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Autore: _K o_    11/08/2015    3 recensioni
La pioggia si ferma,
e il mio riflesso è in una pozzanghera;
oggi ci vedo un me stesso
che sembra più miserabile.
{Jihope♥}
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Consiglio la lettura di questa fanfiction ascoltando Rain dei Bangtan Boys.
 


 
Rain
{Il denso colore di una giornata di pioggia in Seoul
ancora non riesco a dormire, come se mi fossi dissolto.}



 
 
 
Cammino sotto la pioggia incessante, ho talmente freddo che non sento più i muscoli delle gambe scoperte. Tutti i suoni mi arrivano ovattati, le luci della città sono quasi spente nella mia mente e i clacson delle automobili sono solamente un ricordo lontano. Sono frastornato e debole, estremamente debole. Non mangio da giorni e il mal di testa che mi impedisce di pensare è costante e sempre presente, una compagnia per i miei tristi giorni. Penso di doverla fare finita, basta poco, giusto? Mi dovrei solo buttare da un ponte, o sotto un treno. Forse dovrei attraversare la strada all’improvviso o semplicemente prendere un corda e impiccarmi. Ci sono così tanti modi per morire, così tanti modi per lasciare questo mondo ingiusto e senza più amore.

Amore, perché questa parola mi strazia così tanto? Lacera il mio cuore lentamente e dolorosamente. Il petto mi fa male a causa del pianto continuo, lacrime che cadono incessanti come la pioggia di quel giorno in cui tutto finì.
Perché doveva succedere? Perché tutto ad un tratto? Perché fa così male? Perché? Perché?

Vorrei rivedere il tuo sorriso magnifico che ogni volta alleggeriva appena il peso sul mio cuore. Vorrei che la tua risata riempisse i miei giorni fino alla fine, così contagiosa, solare e spontanea faceva ridere anche me. Quei momenti così intimi, che solo noi due potevamo condividere. Quei discorsi che nessun altro poteva capire, erano solo nostri.
Eppure ora, quel “noi” non esiste più. Perché te ne sei andato? Perché mi hai lasciato solo? Me lo avevi promesso, il nostro era un per sempre.
Ma ovviamente, non esiste il per sempre e solo ora l’ho capito.

Quel giorno, se fossi rimasto a casa con me, tutto ciò non sarebbe successo e saresti ancora qui al mio fianco. Perché abbiamo discusso? Perché ci siamo detti quelle orribili parole? Perché il tuo ultimo ricordo di me doveva essere proprio quello? Io ti amavo, e tutt’ora lo sto facendo. Eppure te ne sei andato con la convinzione del contrario, che tu per me non sei niente. Non è così, dannazione!

Continuo a camminare, la tua presenza è sempre accanto a me. Sei così bello adesso, proprio come lo eri quel giorno.
Sai, quando il telefono squillò pregai affinché fossi tu, che stessi tornando a casa per abbracciarmi e dirmi che non mi avresti mai lasciato per nulla al mondo. Eppure dall’altra parte della cornetta non c’era la tua voce e la notizia che ricevetti era inaspettata ed estremamente dolorosa. Come potevi essere morto? Come potevi lasciarmi? Chi ti aveva fatto questo? Perché sei stato così imprudente? Perché mi hai lasciato qui a soffrire? Perché non mi hai portato con te? Non puoi andartene senza di me.
Vorrei davvero seguirti, ma non trovo il coraggio.

Sai dove sono ora? Proprio nel luogo in cui ci siamo incontranti, anzi scontrati la prima volta. Pioveva, proprio come oggi. La pioggia bagnava i tuoi capelli e i tuoi vestiti, ma eri comunque perfetto. Stavi ascoltando quella canzone che avevi prodotto tu stesso e della quale andavi molto fiero. Ti fermasti a guardare il fiume sotto il ponte, eri spensierato e positivo, come sempre. Ti guardai e pensai che avrei voluto davvero conoscerti, ma il primo a parlarmi fosti tu con il tuo modo goffo di approcciarti alle persone. Mi sorridesti imbarazzato e mi salutasti inchinandoti appena. Come potevi parlare ad uno sconosciuto?

Quel giorno, sotto la pioggia d’autunno, restammo lì a parlare e a conoscerci meglio. Entrasti subito nel mio cuore.
Con la tua canzone nelle orecchie, ora sono ancora in quel luogo, ma perché tu non ci sei? È così vuoto senza di te. Ti vedo in ogni angolo, in ogni passo che faccio. Come puoi essere ancora nel mio cuore? Perché non te ne vai? No, ti prego, resta.
Ho lasciato una lettera ai ragazzi, li ho salutati e ringraziati per tutto ciò che hanno fatto per me. Gli ho comunicato che ti avrei raggiunto, ma non trovo la forza. È come se volessi rimanere in questo mondo per ricordarti e renderti eterno, rendere il nostro amore eterno. Ma restare vorrebbe dire doverti dimenticare, andare avanti e vivere. Non voglio abbandonarti.

La pioggia si è fatta più intensa, è così forte che fa quasi male. Perché la pioggia mi ricorda così tanto te? Puoi andartene dalla mia mente, dai miei ricordi, dal mio cuore? Non farlo, ho ancora bisogno di te. Vorrei urlare al mondo quanto mi manchi, quanto fa male senza di te. Nelle notti d’inverno ti avvinghiavi a me in cerca di calore e prima di addormentarti mi sussurravi quelle parole così dolci che a pensarci sorrido ancora. D’estate, quando l’insonnia si faceva sentire, restavi sempre sveglio a farmi compagnia. Giocavi con me, oppure mi consolavi, o semplicemente mi baciavi. Baci pieni di passione e sentimento, baci indelebili. Guardavamo film tutta la notte, abbracciati. Quando invece, entrambi, eravamo iperattivi, andavamo in sala prove e ballavamo tutta la notte. Dio, quanto eri bravo a ballare. Quei momenti finivano sempre allo stesso modo: noi due, in posti impensabili, a fare l’amore. Mi manca il calore del tuo corpo, puoi tornare da me?

“Hobi”, la tua voce era così dolce quando mi chiamava con questo nomignolo che permettevo solo a te di usare. Avevo consegnato il mio cuore nelle tue mani e non avevo intenzione di riprendermelo. Eppure avrei dovuto, così tutto questo non sarebbe successo. O forse si, ma non avrei sofferto.
Ricordo il giorno in cui mia madre venne a mancare, appena la notizia raggiunse le tue orecchie mollasti il programma in diretta a cui stavi partecipando e corresti da me. Tutto lo staff rimase senza parole, e si infuriò molto nei tuoi confronti, ma non ti importava di nulla, volevi solo starmi accanto. Grazie a te, quella perdita fu poco dolorosa. Dove sei adesso? Perché non sei accanto a me a consolarmi?

Il mio cellulare sta squillando, guardo lo schermo, è Seokjin. Devono aver trovato il mio biglietto.
Riattacco. È arrivata l’ora di raggiungerti. Saremo finalmente felici insieme, ora.
Salgo sul bordo del muretto che mi separa dal vuoto, il vento mi scompiglia i capelli. La pioggia si mischia alle lacrime che continuano a fuoriuscire dai miei occhi ormai gonfi di pianto. Faccio un passo in avanti, ho paura.
Chiudo gli occhi, non devo tirarmi indietro proprio adesso, sono vicino a te.
Mi lascio cadere, sto volando. Il vuoto non mette terrore come pensavo, il buio è meglio del dolore che continuo a provare. Il mio cuore lo sente, ci sono quasi.
Park Jimin, aspettami, sto arrivando.
  
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