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Autore: _Nishitzu_    12/08/2015    0 recensioni
In una notte di stelle cadenti come può essere la notte di San Lorenzo per noi, il giovanissimo Sora riceve la visita inaspettata di una stella morente; come ultimo desiderio, quella stella gli chiede soltanto di ritrovare la sua persona importante, la sua altra metà.
Sora, non capendo, va avanti crescendo come ogni bambino che si trasforma in adulto, finché, dopo tanto tempo, finalmente capisce che la persona che stava cercando era esattamente sotto il suo naso.
Riuscirà però ad esaudire quel desiderio lontano prima che sia troppo tardi? O la sua crescita ha richiesto così tanto tempo da impedirgli di dare a quella stella un'ultima scintilla di felicità?
Post Kingdom Hearts II. Riferimenti a Kingdom Hearts Birth by Sleep.
Pairings Riku/Sora, Terra/Ventus.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Riku, Sora, Terra, Ventus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep, Kingdom Hearts II
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Era una notte di Agosto, il cielo terso pieno di stelle brillanti, così grandi da sembrare quasi raggiungibili solo allungando la mano; sulla spiaggia, la notte aveva steso un velo di pace, interrotto solo dal frusciare delle onde del mare, che infrangendosi sul bagnasciuga, creavano insieme alla brezza marina una melodia unica nel suo genere. 
Là, sulla sabbia fresca, appena poco più su della linea delle onde, sedeva un ragazzino, il viso dai tratti infantili rivolto verso l'alto, i grandi occhi azzurri spalancati quasi ad assorbire l'enormità del cielo stellato, le mani alzate verso il cielo, quasi a volerlo abbracciare, o forse a pregare per qualcosa a cui ancora non sapeva dare un nome; sembrava trepidante, il bambino, le guance arrossate dall'eccitazione e dal vento, mentre il suo sguardo scrutava il cielo. 
Quella, infatti, era notte speciale: una volta all'anno, proprio in quel giorno, una pioggia di meteoriti era visibile proprio dal quel punto, in quella stessa spiaggia persa chissà dove; e non era forse un evento magico? Che in tutti i mondi possibili, sotto quello stesso cielo, una volta all'anno mille stelle brillanti cadevano e si portavano via miliardi di desideri? 
Eppure quel bambino non era alla ricerca di un desiderio, ma bensì di una stella particolare. 


Eccola, che cominciava: ci fu un attimo in cui tutto fu calmo, il silenzio della notte e del sonno ristoratore di tutte le creature a regnare supremo, intanto che l'universo intero sembrava trattenere il respiro, e poi, eccola, la prima scia. 
A quella ne seguì un'altra, timida, e poi due, finché non divennero dieci, cento, e mille infine. 
E il ragazzino guardava, imperterrito, incurante del freddo, della stanchezza e del tempo; rimaneva fisso con lo sguardo rivolto verso l'alto, a cercare quella stella. 
Finché, persa quasi nella scia delle altre...eccola, là, all'orizzonte, appena visibile, flebile e stanca, veloce sempre più bassa. 
Aspetta...aspetta ancora un attimo...e poi scomparve, così com'era venuta. 
Eppure, sparita la stella, annegata tra le acque tranquille e profonde dell'oceano, la sua luce rimase; serpeggiò sulla superficie argentea che era il mare illuminato dalla luna in un ultimo sforzo, un'ultima speranza, e quasi come se sapesse cosa cercare, trovò quel bambino solitario sulla spiaggia, che vedendola, non scappò di paura, ma bensì la accolse come se fosse una vecchia amica ritornata dopo un lungo faticoso viaggio. 
A braccia aperte. 

