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Autore: Nono23    09/08/2015    5 recensioni
Song-fic di una coppia che ho imparato ad amare abbinata ad una canzone che ho trovato meravigliosa sin dal primo ascolto, nonché perfetta per loro...
E' un esperimento e spero di non aver combinato grandi disastri!
Buona lettura!
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali:  Ciao a tutti carissimi! Ritorno alla carica con… una Song-fic! Non ci avrei mai creduto, davvero. Mi sono spremuta il cervello peggio che per tutti i regali ai nostri calciatori, pur di trovare la “Canzone Perfetta”. Ma poi si era presentato il problema dei personaggi: chi potevo mettere nella storia? Tsubasa e Sanae erano troppo scontati… Tsubasa e Taro… non avrei saputo cosa abbinargli… altri pairing, beh mi risultano un po’ insidiosi, se non… Genzo e Karl! Loro, che prima “disprezzavo” come coppia. Loro, di cui non comprendevo il carattere. Loro, che sono più simili a me di quanto abbia mai potuto immaginare.
Si ringrazia immensamente slanif, per avermi avvicinata a questa coppia passionalmente glaciale, e baby junior, per essere stata la mia prima vera sostenitrice. Si ringrazia chiunque leggerà silenziosamente e un doppio grazie a chi, in aggiunta, vorrà anche lasciare un piccolo commento. Grazie a tutti.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma provengono unicamente dalla fantasia del grande maestro sensei Yoichi Takahashi, al quale chiedo perdono se glieli bistratto un po’. La storia non è stata assolutamente scritta a scopo di lucro. I diritti della canzone appartengono interamente a Keating o, comunque, a chiunque li dovesse detenere.
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Autore della canzone: Ronan Keating.

Titolo canzone: When you say nothing at all.

Titolo tradotto: Quando non dici nulla.

Autore storia: Nono23.

Tipo di coppia: Shonen-ai.

Coppia: Genzo/Karl.


 
It’s amazing how you can speak right to my heart
Without saying a word, you can light up the dark
Try as I may I could never explain
What I hear when you don’t say a thing

E’ sorprendente come tu riesca a parlare dritto al mio cuore
Senza dire una parola puoi illuminare il buio
Provo come posso, non riesco mai a spiegare
Cosa sento quando non dici niente

