Then farewell
« Gli shinigami provano sentimenti? »
« Eh? »
Ichigo sollevò un sopracciglio, curioso,
scrutando la figura minuta inginocchiata al suo fianco. Nel buio, i capelli
neri e l’hakama dello stesso colore parevano
scomparire, inghiottiti dalla notte.
Anche lei sarebbe scomparsa, prima o poi? Frustrato, Ichigo si morse il pollice a sangue.
« Voglio
dire, » Rukia strinse ancor più le ginocchia al
petto, fino a divenire un minuscolo fagotto la cui pelle chiara scintillava nel
buio. « perché dobbiamo provarne? Se
è vietato, allora perché? ». La sua voce flebile, sussurro indistinto nel silenzio,
tremò appena pronunciando le ultime parole.
Spalancò
gli occhi, due finestre color mare che andarono ad intervallare il buio di
quella notte. Poco lontano, l’unico lampione emetteva ad intermittenza una luce
fioca, incapace di raggiungere il tetto dell’edificio sul quale i due –le
uniformi da shinigami indosso-, se ne stavano seduti e
immobili, alternando silenzio e frasi sconnesse.
Con un
sospiro Ichigo si lasciò cadere sulle tegole fredde,
le braccia piegate dietro la testa e gli occhi semichiusi. « Non ne ho idea, »
ammise, pur non avendoci effettivamente pensato.
Crucciata,
Rukia fece scomparire il volto pallido fra le pieghe
dell’hakama. « neppure una? »
L’altro
scosse il capo. « Neppure una, » ripeté, come fosse una nenia. « Forse… »
Il viso
della shinigami guizzò fuori dal
nero, vivo di nuovo interesse, gli occhioni blu spalancati.
« Forse,» azzardò Ichigo, «
dipende dal fatto che gli shinigami erano pur
sempre esseri umani, in vita ».
« Gli
umani provano sentimenti? ».
«
Ovviamente si ».
« E tu, Ichigo, ne provi? ».
Fu solo un lieve sussurrò nel silenzio. « Si »
Lontano,
un aeroplano attraversò il cielo sopra le loro teste, lasciandosi
alle spalle una candida scia -graffio evidente in quel soffitto scuro-.
« Anche tu ne provi ». Non era una domanda.
« Si ».
« Ma non vorresti ».
Rukia non rispose, il viso posato sulle ginocchia, gli
occhi socchiusi. Poi lentamente, quasi con timore si alzò,
per avvicinarsi con cautela al parapetto. Per qualche istante rimase cosi, silenziosa ed immobile, il vento freddo che pareva
volerle strappare di dosso la pelle, il cielo nero come sfondo della sua figura
evanescente. « Da qui si vede tutto il mondo, » sussurrò.
Ichigo rise, una risata roca e triste. « Non proprio
tutto ».
« Beh,
ma è tutto il tuo mondo. La tua
famiglia, i tuoi amici, la città, la tua scuola ».
« So
cosa stai per dire. Non è il tuo ».
«
Esatto. Capisci, ora? ».
Ichigo scosse il capo con forza, le dita che di riflesso
andarono ad artigliare la stoffa dell’hakama fino a
strapparla. « Non capisco perché non possa essere anche tuo ».
Lei gli sorrise, comprensiva e malinconica. « Lo è stato, Ichigo. Ed è stato bello. Come
nessun altro periodo della mia vita. Lo giuro ».
« Allora
perché…? ».
« Per lo
stesso motivo per cui il mio mondo non è il tuo ».
Erano solo parole, parole vuote e nient’altro.
« Il
mio, il tuo… cos’è che cambia? ». Ichigo
lo sapeva, di star aggrappandosi a scuse inutili, e sapeva di non poter
accettare che tutto [ le risate le grida i ricordi le
battaglie i litigi l’amore ] finisse
cosi.
Nel
silenzio, Rukia si raggomitolò nuovamente su se
stessa. « Non lo so davvero, Ichigo. Forse non cambia
niente, forse invece cambia tutto ».
« E’
solo che, beh, è dannatamente triste ».
« Non
dirlo a me. E’ devastante ».
In quel
momento pensarono che fosse da idioti, starsene li
sulla cima di un palazzo –in pieno inverno e in piena notte- , a discutere di
un addio come fosse un inezia, eppure parve la cosa più naturale da fare.