La luce, allora, non si fece pregare; poiché così a lungo aveva desiderato di trovare una casa dove riposare, senza fretta, ormai morente, si poggiò delicatamente sulla spalla del ragazzino, prima di lasciarsi accogliere da quel cuore puro, per venire assorbita e continuare a sopravvivere nella prossima vita, che, anche se non le apparteneva del tutto, l'avrebbe ricordata in un eco lontano.
Tuttavia, prima di sparire del tutto, quella luce aveva un desiderio. 
Il ragazzino si trovò spiazzato: una stella con un desiderio? Eppure, in tutta la sua innocenza di bambino, e nella generosità che avrebbe avuto anche da adulto, egli disse alla stella che l'avrebbe ascoltata; e così, senza preavviso, lui si trovò catapultato in un sogno confuso dove i visi delle persone a lui a care gli scorrevano davanti al volto, insieme a frammenti di memorie e di esperienze passate con loro, mentre era costretto ad inseguire una strana sensazione che gli diceva di cercare, cercare qualcosa che gli mancava. 
Corse, per luoghi che non aveva mai visto: un castello dalle pareti bianche e alte guglie azzurre, una giungla, un paese bizzarro con carte che si muovevano, e altro ancora; corse fino a non avere più fiato, corse finché la sensazione che provava dentro di sé non divenne così grande e angosciosa da togliergli il respiro, corse fino a rimanere senza forze, e anche allora, non si arrese. 

Doveva trovare quella cosa che gli mancava. 

Doveva o sarebbero morti sia lui che la luce di quella stella così stanca. 
Alla fine, fu il suo percorso, che si interruppe all'improvviso in quello che pareva essere un pezzo di qualcosa in mezzo al nulla, un frammento solido in mezzo alle tenebre, ad interrompere la sua ricerca forsennata; si ritrovò, quindi, stanco, triste e deluso, a fronteggiare la sua nuova amica, che sfarfallava, quasi al limite, volteggiando elegantemente davanti ai suoi occhi. 

E' arrivato il momento

 

 

disse la luce,

e il ragazzino ne avvertì la voce lieve dentro i suoi pensieri; dritto nel suo cuore. 

 

Tanto tempo fa, tu mi hai prestato qualcosa. 
Qualcosa che mi mancava. 
E' ora che io te la restituisca. 

Il bambino proprio non comprendeva il discorso, ma sapeva che era una cosa importante, quindi rimase in silenzio, accogliendo le parole di quella stella dentro di sé. 
Erano preziose, e dovevano essere custodite.
Un giorno sarebbe stato abbastanza saggio da capirle. 

 

Mi sta bene che il mio tempo sia scaduto. 
Però, ho una richiesta, anche se so 

che non ne ho il diritto. 

Diritto? Per cosa? 
Al bambino poco importava. 
"Dimmi, che cosa vorresti?" 

chiese quindi lui. 
E non furono parole, fu il cuore stesso a parlare. 

Ho un ultimo desiderio, 

prima di andare.
...

Trovalo, perfavore. 

Trova quella persona così importante. 
...e salvala. 
Perché io non ci sono riuscito. 

 

E quella richiesta fu così triste, che lacrime presero a scendere dagli occhi del ragazzino; chi poteva essere così crudele da negare un ultimo desiderio del genere? 
L'avrebbe trovata si disse, per quella luce. 
Per tutta la fatica che era stata fatta, con i sacrifici, il sangue e l'innocenza. 
Anche se ancora, lui, queste cose non le capiva del tutto; erano cose da grandi. 

 

...E per te.

Fallo per te. 

Perché arriverà il giorno in cui capirai. 

Quella fu l'ultima frase che fu pronunciata, prima la lucciola che gli volteggiava davanti al viso iniziasse a sfaldarsi, sparendo del tutto pochi istanti dopo. 
Sul subito, il bambino si sentì di nuovo completo, al sicuro; ma con il tempo, lo sapeva, le cose sarebbero cambiate. 
Allora, avrebbe mantenuto la sua promessa, e avrebbe cercato, instancabile, senza arrendersi. 
Per lei, la stella. 
Per se stesso. 
Per quell'ultimo desiderio.

 

 

 

Sora si svegliò di soprassalto, i tentacoli di quel sogno stranissimo che ancora lo avvolgevano; non ricordava più bene cosa avesse sognato, tuttavia, qualcosa dentro il suo cuore gli parlava di memorie di un bambino, e di qualcosa che andava trovato, e salvato. 
Grugnendo, guardò la sveglia poggiata sul comodino: segnava l'una di notte. 
Che ci faceva sveglio a quell'ora? Ormai non c'erano mondi da salvare, e non era più un bambino piccolo, che ancora si eccitava all'idea di stare alzato oltre l'orario della nanna, avrebbe dovuto già crescere e smetterla di preoccuparsi per cose inutili; per giunta, ora che era a casa e Kairi e Riku erano al sicuro....
Sora tornò a chiudere gli occhi, pronto a rimettersi a dormire, quando all'improvviso, il pensiero di Riku che aveva avuto qualche istante prima gli fece scattare qualcosa nella testa e nell'animo: in un onda travolgente, i dettagli del sogno che aveva avuto lo sommersero, lasciandolo senza respiro. 
Ricerca? 
Cercare?
Persona importante? 
Un legame indissolubile, cuori in sincro? 
Gli suonavano familiari, quelle parole...e non solo perché ora era in grado di capirle, ma anche perché quelle esperienze, lui le aveva già vissute; sì, aveva già cercato ovunque per quella sua persona unica, importante, ed era anche riuscito a salvarla. Più o meno. 