Genzo si stava cambiando negli spogliatoi dell’Amburgo, dopo un estenuante allenamento. Non che normalmente in campo “pettinassero le bambole”, eh, però quel giorno Karl, supportato dagli incitamenti e dalle indicazioni del Mister, aveva calciato di quelle bordate… l’ultima, in particolare, quella che in teoria avrebbe dovuto essere la più semplice da parare perché a fine della sessione dei rigori la stanchezza si faceva sentire, ancora gli bruciava sui palmi delle mani, che erano molto arrossati. Però, quando aveva calciato, gli aveva accennato un sorriso di sfida, prontamente ricambiato da uno dei suoi sghembi. Si ricordava perfettamente lo sguardo di Schneider e le emozioni che vi aveva viste amalgamate al suo interno. Un miscuglio di sfida, superiorità,  bruciante passione nei suoi confronti ancor prima che per il calcio, e sicurezza. Era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto circa tre mesi prima, quando ancora non stavano insieme. Lo stesso giorno, che poi, li aveva portati alla “dichiarazione” del loro amore.
Flashback
Il Kaiser lo fissava intensamente, senza parlare, da almeno cinque minuti, la bocca serrata in una linea sottile, con un’aria di uno che era assorto nei suoi pensieri. Wakabayashi sentiva su di sé il suo sguardo e ora, dopo diverse notti passate in bianco a rimuginarci sopra, sapeva perché il suo cuore batteva a mille. Per celare l’imbarazzo che gli imporporava le gote, aveva abbassato maggiormente la visiera del suo fedele cappellino.
<< Genzo, ricordi il discorso di qualche giorno fa, quando eravamo usciti con la squadra e poi inspiegabilmente ci siamo ritrovati ad un tavolo da soli?>> si decise a parlare, infine, Schneider. Genzo annuì, anche se ricordava vagamente la loro discussione. Lui era mezzo ubriaco, Karl, nonostante tutta la birra ingerita, perfettamente lucido.
<< Per colpa tua ho perso quattro notti di riposo.>> Wakabayashi alzò il viso, fino a quel momento chinato a terra per allacciarsi le stringhe delle sue Vans nere. Lo guardò stralunato, ma osservò delle leggere occhiaie sotto agli occhi.
<< Cosa centro io, scusa?>> gli chiese quindi, cercando di capire almeno in parte i ragionamenti contorti del Kaiser.
<< Tre notti per far chiarezza con me stesso e l’ultima per trovare il coraggio di fare questo.>> proseguì Karl, come se non fosse stato interrotto dal compagno. Bastò un solo attimo che le loro labbra s’incontrarono e in quel momento la testa del povero Wakabayashi fu bombardata di pensieri e certezze.
“ QUEL discorso, in cui parlavo a vanvera e mi sa che ho ammesso in stato semi-incosciente di amarlo. E se mi bacia, significa che anche lui mi ama, no?” nel frattempo, il suo corpo aveva agito da solo, rispondendo vogliosamente al bacio. Quando si staccarono, chiesero contemporaneamente: << Quindi?>> poi, Genzo, titubante, ma con la speranza nel cuore, aggiunse: << S-Stiamo insieme, bel Kaiser?>> lui, con quel sorrisetto da tira schiaffi, gli rispose: << Ovvio. Altrimenti non ti avrei baciato, portiere.>> “Ha ragione, non posso dargli torto.” Il giapponese allora sorrise felice al suo neo-fidanzato, prima di ricongiungere nuovamente le loro labbra fameliche.
Fine flashback

Adoravano, senza averlo mai ammesso esplicitamente, il silenzio che si creava tra di loro. Non era pensante o imbarazzante o, tantomeno, ostile. Era un silenzio piacevole, durante il quale si scambiavano sguardi, attraverso i quali comunicavano tra di loro. Loro e nessun altro. Loro e i loro cuori. Loro e il loro amore.
Non erano mai stati tipi da troppe moine, bacini, bacetti e cose simili. Sì, erano persone fisiche, ma in un modo particolare. In un modo… tutto loro. Faticavano a esprimersi con le parole, soprattutto Karl. Non era mai stato né un tipo loquace, né tantomeno un tipo che ripeteva fino all’asfissia che amava qualcuno. Lo diceva una volta, accompagnando le parole con un sorriso meraviglioso e potevi osservare il suo sguardo.


The smile on your face lets me know that you need me
There’s a truth in your eyes saying you’ll never leave me
The touch of your hand says you’ll catch me wherever I fall
You say it best, when you say nothing at all

Il sorriso sul tuo viso mi dice che hai bisogno di me
C’è una verità nei tuoi occhi che dice non mi lascerai mai
Il tocco della tua mano dice mi prenderai ovunque io cada
Lo dici meglio, quando non dici assolutamente niente


