Crossover
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Autore: Raiden79    28/01/2009    4 recensioni
Avete presente i cattivi? I cattivi che in fondo tutti amiamo, ma che forse non ci sforziamo abbastanza di capire. Noi ci stiamo provando in queste storie, se volete venire con noi magari si vedrà un altro lato delle belle favole che sentivamo da bambini. Ora è il loro turno di raccontare la storia.. O, semplicemente, di farci sapere come la pensano. Scritta da me, Magica, Raiden79 e prossimamente qualcun'altro si aggiungerà a noi. Se volete partecipare contattateci, non mettete capitoli di testa vostra. Grazie
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Fumetti, Libri
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Hunt. Eat. Be hunted. Be eaten.




Mi son sempre vantato d'avere una buona memoria.

Ricordo bene i primi tempi. Me ne stavo con i fratellini, a prendere la poppata quotidiana dalla mamma. Era una bellissima radura, quella dove stavamo. Sembrava una di quelle radure dei film: i raggi dal sole filtravano tra le fronde degli alberi, rendendo il verde delle piante più chiaro. Gli altri animali se ne stavano li, a mangiare vegetali.

Noi eravamo gli unici lupi lì dentro. Avevo sempre chiesto a mamma dove fossero altri lupi, ma faceva sempre finta di non sentire, oppure parlava di qualcos'altro.

Si vedeva, quando mentiva: iniziava a respirare leggermente più veloce e scodinzolava in modo eccessivo.

Lo faceva anche quando mi diceva: “Va tutto bene, tesoro, ora corri più che puoi!”

Io continuavo a chiedere il perché, finché esasperata lei mi disse: “Ci son gli altri lupi, son così simpatici... Ma corri, sennò se ne vanno via!”

E io, essendo puro e ingenuo al tempo, le diedi retta. Corsi, corsi. Di lupi neanche un'orma.

A una certa sentii un paio di boati fortissimi, lancinanti, potenti quanto il ruggito di un leone e minacciosi come il verso d'un orso all'assalto.

Ho pensato fosse un nuovo animale giunto, e sinceramente impaurito dal suo verso continuai a cercare i lupi.

Ricordo tutto, con ogni minuzioso particolare. Stava per piovere, e quando pioveva mia mamma mi ricordava sempre di non mettermi sotto gli alberi, altrimenti il Gran Leone mi avrebbe colpito.

Ma non dovevo preoccuparmi, perché prima del graffio si vede sempre un lampo, quindi sapevo quando stare all'erta. E poi si sente un altro boato, differente da quello menzionato sopra.

Ora so come chiamarli. Il primo “sparo”, il secondo “fulmine”.

Tutte stronzate, quelle della mamma.


Dopo 3 anni, risentii quel boato. E vidi un enorme essere bipede davanti a me.

Teneva una strana cosa lunga tra i suoi arti superiori, ed aveva una strana pelliccia colorata. Ogni umano ha una pelliccia sempre diversa, e la cambia ogni giorno. Questa cosa mi stupisce sempre.

Purtroppo mia madre mi abbandonò prima che mi insegnasse la lotta, ma l'istinto aiuta sempre.


Non fu un incontro piacevole, quello col bipede, o umano. Non so se sia realmente chiamato così, sinceramente. Balbettò qualcosa a un suo simile, per poi puntarmi uno strano aggeggio che faceva “clack”.

D'un tratto risentii il boato che mi allontanò da mia madre. Non quello del Gran Leone, il fulmine, ma lo sparo.

Un brivido lungo la coda. Dietro di me c'era un buco, apparso all'improvviso. E dall'aggeggio color argento/metallo del bipede emanava fumo. Non riuscivo a spiegarmi l'accaduto. Sempre vantato di aver riflessi pronti, ma questo non riuscivo a realizzarlo.


Quel boato. Non era certo cosa piacevole.

L'istinto di sopravvivenza aiuta, come dissi. Aiuta un povero lupacchiotto a salvarsi la vita.

Saltai addosso al primo, mordendolo prima dell'arto superiore, sotto il suo muso. Quanto sangue hanno, gli umani!

Almeno, mi ero procacciato il cibo. Erano 3 giorni che pativo la fame, dato che la selvaggina si era rarefatta stranamente.

Da associare con l'avvento dei due bipedi? Mah.

Sta di fatto che l'istinto mi ha portato a ciò.


L'altro umano era terrorizzato. Il suo muso tremava, batteva le zanne. Emanava paura.

Fortunatamente non aveva con se quell'aggeggio rumoroso. Ponderata bene la scelta scappò via.

Sfigato.


I bipedi mi durano ben 3 pasti. Col senno di poi, so che un umano potrebbe dire “Oh, Dio, che schifo!”.

Non li capisco proprio.