Ho cercato ovunque per trovarti! 

 

 

Riku? Significa che sta bene? Potrò rivederlo!

 

 

 

E' possibile che sia stato Riku, no? 

 

 

Sei tu, Riku? ...Aspettami! Dove vai? 


Sì, Sora decisamente l'aveva vissuta un'esperienza del genere.
Vuoi vedere che...? 
Il giovane scavò nella sua memoria, e con fatica, cercando di guardare con obiettività gli eventi, senza lasciare che il dolore ancora troppo fresco lo sviasse, trovò quello che cercava: quel giorno, quando Kairi gli aveva mostrato che sotto l'aspetto di Ansem si celava Riku, il ragazzo aveva visto anche qualcos'altro, una luce flebile, strana. Non ci aveva fatto caso, sul subito, troppo preso dal sollievo di aver finalmente ritrovato la sua persona importante, il suo migliore amico, però ripensandoci così a mente fredda...
Non c'erano dubbi. 
Aspetta ma...che giorno era? Che notte era quella?? 
Affannato, colpito da un'ansia che non capiva, il ragazzo corse a consultare il calendario, e con orrore notò che la data era proprio quella: 10 Agosto, la notte della pioggia di meteore. 
La stessa notte in cui, molti anni prima, aveva promesso ad una stella morente di trovare la sua altra metà. 
...Finalmente capiva, ma era troppo tardi. 
Sora seppellì il viso tra le mani, sconsolato, prima di guardare fuori dalla sua finestra il cielo stellato, dove le prime timide scie si facevano largo tra gli altri astri immobili, spegnendosi, in silenzio; proprio come stava facendo la sua speranza. 
Aveva fallito. 
Però, un momento, si fermò a riflettere solo per un istante: lui aveva anche promesso che, qualsiasi cosa fosse successa, non si sarebbe arreso; aveva promesso di rispettare i sacrifici fatti, suoi, ora, e dell'altra persona che ci aveva messo così tanto impegno, e aveva sofferto così tanto, solo per quell'unico piccolo spiraglio. Non solo non doveva, non poteva proprio mollare; rinnovata la sua determinazione, il giovane si vestì con i suoi soliti abiti, e senza curarsi di non fare rumore per non svegliare sua madre, corse fuori nella notte, diretto verso l'abitazione del suo migliore amico. 
La loro isola natia era piuttosto piccola, così come il villaggio in cui vivevano, perciò Sora non ci mise molto a raggiungere la casa di Riku, eppure, nonostante la velocità con cui aveva corso, nonostante la distanza breve, il ragazzo si sentiva teso allo spasmo, come se fosse in ritardo ad una cerimonia che non si sarebbe mai più svolta in tutta la sua vita, e di cui lui era l'ospite d'onore. Come essere in ritardo al proprio matrimonio: le farfalle nello stomaco, il nervosismo...l'incertezza e la speranza, la speranza di una gioia senza fine che verrà dopo il compimento dei voti. Fu con quei sentimenti che gli agitavano il cuore che Sora balzò, usando le sue abilità e sfruttando la finestra aperta che dava direttamente sulla camera da letto del suo migliore amico, atterrando rumorosamente al centro del tappeto e svegliando l'altro ragazzo di soprassalto, tanto da farlo scattare in posizione d'attacco. 
Dopo parecchi istanti, durante i quali Riku cercò di svegliarsi il più possibile, aiutato dall'adrenalina che gli pompava in corpo, finalmente egli comprese che non c'erano reali pericoli, e che la persona che l'aveva svegliato nel cuore della notte, e che ora gli stava saltellando davanti porgendogli i vestiti, non era altro che quell'idiota di Sora; seppur ancora assonnato e con tutto il diritto di essere stupito, a Riku non fu dato il tempo di fare alcuna domanda, dal momento che l'espressione agitata e preoccupata sul volto dell'altro fu sufficiente ad ammutolire qualsiasi cosa lui avesse in mente, e a farlo scattare verso i propri abiti. 
Entrambi ora completamente vestiti, i due, guidati da Sora che sembrava posseduto da qualcosa, schizzarono verso un punto preciso della spiaggia: un angolino appartato e silenzioso, abbastanza lontano dal centro abitato e protetto dalla vista da alcuni alberi rigogliosi che si spandevano verso il suolo, anziché verso l'alto; il lembo era spazioso a sufficienza da permettere una visione limpida del cielo, tagliando fuori qualsiasi tipo di illuminazione eccetto quella naturale della luna e creava un'atmosfera molto intima. 
Arrivarono appena in tempo per vedere il moltiplicarsi di scie. 
Sora capì di non avere più molto tempo, così prese entrambe le mani di Riku tra le sue, per attirare l'attenzione dell'altro su di sé, e intanto che quello lo guardava stupito, se possibile ancor più di prima, il giovane sorrise; fu il sorriso più bello del mondo, per Riku, che gli illuminò la vita esattamente come era successo anche nel Castello di Xemnas. 
L'emozione che il ragazzo provò fu così tanta che quasi gli mancò il respiro, mentre il suo cuore saltò un battito, per poi riprendere subito dopo con un ritmo forsennato, quasi una corsa disperata. 
Non ci fu più posto per lo stupore, o per le domande, nel loro mondo che finalmente era di nuovo intero, e non più a pezzi; e le uniche parole pronunciate provennero dalle labbra di Sora, che sempre sorridendo, lasciò che i suoi sentimenti e quelli di qualcun'altro, sopiti da troppo tempo, venissero a galla e si riflettessero nelle sue iridi azzurre. 

