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Autore: Duchannes    11/08/2015    0 recensioni
C’era stata una sola piccola nota dolente in tutta quella serata, era mancata la sola persona che sarebbe stata perfetta in tutto quel contesto, la punta luminosa di cui Louis aveva avvertito l’assenza, come se non potesse davvero essere completo senza di lui al suo fianco, senza vederlo ridere o illuminarsi. E Louis aveva immaginato tutta la sera lo sguardo magnetico del ragazzo riccio in quella sala addobbata di gioia, quel sorriso con le fossette che non sarebbe mancato nell’osservare tutti quei bambini che ogni volta lo accendevano come un cero in chiesa.
Louis aveva pensato ad Harry nel suo abito elegante, i suoi capelli morbidi e ricci sulla sua giacca nera di Saint Laurent, le sue scarpe lucenti e le sue dita inanellate.
After!cinderellaball. Private!larryball
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Houston commercial photography
 
 A Louis, col cuore grande.
 
Once upon a time a story of green and blue eyes; of two princes and one great ball.
 
Louis quella sera aveva sentito il cuore scoppiargli di gioia per la bellezza di quell’evento, per i sorrisi di tutti quei bambini e la gioia che aveva potuto donargli con poco. Avrebbe voluto poter scacciare via la loro malattia, salvarli da un destino crudele che li aveva condannati tutti, quei bambini così piccoli, con i loro sorrisi luminosi, nonostante il male che portavano dentro.
Louis quella sera aveva imparato tanto da quei bambini forti e coraggiosi, che sorridevano e si sorprendevano delle piccole cose, nonostante tutto.
E Louis riusciva a sentirsi in quel momento in pace, soddisfatto di aver potuto contribuire a quella gioia collettiva, a quello stupore infantile con cui un po’ tutti avrebbero dovuto guardare alla vita.
Aveva ballato con loro, volteggiato su quella pista, sorriso a tutte quelle bambine e incoraggiato tutti quei bambini sempre troppo curiosi, pronti a fare domande e a dare le risposte giuste.
Avrebbe voluto poter partecipare ad eventi del genere tutti i giorni, sorridere così e incantarsi nel vedere tutti quei piccoli essere umani gioiosi, volteggiare e ridere di cuore.
 
C’era stata una sola piccola nota dolente in tutta quella serata, era mancata la sola persona che sarebbe stata perfetta in tutto quel contesto, la punta luminosa di cui Louis aveva avvertito l’assenza, come se non potesse davvero essere completo senza di lui al suo fianco, senza vederlo ridere o illuminarsi. E Louis aveva immaginato tutta la sera lo sguardo magnetico del ragazzo riccio in quella sala addobbata di gioia, quel sorriso con le fossette che non sarebbe mancato nell’osservare tutti quei bambini che ogni volta lo accendevano come un cero in chiesa.
Louis aveva pensato ad Harry nel suo abito elegante, i suoi capelli morbidi e ricci sulla sua giacca nera di Saint Laurent, le sue scarpe lucenti e le sue dita inanellate.
Aveva immaginato di poterlo vedere volteggiare con qualche bambina tra le sue braccia, vederlo riferire ringraziamenti a tutte le persone presenti nella sala, vederlo ridere; aveva immaginato di potersi avvicinare a lui e affondare le mani nei suoi capelli morbidi, per poterlo sentire; poter posare la testa nell’incavo del suo collo con le mani intrecciate e sospirare sereni nell’osservare tutta quella meraviglia.
 
