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Autore: eugeal    11/08/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Annie aveva sempre paragonato Guy di Gisborne al lupo del suo stemma: era una creatura fiera e feroce, capace di addolcirsi tra le sue braccia, ma sempre pericolosa.
Non aveva mai visto quel lupo mettere da parte il suo orgoglio per chiedere perdono, mai prima di allora. E ora era lì in ginocchio accanto al suo letto, apparentemente umile e pentito.
Pensò che avrebbe dovuto dirgli di andare via, che non meritava il suo perdono.
Invece gli mise una mano tra i capelli, affondando le dita tra le ciocche folte e morbide, sorprendendosi di quanto fossero simili a quelli di Seth.
Lo sentì sussultare al suo tocco.
- Guy, se vuoi parlarmi, guardami negli occhi.
Gisborne alzò il viso e la ragazza sospirò nel ritrovare quello sguardo che non aveva mai davvero dimenticato.
- Cosa vuoi da me, Guy di Gisborne? Sei venuto ad assicurarti che io muoia davvero?
- No! - Disse Guy e Annie vide chiaramente il lampo di dolore che gli attraversò lo sguardo.
- E allora perché? Perché dopo tutto questo tempo?
- Sono stato ingiusto con te, vorrei poter rimediare.
- Puoi curarmi? Puoi farmi guarire?
Guy rimase in silenzio e Annie sospirò.
- Lasciami morire in pace, Guy. Basta con le bugie.
- Non erano tutte bugie, Annie.
- Vuoi farmi credere che mi amavi?
- No. Quello non era amore. Stavo bene con te, ma allora non sapevo nemmeno come si facesse ad amare qualcuno.
- E ora lo sai?
- Sì.
Annie lo osservò a lungo e Guy non si sottrasse al suo sguardo anche se era chiaramente turbato. La ragazza iniziò a pensare che forse era davvero sincero.
- Almeno contavo qualcosa per te?
- Eri un po' di calore, l'unico che potessi avere. Lo prendevo come se mi fosse dovuto, ma non lo meritavo affatto.
La ragazza mosse distrattamente la mano che era ancora appoggiata ai capelli di Guy, in una specie di carezza involontaria.
- Forse Robin ha ragione, sei diverso. Meno arrogante, di sicuro. Cosa ti ha fatto abbassare la cresta, Guy di Gisborne?
Per la prima volta da quando era arrivato, sul volto di Guy apparve quel sorriso ironico che Annie aveva visto tanto spesso in passato.
- Parecchie decine di frustate, direi. - Disse Guy e la ragazza lo guardò, stupita. Di certo quella non era la risposta che si era aspettata.
- Davvero?
Guy si alzò da terra per sedere sul bordo del letto e le prese una mano, guidandola perché Annie potesse infilarla sotto i suoi abiti per toccargli la schiena.
La ragazza fece scorrere le dita sulla pelle di Guy, con un gesto che un tempo le era familiare, indugiando sulle cicatrici.
- Eri sempre così teso alla sera... - Sussurrò Annie. - Allora ti massaggiavo la schiena e mi stupivo sempre di come un uomo potesse avere la pelle così liscia...
- Ora non lo è più.
Annie seguì con le dita i contorni delle cicatrici.
- No, non lo è. Deve essere stato molto doloroso.
Guy annuì.
- Sono quasi morto. Ma sai una cosa, Annie? Non lo rimpiango. Mi ha fatto aprire gli occhi su tante cose.
- Toccare da vicino la morte fa questo effetto. Io lo sto scoprendo ora.
Guy la guardò, profondamente turbato.
- Annie...
La ragazza sorrise tristemente.
- È una lacrima quella? Davvero Guy di Gisborne è capace di piangere? Per me, poi?
Gisborne sedette sul letto, appoggiandosi alla testata con la schiena e la prese tra le braccia con un sospiro.