"Ti ho cercato. Ti ho cercato per così tanto tempo...e finalmente sei qui" la voce di Sora era poco più di un sussurro, ma davvero, conteneva tutta la gioia che una persona poteva sopportare; gli occhi di Riku risposero allo sguardo dell'altro, vi lessero ciò che vi era dentro, e vi risposero, finalmente sinceri dopo tante menzogne. Non c'era stato bisogno di parlare. 
"Volevo solo dirti" continuò comunque Sora "che...sei la persona più importante per me. Volevo che sapessi che per trovarti ho fatto tanti sacrifici e che magari ho perso tanto" e a quelle parole la voce del più giovane si ruppe, troncando il discorso, mentre l'altro sussultò, senso di colpa e dolore nel vederlo ferito; ma non durò a lungo, ecco che il sorriso di Sora tornò al suo posto, genuino come sempre, dando sollievo a Riku, che liberò una delle sue mani in favore di tracciare il profilo della guancia del compagno in un tentativo di conforto. Sora, grato, arrossì ed alzò la mano ora libera a stringere le dita del suo migliore amico, no, della sua anima gemella, prima di riprendere da dove si era interrotto "E potrò anche aver perso tanto, ma...ne è valsa la pena. E voglio che tu smetta di darti la colpa. Adesso basta. Perché io...io...ti riporterò indietro quante volte sarà necessario" e mentre diceva questo, la voce più alta, più ferma e sicura, continuò a tenere lo sguardo di Riku incatenato al suo; voleva che vedesse, che capisse. C'erano le prove nei suoi occhi, ora. 
Esperienza, conoscenza...amore che prima non era stato in grado di mostrare. 
Riku, dal canto suo, tremò a quelle parole, le ginocchia molli perché il sollievo quasi lo faceva star male. Avanzò di qualche passo, e poi di qualche passo ancora, fino a trovarsi a un soffio da Sora, i loro corpi che si sfioravano, i visi vicinissimi, e non c'era altro posto dove volesse stare "Grazie" fu solo capace di rispondere, in un soffio, perché dire di più minacciava di farlo piangere, di ridurlo in pezzi, e lui no, non voleva andare in frantumi ora; Sora, a quel punto, fece l'unica cosa logica: lasciando andare entrambe le mani di Riku, allacciò le proprie braccia al collo dell'altro, e si alzò sulle punte, a cercare un contatto più intimo. 
Riku lo sostenne, allacciando a sua volta le proprie braccia intorno al torso di Sora, stringendolo a sé con tutta la forza che aveva, mentre chinava il viso per andargli incontro; persi nel momento, nessuno dei due si accorse che, come tanti anni prima, una stella particolare stava cadendo in quel momento. 
Prima che le loro labbra potessero toccarsi, i due si ritrovarono catapultati in uno spazio vuoto e luminoso immerso nel nulla, e mentre Riku rimase spiazzato, Sora riconobbe il luogo; sorridendo appena, si staccò leggermente dal compagno, e gli sussurrò "Guarda" prima ritirare le braccia per portarsi le mani a coppa verso il petto. 
