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Autore: sajin_the_beast    11/08/2015    1 recensioni
cosa accadrebbe se Chris McLean avesse avuto una vita di svaghi prima di condurre TDI?
tratto dal testo:
-A dispetto di quanto si sentisse disorientato e terrorizzato, non poteva fare a meno di chiedersi continuamente:” Perché è vestito da pinguino?”-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chris McLean, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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PINGUINO
Era bastato un secondo, solo uno, e si era ritrovato incastrato nel guaio più grosso della sua vita: peggio di andare in prigione per danni chimici all’ecosistema, peggio di avere la casa distrutta da un certo vandalo, peggio persino di schiantarsi con un aereo.
Ma, a dispetto di quanto si sentisse disorientato e terrorizzato, non poteva fare a meno di chiedersi continuamente:” Perché è vestito da pinguino?”
Ok la storia non si capisce molto così, meglio raccontare tutto dal principio.
Chris McLean, molto prima di diventare il conduttore di TDI lavorava per alcuni di quegli show da quattro soldi che tanto piacciono ai vecchietti, guadagnandosi comunque abbastanza da permettersi una vita agiata e felice. Era anche un latin lover, sebbene venisse più spesso additato come gigolò.
Cinque anni prima dell’inizio della nostra storia, in una serata qualunque, in una discoteca qualunque, incontrò una bellissima donna dai lunghi capelli neri come il carbone, che tanto stridevano con la carnagione chiara e gli occhi azzurri come il ghiaccio che le donavano uno sguardo magnetico da mozzare il fiato.
Non era una donna facile, anzi. Obbligò Chris a sfornare tutto il suo repertorio di tattiche di approccio per riuscire, infine, a fare colpo su di lei e a portarsela a letto quella stessa sera.
Quello che però Chris non sapeva era che la donna, quella notte, era rimasta incinta; ma lei era una creatura libera, non poteva essere legata a qualcuno, quindi la mattina, prima che Chris potesse accorgersene, era già scappata dal suo appartamento.
La donna, conoscendo esattamente l’identità del padre dei bambino, lasciò scritto nel suo testamento che, se le fosse accaduto qualcosa prima che il figlio avesse avuto la maggiore età, sarebbe stato dato in affidamento al padre biologico.
Ed eccoci ritornati all’inizio del racconto: suonò il campanello e Chris accorse alla porta, turbato dal fatto di ricevere visite. Davanti a lui stazionava un uomo mastodontico dalla carnagione scura, il cranio rasato e vestito con un completo nero, che lo faceva sembrare un man in black.
Dietro di lui stava un ragazzino di cinque anni, vestito con una ridicola tuta cucita tutta d’un pezzo con le sembianze di un pinguino, con un cappuccio calcato sulla testa. Teneva gli occhi bassi e di fianco a lui stava un’enorme valigia che quasi lo sovrastava in altezza.
Con poche parole sbrigative l’omone informò Chris del fatto che la madre era morta recentemente in un incidente durante una manifestazione contro la deforestazione e che avrebbe dovuto prendersi cura del piccolo da allora in poi, poiché era suo padre.
Quando fece per andarsene, il conduttore alzò una mano e farfugliò qualcosa, salvo poi sospirare sconsolato quando il gigante sparì nell’ascensore.
Guardò il bambino negli occhi e si accorse che erano di uno scintillante color rosso sangue, mentre i suoi capelli, che gli ricadevano sulla fronte, avevano una tonalità che ricordava la neve o la panna montata. Anche la sua pelle dava l’impressione di essere bianca e sottile come un foglio di carta, cosa che fece sbarrare gli occhi a Chris con un gridolino di spavento.
Il bambino lo guardò per qualche secondo poi, con voce atona, disse:” Sono albino, non spaventarti…non è contagioso”.