Loro squartano tassi, polli, lupi! Ogni animale! Alcuni li mangiano, altri li usano per avere più pelliccia... Chi caccia deve considerare l'opportunità d'essere preda. Me lo diceva sempre il fratellone, quando mi offrì per la prima volta la Sua caccia.

Di bipedi ce n'erano a bizzeffe. E non ero io a cercarli! Ogni volta mi cercavano, e puntavano quel... aspetta, ora ricordo! Pistola, fucile, sparato, non so come si chiama quell'aggeggio. Lo chiameremo “sparato”.

A forza di conviverci avevo capito la lingua di quei bastardi. Dicevano sempre “Gli hai sparato?”, per questo credo si chiami così. Non l'ho capito ancora così bene.

Nascosto tra i cespugli per riposare, li sentivo parlare. Capivo il 50 per cento di quello che dicevano, insomma le cose che dicono ripetutamente. Piano piano riuscii a dire ciò che dicevano loro, e mi fu di grande aiuto. Appena facevo i loro versi, loro rimanevano con gli occhi abbuzzati e le fauci spalancate, stupiti.

Ancor più impauriti.

Cena.




Pensavo che tutti i bipedi fossero uguali, ma uno tra loro mi colpì.

Aveva una strana mantellina rossa. Era piccolo piccolo, rispetto agli altri bipedi. Saltellava e canticchiava, mentre teneva uno strano coso di paglia, sembrava un nido degli uccelli, solo più concavo. Aveva un verso acutissimo rispetto agli altri bipedi che mi venivano a cercare.

Mi avvicinai, e dissi la prima cosa che dice ogni bipede quando si avvicina: ciao.


La bambina era terrorizzata, diceva “Signor Lupo, non mi mangi. Mi lasci andare, devo andare dalla nonna.”

Non capii cosa disse, sinceramente. Non lo so tutt'ora, ricordo i fonemi a causa della sua vocina acuta. Voltai la coda verso di lei e feci per andarmene indietro... Lei corse via.

Qualche ora dopo la fame iniziò a farsi sentire, disperatamente, come non mai. A parte la piccola bipede, non vi erano altri suoi simili da qualche giorno.

La fame mi attanagliava, quindi decisi di mettermi nel sentiero.

Il suo odore. Ricordavo benissimo il suo odore. Piano piano seguii quell'aroma strano, diverso dal tipico odore dei frutti e delle piante.

Purtroppo dopo un lungo cammino persi le tracce di quell'odore.

Ero davanti a un blocco enorme bianco, con una parte di albero ben definita. Non avevo mai visto un albero simile! Se lo si spingeva, si muoveva! Non era fermo e inchiodato al terreno come gli altri!

Passato l'albero, il blocco di cemento presentava vari oggetti mai visti da parte mia. Troppi colori, troppi odori. Non ci capivo più niente.

La fame.

Sempre di più, mi straziava. Iniziai a muovermi senza ragionare, d'istinto.

Quando a un tratto, una bipede: si muoveva con difficoltà, lentamente, la pelle del muso era tutta rugosa.

Mirabile visione! Posso ancor sopravvivere!

Senza neanche perdere tempo a masticarla.



Di solito un bipede dura 3 pasti, ma questa umana la ingoiai letteralmente. Ero troppo affamato. Ai miei succhi gastrici il resto.


Passai un breve periodo dentro il blocco bianco dove si trovava la bipede. Faceva calduccio e si stava bene.

Mi appisolai su di un piccolo altopiano bianco, tutto morbido. Era grande, probabilmente anche il bipede s'appisolava qui.

Ah, goduto riposo, goduto pranzo! Stavo decisamente meglio. La fame c'era, e non era poca, ma per i primi momenti fu la goduria del pranzo a vincere sulla fame.


Ancora per poco.

Sentii quel suo odore. Di nuovo la piccola umana. Era lei, si avvicinava. Sempre più forte.

Riuscivo a sopportare la fame, ma appena sentito quell'odore persi il controllo di me stesso.

Appena passato lo strano albero movente, saltai sulla bambina e ingoiai anche essa.

Era mia, e soltanto mia.


Notevolmente appesantito, mi leccai il muso. Ora ero appagato. Decisamente appagato! Mi muovevo con difficoltà, a causa dei due pranzi appena mangiati. Tre volte più lentamente.

E questa fu la mia fottuta condanna.


Un altro bipede. Con in mano lo “sparato”.

Non potevo saltargli addosso, dannazione! Ero troppo appesantito! Strapieno!

La vide la mia fatica, il bastardo.

Sorrideva, il bastardo.

Puntava il suo aggeggio, il bastardo.

E ci fu il boato. Questa volta, il boato fece male. Molto male.

Ma fortunatamente, non lo sentii per molto.

Il dolore scompare, davanti alla morte.

E il cacciatore divenne la preda.

  
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