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Autore: Laura Sparrow    28/01/2009    1 recensioni
Secondo capitolo della saga di Caribbean Tales – Laura e Faith sapevano a cosa andavano incontro quando hanno deciso di tagliare con il passato e diventare pirati: la decisione è presa, la rotta è stata stabilita e non si torna più indietro, questo lo sanno. Dopo il loro ingresso nella pirateria, sulle acque dei Caraibi sembra tornato il sereno: Laura è sulla Perla al fianco di Jack, la maledizione di Will è spezzata e lui ha potuto fare ritorno ad Oyster Bay con Elizabeth e loro figlio. Ma la pace non può durare a lungo, perché la ricerca di una misteriosa miniera di diamanti rischia di disseppellire un segreto che doveva rimanere nascosto, mentre la turbolenta relazione incominciata fra Laura e il Capitano mette alla prova il loro coraggio più di quanto entrambi avessero mai immaginato...
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota pre-lettura: In questo capitolo c'è una canzone presa direttamente dalla compilation di Rogue's Gallery, che raccomando a chiunque ami le ballate piratesche. La scena è perfetta se ascoltata con l'originale in sottofondo, per chiunque non conosca la canzone, eccola QUI! direttamente dal CD. Enjoy!

Capitolo 19
Promessa pirata


La sensazione fu quella di venire sparati fuori da un cannone, solo che nel nostro caso il cannone era molto grosso e pieno d'acqua.
Emergemmo con un gran spruzzo da dove eravamo entrati, cioè dal passaggio sul fondo della conca, e appena l'acqua tornò con violenza a riempire lo spazio che magicamente avevamo attraversato, la nave tornò a galla come un tappo di sughero. Un tappo di sughero piuttosto malridotto, considerate le pietre che ci erano cadute addosso spaccando la murata e il ponte in diverse parti, e con una ciurma per la seconda volta in poche ore zuppa e mezzo affogata, ma viva. La luce del sole mi colpì gli occhi con violenza, così come avvertii immediatamente il ritorno del caldo dopo il gelo innaturale della caverna, ma accolsi entrambe le sensazioni con sollievo. Ce l'avevamo fatta.
I pirati si rialzarono da dove erano caduti, scrollandosi l'acqua di dosso e imprecando, scrutandosi fra loro con aria stupita, sconcertati e sollevati di essere passati di nuovo in quel condotto impossibile e di esserne usciti tutti d'un pezzo. Guardandomi attorno vidi che non eravamo stati gli unici ad uscire dalla grotta: la corrente invertita aveva risucchiato con sé tutto ciò che aveva trovato, compreso il galeone britannico... o almeno, una buona metà. L'intera poppa doveva essere rimasta nella grotta, e non avevo idea di quello che fosse successo a coloro che erano rimasti là sotto con essa. Ma la metà sopravvissuta era emersa accanto a noi, decisamente in malarnese: quel che restava del relitto galleggiava, e vedevo i marinai a mollo aggrapparsi ad alberi e pennoni divelti, ad assi e vele per tenersi a galla. Non vidi Burrieza, mentre riconobbi l'uniforme blu e dorata del commodoro Gillette: aveva perso cappello e parrucca, e i folti capelli rossi gli ricadevano incollati alla faccia mentre lui, abbarbicato all'albero spezzato, contemplava il disastro, pallido in volto. Tutto sommato non mi dispiacque vederlo sano e salvo: ero molto più soddisfatta di non vedere traccia di Burrieza.
- Commodoro!- gridai affacciandomi alla murata, e lui alzò di scatto il viso verso di me, con gli occhi fuori dalle orbite. - Date le circostanze suggerirei di chiudere le ostilità almeno per oggi, non trovate?-
Prima che potesse rispondermi in qualsiasi modo, e probabilmente non l'avrebbe fatto in modo molto educato, si alzò, ridendo, un'altra voce. - Commodoro, ricorderete questo giorno come il giorno in cui vi siete fatto affondare quasi un'intera nave!-
Mi voltai e vidi Jack venire verso di me, fradicio fino alle ossa e col cappello gocciolante, ma assolutamente raggiante: poche volte lo avevo visto sorridere a quel modo. Si affacciò giusto un attimo dalla murata per gettare uno sguardo al commodoro Gillette che aveva preso a gridare cose poco dignitose riguardo a noi e alle nostre madri, quindi mi posò una mano sulla spalla e ci incamminammo insieme sul ponte.
