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Autore: CowgirlSara    12/08/2015    5 recensioni
Prendete Steve, Danny, un arresto rocambolesco, un finale in infermeria e l'ennesimo fraintendimento sui rapporti tra i due. In più metteteci una collega shipper, una porta chiusa, frasi fraintendibili e infermiere impiccione... Questa volta, la coppia che non è una coppia, capirà le proprie potenzialità?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danny Williams, Steve McGarrett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un affare spinoso
E esordiamo in un altro fandom... Che vi devo dire, si può guardare una serie per anni, magari un po' distrattamente, ma più o meno dall'inizio, e accorgersi solo ora dei McDanno? Sì, si può, eccomi qua.
In meno di un mese dalla mia epifania, dopo essermi drogata di ff ed episodi, dovevo scrivere qualcosa! La prima idea che mi è venuta è questa. Vagamente ispirata, nella prima parte, ad una scena del film “Senti chi parla”, chi lo ha visto non avrà difficoltà a riconoscerla ^_^

I personaggi usati appartengono ai loro legittimi autori e detentori dei diritti, la storia non è scritta a scopo di lucro.
I versi usati nell'introduzione sono dalla canzone “Heart to heart” di James Blunt.

Aspetto i vostri commenti!
Buona lettura!


- Un affare spinoso -

If you need a hand to hold
 I'll come running, because
 You and I won't part till we die
 You should know
 We see eye to eye, heart to heart


Chin girò l'angolo del corridoio e vide subito Kono ferma davanti ad un porta a qualche metro da lui. La ragazza sembrava in ascolto, la mano ferma sulla maniglia e l'espressione un po' sconcertata.