Recuperata la compostezza, l’uomo invitò il figlio all’interno dell’appartamento chiedendogli se avrebbe gradito qualcosa da bere. Al secco “No” del bambino Chris si irrigidì, impacciato, lasciandosi cadere su un piede la pesante valigia che cercava di trascinare oltre la porta d’entrata.
Iniziò a saltellare in circolo, stringendosi il piede ed emettendo dei versi animaleschi. Questo teatrino fece ridere il bambino fino a farlo cadere a terra. Chris si fermò di scatto, sentendo le risate, che molto somigliavano a dei fischi o al verso di una iena. “Tu ed io ci somigliamo più di quanto tu creda, ragazzo” sentenziò l’uomo “A tutti e due piace vedere le persone che si fanno del male, o sbaglio?”.
Il piccolo alzò la testa, facendo scivolare indietro il cappuccio e svelando il proprio viso. ”A proposito” disse il bambino “Io mi chiamo William!”. Chris gli porse la mano e lo aiutò a rialzarsi, dicendo confuso ”Ma il signore di prima ha detto che ti chiami A…” “Non ci provare neanche vecchio!” gridò stizzito, stringendo i pugnetti, il ragazzino “Quello è un nome da femmina! Io non sono una femmina! William è il mio secondo nome, va bene? Se mi chiami con il primo giuro che me ne vado immediatamente!”.
Dette da un frugoletto di cinque anni che non riesce ad arrivare ad un lavandino potrebbero sembrare solamente parole al vento, ma l’espressione di William era così seria che Chris preferì non rischiare.
“È stata la mia mamma a chiamarmi così” disse il ragazzino “lei era una persona libera, non seguiva le regole delle altre persone…guarda me ad esempio: io sono nato in una foresta, hanno aperto mia madre con un coltello per farmi uscire!” esclamò, allargando le braccia per enfatizzare il concetto, incrociandole poi sul petto con un’alzata di spalle e concludendo “Non è che abbaino fatto un bel lavoro però, hanno tagliato pure me, in faccia, guarda!”.
E si prese il volto fra le mani, mettendo in evidenza la lunga cicatrice rosea e slabbrata che partiva dalla fronte e, disegnando una sorta di mezzaluna poco incurvata, attraversava l’occhio sinistro e si fermava sulla guancia sottostante.
“Oh, oh! E una volta mi hanno anche sparato, guarda!” gridò aprendo la zip al centro della tuta ed esponendo il torace pallido su cui troneggiavano tre cicatrici tondeggianti, con un sorriso stampato in volto. “Ho salvato la vita alla mamma, quella volta, un uomo cattivo voleva farle del male, ma io non l’ho permesso!” raccontò fieramente.
Dopo aver cenato con del cibo take-away e chiacchierato del più e del meno, giunse il momento di andare a dormire. Chris decise che, fino a che non avesse trovato una soluzione migliore, William avrebbe dormito assieme a lui nel grande, matrimoniale nonché unico letto della casa.
Prima di infilarsi sotto le coperte il bambino si tolse il vestito da pinguino, lo piegò e lo mise nella valigia, sostituendolo con uno da drago, tutto verde e con due alucce che penzolavano dalla schiena. Si sedette sul bordo del letto e scrisse su un libriccino:
Oggi sono stato un pinguino, mi sono divertito tanto, adesso sono un drago e mi diverto anche così. Spero di sognare un pesce pagliaccio questa notte.
P.S.: Mi manca tanto la mia mamma.
P.P.S.: Oggi ho conosciuto il mio papà, sono sicuro che diventeremo ottimi amici.


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ANGOLINO DELLA PERSONA CHE SCRIVE COSE:
allooora...piaciuto? mi trovo bene scrivere storielle corte, beh, diciamo che sono un po troppo lunghette maaaaaaa.....non puoi dividere a capitoli una cosina così pucciosa...e comunque era anche il modo di presentare al mondo la mia creatura...WILLIAM, Will per gli amici...recensite in tanti e se avete qualche richiesta non esitate a scrivere ;)

p.s.:capita mai a qualcuno di voi di incastrarsi le dita nella tastiera del computer? o.O
sajin_the_beast
   
 
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