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Autore: gaiagrace    10/08/2015    0 recensioni
Alicia Mercur è una delle spie più promettenti della N.A.S.(Sigla della National association for security.)
La giovane donna conduce una vita agiata, divisa tra il suo lavoro da spia e i suoi studi alla facoltà di infermeria.
Quel che non poteva sapere è che una notte tutto sarebbe cambiato.
La donna, che si era sempre battuta per il bene, si ritroverà ad essere accusata dell'omicidio di più di venti persone.
Quest'episodio segnerà per sempre la sua vita, e, mentre si trova di fronte alla corte che la dovrebbe giustiziare, Alicia si ritrova a dover fare una scelta.
E qualsiasi essa sia Alicia non riavrà più indietro la sua vita.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Erano trascorsi tre mesi dal giorno in cui la giovane Alicia era stata condannata; "Trascorrerai i prossimi vent'anni in questa buia e desolata prigione", le aveva riferito, ridendo, Cristal, vicecapo della N.A.S. e colei la quale si divertiva a mettere dietro quattro sbarre svariate persone, anche quelle innocenti. A Cristal, Alicia non era mai stata a genio, e per questo era contenta quando la ragazza era stata imprigionata. La giovane donna sospettava e temeva che dietro al suo ingiusto incarceramento ci fossero proprio le spie ai vertici della N.A.S., perché intimorite dalla rapida ascesa al potere che lei stessa stava riscontrando nella società segreta fino al giorno dell'incidente che le cambiò la vita. Ma ovviamente queste erano solo sue supposizioni, l'unica cosa certa era che era lei quella in carcere, quella che veniva vista come una traditrice, e non aveva alcuna prova per dimostrare il contrario.

Quella mattina Alicia si svegliò stranamente positiva; erano tre mesi che non accennava una minima emozione, mentre quella mattina, quella mattina si sentiva insolitamente felice e turbata allo stesso tempo, il suo sesto senso le diceva che sarebbe successo qualcosa che le avrebbe cambiato nuovamente la vita. Si fece una doccia, "per lo meno questo mi è concesso", pensò, ridendo malinconicamente. Mangiò quel poco che le era stato portato, ovvero una zuppa di cose non classificate, un tozzo di pane, e un bicchiere d'acqua. Poi si sedette sul suo letto, scostò la tendina bianca e lilla dalla minuscola finestra della cella, ed iniziò a guardare fuori, immaginando di essere in un altro posto, ovunque, basta che lontano da quelle malinconiche celle.

Saranno state circa le undici meno un quarto quando un rumore distolse Alicia dai suoi malinconici pensieri: qualcuno stava bussando alla porta della sua cella. Strano, pensò la giovane, non succedeva mai che qualcuno la venisse a trovare. Si affacciò e vide Jean, il guardiano della prigione, un uomo dall'animo buono, costretto a svolgere un lavoro che non faceva per lui, e che lo faceva soffrire. Salutò Alicia con lo stesso sorriso compresivo che le rivolgeva ogni mattina, era l'unico che continuava a sostenerla e che in cuor suo sapeva che lei non avrebbe mai potuto compiere l'azione di cui era stata incolpata. 

-Salve Ali.-, disse l'anziano uomo, aprendo la porta della cella.

-Buongiorno a te, Jean.-, sorrise mestamente la giovane, per poi aggiungere,-A cosa devo il motivo di questa visita?-

-Il suo psicologo è qua.-, rispose semplicemente l'uomo. Alicia strabuzzò gli occhi, il suo psicologo, certo, ora la credevano anche pazza. Intanto una figura incappucciata alta e snella si avvicinò, saluto la giovane e Jean con un cenno di capo, ed invitò Alicia a seguirla dentro la cella; la ragazza si voltò un'ultima volta verso Jean, come per cercare di decifrare ciò che stava succedendo, l'anziano guardiano, per tutta risposta, le strizzò l'occhiolino, un occhiolino che sapeva di speranza.