- Ebbene, tutti quanti ancora interi?- gridò, rivolto alla ciurma. Alle varie risposte affermative sorrise di più, quindi si fermò e mi tirò accanto a sé. - E tu in particolare. Trovo che porti male che la sposa affoghi prima della cerimonia. -
Dopo tutto quello che era successo, dopo essere sfuggiti al disastro per un pelo, non potei fare a meno di scoppiare a ridere. - Magari un po'. - replicai. - Allora... sembra che siamo vivi, dopotutto. -
- E noi abbiamo un accordo, se non sbaglio. - mi prese per le spalle e mi strinse a sé, guardandomi negli occhi. - Spero che non vorrai ripensarci proprio ora... e stavolta niente trucchetti per sfuggire a padri apprensivi o cose del genere... è semplicemente che non potevo lasciarci le penne senza avertelo chiesto e sentire che cosa mi avresti risposto. Mi è piaciuta la risposta. -
Mi prese il viso, e la carezza delle sue mani calde mi diede un brivido per niente spiacevole, ma lo trattenni ancora un attimo fermandomi per guardarlo in faccia. - E' quello che voglio: non ti ho mentito e non ci ripenso. Ma tu? Stavolta sei convinto? Tu... vuoi davvero sposarmi, Jack?-
Jack annuì. - Sì. Sì. Decisamente sì. E' quello che voglio e non mi importa di nient'altro, francamente, se non che tu dica di sì... Se è quello che vuoi, certo. - rilassò la stretta su di me, allontanando un po' il suo viso dal mio. - Mi hai anche già risposto, mi hai detto di sì quando ci stava crollando il mondo sulla testa... Qualcosa vorrà pur dire, no?-
- Certo che vuol dire. - di colpo lo abbracciai e lo strinsi forte, affondando il viso nella sua spalla. - Certo che ti voglio sposare! Ma poi spiegami come fai a sceglierti sempre i momenti peggiori per essere sincero!-
Potevo quasi vederlo sogghignare mentre ricambiava l'abbraccio e con una mano mi accarezzava i capelli. - Sono il capitano Jack Sparrow. - mi fece dolcemente all'orecchio.
Ci interruppe un gemito dolorante seguito da una sfilza di improperi, provenienti da un paio di gambe che si agitavano forsennatamente in mezzo a due cannoni. - Porco... ! Figlio di un...! Fottutissimo... !- le mani di Gibbs annasparono nell'aria mentre il povero nostromo si dimenava per liberarsi dai due cannoni fra i quali era finito incastrato. - Ma porco di un... Aiuto! Tiratemi fuori!-
Io e Jack ci scambiammo un'occhiata, alzammo gli occhi al cielo e andammo ad aiutare il povero Gibbs: lo afferrammo per le mani e riuscimmo a rimetterlo in piedi; si alzò con aria spaesata e discretamente intontito, ma illeso. Tirai un sospiro di sollievo mentre mi rendevo conto quale rischio avesse corso il nostro buon nostromo: era stata una fortuna che non fosse rimasto schiacciato fra i due cannoni smossi dai troppi sobbalzi!
- Siamo ancora qui, vecchio mio!- gli fece Jack battendogli su una spalla, insolitamente vivace. - Su, muoviamoci che c'è tanto da fare, è stato un gran bel viaggetto fino qui, e sai quanto gli uomini odiano rimanere a bocca asciutta dopo tanta fatica. -
Ripresosi dal capogiro, Gibbs assunse un'aria preoccupata. - Ma capitano... questo è un gran bel problema, la miniera si è rivelata una trappola e dei diamanti che speravamo neanche l'ombra... be', non sarà facile da mandare giù, questa, per la ciurma. -
Il capitano si limitò a sorridere più apertamente. - Lo so. Tuttavia possiamo addolcire un po' la cosa, comprendi? C'è un galeone britannico... uhm... mezzo galeone britannico che galleggia qua di fianco, e sta versando in mare tutto quello che trasporta. - accennò col pollice fuoribordo, e guardando il relitto del galeone mi resi conto che effettivamente buona parte del carico e dei rifornimenti si era salvata insieme alla metà della nave: diverse casse e barili galleggiavano a pelo d'acqua, altre sarebbero state probabilmente recuperabili sul fondo della conca. Mi sfuggì un sorriso: tutto sommato anche quel viaggio non sarebbe stata fatica sprecata.