Un modo
come un altro per parlare, chiarirsi, capire.
« Non
sei ancora capace di amare come un uomo ama una donna,
» disse improvvisamente Rukia, come se mai avessero
parlato d’altro.
Nonostante la sorpresa, il sostituto riuscì a ribattere. «
Invece si. Che vuoi saperne, tu? »
Rukia rise, un suono basso ma
vellutato. « Sei ancora un ragazzino, Ichigo ».
L’altro
sbuffò ed incrociò le braccia al petto. « Sono stanco di sentirmelo
ripetere. E poi, okay, forse non ne sono davvero capace, ma,
dannazione! Sono un maledettissimo umano che
ama una stramaledettissima shinigami. Fantastico,
neh? Qualcosa di più semplice non poteva mica capitarmi !
Avrei potuto innamorarmi della mia vicina, di una mia
compagna di classe, e invece », il tono cambiò e divenne basso e rassegnato,
quasi inudibile. La guardò, gli occhi colmi di tristezza
brillavano nel buio. « e invece dovevo amare proprio te ».
« Io non
me ne pento. Neppure per un attimo ». Era necessario, in quell’istante,
che lui lo sapesse. « piuttosto preferirei morire ».
« Forse
moriremo. Forse morirò. Rimarrò umano
e morirò, fine della storia ».
« Non
voglio ».
Ichigo sollevò il capo, l’ombra di un sorriso a piegargli
le labbra.
E intanto la notte scivolava via e lasciava il posto
ai rossori dell’alba, trascinando con se un pezzo di vita vissuta, ricordi
persi, e sorrisi e risate e lacrime e pianti.
Rassegnato,
sospirò. « Essere legati è una colpa? ».
La
risposta non tardò a giungere, inesorabile. « Si, Ichigo.
Una splendida, maledettamente piacevole colpa ».
Restava
altro da dire?
Ichigo strofinò le mani infreddolite fra loro, il gelo
pungente che d’improvviso penetrava dai vestiti, nonostante la forma di anima. Ma non era il corpo,
ad essere congelato.
«
Freddo, eh? ».
« Già.
Dopotutto, è quasi mattino ».
Sapevano
entrambi cosa questo significasse. E,
improvvisamente, la causa di quella conversazione notturna, la causa delle loro
parole, la causa di quel gelo che d’improvviso
li attanagliava senza lasciare scampo, comparve impressa a caratteri cubitali
dinanzi ai due, inevitabile e fatale come il sorgere del sole.
Gli
occhi spenti, la voce morta, Ichigo sussurrò. « Così all’alba parti ».
« Si.
Questo è un… addio ».
[A cosa diavolo servivano i sentimenti? Un
ostacolo, null’altro. Mai più d’ora, Ichigo e Rukia compresero il significato di
quelle parole.]
Non ci
furono abbracci nel loro addio.
Uno
sospiro. Parole non dette, sentimenti in espressi, tacite
promesse. E uno sguardo. L’ultimo. « Allora, addio ».
Then, farewell
***
Angolino
dell’autrice;
Finito,
finitoooo ù____ù. Lo sapevo, che non potevo
trattenermi dallo scrivere ancora su questi due XD. Beh, è inutile. Sono la mia
fonte d’ispirazione.
Parlando
della fanfic… premetto che è vecchia. O meglio, di qualche mese fa. Poi ieri l’ho ripescata dai
meandri, del PC, ho dato qualche aggiustatina qua e la, e,
puf!, eccovela qui XD.
Insomma,
sono ossessionata dal tema “addio” unito a “Ichiruki”.
Continuo ad immaginare come reagirebbero all’idea di doversi separare per
sempre [ e dico per sempre davvero ].
Bah,
forse non farebbero niente, forse ci sorprenderebbero
;___; chi li capisce, quei due? XD.
Riguardo
al titolo “Then farewell”, oltre ad essere la traduzione inglese delle ultime
due parole della fanfic, suonava dannatamente bene.
Non credete? XD
Ah, ringrazio tanto Erosennin425, Tak, Raxilia_running,
Kyù e Kaho per aver recensito il mio tributo di
compleanno, nonostante fosse banale e orrido.
Alla
prossima Ichirukiosa fanfiction
<3.