"Kono..." La chiamò l'uomo.
Lei alzò gli occhi, allarmata, e gli fece cenno di stare in silenzio. Lui si avvicinò e mimò con le labbra un 'che succede', la cugina gli fece capire a gesti di ascoltare i rumori provenienti dalla stanza chiusa.
La prima cosa che Chin riuscì a sentire furono dei grugniti e gemiti confusi, una voce maschile affannata che sembrava proprio nel bel mezzo di un amplesso... Ma cosa? Che diavolo stava succedendo? E sua cugina? Era diventata una specie di guardona? La occhieggiò con rimprovero e stava per redarguirla, quando...
"Sta fermo, Danny!" La voce imperiosa di Steve McGarrett gli fece spalancare gli occhi e voltare di nuovo verso la porta.
"Parli bene tu, ma sono io che ce l'ho dentro!" Rispose immediato il detective Williams, con tono scocciato, senza fiato.
Chin guardò Kono, lei lo fissava con gli occhi spalancati, una strana luce eccitata nelle iridi scure. Ok, era già capitato che loro due parlassero della particolare e fortissima complicità tra Steve e Danny, ma questo... Questo che cos'era?!
"Sì, ma se ti muovi così ti faccio male!" Continuò il Comandante con voce più dolce.
"Ma è enorme, babe... Cazzo, non spingere!" Replicò alterato l'altro.
Un altro sguardo allarmato passò tra i due fuori dalla porta, ma, sul viso di Kono, si trasformò subito in un sorrisetto malizioso. Chin le fece un gesto netto per ordinarle di smettere.
"Così va bene, Danno..." Disse Steve con tono soffice.
"Dio, sì... sìsìsì..."
"Entriamo." Sentenziò Chin.
"Cosa?!" Esclamo la ragazza. "No... Vuoi traumatizzarmi l'esistenza? Io sono giovane!"
"Bugiarda, non vedi l'ora di sapere che succede!" Replicò il cugino, poi bussò alla porta grigia che avevano di fronte.
"Sì?" Rispose subito la voce di Steve.
"Siamo Chin e Kono, possiamo entrare?" Chiese.
"Certo." Li autorizzò il Comandante.
La scena che si trovarono di fronte non era esattamente quella che si aspettavano.
Sul lettino della medicheria c'era Danny, in camicia, cravatta e mutande, steso su un fianco; la gamba ed il braccio coperti da punti rossi. Seduto davanti a lui, vicino ad un tavolino per medicazioni, c'era Steve con una pinza chirurgica in mano.
“Ma che cosa...” Esalò Chin.
“Quando ci hanno detto che eravate in medicheria, pensavamo vi avessero sparato.” Soggiunse Kono.
“Magari!” Sbottò Danny.
“Stiamo bene...” Fece Steve.
“Parla per te.” Lo interruppe il collega.
“Il sospettato?” Riprese il comandante, mentre posava la pinza e si voltava verso gli altri due componenti del team.
“In custodia.” Rispose Chin. “Volevo assicurarmi che voi foste a posto, prima di andare ad interrogarlo.”
“Si può sapere come è andata?” Chiese allora la ragazza.
“Lui ha preso una testata dal sospettato, mentre io...” Spiegò Williams. “...sono caduto su un cespuglio di cactus!”
Chin e Kono spalancarono gli occhi all'unisono. Steve li guardò e si strinse nelle spalle con una smorfia rassegnata.
“Anzi, per la precisione, è stato il qui presente Comandante McGarrett a farmi cadere su un cespuglio di cactus dai lunghi e acuminati aculei!”
“Ti ho detto salta, Danny!” Replicò Steve stufo.
“Mi hai detto salta, non salta in lungo!” Ribatté l'amico, accompagnandosi con un gesto teatrale.
Gli altri due si scambiarono un'occhiata retorica, divertiti dall'ennesimo battibecco tra i superiori.
“Quante altre volte devo scusarmi con te?” Domandò Steve.
“Finché non deciderò che è abbastanza.” Rispose Danny. “E no, non provare ancora a fare gli occhi da cucciolo, non ci casco Steven, smetti subito!”
“Fammi almeno togliere qualche altra spina, Danno...”
“Nemmeno per sogno, sei uno scalzacani, mi fai malissimo!” Esclamò Williams. “Aspetterò l'infermiera...”
“Guarda che ho una discreta preparazione in tecniche di primo soccorso, potrei...”
“Cosa? Farmi venire un'infezione da spine di cactus? Non voglio morire per un'infezione da spine di cactus, non ti sembra un modo idiota di morire?”
“Nessuno è mai morto per una cosa del genere.” Dichiarò serio McGarrett.
