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Autore: CappelloParlante    11/08/2015    2 recensioni
Irene, cassiera annoiata di un supermercato cittadino, passa le giornate facendo strisciare pacchi di pasta e shampoo alla frutta sulla cassa numero 7, tentando contemporaneamente di fare sorrisi gentili anche alle vecchiette più acide. Matteo, invece, disoccupato a tempo pieno e pignolo per scelta, ama criticare qualsiasi cosa stia abbastanza ferma e che, anche se non necessariamente, respiri. Cosa succederebbe se Matteo il puntiglioso incontrasse Irene, l'esasperata e cocciuta classica ragazza della porta accanto? Sicuramente qualche litigio condito con il sale in offerta nella terza corsia.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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" Come stai, Irene cara?" chiese la signora Rossi facendole un sorriso apprensivo. Irene ricambiò stancamente mentre passava sulla cassa il codice a barre di una confezione di mezze penne "meglio, grazie, almeno il raffreddore è passato" rispose cortese. La signora si avvicinò e prese un sacchetto iniziando a riempirlo "oh, ma guarda te, lavorare con l'influenza" borbottó guardando Irene materna. La ragazza passò l'ultimo prodotto, una confezione di tinta biondo cenere, e aspettò il caratteristico "bip". Poi fece un sorrisetto alla signora e lesse il prezzo "Sono 80 euro e 67 centesimi, signora" mormorò stancamente, appoggiandosi allo schienale della sedia girevole. La vecchina tirò fuori i contanti dal portafoglio e li dispose accuratamete sul bancone "ecco a lei" le disse soddisfatta. Irene lanciò un occhiata ai soldi e iniziò a metterli nella cassa. Sorrise "complimenti, signora Rossi, ancora una volta è riuscita a pagare in modo perfetto, nemmeno un centesimo di più, mi chiedo come faccia ad avere sempre le banconote giuste nel borsello" sussurrò Irene. La signora le fece un sorriso compiaciuto "segreti del mestiere" disse allegra. Poi si chinò, prese i sacchetti colmi di confezioni e si indirizzò verso l'uscita del supermercato "alla prossima, Irene, cara!" la salutò prima di uscire. "Alla prossima" rispose Irene soffocando uno sbadiglio sulla spalla. Voltò lentamente la testa verso la coda infinita di gente che aspettava il suo turno per pagare e sbuffó piano. Il primo della fila era un ometto rotondo con un paio di occhiali rettangolari. "Prego" mormorò Irene sorridendo appena. L'ometto borbottó qualcosa di vago e lasciò la ragazza iniziare a fare strisciare i codici a barre dei prodotti. Quando Irene giunse alla terza confezione di rasoi, Veronica , la sua collega dalle labbra più rifatte del reame, le venne incontro con una faccia preoccupata. " Ire, puoi venire un secondo?"chiese tesa. Irene incarcò un sopracciglio " non posso mollare tutto qui" brontoló accennando con il capo all'ometto sbuffante. Veronica fece un gesto stizzito con la mano "se ne occuperà Sara, tu servi nel reparto igene personale, è di massima importanza" annunciò solenne. Poi, mentre una coda di dieci persone ed Irene la fissava attonita, Veronica fece schioccare le dita smaltate di una mano. "Sara! Qui, subito!" strilló imperiosa. Se Irene avesse avuto un orologio a portata di mano avrebbe di certo notato che, il tempo impiegato dalla povera commessa ad arrivare, era minore ai cinque secondi. Sara si materializzò, così, ansante e rossa in volto, a fianco di Veronica. Portò gli occhiali pesanti che gli erano scivolati sul naso più in alto e prese fiato "cosa c'è, Veronica?" chiese tremante. Veronica sbuffó "ci metti sempre così tanto ad arrivare, Sara...beh, devi prendere il posto di Irene, lei ha di meglio da fare, ora" sussurrò annoiata. Irene si alzò con una smorfia infastidita e lasciò la sedia girevole a Sara. "Inizia pure" rincarò Veronica velenosa prima di condurre Irene nel labirinto dei corridoi. "Ah" sussurrò Veronica melodrammatica "queste nuove commesse, così incapaci...". Irene sbuffó, allontanandosi di qualche passo dall'altra " lei non è assolutamente un'incapace, sei tu che ti diverti a trattarla male" ribattè acida ma sincera come sempre. Veronica alzò gli occhi al cielo "oh, Irene, quando imparerai che non sei la paladina dei diritti delle commesse andrà tutto meglio, magari avrai pure un aumento...lo sai, sono io qui che comando" sospirò lentamente, lanciandole un'occhiata significativa. "Non importa, comunque," tagliò poi corto, tornando al suo classico tono sbrigativo "ora vai, su, reparto igene personale, e non perdere la calma!" strilló svoltando nel corridoio surgelati. Irene scosse la testa e strascicò i piedi sino al corridoio che