Harry era stato lì per tutta la sera, davanti agli occhi di Louis, al suo fianco, Louis lo percepiva come reale, e gli sembrava quasi di scorgere i suoi occhi scintillanti negli angoli di quella sala.
Eppure Harry non era stato lì, era stato costretto a stare lontano perché sarebbe stato troppo pericoloso, tutti sapevano che non avrebbero resistito lontani l’uno dall’altro e che quell’evento avrebbe potuto minacciare la loro farsa.
E Louis aveva sentito quel divieto come un macigno sul cuore, aveva visto gli occhi di Harry spegnersi e la sua bocca piegarsi all’ingiù. Aveva sentito il cuore farsi più piccolo e la voce più roca.
Era stato terribile, gli aveva promesso che gli avrebbe riferito ogni minimo dettaglio, che avrebbe catturato tutto con i suoi occhi blu e che poi l’avrebbe descritto così bene da fargli sentire di essere lì. E Harry gli aveva sorriso, un po’ meno del solito e l’aveva rassicurato, gli aveva detto che gli andava bene, che avrebbe rivissuto tutto tramite quegli occhi meravigliosi e Louis aveva finto di crederci un po’.
 
Quando quella notte era tornato a casa, avvertiva solo il bisogno di guardare quegli occhi verdi e sputare via tutta la gioia che aveva catturato e che custodiva nella sua testa, tutto quel luccicare che gli avrebbe riversato addosso.
Quando aveva sfilato le sue scarpe eleganti e aveva riposto la giacca sul bancone della cucina, aveva notato quel piccolo post-it attaccato sul primo sgabello.
 
Eri così bello, Lou” aveva scritto, con la sua grafia elegante, in un complimento che gli aveva scaldato il cuore più di qualsiasi altra cosa, più di qualsiasi apprezzamento originale.
 
E poi ne aveva trovato un altro attaccato al frigo, che recitava “La struttura era un sogno e i bambini erano così felici, sei davvero bellissimo anche dentro Loueh” in un complimento che forse gli aveva fatto inumidire gli occhi, scacciando via la pesantezza che solitamente portava con sé, quell’inadeguatezza che Harry riusciva sempre a far sparire.
 
I bambini ti donano così tanto, dovresti assolutamente mettermi incinto Lou, basta con le protezioni!” aveva scritto, e Louis aveva ridacchiato di fronte a quell’ossessione, Harry continuava ad insistere come un bambino dispettoso e Louis ridacchiava sempre più forte, trovando quell’insistenza adorabile, sentendo il cuore ingrossarsi al solo pensiero di ciò che Harry voleva condividere con lui. Una nuova vita, qualcosa di loro, solo loro.
 
E ancora “Le bretelle sono un buon acquisto Loulou, le avrei comprate anch’io, sapremo come usarle” aveva scritto in un’insinuazione che aveva lusingato Louis come tutte le volte e gli aveva fatto leccare le labbra al solo pensiero di ciò per cui avrebbero potuto utilizzarle.
 
C’era un bigliettino attaccato alla ringhiera della scala che recitava: “Ho aspettato le foto seduto di fronte al pc insieme alle nostre fans, ho letto tutti i loro complimenti e credimi alcune di loro erano davvero irrispettose nei miei confronti, Lou dovresti dirgli qualcosa, seriously!” in una nota gelosa che l’aveva fatto ridacchiare ancora, felice del fatto che Harry avesse potuto partecipare in qualche modo al suo evento, quello che lo rendeva tanto fiero e per cui Harry gli aveva sorriso per settimane innamorato, ripetendogli che era bellissimo da parte sua e che era la persona giusta.
 