Jack fece un cenno vago con la mano a Gibbs, mentre quello si allontanava a grandi passi verso la prua. - Ordina che scendano sulle scialuppe e recuperino tutto il recuperabile... se gli inglesi intralciano le operazioni la ciurma è autorizzata a rispondere, ma dubito che i nostri amici siano di umore molto battagliero, comprendi? In ogni caso se fanno i difficili abbiamo i cannoni: che non discutano, o gli facciamo a pezzi anche la mezza nave che gli resta. Forza, e vediamo di fare in fretta, ho altri programmi per la serata. -
Nel dirlo, mi rivolse un sorrisetto molto eloquente. Forse fu per la tensione che si scaricava, forse per la troppa emozione che mi aveva procurato prima la fuga precipitosa dalla grotta e poi le sue parole, ma ad un tratto mi sentii sciogliere. Senza il minimo preavviso mi gettai fra le braccia di Jack, con tanto slancio che quasi lo feci cadere, e lui riuscì a tenersi in piedi solo incespicando fino alle parete del cassero di poppa.
Gli presi il viso fra le mani e lo baciai con tanta veemenza da lasciare senza fiato entrambi: quando mi staccai da lui lo lasciai ansimante, con le labbra ancora dischiuse, e le sue mani strette sui miei fianchi.
Ci guardammo negli occhi per un lungo istante, poi io abbassai lo sguardo e accostai la bocca al suo orecchio.
- Andiamo in cabina. Ora. Adesso. - sussurrai, incredula delle mie stesse parole, senza neppure il coraggio di guardarlo in faccia mentre lo dicevo.
Lui invece raddrizzò bruscamente il capo per fissarmi, e sgranò così tanto gli occhi da far sparire le sopracciglia sotto la bandana. Avevo il viso in fiamme. In quel momento, vagamente, mi ricordai dove ci trovavamo.
- ...Momento sbagliato, vero?- mormorai, ridacchiando debolmente. Lui invece mi agguantò per il bavero e mi tirò di nuovo contro di sé, ad un soffio dalle sue labbra. - Non è mai il momento sbagliato. - mi fece in un sussurro animato, mentre con la mano libera già cercava a tentoni la porta dietro di sé.
Proprio in quel momento, da un punto imprecisato verso la prua, si levò il vociare della ciurma, e il richiamo di Gibbs: - Capitano, tutti gli uomini sono ai loro posti! Attendiamo istruzioni!-
Jack imprecò sottovoce, mentre io chiudevo gli occhi e ridacchiavo, con la fronte appoggiata alla sua guancia.
- E va bene, chiamiamolo, in via eccezionale, momento non esattamente propizio... - borbottò, esasperato.
- Abbiamo “altri” progetti per la serata, no?- suggerii, ripetendo quel che aveva detto prima. - Possiamo sempre aspettare fino a stanotte, quando potremo starcene tranquilli. -
Jack sfoderò una delle sue migliori espressioni da cane a cui avevano rubato l'osso. - Quindi mi tocca, per assurdo, non solo aspettare la notte di nozze... ma contare le ore fino alla notte di nozze?!-
- O così, o diamo spettacolo sul ponte. -
- Vada per la seconda. -
- Capitano?- i richiami di Gibbs, accidenti a lui, si stavano facendo sempre più insistenti. Riluttante e vagamente imbarazzata, lasciai andare Jack con un sorriso di scusa. - Non cambia niente. E' solo fino a stasera. - assicurai, con un sogghigno. Lui si staccò dal muro, mi passò accanto e, chinandosi su di me, mi rubò un bacio a fior di labbra.
- Vai, prima che cambi idea. - scherzò, sorpassandomi e dirigendosi a prua.

*

L'operazione di recupero si portò via le ultime ore della giornata, ma si svolsero in tutta tranquillità, o quasi. Come Jack aveva previsto, i marinai inglesi e spagnoli non avevano molta voglia di attaccare briga proprio dopo essere sopravvissuti per miracolo, specie quando ebbero realizzato che i pirati non avevano nessun interesse a catturarli: così, tenendosi rispettivamente sotto il tiro di pistole e baionette e guardandosi in cagnesco l'un l'altro, ma senza che nessuno si avvicinasse abbastanza da scatenare un vero attacco, i nostri pirati recuperarono il recuperabile quasi indisturbati, mentre i marinai sopravvissuti si portavano in salvo sulle rocce. Eravamo stati fin troppo gentili con loro: come sarebbero tornati nei Caraibi era affar loro, ma fu comune accorto che metà della loro ciurma sul fondo del mare -o meglio, sepolta nella grotta- per il momento poteva bastare.