Già, il suo sorriso. Quante volte Genzo si era perso ad osservarlo di sottecchi? E quante volte era stato sgamato proprio dallo stesso Kaiser? In realtà, qualche volta delle battute maliziose gliele aveva lanciate anche il suo Capitano, Franz. Ormai Wakabayashi era diventato un esperto a decifrare il viso del suo fidanzato. Anche la più piccola smorfia veniva captata da lui. Si era domandato più volte come mai lui e il Kaiser stessero insieme. Cioè, Genzo sapeva di amarlo, esattamente come non aveva mai fatto con nessuno. Ma Karl riusciva davvero ad amarlo come lui? Sì, poteva. L’aveva letto nei suoi occhi cerulei che poteva. E lo faceva. Quello sguardo, accompagnato dal suo sorriso e il suo tocco su di lui lo confermavano in pieno. Perché quel sorriso nascondeva bisogno. Quegli occhi celavano un desiderio, quello di non lasciarlo mai. Quel tocco leggero, quasi timoroso, ma deciso e famelico erano il nascondiglio perfetto per una certezza, quella che lo avrebbe afferrato per mano, ovunque sarebbe caduto. Anche nei baratri peggiori, lui ci sarebbe stato. E gli avrebbe teso la mano per rialzarsi. E lui l’avrebbe afferrata saldamente, rialzandosi. Ricordava perfettamente, Genzo, il loro primo contatto fisico. Quello seguente, però, non era stato dei migliori. Anche se a lui, nei momenti in cui si sentiva terribilmente romantico e sdolcinato, era solito ripetersi che erano i loro primi “Ti voglio bene…”, “Ti amo…” .
Flashback
Si erano squadrati da cima a fondo, non riuscendo a staccare gli occhi cristallini di lui da quelli profondi e penetranti di Wakabayashi. Aveva tirato una bordata molto forte, in segno di sfida, in segno di benvenuto. Il portiere l’aveva sfiorata con le dita, riuscendo a deviare di poco la traiettoria e impedendo così un gol certo. E ora, dopo gli allenamenti, si ritrovavano in piedi davanti al Mister e a tutta la squadra, che nel frattempo aveva decretato che il giapponese non poteva far parte dell’Amburgo, a guardarsi, sino a che Schneider non gli porse la mano. Genzo l’aveva osservato,  ricordandosi di essere in Occidente e che lì si utilizzavano le strette di mano non gli inchini, quindi l’allungò anche lui, stringendogliela tra le proprie grandi calde. Karl si era sentito attraversare da un brivido. Brivido che in seguito avrebbe riconosciuto come “l’effetto che mi fa il portiere”. Brivido che, a quel tempo, fu costretto a nascondere agli occhi di tutti. E lo celò per lungo tempo anche al suo cuore, il suo vero significato.
Anche Wakabayashi fu attraversato da una sorta di scarica elettrica. Anche lui, come il Kaiser, non avrebbe saputo dargli nome sino a qualche mese più tardi, quando capì che l’amava. E che quello era solo l’inizio. Il preludio di qualcosa. Gli sembrava impossibile, e, invece, era il preludio della loro storia d’amore. Con alti e bassi, certo. Ma era pur sempre la loro storia d’amore.
Il secondo contatto, invece, non era stato dei più idilliaci. Seppur per poco, perché era prontamente intervenuto Kaltz, che sembrava poco interessato alla congiura contro il giapponese, si erano presi a pugni. Perché era distratto, Genzo, ed era andato a sbattere contro Schneider. Lui l’aveva accusato di averlo fatto apposta e fece partire un gancio destro verso la guancia del portiere, che, impreparato, barcollò. Una volta ripresosi, provò ancora a dirgli che non voleva andargli addosso con intenzioni cattive, ma venne punto sull’orgoglio:
<< Che c’è? Non sai fare a botte, portiere?>>
L’avesse mai detto. Il Kaiser si ritrovò con un pugno nello stomaco e l’altro sul suo zigomo, che stava diventando velocemente violaceo. Era rimasto senza fiato per qualche secondo e fu costretto a portarsi una mano al ventre piatto e piegarsi leggermente sulle ginocchia. Da lì in poi, Hermann ci aveva messo due mani sui loro petti e li aveva divisi, chiedendo se fossero impazziti. Nonostante tutto, inconsapevolmente, entrambi accennarono un sorrisetto. Dopo qualche giorno ridevano dell’accaduto, mentre l’uno esponeva all’altro il proprio pensiero:
<< Non pensavo picchiassi così duro, portiere!>>
<< Neppure io, Schneider!>>
Fine flashback