Quasi fosse stata chiamata, una piccola lucciola flebile fu trasferita dal profondo del cuore di Sora alle sue mani; Riku la guardò, incredulo, poi, all'improvvisò, una strana sensazione al petto gli fece fare istintivamente la stessa cosa. 
Nel suo caso, fu una piccola bollicina di qualcosa che sembrava il cielo stellato in miniatura ad uscire, che, a differenza della lucciola immobile e debole, si librò subito in aria e zigzagò fino al viso di Sora; il giovane eroe la riconobbe anche senza averla mai vista, e sotto lo sguardo interrogativo e confuso del migliore amico, egli alzò le mani verso la bollicina, permettendole di posarsi vicino alla piccola luce. Quando le due creaturine furono vicine e ferme, quasi ad abbracciarsi, Sora alzò lo sguardo verso Riku, e cercò di spiegargli la situazione in poche parole "Molti anni fa" disse, la fretta nella voce "Quando ero solo un bambino...una stella cadente, in questa stessa notte, mi ha restituito la luce. La luce del mio cuore che io le avevo prestato per permetterle di vivere. In cambio, però, mi ha chiesto di esaudire il suo ultimo desiderio" qui la voce di Sora si affievolì, mentre il suo sguardo tornava alle sue mani giunte, seguito da quello di Riku, la comprensione che iniziava a toccargli la mente "Mi chiese di trovare quella persona importante, sia per me che per sé, e io promisi che non avrei mai perso la speranza di trovare quella persona, che non mi sarei mai arreso, e che l'avrei salvata a qualsiasi costo...allora non capivo, ma ora sì. Sei tu quella persona" a quelle parole, sottolineate da un sorriso dolce e struggente, fecero spalancare gli occhi del più grande, che si rivolse verso il compagno con gli occhi lucidi e un sorriso appena accennato, rimanendo il silenzio per assimilare le informazioni. 
Dopo qualche attimo, infine, Riku chiese "E ora, che succede?" Sora lo guardò, il sorriso dolce sempre presente "Ora che noi siamo di nuovo insieme, tocca a loro" e detto questo soffiò appena sulle due piccole sfere che ancora riposavano protette dalle sue dita socchiuse; a quella sollecitazione, le due sembrarono risvegliarsi, quasi capendo che il tempo delle spiegazioni era finito, e alzandosi in volo, la luce più affaticata della controparte oscura, si unirono, sprigionando una grande luce, che fugò il nulla tutt'intorno, finché non rimase solo bianco e purezza. 
Sora e Riku, accecati per un momento, iniziarono a sbattere le palpebre per abituarsi al nuovo ambiente, e non appena furono in grado di vedere, notarono che di fronte a loro erano delineate le sagome di due ragazzi, più o meno della loro età, confuse ed indistinte, ma comunque familiari, che si tenevano per mano, guardandosi con quelli che si poteva immaginare benissimo fossero sguardi d'affetto; passarono lunghi attimi di silenzio, poi, la stessa voce che aveva parlato a Sora quando era bambino si levò nello spazio tutto intorno 