Un ultimo post-it era attaccato alla porta della loro camera da letto: “Amore svegliami appena torni, voglio sapere assolutamente tutto, me l’hai promesso. Ti prego, non farti intenerire come al solito, potrei non baciarti per giorni. All the love, my love” aveva aggiunto, facendolo sorridere ancora consapevole del suo più grande punto debole.
Louis era veramente una frana quando si trattava di svegliare Harry, il modo in cui dormiva sereno, con le labbra socchiuse e gli occhi spenti era così incantevole che Louis proprio non riusciva a deturpare quel momento ridestandolo. Louis l’avrebbe fissato per giorni senza sfioralo, per non rovinare quel momento, per non deturpare quella bellezza.
Louis continuava a ripetere che Harry fosse un dipinto così disteso, con il corpo mezzo nudo avvolto nelle lenzuola candide e i capelli sparpagliati sul cuscino, era il suo dipinto e gli artisti non rovinavano l’arte, la custodivano.
Adorava osservarlo respirare lentamente, catturando quel corpo con i suoi occhi azzurri, quel corpo statuario, perfetto, la sua Venere, con segni rossastri qua e là, segni del loro amore, della sua bramosia.
Era un debole Louis quando si trattava di Harry, si sentiva insignificante e piccolo ogni volta che fissava quegli occhi verdi e quelle labbra rosse. Perché Harry era immenso, era pieno dentro, pieno di amore da donare a chiunque, da dare alle persone che si sentivano vuote. Harry riempiva con quegli occhi verdi e quelle fossette, riempiva i buchi e scacciava via il dolore. Harry colorava le persone anche solo sfiorandole con lo sguardo.
E Louis talvolta si sentiva così sporco che si rifiutava di toccarlo, di deturpare quell’arte, lo fissava intimorito e Harry tutte le volte tirava un sospiro e afferrava una sua mano per premersela sul cuore “Lou, sei qui, lo senti? E’ tutto tuo” sussurrava, scacciando via tutti i mostri sulle sue spalle piccole.
 
Così anche quella sera, Louis non riuscì a deturpare quell’arte.
Aveva trovato Harry sdraiato nella sua parte del letto, stretto al suo cuscino, fasciato nel suo completo Saint Laurent, con la camicia ora stropicciata e i pantaloni che ricadevano perfetti sulle sue cosce lunghe.
Louis aveva sorriso spontaneamente nel vederlo vestito in quel modo, come se fosse stato per tutta la sera con lui alla festa, come se indossando un semplice abito avesse potuto rafforzare la sua presenza e Louis si era premuto una  mano sul cuore avvicinandosi a lui, si era inginocchiato per poterlo contemplare da vicino e aveva accarezzato lievemente le sue labbra rosse con le proprie –Eri bellissimo anche tu, Harry- aveva sussurrato, prima di tirarsi in piedi e posizionarsi dall’altra parte del letto, in un posto che non era il suo, ma che quella sera lo avrebbe accolto.
Aveva stretto le braccia intorno al suo busto con cautela, con la paura di svegliarlo e poi aveva semplicemente sentito il corpo di Harry costringersi contro il suo; le sue braccia allacciarsi al suo busto e la sua testa poggiarsi nell’incavo del suo collo, con il respiro a solleticargli la pelle.
E Louis aveva sospirato, completo.
 
*
Harry si era svegliato di colpo quella mattina, si era tirato a sedere con gli occhi sbarrati cercando Louis nella loro stanza, che si era rivelata del tutto vuota, eccetto per il vassoio della colazione poggiato nel lato vuoto del letto, con pancake che sicuramente Louis aveva tirato fuori dal freezer, una spremuta d’arancia e un biglietto ripiegato.
 
Buongiorno amore mio, lo so che vorresti uccidermi, avresti voluto che ti svegliassi, ma non ce la faccio h, lo sai, è più forte di me. Ti amo e ieri la sala non era la più luminosa senza di te. Avrei voluto raccontarti tutto, ma forse posso fare di meglio. Ti aspetto xx.”
 
Harry l’aveva letto con un sorriso a fare capolino sulle sue labbra e poi un altro biglietto aveva attirato la sua attenzione, era l’invito ufficiale al Cindarella ball, con una piccola modifica.
Il biglietto recitava “Harry Styles è invitato a questo magnifico evento, la aspettiamo con ansia. La preghiamo di indossare un vestito elegante.” In una frase sicuramente architettata da Louis che aveva cercato di renderla formale, senza riuscirci troppo.
Aveva ridacchiato felice di fronte a quell’iniziativa e aveva cominciato a sentirsi elettrizzato solo all’idea di quello che Louis aveva organizzato, solo all’idea di vederlo dal vivo con quell’abito elegante in quella sala lussuosa e luccicante.
All’idea di vedere quegli occhi azzurri accendersi in quel posto degno di un’anima tanto bella e luminosa come la sua.
Così aveva divorato velocemente quella colazione ed era filato sotto la doccia per potersi preparare al meglio a quella giornata per cui non stava più nella pelle.
 