Annie si accoccolò sul suo torace, appoggiando stancamente la testa alla sua spalla.
- Un tempo mi piaceva restare così. Te lo ricordi? Mi piaceva guardare le stelle che si vedevano dalla finestra della tua camera.
Guy annuì, sorridendole tra le lacrime.
- Sì, lo ricordo. Non ero capace di amare, non mi permettevo di farlo, ma il tempo che passavo con te era importante, e questa non è una bugia.
- Davvero, Guy?
- Mi davi calore, per qualche ora eri un rifugio dal gelo del mio mondo. Quando ero con te potevo rilassarmi, smettere di essere in guardia, almeno per un po'.
Annie aveva ancora la mano sulla sua schiena e il calore della pelle di Guy le riscaldava le dita fredde, ma poteva anche sentire quanto fossero rigidi i suoi muscoli.
- Anche adesso sei teso, ma io non ho più la forza di massaggiarti la schiena... - Annie si interruppe con un singhiozzo. - Ho paura, Guy!
Gisborne la tenne stretta e le sfiorò i capelli con un bacio gentile.
- Per stavolta lascia che sia io il tuo rifugio. Affidami la tua paura e la affronteremo insieme. Voglio proteggerti, Annie, per tutte le volte che non l'ho fatto.
La ragazza lo sentì tremare e capì che anche lui aveva paura, che era davvero dispiaciuto per lei.
- Ho provato a dimenticarti, mi dicevo che ti odiavo, che non avevi meritato l'amore che ti avevo dato.
- Era vero. Non lo meritavo.
- Già. Ma non sono mai riuscita a dimenticarti davvero. Anche se avessi voluto non avrei potuto. Seth ti somiglia così tanto... Giorno dopo giorno, ogni volta che lo guardavo mi sembrava di vedere te. E come una stupida, una parte di me si ostinava a sperare che saresti tornato.
- Sono qui, ora.
- Solo perché sto morendo. - Disse Annie, alzando lo sguardo a guardare Guy, e colse il momento esatto in cui qualcosa nell'espressione del cavaliere sembrò sbriciolarsi.
- Mi dispiace! Mi dispiace tanto! - Singhiozzò Guy e anche Annie scoppiò in lacrime.
- Vieni qui, abbracciami! - Lo supplicò con un filo di voce e Gisborne la tenne stretta.
Piansero insieme, abbracciati e Annie si ritrovò ad accarezzare i capelli di Guy per consolarlo.
- Perdonami. - Disse Guy, senza riuscire a smettere di piangere. - Dovrei essere io a darti coraggio. Scusa.
La ragazza avrebbe voluto avere la forza di stringerlo forte, ma poteva a malapena sfiorargli il viso con le dita.
- Non mi dispiace vedere questo lato più debole di Guy di Gisborne, sai? Stai piangendo per me. Non lo ha mai fatto nessuno, sei il primo a farlo e probabilmente anche l'ultimo che lo farà...
Restarono vicini in silenzio, cercando di calmarsi. Annie si sentiva sempre più debole e faticava a respirare bene, ma non voleva che Guy se ne accorgesse.
- Raccontami qualcosa. - Sussurrò. - Dimmi quello che hai fatto in tutto questo tempo.
Gisborne capì che Annie non voleva pensare alla morte che si avvicinava, che quella era l'unica cosa che poteva fare per lei, parlarle per allontanare i suoi pensieri dalla fine che era così evidente sul suo volto.
La sistemò meglio tra le sue braccia in modo che fosse comoda, con la testa appoggiata sul suo cuore e le sorrise, asciugandosi le lacrime con una mano.
- È una storia lunga.
Annie si sforzò di alzare una mano per sfiorargli la guancia con un dito.
- Non ho altri impegni.

Robin lanciò un'occhiata alla porta chiusa della stanza di Annie. Aveva promesso alla ragazza di restare lì fuori, ma ormai pensava che non fosse più necessario. Guy era entrato nella stanza da ore ormai e se ci fossero stati problemi ormai Annie si sarebbe fatta sentire oppure avrebbe mandato via Gisborne.
