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Autore: HoshiTaniguchi_    10/08/2015    1 recensioni
"Da quel giorno io, ho giurato vendetta"
E' così che iniziano le avventure di Himitsu e del gruppo Delta, partiti per un anno di avvenute nella speranza di passare l'esame che li vedrà diventare cacciatori di demoni a tutti gli effetti, ma solo una persona riuscirà davvero! Chi sarà mai?
Una storia che presto diventerà un manga, una storia che prevede spiriti e demoni giapponesi e non solo!
Spero vi piaccia :)
-Hoshi
Genere: Avventura, Guerra, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Erano passati alcuni giorni da quando il gruppo Delta aveva lasciato il villaggio delle Rokurokubi.

Avevano percorso un lungo tragitto a piedi tra gl’alti alberi di quel bosco fitto, erano passati sotto ad una cascata ghiacciata dove Hankon si era fermato per fare meditazione un giorno intero (avrebbe voluto che anche i suoi allievi seguissero il suo esempio, ma quell’acqua era davvero ghiacciata ed infatti, l’insegnante si beccò un forte raffreddore.) dopodichè ‘per allenamento’ così aveva detto l’istruttore mentre si soffiava per l’ennesima volta il naso, erano stati costretti a scalare un’altissima roccia scivolosa e ogni componente del gruppo aveva rischiato di cadere al suolo più volte.

Ora si trovavano su una distesa d’erba, il bosco alle loro spalle e un lago dall’acqua azzurrina davvero molto accogliente faceva capolino in una specie di buca naturale lì vicino.

Hankon si guardò attorno e poi si diresse verso la riva del laghetto.

“Scommetto che è andato a meditare un’altra volta.” sospirò scoraggiato Cyourui.

“Oh, eccolo che torna.” fece Oreji.

In effetti l’istruttore stava tornando, ma non solo: infatti tra le braccia aveva alcuni sassi dalle forme fantasiose, alcuni piccoli altri invece belli grossi.

“Ecco ragazzi: ora vi mostrerò una cosa che a scuola non insegnano, sapete com’è i segreti del mestiere dovremmo tenerceli per noi. In ogni caso non sono d’accordo e voglio insegnarvi ad utilizzare al meglio questi.” Hankon dicendo ciò, afferrò un sassolino di media grandezza.

“Ma prof!” fece Kiiro “E’ solo un sasso, che vuole farne?”

“Mph.” sbuffò Hankon e senza aggiungere altro si posizionò: ginocchia leggermente piegate, braccio con il sasso portato in alto e l’altro davanti al volto. Effettivamente, osservarono tutti, quella sembrava più una posa da karatè. Ad ogni modo fu un attimo. L’insegnante lanciò il sasso il quale fece uno, no due… tre, quattro salti! Però il sasso rimase lì, immobile, come del resto tutti gli osservatori che aspettavano intrepidi.

“non succed-” ma Kiiro non potè finire la frase che il sasso fece uno strano rumore, come un botto e fu avvolto da fumo grigiastro. Quando la nebbiolina si dissolse, al posto del sasso comparve una tenda da campeggio verde scuro.

Erano tutti increduli, tutti tranne Hankon.

“Visto?” disse sedendosi sul prato seguito dal gruppo. “Ora ve lo spiego: come vi abbiamo detto a scuola, tutto ha un’ anima anche gli oggetti. Anche se quella degli oggetti non si chiama anima ma Tamashī.” Prese un altro sasso dal mucchio, questa volta piccolo e poi proseguì. “Mentre l’anima, funziona da sola, la Tamashī ha bisogno di energia per azionarsi. I sassi sono comini oggetti allo stato puro, come ad esempio i tuoi occhiali, Cyuorui in passato era un sasso, ti faccio vedere.”  Hankon si alzò e si rimise in quella strana posa. Questa volta il sassolino fece 6 salti e dopo lo strano botto, dopo lo strano fumo grigiastro ecco un paio di occhiali uguali identici a quelli che indossava Cyourui.

Il ragazzo corse a provarseli. “Wow! Questi sono anche meglio di quelli vecchi!”

“Avete capito come funziona?” chiese il maestro. Himitsu allora si alzò “Dunque, bisogna prendere un sasso… ma come lo trasformiamo in ciò che vogliamo?”

