Fanfic su artisti musicali > Pink Floyd
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Autore: ignone    10/08/2015    1 recensioni
Nient'altro che inutili riflessioni.
I proverbi non hanno sempre ragione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roger Waters, Syd Barrett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                   sunday morning

                                                                                   and I'm falling

                                                                                   I have a feeling

                                                                                   I don't want to know

 

Ars gratia artis.

 

Ti riconobbi, la prima volta che i miei occhi inciamparono sulla tua figura. Il mio sguardo stanco e offuscato dagli anni trovò rifugio sul tuo corpo e tu gettasti via l'armatura arrugginita che mi cingeva i fianchi, nascondendola sotto papaveri fiorenti. Ma non riuscii ad odiarti.

E la paura di essere nudo davanti a qualcuno che non fosse la paranoia fu travolta dalla familiarità con cui mi salutasti, sebbene in questa vita fossimo due perfetti sconosciuti.

Conoscendoti mi meravigliai, come un bambino che scopre l'immensità del cielo; dello stesso cielo blu che anni e ore odiai per ciò che mi aveva condannato a vivere. Del cielo blu che aveva visto mio padre morire, e me ne racconta ancora ogni giorno. Del cielo beffardo che non mi ascoltò mai, mai, rimanendo di quella tinta serena e impudica nonostante ogni lacrima versata.

 

Tu mi insegnasti che c'era altro fra le stelle. Non solo idre e lapidi dolorose – “qui giace ogni felicità infantile, e la musica dei serafini” –, ma le vanghe con cui disseppellire cadaveri troppo profumati per essere tali. Mi dicesti che l'arte nasce rubando i vestiti dei morti, spogliandoli di tutto ciò che ci trattiene dalla razionalità. Anelli, amanti, angosce.
E mi forzasti a usare questi tessuti per creare arazzi in cui la sincerità dipingesse ogni trama, finché la carne marcia non restasse tale, sola.
Dividere. Non proviamo emozioni per un corpo, ma per ciò che il corpo rappresenta.

Mi convincesti ad usare un basso elettrico per liberarmi di cecchini che esistevano solo nella mia testa. E mi sembrò di volare, con te.

 

Ora credo di impazzire.

 

“Ars gratia artis”, dicevi, ma nessuno di noi due lo credeva; tu che facevi esplodere bolle fluorescenti fino ad inebriarci, io che ho sempre avuto bisogno di qualcuno. Necessito di severità che mi costringa ad andare avanti. Che mi forzi. Che faccia smettere il lavoro dei vermi, che mi prenda per i polsi e mi porti con sé, anche agonizzante.

Odio ammetterlo anche a me stesso. Tu eri l'unico capace di farlo.

 

Quando mi sono ritrovato da solo al comando ero felice.

Ora posso fare tutto quello che mi pare, nessuno sta sopra di me.

Nessuno sta sopra di me.

Non ho le certezze ingenue di un Dio benevolo; non le ho mai avute, non credevo che ne avrei sentito la mancanza.

Nessuno s'immagina più di aiutarmi, ma io non voglio chiedere aiuto.

Sto bene e poi sto male.

Dipende da come tira il vento.

 

Sono in questi momenti che vorrei tu fossi qui.

 

Entrambi siamo finiti divorati da ciò che un tempo ci faceva stare bene. Entrambi cadiamo, e penso a te che sei precipitato all'Inferno senza avviso – il più bello degli angeli divenne il più bello dei diavoli, e la sua spada di Damocle sono i voleri di esseri capricciosi e minuscoli. Lucifero non maledisse mai il suo destino. “Chi è causa del suo mal pianga sé stesso”, non il fato o voci impalpabili – mentre io scendo piano, ogni girone un battito, ogni battito una granata nel petto, senza sapere a cosa sto andando incontro. Cieco. Sordo. Ma non muto.

 

Di te mi rimane la musica, Syd, quella che commentava ogni risata condivisa. È l'unico mezzo che ho ancora per sentirmi umano. La tua musica mi manca, mi manca tanto, mi manca sentirti suonare – per noi –, e anche se so che è impossibile ogni tanto riesco a sentire le tue canzoni che tornano a suonarmi nella testa. Ogni volta spero che sia l'ultima. Che io muoia o impazzisca definitivamente.

In entrambi i casi, potrei tornare ad abbracciarti.

 

 

Ars gratia artis, Roger, vuol dire che l'arte nasce per sé stessa. Non siamo noi due a comandarla.. esiste e basta, il merito non è nostro. Non esiste il comando nella musica. L'arte nasce per essere arte, credo sia concesso sfigurarla solo quando non resta più nulla da fare per salvarsi.”

 

 

 

 

/ angolo autrice. be', non ho molto da aggiungere. scritta di fretta, per necessità. appunto. credo siano dei pensieri o degli sfoghi di Roger, non so. così, tanto per. sunday morning perché sì.. mi piacerebbe un parere, se posso. alla prossima.

 

   
 
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