Una volta entrata nella cella la losca figura aspettò alcuni minuti prima di proferire parola, iniziò ad ispezionare la cella e a guardare, con aria sospetta, il corridoio esterno ad essa, come per accertarsi che nessuno le stesse spiando. Una volta portato a termine il suo lavoro di ispezione la figura si accomodò sul letto di Alicia ed invitò la ragazza a sedersi accanto a lei. Dopo di che si sfilò, con un gesto rapido e preciso, il cappuccio. La figura si rivelò essere un uomo giovane e bello, alto e dal fisico atletico, con i capelli biondi mediamente lunghi e dei profondi occhi verdemare. Alicia si sentì mancare e per poco non svenne; iniziò a piangere a dirotto e si gettò, senza alcuna esitazione, tra le braccia dell'uomo. Erano Christian Shewood, l'ex capo di pattuglia di Alicia, quando lei faceva ancora parten della N.A.S.

-Smettila di piangere Ali-, disse lui con voce tenera ed autoritaria allo stesso tempo.

-Oh Chris, per la prima volta nella mia vita credo di essere felice di vederti-, singhiozzò la giovane, l'uomo fece un sorrisetto sghembo, dopo di che la sua espressione tornò seria.

-Sicuramente ti starai chiedendo come mai il caro Jean mi ha presentato come il tuo psicologo.-, affermò l'uomo, Alicia annuì, smise di piangere e iniziò ad ascoltarlo.

-Dobbiamo far credere alle autorità che tu sia pazza, e trasferirti in manicomio.-, spiegò Chris.

-In manicomio?! Ma voi siete uno più pazzo dell'altro!-, sbottò Alicia alzandosi in piedi di scatto.

-Calma! Non andrai davvero in manicomio, insomma, non chiedere altre spiegazioni, ti fidi di me?-, concluse lui, tagliando corto. La giovane si sedette, guardò turbata l'uomo, e dopo di che iniziò a riflettere sul da farsi.

-Sei d'accordo con Jean, vero?-, chiese la ragazza. 

-Certo, senza di lui non andiamo da nessuna parte.-

-Va bene, mi fido, ma fatemi uscire da qua il prima possibile.-

-Fidati di me, sarà fatto. Dopo domani torno a farti visita e molto probabilmente ti porto via con me.-, sentenziò l'uomo, rimettendosi il cappuccio e uscendo dalla cella.         

Alicia rimase nuovamente da sola; da sola ma con la speranza di poter presto uscire da quella gabbia dov'era imprigionata.

Nel frattempo la bellissima quanto crudele Cristal attendeva fuori dalla cella di Alicia, abilmente nasconta dietro una colonna di cemento grezzo. Le era stato riferito che Alicia aveva un incontro con uno psicologo, ma la donna ci credeva poco. Era decisa a capire chi l'identità celata dietro il cappuccio nero, dopo tutto fino a quindic'anni prima era stata anche lei una spia, una delle più famose e richieste per giunta, ed anche se in quel momento era "solo" l'addetta alle spie recluse nei carceri, la sua abilità nel risolvere i misteri non era svanita, così come la sua bellezza. La donna uscì dal suo "nascondiglio" e si recò nel suo ufficio. Si sedette sulla sedia dietro la sua scrivania di legno ed inizio a sorseggiare un bicchierino di cognac. Raccolse i suoi lunghi capelli neri in una coda di cavallo alta, e poi con i suoi bellissimi occhi blu iniziò a scorrere la sua rubrica telefonica. Compose un numero, il telefono iniziò a squillare e durante l'attesa Cristal picchiettò nervosamente sulla scrivania con le sue unghie smaltate d'oro; se c'era una cosa che odiava era attendere.

-Pronto?-, mormorò con voce impastata qualcuno dall'altro capo del telefono.

-Moody, fai in modo che la carcerata numero 134 delle prigioni segrete della N.A.S. non venga mai, e ripeto mai, allontanata dalla sua cella.-,

 

*spazio autrice*

dopo secoli sono tornata a scrivere, e sinceramente non so cosa ne sia uscito.

Fatemi sapere cosa ne pensate, saluti. 

 

   
 
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