“Ottima domanda Himitsu! Mi stavo dimenticando la parte importante!” Prese la mano di Himitsu che stringeva il sasso e richiamò i suoi allievi a prestare attenzione. “Allora, Himitsu. Concentrati su ciò che vuoi: il sasso che hai in mano è abbastanza grosso quindi potresti pensare a una bicicletta, una macchina… o chi per altro. Dunque, una volta pensato a ciò che desideri devi riuscire a far fare al sasso i salti. Però devi sapere questo: se gli farai fare un solo salto avrai una cosa piccola, ad esempio in questo caso potresti avere uno skateboard, mentre se gli fai fare dieci salti potresti avere un pulman hippie, capito come funziona? Più salti gli fai fare più cose grandi potresti avere. Ovviamente dipende anche dal sasso: se è piccolo si utilizza per vestiti, tende o cose piccole e trasportabili a mano, se il sasso è medio capitano oggetti di tutti i giorni, un forno, gli occhiali come abbiamo visto ma anche una casa. Mentre in questo caso il sasso è grande quindi solo mezzi di trasporto.”

“Ma se sbaglio e penso ad una casa quando ho in mano un sasso grande?” chiese Himitsu curiosa.

“Beh, credo apparirà una casa con le ruote, o forse il Tamashī elaborerà la richiesta e otterrai un camper, a dire il vero non so come funziona in questi casi.”

“Forza lancia Himitsu! Dopo tocca a me!” urlò Oreji entusiasta.

La ragazza dai capelli fucsia si portò gli occhiali da sci che portava a mo’ di fascia sui capelli e se li mise sugli occhi, dopodichè lanciò il sasso imitando la strana posa del prof ma con un tocco di personalità e  lanciò il sasso. Questi rimbalzò, una, due, tre sette volte! Il botto fu un po’ più rumoroso dei precedenti e il fumo un po’ più denso, sta di fatto che eccola là: una bellissima moto yamaha rosso fiammante! Il cavaletto che sosteneva il bellissimo veicolo calato sul terreno brullo faceva si che il sole morente con i suoi raggi aranciati colorasse l’argenteo metallo del motore.

Erano rimasti tutti sorpresi.

“Wow Himitsu.” disse Hankon allibito. “Nessuno era riuscito ad ottenere un così bel risultato al primo tentativo.”

“Guardate, ci sono anche le chiavi già infilate nel blocchetto accensione!” urlò la ragazza. “Posso farci un giro?” chiese implorante.

“E va bene” sbuffò Hankon. E poi si girò verso gli altri “Nel frattempo provate anche voi. Qui ci sono i sassi.”

Himitsu partì con la sua moto fiammante.

Fu il turno di Kagaku, raccolse un sasso medio, si mise in posizione e lanciò:

dalla cortina di fumo ne uscì un volume grosso e impolverato.

La ragazza di avvicinò timorosa, si inginocchiò di fronte al librone ed esclamò:

“Era proprio quello che stavo cercando! ‘Viaggio in Occidente’ di Wu Cheng’en!” lo aprì “Ed è pure scritto in cinese originale! Fantastico!” Si mise a leggerlo senza neanche ascoltare Hankon che le diceva di fare un altro turno.

Oreji si fece avanti, prese una pietra grossa e la lanciò, non si sa con quale forza, lontanissimo. Questa fece trenta salti e un fumo denso e scurissimo.

“Evvai!” urlò Oreji soddisfatto. Il sasso s’era trasformato in una jeep nera, quattro ruote motrici ed i sedili in pelle. Quando il ragazzino gli corse incontro fu fermato da Hankon il quale con mille ramanzine gli disse che era troppo piccolo per guidare quella.

“E allora come si fa a farla tornare in versione sasso?” Oreji sembrava arrabbiato.

“Semplice” rispose Hankon senza curarsene. Andò verso la jeep e prendendola da un fianco la rovesciò. Questa, non appena toccò il terreno si ritrasformò nel sasso che era stata.

“Quando le cose che abbiamo trasformato cadono o si rompono si ritrasformano in sassi. Ma se non succede, allora dobbiamo dar loro una ‘spintarella’ e farli cadere o rompere.”

“Ora è il mio turno!” intervenne Kiiro. Il gemello di Oreji scelse un sasso medio dopo una lunga conta. Lo lanciò ed ottenne una figura identica a sè; lo copiava perfino nei movimenti e nelle parole.

“Allora si può!” esclamarono all’unisero i due Kiiro. “Non mi aspettavo una copia così perfetta.”

“Certo che siete tutti bravissimi a far trasformare in sassi ciò che volete! E io che mi aspettavo qualche guaio. Comunque si, anche in questo modo si possono usare. E questa tecnica viene utilizzata spesso per confondere i demoni.”

“E come si fa a farlo tornare sasso?”

“Beh, dopo mezz’ora spariscono da soli perchè consumano troppa Tamashī. In caso contrario o si pronunciano le parole “Anima Esaurisciti” oppure cerchi di farlo cadere: con una spinta, con uno sgambetto… come preferisci Però…”

Non fini la frase che Kiiro fece cadere la sua copia, ma questa cadde sul suo sedere e non successe niente.