Anche Schneider, però, non era così superficiale come voleva far credere. Sapeva tutto di Genzo. Sapeva decifrarlo con una facilità che a volte stupiva se stesso prima di altri. A volte si chiedeva chi gliel’avesse fatto fare di mettersi con Wakabayashi. C’erano di quei momenti che avrebbe voluto prenderlo a pugni, proprio come quando gli era venuto addosso. In realtà era più che consapevole che non l’aveva fatto di proposito quella volta. Però, era stata un’occasione in più per sfiorarlo. Per sentire la sua pelle calda e leggermente ruvida, causa barba incolta, sotto le sue mani ghiacciate. Non l’avrebbe mai ammesso a nessuno che era stato felice di essere picchiato dal portiere. Perché aveva sentito le sue mani guantate sulla sua guancia. Che poi gli avesse fatto male, era un’altra storia. Però aveva sorriso, subito dopo l’intervento di Hermann. In quel momento ce l’aveva di più con Kaltz per averli divisi, che con Wakabayashi per avergli procurato un dolore lancinante allo stomaco. Durante le quattro notti insonni, precedenti il loro fidanzamento, aveva capito il vero significato di quella voglia. Voglia del portiere. Di averlo accanto a sé. Sempre. Di poterlo toccare. Sempre. Di poterlo guardare da vicino e perdersi in quelle pozze senza fine che ha al posto degli occhi. Sempre. Voglia di amarlo e di essere amato. Sempre.


All day long I can hear people talking out loud
But when you hold me near, you drown out the crowd (the crowd)
Try as they may they can never define
What’s been said between your heart and mine

 

Tutto il giorno sento gente parlare forte
Ma quando mi abbracci copri il rumore della folla
Per quanto ci provino non potranno mai dire
Cos’è stato detto fra il tuo cuore e il mio


Il Mister gridò un’altra volta. Genzo aveva perso il conto delle volte che quell’uomo aveva dato libero sfogo alla sua voce quella mattina. Aveva sempre qualcosa da ridire su un’azione o su una parata. Però mancava davvero poco all’inizio del Campionato. Circa sette settimane. Erano tutti un po’ tesi, chi più chi meno. Wakabayashi da una parte capiva il loro allenatore. Aveva per le mani una squadra molto forte e con pochi piccoli accorgimenti sarebbero potuti diventare imbattibili. Le altre squadre del torneo sarebbero state sempre più difficili da battere man mano che si sarebbero avvicinati alla finale. Naturalmente lui aveva come obbiettivo la porta inviolata. L’ennesima volta che il Mister urlò fu per congedarli alle docce. Genzo aveva gettato un’occhiata veloce a Schneider e si erano intesi al volo. Sarebbero stati gli ultimi ad andar via. Volevano godersi insieme qualche minuto di silenzio puro, siccome dopo l’allenatore venivano le voci soavi dei loro compagni. Riuscirono nel loro intento e, sotto gli sbuffi contrariati di Schuster che li aveva invitati a passare il resto del pomeriggio tra amici, ora che anche i più ostili non davano più addosso al portiere, rimasero soli nello spogliatoio. In silenzio. Quel silenzio ricco di armonia e melodia tra loro. Quel silenzio in cui parlavano i loro cuori.
Schneider avrebbe tanto voluto abbracciarlo e stringerlo a sé in quel momento di silenzio perfetto, eppure incompleto. Sì, incompleto, perché aveva nel cuore di Genzo lo stesso bisogno di contatto. Avrebbe potuto fingere di inciampare e finire casualmente tra le sue braccia muscolose. Tanto sapeva che dovunque fosse caduto lui l’avrebbe preso. Ma si era dato mentalmente dello stupido. Erano fidanzati, perché fingere? Perché non ammettere apertamente il bisogno, quasi totale, di voler essere abbracciato? Si era fermato a fissarlo e quando Genzo alzò su di lui i proprio occhi antracite, lesse nel suo cuore. Gli si avvicinò piano, quasi per non spaventarlo, e lo cinse fra sé. Karl, per un attimo, si ritrovò spiazzato, ma appena si riprese ricambiò il gesto. Era incredibile come sapessero leggersi l’un l’altro. Aveva sentito che anche il rumore della doccia ancora aperta, sotto la quale si trovava si era completamente annullato, come se qualcuno l’avesse spenta all’improvviso. In quel momento, c’erano solo loro due e i loro cuori che comunicavano con la forza dell’amore che li legava. Esattamente come il filo rosso del destino. Erano certi che anche la coppia più innamorata non avrebbe potuto decifrare le loro parole mute. Le parole dei loro cuori.

