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Autore: Lou Asakura    28/01/2009    8 recensioni
«Gli umani provano sentimenti?».
«Ovviamente si».
«E tu, Ichigo, ne provi?».
Fu solo un lieve sussurrò nel silenzio. «Si»
[...]
Rassegnato, Ichigo sospirò. «Essere legati è una colpa?».
«Si, Ichigo. Una splendida, maledettamente piacevole colpa».

~ Ichiruki, angst.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Then farewell

 

Then farewell

 

 

« Gli shinigami provano sentimenti? »

« Eh? »

Ichigo sollevò un sopracciglio, curioso, scrutando la figura minuta inginocchiata al suo fianco. Nel buio, i capelli neri e l’hakama dello stesso colore parevano scomparire, inghiottiti dalla notte.

Anche lei sarebbe scomparsa, prima o poi? Frustrato, Ichigo si morse il pollice a sangue.

« Voglio dire, » Rukia strinse ancor più le ginocchia al petto, fino a divenire un minuscolo fagotto la cui pelle chiara scintillava nel buio. « perché dobbiamo provarne? Se è vietato, allora perché? ». La sua voce flebile, sussurro indistinto nel silenzio, tremò appena pronunciando le ultime parole.

Spalancò gli occhi, due finestre color mare che andarono ad intervallare il buio di quella notte. Poco lontano, l’unico lampione emetteva ad intermittenza una luce fioca, incapace di raggiungere il tetto dell’edificio sul quale i due –le uniformi da shinigami indosso-, se ne stavano seduti e immobili, alternando silenzio e frasi sconnesse.

Con un sospiro Ichigo si lasciò cadere sulle tegole fredde, le braccia piegate dietro la testa e gli occhi semichiusi. « Non ne ho idea, » ammise, pur non avendoci effettivamente pensato.

Crucciata, Rukia fece scomparire il volto pallido fra le pieghe dell’hakama. « neppure una? »

L’altro scosse il capo. « Neppure una, » ripeté, come fosse una nenia. « Forse… »

Il viso della shinigami guizzò fuori dal nero, vivo di nuovo interesse, gli occhioni blu spalancati.

« Forse,» azzardò Ichigo, « dipende dal fatto che gli shinigami erano pur sempre esseri umani, in vita ».

« Gli umani provano sentimenti? ».

« Ovviamente si ».

« E tu, Ichigo, ne provi? ».

Fu solo un lieve sussurrò nel silenzio. « Si »

Lontano, un aeroplano attraversò il cielo sopra le loro teste, lasciandosi alle spalle una candida scia -graffio evidente in quel soffitto scuro-.

« Anche tu ne provi ». Non era una domanda.

« Si ».

« Ma non vorresti ».

Rukia non rispose, il viso posato sulle ginocchia, gli occhi socchiusi. Poi lentamente, quasi con timore si alzò, per avvicinarsi con cautela al parapetto. Per qualche istante rimase cosi, silenziosa ed immobile, il vento freddo che pareva volerle strappare di dosso la pelle, il cielo nero come sfondo della sua figura evanescente. « Da qui si vede tutto il mondo, » sussurrò.

Ichigo rise, una risata roca e triste. « Non proprio tutto ».

« Beh, ma è tutto il tuo mondo. La tua famiglia, i tuoi amici, la città, la tua scuola ».

« So cosa stai per dire. Non è il tuo ».

« Esatto. Capisci, ora? ».

Ichigo scosse il capo con forza, le dita che di riflesso andarono ad artigliare la stoffa dell’hakama fino a strapparla. « Non capisco perché non possa essere anche tuo ».

Lei gli sorrise, comprensiva e malinconica. « Lo è stato, Ichigo. Ed è stato bello. Come nessun altro periodo della mia vita. Lo giuro ».

« Allora perché…? ».

« Per lo stesso motivo per cui il mio mondo non è il tuo ».

Erano solo parole, parole vuote e nient’altro.

« Il mio, il tuo… cos’è che cambia? ». Ichigo lo sapeva, di star aggrappandosi a scuse inutili, e sapeva di non poter accettare che tutto [ le risate le grida i ricordi le battaglie i litigi l’amore ] finisse cosi.

Nel silenzio, Rukia si raggomitolò nuovamente su se stessa. « Non lo so davvero, Ichigo. Forse non cambia niente, forse invece cambia tutto ».