“Perchè non si è trasformato?”

“Stavo appunto per dire, che se la tua copia cade sulle sue chiappe non si trasforma. Questo perchè, in tutto il corpo, il sedere è la parte più morbida e funziona un po’ come protezione.”

“E le parole? Cos’era? Anima… Esaurisciti?” chiese Oreji.

“Si, ma dev’essere Kiiro a dirle, sennò non funziona.”

“Anima Esaurisciti!” e pronunciata la suddetta frase, la copia si dissolse come fumo, tornando ad essere un sasso, però di dimensioni più piccole.

“Vedi, ha consumato troppo Tamashī. Ed infatti il sasso s’è ridotto. Forza Cyourui manchi solo tu.”

Himitsu intanto stava tornando con un sasso in mano.

“Che è successo? Sei caduta?” chiese urlando Cyourui.

“GIà! Prof, poteva anche dirmelo che se cadevo la moto tornava sasso!”

“Se tu aspettavi la fine della lezione, lo avresti saputo!”

Ad ogni modo, Cyourui avanzò, prese un sasso rotondeggiante, abbastanza piccolo e lo lanciò.

Tre salti e di nuovo il fumo.

Aspettarono un po’.

“Perchè ci impiega così tanto?” chiese all’insegante.

“Che sasso hai usato?”

“Quello che era qui--” non riucii a finire che ci fu un gran botto e il fumo svanii in un secondo.

Lì, sul terreno brullo vi era una paio di reggiseno a pois arancioni e rosa.

“Non era questo quello che avevo pensato!!” esclamò imbarazzato Cyoukui.

“Ah! Porco!” Sghignazzò Himitsu.

“Non è colpa sua, quando dato che hai usato lo stesso sasso di Kiiro che aveva poco Tamashī, l’elaborazione di quello che hai pensato tu non è arrivata correttamente, così non sapendo cosa fare il sasso ha proggettato una soluzione d’emergenza.”

“Quindi praticamente ha sviluppato un suo pensiero?” chiese Kagaku non alzando lo sguardo dal libro.

“Precisamente.” confermò Hankon.

L’insegnante prese altri sassi, li lanciò uno dopo l’altro ottenendo un perfetto kit per la sera, compreso di sacchi a pelo, piastra per grigliare, piatti e forchette.

“Ci fermeremo qui per la notte.” esordì. “Ragazzi andate a cercare della buona legna, voi ragazze invece, preparate qualcosa per cena.” ordinò lanciando a Kagaku delle canne da pesca. Guardò Himitsu un po’ perplessa.

“Dici che qui ci saranno pesci?”

“Scopriamolo.” e si diressero verso il laghetto.

 

Non mangiavano così tanto da diversi giorni, prima di scoprire il ‘segreto’ dei sassi erano andati avanti a snack e bacche di bosco.

Le ragazze avevano pescato così tanti pesci di ogni genere che era quasi impossibile scegliere e i ragazzi avevano raccolto così tanta legna che alla fine riuscirono a convincere Hankon a fargli fare un falò in riva al lago.

La notte arrivò presto ed il gruppo mostrava i primi sintomi di stanchezza, quindi si decide si andare a dormire.

Ma prima di chiudere gli occhi, Himitsu guardò il cielo, era una notte limpida e le stelle scintillavano messe in evidenza dal blu  della volta celeste, non vi era neanche una nuvola e la luna splendeva possente sbucando da dietro una montagna in lontananza.

Chiudendo gli occhi Himitsu la vide.

Una donna che le accarezzava i capelli, una donna tanto lontana da lei, in un ricordo perduto nel tempo. Poche parole escono da quelle labbra sottili

“Scende la notte sui profumi d'estate con le lucciole che sembran stelle”

“Dove, fra le nubi, si è rifugiata la luna?” Himitsu si svegliò pronunciando queste parole. Come se volesse continuare la frase della donna in quel sogno.

Si sedette nel suo sacco a pelo, dormivano ancora tutti. Si stroppicciò gli occhi ed uscì dalla tenda.

“Scende la notte sui profumi d’estate con le lucciole che sembran stelle. Dove, fra le nubi, s’è rifugiata la luna?” si ripetè a voce alta, sembrava quasi un rebus. Magari risolvendolo avrebbe scoperto chi fosse la donna dalle labbra sottili.

Fu distratta da un suono. Come uno scoccare di una freccia tirata da un arco.

“Chi va là?” chiese tutta d’un fiato portandosi le mani sulle cosce. Se fosse stato un demone, avrebbe agito di conseguenza.