*
 
Harry Styles era una di quelle persone con il cuore grande, in grado di accogliere tutti, di scaldarli con il suo calore, di tenerli al sicuro, in grado di infondere dolcezza con un sorriso o una carezza.
Era in grado di mettere da parte se stesso per gli altri, per il loro bene e questo era ciò che lo rendeva perfetto, speciale agli occhi di tutti.
Harry però aveva i suoi difetti, era a volte testardo, a volte rinchiuso nella sua fortezza impenetrabile e soprattutto amava troppo Louis Tomlinson.
Harry lo amava in un modo intenso e sbagliato che lo rendeva vulnerabile, scoperto, che lo assediava, lo spogliava di tutte le certezze, il suo amore per Louis era a volte devastante e lo portava ai limiti di se stesso, lo conduceva quasi alla pazzia.
Harry sapeva di amare Louis fin troppo, di non riuscire ad essere lucido quando si trattava di quegli occhi azzurri e quelle labbra fini. Harry lo amava così tanto da riuscire ad amare anche il modo in cui a volte lo feriva, con un taglio netto che lo faceva gridare di dolore; poi quegli occhi lo guardavano e Harry dimenticava ogni singola cosa. Era come se Louis avesse il potere di annientare tutto. E questo lo spaventava e lo rendeva ancor più innamorato allo stesso tempo.
Louis Tomlinson aveva il potere di cambiare il mondo con quegli occhi e quel cuore, Harry ne era sempre stato convinto.
Per questo quando Louis gli aveva annunciato di aver organizzato  n ballo di beneficenza per i bambini affetti dal cancro, Harry non era stato sorpreso, l’aveva fissato con cipiglio serio e poi “Finirai mai di essere così maledettamente bello?” aveva sussurrato, ricevendo in cambio uno dei sorrisi più luminosi che potesse immaginare.
Louis Tomlinson era pura magia, di quelle che ti assediano per sempre che non hanno rimedio e da cui non scapperesti mai.
Ed Harry era geloso del modo in cui le persone sembravano innamorarsi di lui, cadere per la sua ironia tagliente e i suoi capelli lucenti.
Harry era stato il primo a cadere, e tutto quello, quei sorrisi, quelle manie di protagonismo, quell’atteggiamento da duro era tutto suo, solo e sempre suo.
 
Quando la macchina l’aveva fermato di fronte a quel palazzo immenso Harry aveva fatto scoppiare la bolla di quei pensieri in cui si era immerso e aveva quasi spalancato la bocca solo al pensiero di come poteva essere l’interno.
Aveva percorso quel tappeto rosso con gli occhi luminosi ed impazienti, impazienti di catturare ogni singolo angolo di quella sala, di ascoltare ogni singolo racconto e di vedere Louis, la cosa più bella di tutte.
Appena aveva varcato la porta di legno che lo conduceva nel salone principale, Harry aveva scorto la figura di Louis in cima alla grande scala, con le mani intrecciate dietro la schiena, stretto nel suo completo elegante.
Per un attimo Harry aveva dimenticato il posto, le luci, il luccichio e aveva visto solo quel punto nero, aveva visto solo quel corpo perfetto, quei lineamenti marcati e quel sedere tondo.
Si era schiarito appena la gola attirando l’attenzione di Louis che colto di sorpresa si era voltato di scatto ritrovandosi di fronte la figura statuaria di Harry.
Il riccio era stretto nel suo completo di Saint Laurent, quello che aveva indossato una sola volta agli American music awards, quello per cui Louis non era riuscito a togliergli gli occhi di dosso e l’aveva tormentato tutta la sera.
Louis posò gli occhi sul collo niveo lasciato scoperto dalla scollatura, gli addominali fasciati in quella camicia perfetta e la giacca, quella giacca rifinita in cui poi Harry l’aveva avvolto quella stessa sera, quando Louis dopo l’evento era uscito a fumare una sigaretta e Harry l’aveva raggiunto coprendogli le spalle con la sua giacca per cercare di farlo smettere di tremare.
Si contemplarono a lungo, entrambi incantati, come se non conoscessero tutto di loro, come se non sapessero ogni minimo dettaglio.
Poi i loro occhi si scontrarono gli uni con gli altri ed entrambi sorrisero felici di poter essere lì per condividere quel momento; Louis felice di poter mostrare ad Harry quello che aveva fatto per gli altri e Harry felice di poter vedere quello che Louis era diventato, il suo  piccolo grande uomo.
 