“Disse il grande Navy SEAL, probabilmente sopravvissuto al morso di uno scorpione imperiale velenosissimo delle isole Andamane!”
“Non sono mai stato nelle isole Andamane.” Precisò Steve, alzando la mano.
“Questo non cambia il fatto che non metterai le mani sul mio sedere!”
“Andiamo, come se fosse la prima volta!” Esclamò Kono ridacchiando.
Un silenzio molto poco confortevole scese nella stanza, mentre tre paia di occhi si fissavano sulla ragazza mettendola estremamente a disagio.
“Come hai detto, scusa?” Fece Danny.
“I... io...” Tentò lei. “Chin!”
“Cosa?!”
“Aiutami!”
“Non ho niente da dire su questa faccenda.” Fece il cugino, alzando le mani.
“Traditore...” Sbuffò Kono, prima di incrociare le braccia e fare il broncio.
“Hai capito che succede qui?” Fece Danny, rivolto a Steve. “Cosa pensano di noi questi due?” Aggiunse, indicando i due hawaiani.
“Veramente no...” Rispose lui con espressione ingenua.
“Certo che sei perspicace per essere stato anni nei servizi segreti della Marina...” Ribatté acido l'altro. “I due cuginetti qui, pensano che io e te facciamo sesso.”
Steve si strinse nelle spalle con un sorrisetto ovvio. “È un problema?”
“Se è un problema! Lui domanda se è un problema!” Sbottò Williams, mettendosi a sedere sul bordo del lettino e gesticolando contro il suo superiore. “In questa stanza c'è un gigantesco elefante arcobaleno che sta per schiacciarci tutti e lui non vede il problema!”
“Un... elefante arcobaleno...” Lo sguardo di Steve si fece accigliato. “Danno, non farmi preoccupare, dimmelo se hai battuto la testa, ti facciamo fare una TAC...”
“Non ho sbattuto la testa, sei tu che hai fatto a cornate con quel rinoceronte di duecento chili che abbiamo arrestato oggi.” Spiegò lui con tono polemico. “Io ero abbracciato ad un fottutissimo cactus, Steven.”
Steve cercò di non ridere, stringendosi le narici tra pollice e indice. Il tentativo non fu dei migliori e strappò un grugnito a Danny.
“Capo, sei sicuro che la testata non te l'abbia data lui?” S'informò Chin, indicando Williams col pollice. Il comandante lo guardò, cercando ancora di trattenere una risata.
“Non ci arriva...” Esalò a mezza voce.
“Io ti picchio.” Affermò Danny, del tutto calmo. “Adesso ti lego alla sedia con lo scotch e ti picchio.”
“Ragazzi.” Intervenne maliziosa Kono. “Questa fantasie tenetele per dopo...”
“Signori, scusate se v'interrompo.” Annunciò una voce alle loro spalle.
Si voltarono tutti verso la porta, dove sostava una corpulenta infermiera hawaiana dal piglio severo. In mano aveva una cartellina e la stava consultando.
“Cerco il Tenente Danny Williams.”
“Sono io.” Rispose l'interessato, alzando una mano.
“Qui leggo...” Sollevò una pagina della cartellina. “...che ha riportato escoriazioni e abrasioni per una caduta su... un cactus.” La donna sollevò gli occhi e guardò Danny con un ghigno sardonico. “Mi spiega come cavolo ha fatto a cadere su cactus?”
“È stato un incidente di servizio.” Spiegò subito Steve.
“È soltanto colpa sua.” Dichiarò invece Danny, sovrastando le parole dell'amico. Steve lo guardò con espressione colpevole. “Cosa ti ho detto degli occhioni da cucciolo?”
“Sicuramente che sono adorabili.” Sostenne l'infermiera con voce stucchevole.
McGarrett le rivolse un sorriso grato, mentre Danny borbottava sul potere dei feromoni maschili emessi dal suo amico.
“Adesso, però, devo chiedervi di uscire.” Riprese la donna dall'uniforme lilla. “Sta arrivando il dottore per rimuovere i corpi estranei dalle ferite del Tenente Williams.”
“Posso restare?” Chiese McGarrett.
“Siete sposati?” Replicò l'infermiera.
Danny fece un'espressione retorica e allargò le braccia. Steve sorrise amabile.
“No, non ancora.” Rispose poi.
Williams si girò con tutto il busto verso di lui, regalandosi dolorose punture lungo tutta la coscia coperta di spine e gl'indicò la porta con sguardo omicida.
“Esci. di. Qui.” Gli ordinò perentorio.
Steve ridacchiò. “Ti aspetto fuori, amore.” Fece poi.
Il rotolo dello scotch colpì la porta nel punto dove un attimo prima c'era la sua faccia.