Fine.
*****************************************************
Note finali: spendo due paroline veloci per dire che ho tagliato parti della canzone, ovvero i ritornelli, per comodità di stesura della storia. Se volete testo e traduzione completi li trovate qui sotto. Ringrazio chiunque voglia dare un’occhiata a quest’esperimento a cui tengo molto. Ho imparato ad amare questa coppia grazie a Slanif, che non smetterò mai di benedire per il suo talento. Ci tengo davvero molto a ringraziare nuovamente anche baby junior. Vorrei dedicare questo capitolo, oltre a quelle meravigliose ragazze sopracitate, anche a gratia, che ama il genere introspettivo. Grazie a tutti. Sperando di avermi trasmesso anche solo un granello dell’emozione che provo ogni volta che ascolto questa meravigliosa canzone, vi saluto, dandovi appuntamento ad un’altra storia.
Ciao a tutti!
Nono23.

Testo completo ‘When you say nothing at all’

It’s amazing how you can speak right to my heart
Without saying a word, you can light up the dark
Try as I may I could never explain
What I hear when you don’t say a thing

The smile on your face lets me know that you need me
There’s a truth in your eyes saying you’ll never leave me
The touch of your hand says you’ll catch me wherever I fall
You say it best… when you say nothing at all

All day long I can hear people talking out loud
But when you hold me near, you drown out the crowd (the crowd)
Try as they may they can never define
What’s been said between your heart and mine

Chorus x 2

(you say it best when you say nothing at all
You say it best when you say nothing at all..)

The smile on your face
The truth in your eyes
The touch of your hand
Let’s me know that you need me..

Chorus

(you say it best when you say nothing at all
You say it best when you say nothing at all..)

The smile on your face
The truth in your eyes
The touch of your hand
Let’s me know that you need me..

(you say it best when you say nothing at all
You say it best when you say nothing at all..)

Traduzione completa ‘Quando non dici niente’

E’ sorprendente come tu riesca a parlare dritto al mio cuore
Senza dire una parola puoi illuminare il buio
Provo come posso, non riesco mai a spiegare
Cosa sento quando non dici niente sorriso sul tuo viso mi dice che hai bisogno di me

C’è una verità nei tuoi occhi che dice non mi lascerai mai
Il tocco della tua mano dice mi prenderai ovunque io cada
Lo dici meglio, quando non dici assolutamente niente

Tutto il giorno sento gente parlare forte
Ma quando mi abbracci copri il rumore della folla
Per quanto ci provino non potranno mai dire
Cos’è stato detto fra il tuo cuore e il mio

Il sorriso sul tuo viso mi dice che hai bisogno di me
C’è una verità nei tuoi occhi che dice non mi lascerai mai
Il tocco della tua mano dice mi prenderai ovunque io cada
Lo dici meglio, quando non dici niente

Il sorriso sul tuo viso mi dice che hai bisogno di me
C’è una verità nei tuoi occhi che dice non mi lascerai mai
Il tocco della tua mano dice mi prenderai ovunque io cada
Lo dici meglio, quando non dici niente

Lo dici meglio quando non dici niente
Lo dici meglio quando non dici niente
Il sorriso sul tuo viso
La verità nei tuoi occhi
Il tocco della tua mano
Mi dice che hai bisogno di me.

   
 
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