Si avvicinarono quasi collidendo e ridacchiando, Harry raccolse le labbra di Louis in un bacio morbido, delicato, sentito, con le mani strette intorno al collo e i pensieri improvvisamente confusi da quel profumo che lo stordiva, che lo assediava.
Louis sorrise staccandosi di poco e afferrò la sua mano –Adesso potrai sapere com’è davvero andata- mormorò, trascinando Harry per quella sala spaziosa.
 
Louis gli mostrò ogni singolo angolo ancora allestito come la sera precedente come da lui richiesto, gli mostrò le luci, le vetrate che adesso riflettevano la luce del sole, gli mostrò i tavoli e il modo in  cui esattamente tutti erano seduti.
Poi cominciò il racconto, di come fosse nervoso per il suo discorso di apertura, di come avesse stretto l’anello di Harry nella tasca dei suoi pantaloni per tutto il tempo, come se stesse stringendo le sue dita, aveva confessato, sotto il sorriso luminoso di Harry che non aveva potuto fare a meno di interromperlo per tuffarsi sulle sue labbra intenerito.
Aveva riferito delle sue smorfie ai bambini durante il discorso di sua madre, solo per vederli ridacchiare e di come loro fossero davvero belli con quei sorrisi luminosi; del modo in cui aveva ballato con una piccola bambina dai capelli biondi che poi era stata attaccata a lui per tutta la sera, seguendolo per tutta la sala con quegli occhioni marroni che Louis aveva descritto con una luce negli occhi, emozionato.
Harry aveva fissato Louis seduto al centro di quel salone con gli occhi attenti, pronto a catturare tutte le emozioni che vedeva riflettersi in quegli occhi e aveva cercato di trattenere le lacrime di gioia che minacciavano di sgorgare al solo pensiero di quanto Louis fosse felice e di quanto quei bambini avessero potuto ricevere in una sola notte, loro che ne avevano bisogno più di chiunque altro.
Aveva snocciolato racconti sulle battaglie con Liam all’asta, del modo in cui ogni volta aveva aumentato le loro offerte solo per costringere il castano a rilanciare e di come Sophia avesse riso per tutto il tempo, radiosa. Sul modo ridicolo in cui Liam sembrava truccato da fata-tigre, delle mille foto che gli aveva scattato e delle beffe di lui e Sophia, complici contro Liam.
Aveva parlato dello champagne buonissimo, della dolcezza di tutte quelle bimbe vestite di rosa, con i loro trucchi da fatina e i loro sorrisi lucenti; del modo in cui aveva canticchiato Let it go solo per vederle sorridere e i balli improvvisati che aveva fatto per loro e tutte le espressioni buffe che le aveva fatte ridere.
Gli aveva detto di quanto tutto quello gli avesse scaldato il cuore, di quanto si fosse sentito felice al solo pensiero di poter cambiare qualcosa, di potersi mettere al servizio degli altri con così poco.
Poi era arrivato quel pensiero dolente che gli aveva colorato il volto con un cipiglio serio, quando Louis l’aveva puntato con gli occhi azzurri e gli aveva confessato che gli si era stretto il cuore a pensare che tutti quei bambini avevano e avrebbero sofferto così tanto, anime innocenti che non meritavano un peso così grande e che l’impotenza gli aveva fatto davvero male.
E Harry a quelle parole l’aveva stretto più vicino a sé, gli aveva permesso di sedersi sulle sue gambe, di allacciare le braccia intorno al suo collo, per poi baciarlo lentamente per scacciare via quei pensieri tristi.
 
