamo le valige, troviamo il gate e chiamiamo Jimin” impone mia madre con fare da sergente.
“Si signora” facciamo io e mio padre all’unisono,quella donna non ci sopporta più.
Arrivati in aeroporto, e avendo finito i controlli aeroportuali e di mia madre, chiamo Jimin.
“Pronto?” mi risponde l’ebete all’altro capo.
“Ehi Jimin,noi siamo in aeroporto,tra meno di 30 minuti parte il mio volo.Non ci credo,vivrò a Seul col mio migliore amico e ci divertiremo” dico tutta emozionata.
“Se riesco ad arrivare all’aeroporto” ride -ma cosa si ride sto scemo- ” sto cercando di farmi spiegare la strada…Uh grazie a lei” dice dolcemente.
“Ma sei con una ragazza?!Eh eheheh Jimin” lo punzecchio un po’ per poi ritrovarmi il telefono strappato di mano da mia madre.
“Ehi Jimin,ciao sono Giulia. Senti volevo chiederti..” anche se tartassato dalle domande di mia madre,Jimin riesce a cavarsela e a calmarla –deve svelarmi il suo segreto!-
Chiusa la chiamata con Jimin,saluto la mia famiglia.
I miei fratelli più dolci del solito mi abbracciano e baciano -lo so io perché,vogliono regali ed autografi, come se dovessi rincorrere i loro atleti preferiti per Seul- ; i miei mi stringono in un doppio abbraccio e mi riempiono di baci, -neanche dovessi andare in guerra-.
Una voce metallica annuncia il numero di un volo,il mio.
“Beh,io vado.Ci sentiamo appena arrivo” saluto con la mano e passo attraverso gli ultimi controlli,
L’aereo non è poi tanto diverso da quelli presi in precedenza,forse meno visi familiari ma sicuramente dopo il breve viaggio ci sarebbe stato un viso più che familiare ad attendermi.
  
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