Sospirò, triste. Quando aveva visto l'aspetto di Annie aveva capito che la lettera di Lady Glasson non era stata esagerata e che la giovane era davvero in punto di morte.
Robin si alzò stiracchiandosi, indolenzito per essere rimasto seduto tanto a lungo e uscì all'aperto per allontanarsi per qualche minuto dall'atmosfera opprimente della casa.
Scorse una donna che trascinava per una mano un bambino in lacrime e Robin non ebbe alcun dubbio che si trattasse di Seth per quanto era somigliante a Guy.
Sorrise ricordando quando lo aveva tenuto tra le braccia da neonato e gli sembrò incredibile vederlo tanto cresciuto.
La donna passò accanto a Robin in fretta e si diresse verso la stanza di Annie, strattonando il bambino piangente.

Annie sorrise. Guy le aveva raccontato tutto quello che gli era successo negli ultimi anni senza nasconderle nulla. Stavolta era abbastanza certa di non sbagliarsi, sentiva che era sincero, ma le sembrava ancora incredibile che il Guy di Gisborne così dipendente dal volere dello sceriffo ora lavorasse al fianco di Robin Hood nei panni del Guardiano Notturno.
Quando Robin le aveva detto che Guy era cambiato, non aveva affatto esagerato.
- Con tutte queste avventure troverai anche il tempo di occuparti di Seth? - Gli chiese con dolcezza e vide la tristezza balenare nei suoi occhi per quello che le sue parole implicavano.
- È bello vedere che un po' ti importa di me. L'ho desiderato per tanto tempo, peccato che debba morire per ottenerlo. No, non scusarti ancora, va bene così. Davvero, Guy. - Gli sfiorò il viso con una carezza. - Fai solo in modo che Seth non debba soffrire per la mia fine. Solo questo, Guy, ti prego. Non abbandonarlo, lui ora ha solo te.
- Non intendevo abbandonarlo nemmeno allora. Sono stato superficiale, ma non sapevo che il soldato a cui lo avevo affidato lo avesse lasciato nella foresta. Non mi sono interessato a lui, non volevo un figlio, è vero, ma non avrei permesso che morisse.
- Lo prenderai con te?
Guy scosse la testa.
- No, non per il momento. Se lo sceriffo scoprisse che ho un figlio, sarebbe in pericolo. Cercherebbe di usarlo per vendicarsi e minacciarmi.
- Allora gli troverai una famiglia? Ti prego Guy, fai che sia amato. Voglio solo che il mio bambino sia felice e potrò morire in pace.
- Non preoccuparti per lui. Avrà tutto l'amore e le cure che potrà desiderare e ti giuro che non lo perderò mai più di vista. Farò in modo che stia bene.
- E tu? Lo amerai? No, scusa, è una domanda stupida. Non puoi saperlo in anticipo, non si può decidere di provare amore, succede e basta. Non si può forzare.
- Ci proverò, te lo prometto. E in ogni caso sarò presente per lui. Finché io sarò in vita, Seth avrà un padre.
Annie annuì. Voleva credergli.
L'idea che il suo bambino restasse solo al mondo era troppo terrificante per non sperare con tutto il cuore che Guy di Gisborne fosse sincero.
La porta si aprì di colpo e Jane rientrò, tirandosi dietro Seth. Il bambino urlava e scalciava e la donna gli lanciò uno sguardo esasperato.
- Io ora devo lavorare, Annie. Te lo lascio qui.
Seth si liberò dalla mano di Jane e fece per correre di nuovo fuori dalla porta per tornare a giocare all'aperto, ma la donna lo afferrò per un braccio e lo rimproverò, punendolo con un pizzicotto e intimandogli di stare buono e restare con la madre.