Poi Louis si era accoccolato contro il suo petto e con un piccolo telecomando aveva fatto sì che uno schermo calasse giù dal soffitto e che il proiettore si accendesse.
Aveva raccolto tutte le foto della serata per poterle mostrare ad Harry e poter condividere con lui anche quegli scatti, quelle fotografie che avrebbero catturato quelle emozioni per sempre.
E Harry aveva snocciolato domande su questa o quell’altra bambina, su quella foto o l’altra, sotto il sorriso luminoso di Louis contento di potergli riferire tutto.
Poi era arrivata la foto di quel bambino vestito in nero, con i capelli ricci e un gelato tra le mani, Louis gli aveva detto di come gli fosse venuto un colpo quando aveva scorto quel bambino tra tutti, che aveva rivisto Harry e gli era mancato il fiato al solo pensiero di un loro possibile bambino.
Harry aveva sorriso fissandolo con i suoi occhi verdi, con il cuore che si riempiva al solo pensiero che anche Louis volesse avere qualcosa di loro, un bambino da crescere a cui insegnare a guardare il mondo in un certo modo, qualcuno a cui poter donare tutto loro stessi.
Louis si era girato di scatto verso Harry e –Il nostro bambino lo prendiamo riccio- aveva aggiunto imperativo e Harry aveva sorriso più forte a quelle parole, coinvolgendo anche il castano che sapeva quanto Harry tenesse a tutte quelle promesse e al loro futuro.
Ed Harry l’aveva baciato una, due, tre, quattro volte, felice come mai in vita sua, felice di essere lì, con Louis, il centro di tutto. Felice di quello che li avrebbe aspettati.
 
Quando le foto e i racconti si erano esauriti, Harry aveva stretto Louis a sé e poi –Volevo ballare anch’io Let it go con le bambine, sarei stato carinissimo- aveva mormorato imbronciato, sotto la risata divertita di Louis che poi si era illuminato appena e si era tirato in piedi, tirando su anche lui.
L’aveva fissato divertito e –Posso essere io il tuo bambino, no?- aveva detto, aggrappandosi poi alla sua giacca esattamente come avrebbe fatto uno di loro e –Harry Harry Harry posso ballare anch’io con te?- aveva mormorato con voce sottile sotto le risate divertite del riccio che poi –Con l’altezza ci siamo- aveva aggiunto derisorio.
Louis aveva spalancato la bocca ferito da quelle parole e aveva incrociato le braccia irritato –Non voglio più ballare con te- aveva riferito imbronciato.
Harry aveva ridacchiato in risposta, avvicinandosi al computer ancora connesso alla console, selezionando la canzone e tornando da Louis con un sorriso stampato sulle labbra.
–Baby non essere imbronciato, ci ballo io con te- aveva sussurrato tirandolo a sé, in modo da sciogliere l’incrocio di quelle braccia che adesso erano andate ad avvolgere la sua vita.
 
La musica aveva cominciato a risuonare per la grande stanza vuota e loro avevano cominciato a volteggiare piano, seguendo semplicemente i loro occhi, come se si rincorressero, finendo per calpestare i piedi dell’altro e ridere a squarciagola.
Avevano seguito il filo invisibile della loro coordinazione, in ciò che più amavano fare. Perché a volte, nel caos delle loro giornate, quando volevano stare solo aggrappati l’uno all’altro, spostavano i mobili della loro casa e prendevano a volteggiare su questa o quell’altra canzone, nel modo pessimo che avrebbe fatto rabbrividire qualsiasi coreografo; però perfetto per loro, per essere loro stessi e per tenersi stretti in quel modo viscerale che sentivano addosso.
 