La sala d'attesa era silenziosa, le luci abbassate per il turno di notte e Steve cominciava ad annoiarsi a causa dell'attesa. Proprio in quel momento la porta dell'ambulatorio si aprì e lui si avvicinò.

Danny ed il dottore uscirono insieme e scambiarono ancora qualche parola, prima di salutarsi, poi il detective si diresse verso il collega.
McGarrett riuscì a stento a trattenere una risata ma non s'impedì un sorriso molto divertito, mentre Williams procedeva verso di lui con espressione retorica e le braccia allargate. La manica sinistra della sua camicia gessata era tagliata ed il braccio era un cimitero di cerotti; in mano aveva una busta rosa che sembrava contenere i suoi indumenti mancanti. Sì, mancanti, perché Danny non portava i pantaloni, ma un lenzuolo bianco drappeggiato intorno ai fianchi che lo copriva fino ai piedi.
"Ti dona lo stile Mahtma Gandhi." Commentò Steve.
"Sai, darmi alla non violenza era l'unico modo per non farti del male." Ribatté Danny.
"Tu non mi faresti mai del male..."
"Non ci giurerei... hanno tagliato via i miei pantaloni preferiti." Fece l'altro, sventolando il sacchetto che aveva in mano.
"Mi spiace, ti facevano un bel sedere." Affermò rammaricato l'amico.
"Io ho sempre un bel sedere McGarrett!" Esclamò lui, mentre si dirigeva al banco.
“Oh, su questo non ci sono proprio dubbi...” Sostenne Steve, seguendolo con gli occhi puntati proprio lì.
“Distogli i tuoi occhi lascivi dal mio didietro!” Lo rimproverò Danny, fermandosi davanti al bancone dietro cui sostava la stessa infermiera che lo aveva assistito. “Prima di domani ve lo rimando in ambulanza.” Disse lui, indicando Steve col pollice.
La donna lo attirò a se con un gesto della mano e un'espressione cospirativa. “Sei sicuro, tesoro?” Gli domandò. “Insomma, guardarlo.”
Entrambi dedicarono un'occhiata a McGarrett, che aspettava tranquillo dedicandosi alla lettura di un volantino appeso alla bacheca di fronte. Non che Danny avesse bisogno di questo per ricordare che Steve era un notevole esemplare umano. Un grande, proporzionato e muscoloso essere umano... Poi lui si girò e gli fece un sorriso dolce e accomodante e Williams ebbe un vago vuoto allo stomaco. Tornò a guardare l'infermiera.
“La mia prescrizione?” Chiese l'uomo.
L'infermiera fece una smorfia e gli passò la ricetta. Danny fece per prenderla, ma lei la trattenne, costringendolo a guardarla negli occhi.
“Ragazzo, dammi retta.” Fece la donna. “Adesso portalo a casa e perdonalo in modo molto creativo.”
“Che... che cosa significa?” L'interrogò lui.
Lei si sollevò un po' dalla poltroncina per parlargli più da vicino. “Scopatelo in tutte le posizioni umanamente possibili.” Sussurrò decisa, poi tornò a sedersi composta. “Io non ti ho detto niente...” Aggiunse con un gesto enfatico.
“Veramente noi due non...” Tentò Danny.
“Certo, tesoro, certo...” Lo bloccò l'infermiera sventolando la sua grande mano.



Quando si rivolsero di nuovo la parola erano già nel parcheggio, diretti alla Camaro.

“Come ti senti?” Domandò Steve.
“Beh, ho il braccio e la gamba intorpiditi dalla lidocaina, una prescrizione per una pomata antibiotica da dare due volte al giorno per tre giorni e il dottore mi ha detto che potrei soffrire di un forte prurito... come pensi che mi senta?” Rispose Danny.
“Paranoico e lagnoso dici che siano aggettivi calzanti?”
“Steven, tu dovresti farti perdonare da me.” Gli ricordò lui. “Tipo procurandomi qualcosa di dolce che non sia granita all'ananas e somigli più a una New York Cheesecake, ma siccome su quest'isola non esiste nulla che non sia al mango, alla papaya o... all'ananas, cosa pensi di fare per migliorare la tua posizione?”
“Posso farti da infermiere?” Suggerì speranzoso, ma con un sorriso velato di malizia.
“Non sei molto delicato.” Obiettò l'altro.
“Sei veramente antipatico.” Replicò con una faccina offesa, sbatacchiando le sue lunghe ciglia. “Cosa dovrei fare allora? Seguire i consigli della vera infermiera?”
Danny si girò con la bocca spalancata e un'espressione esterrefatta. “Hai sentito?!”
“Certo che sì, Danno.” Rispose Steve, un sorrisetto furbo e compiaciuto sulle labbra.
Danny avvampò e distolse lo sguardo mentre raggiungeva il lato passeggero della macchina. La sua faccia aveva assunto una nuova sfumatura di rosso fosforescente che probabilmente poteva essere avvistato dallo spazio. Steve si concesse un altro sorriso soddisfatto e salì al posto di guida.
“Noi non faremo sesso, Steven.” Dichiarò serio Williams, mentre lui stava per mettere in moto.
“Certo, Danno.”
La sua risposta dovette risultare un po' troppo sarcastica, perché il suo partner si voltò verso di lui con un'espressione omicida.
“No, seriamente.” Fece, fissandolo torvo. “Perché la gente continua a pensare che noi due abbiamo una relazione impropria?”
“Impropria... Davvero?” Replicò McGarrett improvvisamente serio.
“Sì!” Sbottò Danny. “Noi siamo amici, siamo colleghi, siamo... eterosessuali...” Ok, la faccia di Steve esprimeva un giudizio implacabile. “Va bene, tu sei un marinaio, forse potresti aver avuto delle esperienze... extra.”
“Potrei...”
“La smetti di parlare a monosillabi, troglodita che non sei altro?” Lo rimbrottò. “Sto solo cercando una spiegazione al fatto che la gente continui a scambiarci per una coppia.”
“Perché lo siamo.” Fu la glaciale risposta di Steve.
La faccia esterrefatta che Danny gli dedicò avrebbe meritato una foto ricordo, ma al momento lui era un po' offeso e preferì mettere in moto e prendere la strada di casa.