Jack seguiva le mosse dei pirati dal parapetto, e Gibbs era al suo fianco: in verità più che osservare il lavoro degli uomini sulle scialuppe, il capitano valutava preoccupato i danni che la preziosa Perla aveva subito durante la grandinata di massi, ma fortunatamente non si trattava di nulla che un bravo carpentiere non avrebbe saputo riparare. Jonathan avrebbe avuto pane per i suoi denti.
- Signor Gibbs? C'è un grosso dubbio che mi sta tormentando. - disse Jack ad un certo punto.
Gibbs aggrottò le folte sopracciglia. - Sarebbe, signore?-
- Come capitano sono autorizzato a sposare me stesso?-
L'anziano nostromo fece tanto d'occhi per poi squadrare Jack con espressione indecifrabile. - Non vi facevo talmente egocentrico. - scherzò poi, scuotendo il capo. Jack gli scoccò un'occhiataccia: - Non “me stesso” in quel senso, sto chiedendo se posso essere lo sposato e lo... “sposante” allo stesso tempo: è un problema serio!-
- Oh. - Gibbs si fece serio e si prese qualche attimo per pensarci. - Be', Jack... non penso che possa funzionare così. Sposare due persone rientra nei poteri del capitano, ma che valore può avere se giuri davanti a te stesso?-
Jack fece scattare un dito verso il nostromo. - Potresti farlo tu!-
- Oh, no no. - Gibbs parò le mani avanti come a respingere la proposta. - Non varrebbe lo stesso; non sono investito dei poteri di capitano!-
- Che razza di pirati siamo se ci atteniamo così tanto alle regole?!- sbuffò Jack esasperato, per poi voltarsi bruscamente e puntare i gomiti sul parapetto, affondando il mento fra le mani col cipiglio di un bambino offeso. Diavolo, quello sì che era un problema.
- Jack?- lo richiamò dopo un po' la voce di Gibbs; il capitano si voltò di malavoglia, il suo nostromo lo stava fissando con aria estremamente seria e piuttosto incredula. - ...Ti sposi veramente?-
- Ci sto provando. - replicò, laconico, prima di voltarsi di nuovo a guardare i relitti galleggianti. Alcuni marinai e soldati nuotavano ancora fra i resti della nave e li seguì con gli occhi per lunghi istanti mentre si arrovellava sulla questione che gli premeva. Ad un tratto aguzzò la vista e si raddrizzò di scatto, notando due tuniche bianche in mezzo alle divise dei soldati a mollo: a meno che non si sbagliasse di grosso c'erano... c'erano due tizi in tunica, decisamente non soldati né comuni marinai, uno vecchio e grasso e l'altro più giovane, tristemente appollaiati su un pennone galleggiante come due grossi piccioni su una trave.
- Ohi!- il capitano fece un cenno a Gibbs perché venisse a vedere e gli indicò i due sconosciuti in tunica. - Che sono quelli?-
Gibbs si fece schermo con la mano e scrutò i due: - Oh, da come sono vestiti direi che sono due preti di bord... !- si interruppe di colpo e si voltò verso Jack, capendo improvvisamente. Jack sfoderò un sorriso a trentadue denti, quindi si sporse a dare una voce ai pirati che stavano sulle scialuppe.
- Ehi voi! Andate a prendere quelle due specie di preti laggiù, e portatemeli a bordo!-

*

Il cielo volgeva all'imbrunire e tutto quello che di utile era rimasto sul relitto era stato recuperato e caricato, quando dalla scialuppa vennero fatti scendere Padre Quinn e frate Matthew, che, pungolati dai pirati che erano andati a recuperarli, mossero qualche passo incerto sul ponte, tremanti nelle loro tuniche zuppe e lanciando uno sguardo ben più che preoccupato alla schiera di visi truci che si affollavano attorno a loro.
Jack si fece largo fra la ciurma e quando si trovò davanti ai due li scrutò dall'alto in basso con aria incuriosita. - Chi di voi due è il prete?- domandò mentre girava loro attorno come se fossero una bizzarria.
