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Autore: Soul of dreams    08/08/2015    1 recensioni
L'odore di pioggia invade le mie narici strappandomi un'espressione nostalgica.
Un'asfissiante stanchezza divampa nel mio corpo.
I miei pensieri sono ingarbugliati, ho voglia di piangere ma non riesco a provare nient'altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Odore di pioggia


“Quanto può far male la realtà?”
Le gocce di pioggia si infrangono su ogni cosa.
Scivolano su di me, bagnandomi.
Ho gli occhi persi ad ammirare questo paesaggio desolato.
Una vegetazione morta, arida si staglia di fronte ai miei occhi.
Continuo a cullarmi su questa sedia a dondolo vecchia e malandata.
Ad ogni mio movimento scricchiola.
Questo portico di un legno consunto, fragile mi rappresenta.
È così simile alla mia anima.
Più fisso l'orizzonte e più non vedo niente.
“Sono sola...”
Il dolore mi soffoca, c'è solo lui.
In questo luogo odo il canto del vento e dei corvi che volteggiano in quel manto grigio.
Il vuoto risucchia ogni tipo di sensazione che si impossessa del mio animo, facendomi cadere in un vortice di insoddisfazione.
Potrei fare questo...
Forse una passeggiata potrebbe giovare al mio umore....
No, questo bivio di apatia mi ha risucchiato.
Sono un guscio vuoto che nessuno potrà riempire.
Adesso lo so o forse l'ho sempre saputo, ma non ho mai voluto accettarlo.
Eppure basterebbe solo una persona disposta a rompere la solitudine nella quale mi sono rintanata.
Qualcuno disposto ad amarmi in ogni singola sfaccettatura del mio essere.
“Non accadrà mai, perché ti circondi solo di vuoto.”
Un sorriso amaro si dipinge sul mio volto stanco.
Io ci provo a stare al passo, ma non ci riesco.
I miei coetanei adorano perdersi in pomeriggi pervasi da scherzi, uscite, conversazioni.
Perché io non ci riesco?
Il solo pensiero di entrare in contatto con una persona, mi rende terribilmente ansiosa.
Solo star seduta accanto a qualcuno mi fa male, e così continuo a scegliere questa casa abbandonata.
Quando è successo ciò?
Quando ho iniziato ad aver paura del mondo?
Quando sono morta?
Perché io ho smesso di esistere, no?
“Quando quella luce innocente si è spenta...
Gli hai permesso di insinuarsi nelle pieghe del tuo cuore fino a farlo marcire.”

Un peso all'altezza del petto mi opprime.
L'odore di pioggia invade le mie narici, strappandomi un'espressione nostalgica.
Un'asfissiante stanchezza divampa nel mio corpo.
I miei pensieri sono ingarbugliati, ho voglia di piangere, ma non riesco a provare nient'altro.
Forse sono diventata un caso clinico.
Una di quelle ragazze depresse che non ha neanche la forza di alzarsi dal letto, perché non riesce a trovare un motivo valido.
Ma chi può aiutarmi?
L'unico mio desiderio è quello di sprofondare.
Il suicidio molte volte ha sfiorato la mia mente, ma è rimasto sempre qualcosa di utopico.
Non sono abbastanza disperata per farlo.
Per quanto piccola, per quanto insignificante, una scintilla di speranza riesce a tenermi ancora in vita e, credetemi, è qualcosa di atroce.
Non sono né viva né morta.
Questa mia condizione mi corrode dentro, è una lenta tortura che mi consuma piano.
Nessuno è disposto a dissolvere le tenebre che mi hanno avvolto, ma non li biasimo.
Perché dovrebbero farlo?
Io sono un fantasma, un automa.
Bevo, mangio, parlo e recito la mia parte nel mondo, ma io non ci sono più.
Il dolore è troppo forte, eppure sarebbe dovuto scomparire.
La vita che, due anni fa mi è stata strappata, in un certo senso l'ho riavuta indietro.
Perché continuo a soffrire allora?
“Perché lui è il tuo tumore...”
La sua presenza mi scalda il cuore, questo non posso negarlo ma è anche la lama che lo trafigge.
Riesce a regalarmi momenti felici, ma sa frantumarli con una semplicità impressionante.
Chiunque allora penserebbe: Allontanalo di nuovo.
Ma la sua scomparsa non è mai dipesa da me.
La prima volta mi ha abbandonata e anche questa volta la scelta non sarà mia.
Io non posso decidere, è sempre stato mio padre a dettare le regole del gioco.
Credevo che, se lo avessi fatto entrare nel mio animo, lui lo avrebbe attraversato piano, attento a non spezzare niente ma così non è stato.
Ha distrutto nuovamente tutto quello che mi ero costruita in questo periodo di lontananza.
Ha lasciato un deserto di apparenze che non riesco a combattere.
Quante volte ho desiderato di non esser mai nata.
Di non esser sua figlia, e piango, piango per tutte quelle persone che invece vorrebbero avere il proprio padre accanto.
Come faccio a spiegare che con lui al mio fianco mi sento sola?
Mi sta uccidendo lentamente e nella maniera più dolorosa possibile.
Sta sgretolando la mia anima, cibandosi della sua essenza, rendendomi un'inutile marionetta.
Quando penso al mio futuro vedo tutto nero.
Invece quando sogno le cose cambiano.
Quando chiudo gli occhi è diverso, il dolore c'è ma esso può esser curato.
Nel mio mondo di illusioni ottengo quel sollievo che non riesco ad avere nella realtà.
Lui non c'è e il mio cuore è libero di amare, di cercare la bellezza ma non quella apparente, quella del corpo no, nient'affatto.
La considero qualcosa di effimero, di irrilevante.
Mi perdo in quella dell'anima, in tutte quelle emozioni che colmano la mia voragine.
Nella mia fantasia c'è un dolce ragazzo che, con il suo sorriso, mi trascina verso la luce.
E lì sto bene, sono al sicuro.
Nulla può toccarmi, nessun tormento, nessuna voglia di scomparire.
Ma poi quel momento si spezza, riportandomi nel mondo dei comuni mortali del quale non n'è faccio parte.
La solitudine ritorna ad invadermi, mentre io depongo le armi e smetto di lottare.
Mi accascio a terra e lascio che mi trasformi in un'isola depredata, devastata dal gelo.
E allora farò come faccio sempre, mi siedo in un angolo e ammiro le vite degli altri.
Osservo tutte quelle emozioni e cerco di imitarle per continuare la mia commedia.
Un boato si infrange nell'aria, mi alzo e apro la porta che scricchiola in maniera sinistra.
Mi volto un'ultima volta a guardare il nulla, mentre lascio che quella vecchia casa mi inghiotta nella sua tristezza.

  
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