“Che vuol dire?” Mormorò la voce di Danny dopo un lungo e poco confortevole silenzio.

“Cosa?” Chiese Steve intento alla guida.
“Quello che hai detto prima.”
Lui si lasciò andare ad un sospiro affranto, fermando la macchina ad un semaforo rosso. Dio, perché lo costringeva a tirare fuori certe cose? A dirle a voce alta? Non era ovvio? Guardò l'amico.
“Potrà essere platonica, ma è una relazione, Danny.” Affermò calmo, nonostante non lo fosse affatto. “Fin dall'inizio, tra noi, c'è stato qualcosa di molto forte.”
“Cosa intendi?” L'interrogò.
“Un... legame più profondo...” Spiegò Steve, fissandolo negli occhi. “Non dirmi che tu non lo senti.”
Continuarono a guardarsi finché il semaforo non tornò verde e la Camaro riprese la strada. Scese di nuovo il silenzio e Danny tenne lo sguardo fisso sulla strada, resistendo all'impulso di guardare ancora l'amico. Poi riconobbe il percorso: stavano andando a casa McGarrett.
“A casa tua?” Domandò allora Danny con tono polemico.
“Non ti lascio da solo e qui c'è più spazio.” Fu la risposta secca dell'altro.
Pochi minuti dopo parcheggiarono davanti all'abitazione del comandante. Entrambi scesero dall'auto, ma Danny si accorse subito che la sua andatura era barcollante a causa dell'anestetico nella gamba sinistra. Si fermò, cercando di stabilizzarsi, ma arrivò Steve che lo prese per le spalle facendolo appoggiare al proprio corpo.
“Hey.” Fece Williams dopo qualche passo.
“Sì?”
Lui non alzava gli occhi nei suoi e sembrava fosse di nuovo un po' arrossito, ma strinse appena la mano che aveva sul fianco di Steve.
“Magari lo sento anche io, quel legame di cui parlavi prima...” Biascicò a testa bassa.
L'amico non poté trattenere un sorriso compiaciuto e strinse di più la presa sulle sue spalle. Danny, però, sollevò all'improvviso uno sguardo determinato e gli puntò contro l'indice.
“Questo non significa che faremo sesso!” Precisò quindi.
Steve gli dedicò un sorriso divertito e dolcissimo. “Certo, Danno, come vuoi tu.” Gli disse, accompagnandolo fin dentro casa, dove lo lasciò accomodarsi sul divano. “Sono un uomo paziente, io...” Mormorò poi, prima di dirigersi in cucina.
“Come hai detto?”
“Niente, niente... Vuoi una birra?”
Danny sorrise più consapevole, guardando la bella schiena di Steve scomparire in cucina. Quando tornò con le bottiglie, si spostarono fuori sul lanai a guardare l'oceano, in quel silenzio perfetto che era soltanto loro.
Un'altra giornata finiva e loro erano insieme. Un po' acciaccati e stanchi, un po' confusi. Con una birra in mano e troppe cose che non riuscivano a dirsi. Ma erano insieme. A quanto pare erano già una coppia, forse con un po' di tempo potevano diventarlo davvero.





   
 
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