« E’ solo che, beh, è dannatamente triste ».

« Non dirlo a me. E’ devastante ».

In quel momento pensarono che fosse da idioti, starsene li sulla cima di un palazzo –in pieno inverno e in piena notte- , a discutere di un addio come fosse un inezia, eppure parve la cosa più naturale da fare.

Un modo come un altro per parlare, chiarirsi, capire.

« Non sei ancora capace di amare come un uomo ama una donna, » disse improvvisamente Rukia, come se mai avessero parlato d’altro.

Nonostante la sorpresa, il sostituto riuscì a ribattere. « Invece si. Che vuoi saperne, tu? »

Rukia rise, un suono basso ma vellutato. « Sei ancora un ragazzino, Ichigo ».

L’altro sbuffò ed incrociò le braccia al petto. « Sono stanco di sentirmelo ripetere. E poi, okay, forse non ne sono davvero capace, ma, dannazione! Sono un maledettissimo umano che ama una stramaledettissima shinigami. Fantastico, neh? Qualcosa di più semplice non poteva mica capitarmi ! Avrei potuto innamorarmi della mia vicina, di una mia compagna di classe, e invece », il tono cambiò e divenne basso e rassegnato, quasi inudibile. La guardò, gli occhi colmi di tristezza brillavano nel buio. « e invece dovevo amare proprio te ».

« Io non me ne pento. Neppure per un attimo ». Era necessario, in quell’istante, che lui lo sapesse. « piuttosto preferirei morire ».

« Forse moriremo. Forse morirò. Rimarrò umano e morirò, fine della storia ».

« Non voglio ».

Ichigo sollevò il capo, l’ombra di un sorriso a piegargli le labbra.

E intanto la notte scivolava via e lasciava il posto ai rossori dell’alba, trascinando con se un pezzo di vita vissuta, ricordi persi, e sorrisi e risate e lacrime e pianti.

Rassegnato, sospirò. « Essere legati è una colpa? ».

La risposta non tardò a giungere, inesorabile. « Si, Ichigo. Una splendida, maledettamente piacevole colpa ».

Restava altro da dire?

Ichigo strofinò le mani infreddolite fra loro, il gelo pungente che d’improvviso penetrava dai vestiti, nonostante la forma di anima. Ma non era il corpo, ad essere congelato.

« Freddo, eh? ».

« Già. Dopotutto, è quasi mattino ».

Sapevano entrambi cosa questo significasse. E, improvvisamente, la causa di quella conversazione notturna, la causa delle loro parole, la causa di quel gelo che d’improvviso li attanagliava senza lasciare scampo, comparve impressa a caratteri cubitali dinanzi ai due, inevitabile e fatale come il sorgere del sole.

Gli occhi spenti, la voce morta, Ichigo sussurrò. « Così all’alba parti ».

« Si. Questo è un… addio ».

[A cosa diavolo servivano i sentimenti? Un ostacolo, null’altro. Mai più d’ora, Ichigo e Rukia compresero il significato di quelle parole.]

Non ci furono abbracci nel loro addio.

Uno sospiro. Parole non dette, sentimenti in espressi, tacite promesse. E uno sguardo. L’ultimo. « Allora, addio ».

 

 

Then, farewell

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice;

Finito, finitoooo ù____ù. Lo sapevo, che non potevo trattenermi dallo scrivere ancora su questi due XD. Beh, è inutile. Sono la mia fonte d’ispirazione.

Parlando della fanfic… premetto che è vecchia. O meglio, di qualche mese fa. Poi ieri l’ho ripescata dai meandri, del PC, ho dato qualche aggiustatina qua e la, e, puf!, eccovela qui XD.

Insomma, sono ossessionata dal tema “addio” unito a “Ichiruki”. Continuo ad immaginare come reagirebbero all’idea di doversi separare per sempre [ e dico per sempre davvero ].

Bah, forse non farebbero niente, forse ci sorprenderebbero ;___; chi li capisce, quei due? XD.

Riguardo al titolo “Then farewell”, oltre ad essere la traduzione inglese delle ultime due parole della fanfic, suonava dannatamente bene. Non credete? XD

 

Ah, ringrazio tanto Erosennin425, Tak, Raxilia_running, Kyù e Kaho per aver recensito il mio tributo di compleanno, nonostante fosse banale e orrido.

 

Alla prossima Ichirukiosa fanfiction <3.

   
 
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