Girandosi verso il rumore scopri un ragazzo.

Aveva un arco di noce e stava scoccando delle frecce appuntite contro un bersaglio disegnato su un abero.

“Sono dalla vostra parte.” disse fermandosi e portandosi di fronte ad Himitsu. Ora che poteva vederlo meglio, lo strano ragazzo indossava uno strano copricapo a becco d’uccello con delle piume lunghe fino in fondo alla schiena di tutti i colori. Era a petto nudo e portava sulla spalla sinistra una faretra di cuio. Anche gli avanbracci erano coperti da lunghi polsini di cuio da cui sbucavano piume più corte sembre coloratissime.

Intorno alla vita invece aveva una specie di gonnella bianca con il bordo ricamato che richiamava i colori del piumaggio.

Sotto al suddetto vi erano dei pantaloncini attillati neri fino al ginocchio ed indossava un paio di sandali alla romana sempre di cuio a cui lati vi erano altre piume.

“Chi sei?” chiede la ragazza curiosa.

“Mi chiamo Feng Huang, e sono il protettore della famiglia reale.”

“Cosa ci fai qui? Ti sei perso?” chiese innocente.

Feng sorrise. “No affatto. Come ho detto, proteggo la famiglia reale.” sorrise dolcemente e notando l’espressione confusa della ragazza proseguì: “Himitsu, Lei è l’ultima discente della famiglia, è mio compito proteggerla.” La ragazza era sbalordita. Come sarebbe a dire che era l’ultima discendente?! Impossibile! Lei? Principessa? Se non addiritura regina? No, di sicuro c’era qualcosa di assolutamente strano. Impossibile!! Feng fece un inchino, come per scusarsi e poi le fece pressione dietro al collo bloccandola. Himitsu cercò di divincolarsi ma non ci riuscì e svenne poco dopo sentendo lo strano ragazzo dire “Scende la notte sui profumi d'estate con le lucciole che sembran stelle…”

 

La ragazza si svegliò con il volto di Cyourui a pochi centimetri dal suo. Si alzò così velocemente che andò a sbatterci con la fronte.

“Sei pazzo! Che ti salta in mente?!”

“Sei tu che non volevi svegliarti! Mi accertavo che fossi morta, sennò te lo davo io il colpo di grazia!”

“Ma se senza di me non puoi vivere!!”

“Ah! Proviamo?!”

“Basta ragazzi, su!” Intervenne Hankon sbadigliando. “Sono appena le otto! Aspettate almeno dopo aver fatto colazione.”

“Senti Himitsu…” chiese  Kagaku avvicinandosi.

“Si?”

“E’ successo qualcosa questa notte? Ti ho sentita parlare con qualcuno…”

“Eh? Questa notte dici? Uhm, boh! Ho dormito!” rise “Probabilmente parlavo nel sonno! Mi capita spesso!”

Eppure, la nostra protagonista sapeva benissimo che c’era qualcosa di strano, come se non ruscisse a ricordare una parte di quella sera… ad esempio, cos’era successo dopo che era caduta dalla moto?

“Scende la notte sui profumi d'estate con le lucciole che sembran stelle…”

“Hai detto qualcosa?!” urlò Cyourui, aveva il sospetto che stesse parlando male di lui.

“Non ti riguarda!” gli fece la linguaccia e corse via, verso il buon profumo che arrivava al suo naso, chissà cosa avevano preparato per colazione!

Che languorino!


Grazie a tutti di essere arrivati fin qui! Grazie a tutti voi che continuate a sostenermi! Vi ringrazio davvero di tutto cuore *----*
Siamo giunti quindi al quinto capitolo che sinceramente non vedo l'ora di disegnare!
Spero di avere avuto una bella idea! Non volevo che i personaggi "
non si cambiarreso mai" così ho trovato un modo spero simpatico ed ho risolto il problema ahahahahahah
Non ho avuto tempo di cambiare le virgolette con
«»
La frase che dicono verso la fine del capitolo "“Scende la notte sui profumi d'estate con le lucciole che sembran stelle. Dove, fra le nubi, si è rifugiata la luna?” è un insieme di tre Tanka {poesie brevi tipiche giapponesi} e boh, mi inspirava troppo ahahahah
In ogni modo qua sotto un insieme di schizzi :''
Feng Huang e il suo bel piumaggio(?)
La posa super sexy di Hankon mentre lancia il sasso(l'avevo pensata molto più strana, quindi in futuro forse la cambierò)
Himitsu con il suo bel pesce(?)
e il povero Cyourui con il reggiseno a pois XDDD



GRAZIE ANCORA A TUTTI <3

  
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