 

Grazie. 
Grazie infinite. 
Perché non c'è gioia più grande. 

 

a quella voce se ne aggiunse un'altra, più profonda 

 

Grazie. 
Anche da parte mia. 
Perché dopo tutta quell'oscurità...

Finalmente vedo la luce. 

 

 

 

Poi parlarono insieme, all'unisono, due cuori che si 

univano in uno solo. 
E l'amore che si sprigionò fu così forte da far tremare 

anche il cuore più forte, e bruciò via qualsiasi dolore o 

incomprensione. 


 

E anche se adesso è venuto il momento di andare, andarcene per sempre...

potremo riposare, insieme, finalmente. 

 

Grazie, per averci salvato entrambi. 
Per aver esaudito questo ultimo desiderio. 

 

 

E così come erano arrivati, all'improvviso, altrettanto improvvisamente scomparvero. 
Pura luce. 
Una nuova stella era nata nel cielo, là dove molte erano cadute; e una nuova speranza, un nuovo desiderio era nato con essa. 

Sora e Riku si ritrovarono di nuovo sulla spiaggia familiare dove si erano fermati quelle che parevano essere ore prima, ma che, i due realizzarono con stupore, erano stati solo pochi minuti prima, scombussolati e insicuri di aver capito bene cosa fosse successo, ma comunque soddisfatti; rimasero un po' in silenzio, fianco a fianco, seduti sulla sabbia morbida a guardare il firmamento, poi all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, una verità assoluta colpì la mente di Riku. 
Come aveva potuto essere così cieco? 
Senza dire nulla si avvicinò il più possibile a Sora, e senza preavviso, gli avvolse le spalle con un braccio in un gesto protettivo; quando l'altro ragazzo si voltò a guardarlo per chiedergli spiegazioni, il più grande semplicemente sorrise, piantò lo sguardo verde-azzurro nelle iridi azzurre dell'altro, e, stringendoselo contro, annullò la distanza che c'era tra loro e lo baciò. 
Sora rimase così spiazziato da quel gesto impetuoso ed inatteso, che il loro primo bacio fu solo un toccarsi di labbra, perchè lui fu totalmente incapace di fare altro; tuttavia, quando Riku si fu staccato, preoccupato, lasciandogli il tempo di riprendersi le cose cambiarono. Questa volta fu Sora che, preso da una smania incontenibile che si era accesa come una miccia dentro di lui, trascinò Riku giù, finchè non furono entrambi stesi, Sora con la schiena premuta sul bagnasciuga fresco e le gambe leggermente aperte, e Riku sopra di lui, le mani ai lati del viso dell'altro, una delle sue ginocchia che prendeva posto tra le gambe divaricate del compagno; entrambi trattennero il respiro, aspettando la reazione rispettiva, finché non si resero conto che nessuno dei due voleva fermarsi, o tornare sui propri passi. 
Di nuovo, fu Sora ad afferrare il bavero della giacca di Riku in favore di tirarselo addosso, un disastro di mani e labbra che si trasformò presto in un bacio passionale; questa volta, però, Sora rispose. 
Rimasero lì a baciarsi, accoccolati l'uno tra le braccia dell'altro, al sicuro dal freddo e dai pericoli, molto dopo la fine della tempesta di meteore; fu solo quando l'alba iniziò a far capolino all'orizzonte che i due si tirarono a sedere, e, appagati, osservarono mentre un nuovo giorno pieno di possibilità si apriva davanti a loro. 
Erano insieme, non avevano niente da temere. 

Da lassù, in alto, una stella poi, guidava i loro passi, irradiandoli con la sua luce piena di gratitudine. 


N.d.A (Note dell'Autrice): 
Salve a tutti! Incredibile ma vero, Nishi qui non è morta! 
Ok, tra università, ore di sonno mancate e problemi problemi problemi ci sono andata vicino, ma alla fine ho trovato la forza di pubblicare comunque! ;) 

Spero che vi piaccia, dedico questa fic alle due persone che mi hanno cambiato la vita in meglio, le mie Terra e Roxas, a cui voglio un bene dell'anima <3 e le ringrazio per aver letto la mia fic in anteprima e avermi fatto da beta reader! (E sopratutto di essersi sopportate i miei scleri perché mi faceva schifo la fic! <3 <3 ) 
Inoltre questa fic è una fic su commissione, poiché la mia idea è stata gentilmente suggerita da Roxy <3 Lei e i suoi maledetti feels, e poi Dearly Beloved. Mannaggia. 

Non avendo un quadro completo della storia di Birth by Sleep ho cercato di essere il più vaga possibile, e di tenere un contesto generale! *^* 
Di nuovo, spero la fic sia di vostro gradimento! Al prossimo aggiornamento people! 

_Nishi_


 

  
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