Louis si era avvicinato all’orecchio di Harry esattamente nel momento giusto, per sussurrargli “And here I stand, and here I’ll stay.”
Come aveva fatto la prima volta che l’avevano visto insieme, stesi sul divano, avvolti in una coperta, con Harry schiacciato sul suo petto, le mani tra i suoi capelli ricci e il cartone a scorrere sullo schermo.
Harry aveva catturato le sue labbra in un bacio morbido, mentre i loro piedi continuavano a tracciare un percorso sconclusionato, e i loro corpi continuavano a dondolare al ritmo di quella canzone di cui Harry era stato ossessionato per settimane.
Poi avevano sorriso mentre Harry faceva volteggiare Louis come una principessa disney e  –Sono sicuro che ad un occhio esterno potremmo sembrare appena usciti dal cartone la Bella e la Bestia- aveva mormorato, sotto lo sguardo torvo di Louis che –E chi sarebbe la principessa?- chiese continuando a muovere passi stretto al corpo del riccio.
Harry ridacchiò in quel modo adorabile che Louis venerava e –Io sono troppo carino per essere la bestia- aggiunse, sotto lo sguardo fulminante dell’altro che si fermò un attimo fissandolo contrariato.
-E io invece posso esserlo?- chiese con l’aria da principessina per cui Harry andava matto.
Così sorrise luminoso, sentendo le ultime note della canzone scorrere e poi si avvicinò di nuovo al castano –No, tu sei il principe- sussurrò, prima di fare pressione sulla sua schiena e permettergli di chinarsi in un casquet che fece sorridere di nuovo Louis.
E si coinvolsero in un bacio carico, come solo Harry sapeva dare, in quel modo passionale, sentito ed emozionante che ogni volta svuotava Louis per poi riempirlo a piccole gocce, con la sua lingua morbida.
 