- Siamo entrambi uomini di Dio, signore, un capitano dovrebbe avere più rispetto!- protestò Padre Quinn: certo, le sue parole sarebbero sembrate un po' più veritiere se non le avesse dette mettendo frate Matthew fra sé e il capitano.
Jack si fermò, aggrottando le sopracciglia. - D'accordo, immagino siate voi, signor... prete... padre...?- esitò, poi fece un cenno al prete perché lo aiutasse a finire la frase. - Padre Quinn!- replicò quello con una certa irritazione, ma senza spostarsi da dietro le spalle di Matthew che, dal canto suo, osservava la scena intimidito.
- Padre Quinn! Non immaginate che coincidenza avervi qui... - Jack scostò Matthew senza tanti complimenti per parlare faccia a faccia col prete. - Sarei interessato a chiedervi di fare un piccolo servizio per me, comprendete? Niente di particolarmente impegnativo, certo, una formalità... Si tratta di celebrare un piccolo matrimonio. -
- Un matrimonio?- Padre Quinn non avrebbe potuto fare una faccia più stupita se Jack gli avesse chiesto di celebrare la messa in latino all'intera ciurma. - Un matrimonio?!- fecero in coro padre Matthew e i pirati lì radunati, per poi lanciarsi sguardi dubbiosi l'un l'altro.
- ...Non mi sembra una parola troppo difficile. - disse Jack, seccato dalla reazione dei presenti. - State a sentire, padre: c'è un matrimonio da fare e ho bisogno di un prete, un qualcuno, un'autorità qualsiasi davanti al quale dare la mia parola di pirata, perché a quanto pare certe cose da solo non me le posso sbrigare. Tutto chiaro?-
Padre Quinn si scaldò subito, facendosi rosso in volto e protestando vibratamente: - Oh, non avete proprio il minimo senso del pudore...! Chiedermi di dare i sacramenti a voi, un uomo senza Dio, un brigante...! Voi che probabilmente non siete nemmeno carne battezzata... Ah! Avete un bel coraggio a chiedere i miei servigi! Scordatevelo, scordatevi che muova un dito per voi dopo tutto quello che ci avete causato quest'oggi...!-
Jack si imbronciò e con un gesto della mano allontanò il prete, per poi rivolgersi a due della ciurma. - Vi avrei anche offerto un passaggio all'asciutto per arrivare alla costa, ma nuotare sembra piacervi molto... riportate il Padre Pomposo dove stava prima. E tu... - mentre i pirati afferravano un recalcitrante Padre Quinn e si preparavano a fargli fare un bel tuffo dalla pedana, Jack si voltò a guardare Matthew come se lo vedesse in quel momento. - ...Mi pare che anche tu, tutto sommato, sia un prete, sbaglio?-
- Solo un frate, signore... ma sto prendendo gli ordini. - rispose timidamente Matthew, con la sua curiosa pronuncia che gli faceva arrotondare le erre. Il capitano si strinse nelle spalle. - Per me è più che sufficiente. Dunque, visto e considerato che non c'è stato modo di convincere Padre Quinn a collaborare... - ci fu uno strillo seguito da un tonfo nell'acqua, e si levò un coro di risate dai pirati che stavano a guardare. Frate Matthew deglutì, Jack proseguì come se nulla fosse. - ...ti spiacerebbe svolgere tu questo incarico per me. Bada che ne ho davvero bisogno. Per favore. -
Be', con questa frate Matthew le aveva viste davvero tutte. - Ehm... va bene... perché no?- del resto, tanto peggio non poteva andargli, no?
- Ottimo!- Jack fece scattare gli indici in aria. - Bene, allora se non vi dispiace portiamo la nave in un posto un po' più tranquillo e poi sbrighiamo la faccenda: non preoccupatevi, vi sbarchiamo appena finito... Grazie veramente, eh?-
- Di... di nulla. - sì, decisamente quel giorno le aveva viste proprio tutte.

*

- Laura, smettila di cincischiare con quel bustino: non puoi farci niente, è fatto apposta per strangolarti. -
- Sei molto confortante!- scoccai un'occhiata assassina a Valerie mentre mi sistemavo per l'ennesima volta l'allacciatura del vestito. Checché ne dicesse lei, non era troppo stretto: non avevo messo il corsetto apposta per quello; il motivo per cui continuavo a giocherellare con i lacci era perché mi prudevano le dita dall'agitazione, e dovevo tenerle occupate in qualche modo.