Un attimo dopo, Jane si trovò con la schiena contro il muro, bloccata dalle mani dell'uomo vestito di nero che era venuto a trovare Annie.
Il cavaliere si era mosso fulmineamente, alzandosi dal letto e afferrandola per le spalle per sbatterla contro la parete e ora la fissava con ferocia.
- Toccalo di nuovo e non ti resteranno abbastanza mani per fargli male. - Ringhiò Guy, accennando a impugnare la spada, poi lasciò andare la donna, spintonandola verso la porta. - E ora fila! Vai via!
Jane corse via e Guy tornò a girarsi verso Annie di scatto: Seth si era arrampicato sul letto e piagnucolava tra le braccia della madre.
Annie gli ravviò i capelli con la mano, canticchiando una melodia e fece cenno a Guy di tornare vicino a lei. Era impressionata dalla velocità con cui Gisborne era scattato per minacciare Jane e, anche se era assurdo, quella reazione la faceva sentire più tranquilla: non sapeva se Guy lo avrebbe mai amato, ma avrebbe difeso Seth da chiunque volesse fargli del male e questo era già molto di più di quanto Annie avesse potuto sperare solo qualche ora prima.
Gisborne si avvicinò al letto, fissando Seth. Il bambino aveva smesso di piangere e si era addormentato al fianco di Annie, stanco dopo una giornata di giochi.
Annie guardò Guy e gli sorrise stancamente. Si sentiva molto debole e sapeva che presto si sarebbe addormentata anche lei, ma non voleva che il cavaliere nero andasse via.
- Resti con me questa notte? - Chiese, guardandolo.
Guy salì sul letto e si stese accanto a lei, accogliendola tra le sue braccia.
- Non ho intenzione di andare da nessuna parte.
Annie gli appoggiò la fronte contro la sua, guardandolo negli occhi.
- Non sei mai rimasto a dormire con me per tutta la notte. Un tempo lo desideravo così tanto...
Guy le accarezzò i capelli e le sfiorò le labbra con un bacio.
Annie gli toccò la bocca con un dito.
- Non dovresti farlo. Non sarebbe giusto nei confronti della donna che ami. Forse non dovresti nemmeno essere qui.
Gisborne scosse la testa.
- Te lo dovevo da tempo. Avrei dovuto comportarmi meglio con te, questa è l'unica cosa che posso fare per rimediare. Marian capirà, anzi se fosse qui sarebbe lei a dirmi di restarti accanto. Va bene così, non devi preoccuparti.
Annie si rannicchiò nel suo abbraccio e chiuse gli occhi con un sospiro felice. Seth dormiva tranquillo aggrappato alla sua camicia da notte e, stretta tra le braccia di Guy, Annie si sentiva al sicuro.
Sentiva il respiro di Gisborne che rallentava mentre anche lui cedeva al sonno e lo baciò sulla guancia.
- Non avrei mai pensato che sarei stata così felice di rivederti... Grazie per essere venuto da me.
Guy la guardò, assonnato, e le sorrise.
- Ora ci sono io, non devi avere paura.
- Non ne ho. Non più.
Guy invece ne aveva, ma non lo disse.
Chiuse gli occhi tenendola stretta e scivolarono entrambi nel sonno.

Robin bussò piano alla porta della stanza di Annie.
Gisborne era rimasto con lei tutta la notte e ormai il sole era già alto nel cielo, ma il cavaliere nero non si era ancora visto.
La sera prima doveva aver terrorizzato una delle servitrici di Lady Glasson perché la donna era scappata via in lacrime, non prima di avergli detto che il suo amico era un pazzo furioso, ma poi non c'erano stati altri incidenti.
Il fuorilegge spinse la porta, non ricevendo alcuna risposta e si avvicinò al letto.
Sia Guy che il bambino erano profondamente addormentati.
In mezzo a loro, con un sorriso sereno sul viso, Annie riposava per sempre.
   
 
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