 
*
 
Avevano pranzato con gli avanzi della sera prima, sul pavimento di quella lussuosa sala da pranzo, perché erano sempre troppo poco convenzionali per i tavoli; con le camicie allentate, le giacche riposte sul pavimento e pressati l’uno contro l’altro, come al solito.
Forse era stato il troppo champagne e le troppe bollicine ad innescare il meccanismo, ma ad un certo punto, quando Louis stava buttando giù un altro sorso di quelle bollicine o quella canzone che era partita a caso, quella della loro prima volta a casa di Louis, con il lettore mp3 sulla riproduzione casuale. Kiss me, quella che li aveva portati poi a donarsi del tutto.
Harry aveva percorso con le sue lunghe dita le bretelle che Louis aveva indossato di proposito e –Voglio un bacio- aveva mormorato desideroso, mentre Louis portava giù il bicchiere e gli sorrideva avvicinandosi a catturare le sue labbra.
Era stato più di un bacio, era stata la lingua di Harry che sgusciava via invogliando Louis ad inseguirla, le sue labbra che premevano con insistenza e i suoi denti che mordicchiavano il suo labbro inferiore.
Era stata la premessa di ciò che Harry desiderava.
Così si erano ritrovati distesi l’uno sull’altro, con Louis schiacciato sul corpo di Harry troppo impegnato a rincorrere la sua lingua e Harry con le mani sul sedere di Louis, perfetto stretto in quei jeans scuri.
C’erano state mani che si rincorrevano, camicie sfilate e bretelle sganciate; c’erano stati occhi che si fissavano, ti amo sussurrati, mani intrecciate e i cuori palpitanti.
Louis aveva cercato di liberarsi dei pantaloni senza staccarsi un attimo dalla bocca di Harry, senza riuscire a staccarsi dal suo corpo.
Louis aveva sentito la sua erezione sbottare contro il cavallo dei suo jeans e aveva fissato il riccio per qualche momento, a cavalcioni sul suo corpo, contemplando la sua opera d’arte.
Poi aveva percorso il petto di Harry con baci e morsi, fino a risalire e catturare di nuovo quelle labbra rosse, il suo punto dolente, la sua criptonite.
Si erano liberati degli ultimi indumenti mentre Louis toccava piano il sesso di Harry cercando di dargli sollievo, lo accarezzava sapendo di donargli piacere, mentre sussurrava “Kiss me like you wanna be loved” la frase che aveva sussurrato prima di entrare dentro di lui la prima volta.
E Harry l’aveva baciato davvero, sentendo il membro di Louis farsi spazio nella sua carne, rabbrividendo per il carico di emozioni che gli si era riversato addosso, per il calore familiare che sentiva, per l’amore che lo sommergeva come un fiume in piena e il piacere che cominciava a scorrere nelle sue vene.
Poi c’erano stati baci frettolosi, mani strette fino a sbiancarsi, spinte cadenzate, come se i loro corpi stessero ballando, come se stessero facendo l’amore volteggiando per quella stanza.
E volteggiarono ancora, con gli occhi inchiodati, le labbra strette tra i denti e le frasi sconnesse sussurrate di getto.
Volteggiarono tra i sei così bello quando mi guardi così e i vorrei fare l’amore con te per tutto il giorno.
Volteggiarono tra un bacio, una spinta, una scossa di piacere e una nota di una canzone.
Volteggiarono fermandosi solo per il piacere finale, per riversarsi tra i loro corpi nudi, per sentirsi pieni di quella musica, di quell’amore, di quel piacere.
Si fermarono a guardarsi negli occhi, stretti l’uno all’altro, con gli occhi che non smettevano di cercarsi e fu Harry questa volta ad interrompere il silenzio e a rincorrere le note di quella canzone.
I've fallen for your eyes” aveva sussurrato, mentre il cuore di Louis sussultava perchè non sarebbe mai stato abbastanza pieno di Harry, mai abbastanza pieno dei suoi occhi, dei suoi complimenti, del suo amore illimitato.
Mai abbastanza pieno del suo colore, di quel verde.
E Harry sorrise, carezzando la pelle morbida dei suoi zigomi, incantato, immerso in quella magia.
 
Non c’era via d’uscita, non ci sarebbe mai stata.
 
E forse HarryandLouis non avrebbero vissuto per sempre felici e contenti, forse avrebbero litigato ancora, avrebbero sofferto, si sarebbero fatti del male, forse ad un certo punto si sarebbero odiati, ma questo li avrebbe reso più forti.
Perché l’amore, solo l’amore, divide, ci vuole ben altro ed HarryandLouis erano pronti a donarsi tutto il necessario.
 
 

Angolo autrice: 
Di nuovo un grosso grazie a Mil che ha saputo il plot in diretta a come l'ho pensato, ha incoraggiato l'idea e ha subito la mia sofferenza mentre scrivevo (incentivandola talvolta!!) grazie davvero, sei troppo una bella personcina rgfiuerhfiu
Ciao a tutti voi cc
Sì, sono ancora io, questo delirio è colpa di HarryandLouis, del loro amore, del ballo e di chiunque abbia tenuto Harry lontano da lì.
Io non so i motivi dell'assenza di Harry, ma so per certo che non è stata una sua scelta, perché quello era il suo posto.
Quindi dovevo donare un ballo al mio Harry e quale regalo migliore di farglielo donare da Louis? Spero che abbia recuperato veramente cc
E' fluff puro, lo so, e grazie a chiunque sia arrivato fin qui senza vomitare arcobaleni e vi capisco.
Nient'altro, i swear che smetto di scrivere così tanto e importunarvi!
All the love, alla prossima xx
 
 
 

 
   
 
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