Faith mi venne dietro sistemandomi il vestito sulle spalle, mentre Elizabeth faceva un passo indietro esaminandomi con occhio critico: in barba a tutto quel che ci era successo solo poche ore prima, era bastato che Jack annunciasse il nostro matrimonio per mandare tutti su di giri. Quasi senza alcun preavviso ero stata presa e portata in cabina dalle mie amiche che, a quanto pareva, non avevano intenzione di lasciarmi sposare senza un vestito adatto: trovandomi di punto in bianco nell'epicentro di un vero e proprio tornado di euforia femminile collettiva avevo cercato di protestare, ma alla fine avevo lasciato perdere. Del resto, non potevo negare che in fondo tutte quelle attenzioni mi facevano piacere.
Per la delusione di tutte quante, non avevo nessun vestito femminile a bordo. O meglio, ne avevo un paio che mettevo di tanto in tanto, come Faith, ma erano estremamente semplici... troppo, a giudicare dalle smorfie di disapprovazione che accolsero la rassegna dei vestiti. Gli abiti eleganti che avevamo usato per la nostra mascherata tempo prima erano finiti in pezzi. Ce n'era però un altro, che mi ero completamente dimenticata da quando me lo ero tolto una volta fuggiti da Conceicao, e che ritrovai tutto pesto e appallottolato in fondo alla piccola cassa. Era il bell'abito viola scuro che mi era stato dato in casa di Burrieza. Non lo avevo trattato molto bene, mi ci ero tuffata in acqua e quant'altro, ma era veramente, veramente bello, e appena lo ebbi fra le mani seppi che volevo sposarmi con quello addosso. Nessuna delle altre ebbe nulla da ridire quando mi aiutarono ad indossarlo.
Valerie mi girò attorno e mi guardò con un sorriso di approvazione, poi ad un certo punto le scesero gli occhi sulla mia scollatura e ostentando una faccia meravigliata esclamò: - Ehi! Laura è una donna!-
Scoppiammo a ridere tutte quante, poi fummo interrotte da un insistente bussare alla porta.
- Ne avete ancora per molto là dentro, signore? Abbiamo attraccato e sono tutti impazienti di far festa!- fece la voce di Gibbs.
Allo stesso tempo udimmo le voci dei pirati dal ponte a dare man forte: - Vogliamo la sposa!- - Sì, fuori la sposa!- - Fuo-ri! Fuo-ri! Fuo-ri!-
- Al primo che ride faccio fare un giro di chiglia. - sospirai, alzando gli occhi al cielo. Faith mi prese per un braccio e mi tirò verso la porta. - Su andiamo!- sembrava emozionata almeno quanto me.
- Un momento!- feci resistenza ancora per un attimo, voltandomi verso il mucchio dei miei vecchi vestiti. La perla nera l'avevo come sempre al collo, immancabile. Ma mi mancava ancora qualcosa. Agguantai il tricorno e me lo misi in testa, e solo dopo mi voltai verso le mie amiche con un sorriso raggiante. - Adesso sono pronta. -
- From France we do get brandy, from Jamaica it's rum,
Sweet oranges and lemons from Portugal come;
But stout, ale and cider are England's control,
Bring me the punch ladle, we'll fathom the bowl!-

Sul ponte alcuni uomini avevano tirato fuori gli strumenti e avevano iniziato a cantare una marcetta allegra che in quel momento aveva un che di solenne, col violino che miagolava di sottofondo. Quando uscii dalla cabina seguita dalle altre trovai tutti i pirati schierati, chi sul ponte, chi appollaiato fra le sartie, chi sporgendosi dal cassero di poppa e dal castello di prua: tutti quanti mi accolsero con fischi, grida e applausi, mentre la piccola orchestra che si era radunata sull'argano non smetteva di suonare. Gibbs mi posò una mano sulla spalla e mi guidò fra la folla di pirati vocianti, che si spostarono al nostro passaggio per lasciarci salire le scalette del cassero di poppa, fino al timone dove stava il giovane frate che avevamo imbarcato poco prima e Jack, che se ne stava con un gomito appoggiato sul timone e lo sguardo sui propri stivali.