le era stato detto. Aveva le palpebre cascanti e un braccio totalmente indolenzito, tutto ciò unito ad una buona dose di sonno arretrato la rendeva molto simile ad uno zombie ansimante. Quando arrivò nella corsia che le era stata indicata fu sorpresa dal trovare solo un ragazzo parecchio alto che guardava male l'etichetta apiccicata ad un pacchetto di assorbenti. Irene, pregando in tutte le lingue a lei conosciute che non fosse un maniaco, gli si avvicinò sorridendo timorosa "salve, è lei che ha bisogno di aiuto?" domandò cortese. Il ragazzo non si voltò subito verso di lei. Finì in tutta calma di leggere le scritte sul pacco, poi abbassò le mani e guardò Irene attraverso le lenti sottili degli occhiali "si. Direi proprio di si" borbottó irritato, facendo scurire i suoi due occhi azzurri. Irene tentò un altro sorriso e inghiottì uno sbadiglio"bene, cosa posso fare per lei?" domandò appoggiando una mano allo scaffale per sorreggersi. Il venerdì sera era sempre l'orario peggiore. "Beh" cominciò il ragazzo, la voce calma e leggermente irritata "questi assorbenti promettono miracoli, ma, se legge qua dietro, potrà notare anche lei che sono composti da sostanze che potrebbero creare allergie in persone predisposte, e, sopratutto, che sul pacchetto non c'è scritto nessun avviso" spiegò accademico guardandola serio. Irene sentì appena girare la testa "ehm" mormorò confusa "non che io ci capisca molto di queste cose, ma sono piuttosto certa che, se ci fosse stato qualche problema, ne saremmo stati già al corrente" borbottó incerta. Perché le dovevano capitare soltanto pensionati in cerca della pasta per la dentiera o pazzi che si mettevano a leggere le indicazioni sui pacchi fi assorbenti? Il ragazzo annuì brevemente "si, certo, ma mi pare strano che siate così poco professionali" buttò li con nonchalance. Irene sentì le guance colorarsi di rosso per la rabbia "noi siamo professionali" sillabò irritata "e anche molto. La ditta che spedisce questi assorbenti dovrebbe prendersi queste responsabilità, non noi, e, oltretutto, se proprio le interessa, sono assorbenti molto validi, io uso solo quelli". Fu il turno del ragazzo di arrossire lievemente, ma per l'imbarazzo "in ogni caso potreste fare reclamo" propose serio, tentando di far calmare la ragazza. Irene, che in tutta onestà non vedeva l'ora che arrivasse l'orario serale di chiusura, si limitò ad assecondarlo " provvederemo" mormorò stancamente. "Bene, ne sono felice" esclamò il ragazzo, per poi aprirsi in un sorriso luminoso. Irene era certa che fosse solo uno stupido topo da biblioteca che si divertiva ad infastidire commesse stanche, ma dovette ammettere che il suo sorriso era davvero molto carino. Scosse appena il capo e distolse lo sguardo "allora io vado" disse, felice di potere levarsi la divisa scomoda del supermercato e di tornare a casa. Mentre stava per voltarsi la raggiunse la voce piccata del ragazzo "ma io non ho ancora finito" mormorò con una voce flebile da bambino. Irene sbuffó "cosa c'è ancora?" sibilò stancamente. Gli occhi azzurri del ragazzo si illuminarono "lo shampoo!" trillò allegro "lo shampoo è pieno zeppo di problemi" assicurò trascinando Irene sino allo scaffale dei saponi. In quell'esatto secondo la voce terrorizzata di Sara annunciò a tutti i presenti nel supermercato che il negozio avrebbe chiuso entro pochi minuti. "Accidenti!" esclamò Irene con un sorriso da orecchio a orecchio, allontanandosi dal ragazzo " come mi dispiace". Davanti alla faccia offesa del ragazzo Irene tentò una smorfia dispiaciuta "purtroppo stiamo chiudendo, e lei deve uscire" disse categorica. Senza aspettare una risposta cominciò a spingere il ragazzo lungo i corridoi. "Ma io volevo..." iniziò lui debolmente, provando a piantare i talloni a terra per opporre resistenza "niente ma, torna domani e proverò ad accontentare le tue assurde richieste" lo interruppe Irene, le mani che premevano sulla schiena ossuta di lui. Diede un ultima spinta al ragazzo e lo fece uscire dalle porte scorrevoli del supermercato. "Beh" il ragazzo parve in imbarazzo "Grazie mille. Non molte persone sono così pazienti con me". Irene,ferma sulla porta, fece un sorrisetto "credimi, sono la persona meno paziente del mondo" assicurò ridacchiando. Il ragazzo si unì a lei "e io il più noioso. Diciamo che non siamo propriamente compatibili" mormorò sorridente "in ogni caso, tutto può essere" annunciò enigmatico andandole vicino. "Io sono Matteo" sussurrò poi piano. Irene fissò i suo occhioni azzurri e sorrise "a domani, Matteo". Matteo. Era proprio un bel nome.

   
 
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