Quando mi vide arrivare, però, sollevò gli occhi e si raddrizzò, tutto impettito nella sua giacca da capitano, il tricorno calato in testa e i gioiellini fra i suoi capelli che tintinnavano; e mi rivolse uno dei suoi più meravigliosi sorrisi.
Sorrisi di rimando, e di colpo non avevo occhi che per lui.
- Fathom the bowl, fathom the bowl,
Bring me the punch ladle, we'll fathom the bowl. -

- Puoi cominciare, frate. - gli disse senza staccare gli occhi da me mentre mi tendeva la mano; ce le stringemmo, rimanendo l'uno a fianco dell'altra. Sotto, l'orchestra continuava a suonare e i pirati a cantare: il sole volgeva al tramonto e il cielo si scuriva, infiammandosi di rosso sulla linea del mare. Ad un certo punto mi sentii salire le lacrime agli occhi senza neanche sapere bene perché, e strinsi forte la mano di Jack, che ricambiò la stretta.
Il giovane frate tutto sommato mi stava simpatico: ci guardava un po' impacciato, evidentemente un po' confuso dal fatto di dover presenziare una cerimonia fra pirati, ma riuscì a cavarsela con stile.
- Laura Evans, prendete Jack Spar... -
- Capitan!- credo che più o meno mezza ciurma precisò insieme a me a Jack il tanto amato titolo. Per fortuna il nostro frate era un uomo paziente, e dopo aver fatto un cenno di scusa ricominciò da capo. - ...Capitan Jack Sparrow come vostro marito, per amarlo ed essergli fedele, finché morte non vi separi?-
- L'ultima suona molto come una minaccia. - bisbigliò Jack a mezza bocca.
- Sì!- risposi ad alta voce, cercando di coprire i suoi commenti a sproposito. Dalla ciurma si levò il primo urrà, quindi i pirati cominciarono a chiedere a gran voce che passasse la domanda allo sposo. - E voi... - frate Matthew esitò giusto un istante. - ...capitano Jack Sparrow, prendete la qui presente Laura Evans come vostra legittima moglie?-
- Figliolo, dopo tutto quel che ho passato per arrivarci, mi stupirei del contrario. - fece Jack, scoccando al prete un'occhiata esasperata e accennando insistentemente a me col capo. Gli rifilai una gomitata mentre attorno a noi i pirati protestavano che volevano la promessa fatta come si doveva, così che Jack finalmente rinunciò a fare altri commenti e rispose semplicemente: - Sì!-
- Adesso ragioniamo!- gridò Gibbs agitando in alto il pugno, e tutti pirati assentirono con un coro di: - Bravo!- - Ben detto!-
Frate Matthew, che sembrava impaziente di concludere, allargò le braccia e terminò solennemente: - Davanti a questi testimoni, quest'uomo e questa donna sono uniti in matrimonio! Che l'uomo non osi dividere ciò che il signore ha unito. -
Con un sorriso da un orecchio all'altro, Jack puntò il dito contro frate Matthew mentre attorno a noi la ciurma esplodeva in grida, applausi e cappelli lanciati per aria, in un tripudio in puro stile piratesco: - Parole sante! E non era per fare un infelice gioco di parole, giuro... -
- Oh, sta zitto almeno per oggi!- esclamai, fingendomi esasperata mentre senza perdere altro tempo gli gettavo le braccia al collo e incollavo la bocca alla sua. Lui barcollò per un attimo, sbilanciato perché ero praticamente appesa a lui, poi mi avvolse strette le braccia attorno alla vita e ricambiò il bacio: e non sarebbe potuto essere più bello di così; con noi due, su quel ponte, l'una nelle braccia dell'altro e attorno a noi la nostra ciurma che letteralmente impazziva, calandosi giù dalle sartie, cominciando a spillare il rum dai barili, chiedendo a gran voce musica per quella che si prospettava essere la più grande festa che l'equipaggio della Perla Nera avesse visto da settimane.



Note dell'autrice: *si sente onnipotente perché ha finito la storia... ma l'ultimo capitolo ve lo darò fra un po'* Ancora una volta grazie a chi mi ha letta fin qui, grazie a chi commenta, grazie ai lettori vecchi e a quelli nuovi, a chi legge senza commentare, a chi semplicemente butta un'occhio. ScissorHands, come direbbe Jack... "Il matrimonio è solo una questione di punti di vista!" E i nostri due capitani sanno molto bene che cosa vogliono.
Wind in your sails!
  
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